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18.6.24

Quelli che si sfidano a “Su Scialandroni” Nei quartieri popolari sopravvive il gioco simile al poker inventato dai detenuti

 

Posta: tres arrialis. Da bollu biri. Itta tenisi? Frusciu. Deu Su Pisci, appu bintu!
Assistere ad una partita di "Su Scialandroni” tra gli anziani del Villaggio Pescatori è uno spettacolo. L’antico passatempo casteddaio somiglia al poker: si punta, si rilancia, si bluffa. Ma è più complesso. Si gioca in riva al mare, sotto un albero. Tappi di latta come fiches e un sacchetto di ciottoli per fermare le carte ed evitare che il maestrale se le porti via. Sullo sfondo le casette dai tetti rossi tirate su nel ‘43 davanti alla chiesetta di Fatima. Un mondo a parte, in stile Hemingway.
In palio una cena
Il clima è di festa ma le discussioni non mancano. Anche accese, soprattutto tra compagni. Si chiacchiera di politica, calcio e reciproci acciacchi. Si ricordano i bei tempi. Ci si accalora, ma alla fine si torna tutti amici. In palio una cena a base di pesce o una bevuta. I nipotini non sono interessati: girano in bici o pescano dal molo srotolando la lenza da una tavoletta di legno. Maccioni e arroccali . Talvolta all'amo finisce unu pruppu da fare in insalata. Olio, aglio e prezzemolo.
Le regole
A Su Scialandroni si gioca in quattro, due contro due. Mazzo da quaranta. Un due e un tre di colore diverso si tolgono ( su bintixincu ). Il glossario è tanto ricco quanto incomprensibile ai più. C’è s'Arrestu (l’equivalente del “all-in” nel Texas Hold'em), s'Arriali, sa Baiocca, Bussu (per segnalare di aver buon gioco si bussa sul tavolo). Si prosegue con: Cartetta, Mazzu, Mesu pezza, Passo, Po’ sa manu, Posta manna, Primiera, Stuppau . Si fa riferimento ad unità monetarie in disuso, Lira e Franco. Il minimo è s'Arriali . Tres arrialis corrispondono a Mesu soddu .
Pochi superstiti
Sono rimasti in pochi a saper giocare, quasi tutti ultraottantenni, col risultato che l’antico gioco rischia l’estinzione. Per fortuna Su Scialandroni (il divertimento) è noto anche a qualche anziano di Sant'Avendrace, Sant'Elia e Pirri. Unendo le forze, insomma, ogni tanto si riesce ad organizzare un mini torneo tra quartieri. L’81enne Carlo Murgia, ad esempio, è di Is Mirrionis e si reca al Villaggio per qualche partitina. «Rispetto al passato si gioca meno», si rammarica, «un peccato perché è un gioco bellissimo». I giovani non ne vogliono sapere. «Sono malati di telefonino, non giocano a niente, non
dialogano neanche più tra loro», dice Paolo Pinna, 63 anni, residente a Tuvixeddu. «Hanno provato ad insegnarmelo», rivela Arianna Stara, 43 anni, consigliera del Comitato di quartiere, «ho fatto finta di aver capito ma in verità deu no appu comprendiu nudda» . Anche Simone Mattana, 35 anni, non sa giocare. Suo nonno invece è un maestro.
Inventato in carcere
Ha 85 anni e si chiama Giovanni Pusceddu, per tutti Nino. «Su Scialandroni? Un gioco di ladri inventato in carcere, si racconta. È più facile giocare che spiegare», assicura, «ci si sfida in coppia ed è fondamentale conoscere bene il compagno. Su Scialandroni si è un po’ perso, ci piacerebbe rilanciarlo. Il sogno è un torneo a luglio». Un’idea che stuzzica anche il 76enne Mariano Strazzeri, dal 2020 presidente del Comitato. «L’obiettivo», annuncia, «è coinvolgere i giovani per fare in modo che questa tradizione non muoia». Il re incontrastato di Su Scialandroni è però Carlo Floris, 86 anni, uomo-simbolo del Villaggio, nonché storico organizzatore della leggendaria Sagra del Pesce. «Si cerca sempre di realizzare la miglior combinazione di carte», spiega, «il punteggio massimo è “Su Pisci”, ovvero sei, sette e asso dello stesso seme. Una mano può durare un minuto, come mezz'ora. Quelli con la testa calda la fanno durare poco. La fortuna? Conta poco. Servono esperienza, abilità e memoria».