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25.12.25

La tregua di Natale del 1914: quando nemici armati scelsero di riconoscersi uomini Dove l’umanità resiste, anche quando non dovrebbe.

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generale ( cover ) - Anastasio Generale ( originale ) -Francesco de Gregori La tregua di Natale del 1914 è uno dei paradossi più potenti della storia:un gesto di pace nato non dall’alto, ma dal basso.Non dai governi, che rifiutarono la proposta di Benedetto XV,ma da soldati esausti, immersi nella morte, che decisero di sospendere l’odio almeno per un giorno.È un episodio che smaschera la struttura stessa della guerra:chi la decide non la combatte, chi la combatte non la vuole.E quando i soldati si incontrano senza armi, la propaganda evapora,e resta solo la nudità dell’umano.Nel dicembre del 1914, nel fango di Ypres, la guerra di logoramento sembrava aver inghiottito ogni residuo di senso. Trincee scavate da chi non era sopravvissuto, cadaveri disseminati nella “terra di nessuno”, assalti sanguinosi per pochi metri destinati a essere persi il giorno dopo.Eppure, proprio lì, nel punto più buio, accadde qualcosa che nessun comando aveva previsto.La notte della vigilia, i soldati tedeschi accesero piccole luci lungo il filo spinato. Un soldato inglese vide i bagliori e sentì una voce: “Soldato inglese, buon Natale!”.Uomini che fino a poche ore prima si sparavano addosso uscirono


disarmati, si incontrarono a metà strada, si strinsero la mano, si scambiarono sigarette e auguri. Per un giorno, nessuno sparò.La tregua non cambiò la guerra, ma incrinò la sua logica. Ricordò a tutti che il conflitto è deciso da chi non combatte, mentre chi combatte desidera solo tornare a casa.
Infatti L’avvicinarsi del primo Natale di guerra sembra offrire un’occasione. È papa Benedetto XV a proporre una tregua natalizia. Il 7 dicembre 1914 scrive ai governi delle potenze belligeranti, chiedendo che “i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano”. La proposta viene respinta, come accadrà anche nel 1917, quando il pontefice definirà il conflitto un’“inutile strage”. I governi rifiutano. Ma chi combatte è stanco. Così, la notte della vigilia di Natale, accade qualcosa di inatteso. Nelle linee tedesche attorno a Ypres compaiono piccoli segnali luminosi lungo il filo spinato. Una vedetta inglese annota nel suo diario: “Mentre osservavo il campo, ho notato un bagliore nell’oscurità. Poi un’altra luce, e un’altra ancora, lungo tutta la linea tedesca”. Poco dopo, nel silenzio, si sente una voce: “Soldato inglese, buon Natale!”.
Alcuni soldati tedeschi escono dalle trincee disarmati, le mani alzate. Provano a spiegare, in un inglese incerto, che non vogliono combattere almeno quel giorno. Con esitazione, anche alcuni britannici fanno lo stesso. Attraversano la terra di nessuno, evitando crateri, reticolati e corpi insepolti. Il rumore della guerra si spegne.I primi uomini si incontrano a metà strada. Si guardano negli occhi. Si stringono la mano. È un gesto semplice, eppure impensabile fino a poche ore prima. Nemici pronti a uccidersi scoprono di essere uomini simili. Il coraggio si diffonde: sempre più soldati escono dalle trincee, si scambiano sigarette, sorrisi, auguri. Non serve una lingua comune per riconoscersi.
Il tenente inglese Alfred Dougan Chater scrive: “Penso di aver assistito a uno degli spettacoli più straordinari che si possano immaginare. In pochi minuti, il terreno tra le trincee era pieno di uomini di entrambi i lati che si stringevano la mano e si auguravano un felice Natale”.
Per un giorno, la tregua restituisce umanità alla guerra. Ogni soldato capisce che dall’altra parte c’è la stessa paura, la stessa stanchezza, la stessa voglia di tornare a casa. “La maggior parte di loro sarebbe felice di tornare a casa, come noi”, conclude Chater. “Per tutta la giornata nessuno ha sparato”. La notizia raggiunge i civili. I giornali raccontano l’evento, Arthur Conan Doyle lo cita come prova che la guerra può spezzare le vite, ma non cancellare l’umanità. Alcune fotografie mostrano persino una partita di calcio improvvisata tra le trincee. Quando i cannoni riprendono a sparare, molti soldati si chiedono che senso abbia uccidere perfetti sconosciuti. La guerra, ancora una volta, è decisa da chi non combatte mai.

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