8.3.25

DIARIO DI BORDO SPECIALE 8 MARZO parte 1 ANNO Ⅲ .Storie didonne Silvia Baldussu, la pilota delle Poste «Non esistono lavori per solo uomini» Romana con radici nell'isola, 48 anni, due figli, è primo ufficiale su Bocing 737 ., Grazia Pinna in campo nel 1979: «Sono stata la prima ad arbitrare in Italia» ., I dimenticati dell’arte: storia di Luisa Giaconi ( 1870-1908 ), la poetessa silenziosa ., Cinque straordinarie donne per ragionare sull’8 marzo “Womeness” ocumentario in onda su Sky

  canzone  suggerita     
Pane  e rose  -  Casa  del vento

 Visto    che  è  un   po' difficile  per  me  uomo,  che  pur  combattendo  anche interiormente   il proprio sessimo \  maschilismo  e   riportando post    contro ua  cultura  misogina  e sessista   perchè le  done siano trattate meglio,  parlare  \  scrvere un pensiero   compiuto e non retorico   \ banale sulla  giornata  del 8 marzo   che in realtà dovrebbe essere  tutto l'anno non  solo una  giornata  ,  raccontero   delle  storie prese  dalla rete  . Più  precisamnte     da  la nuova   sardegna    e     dalla  già citata  su  queste  pagine  della  rivista   arttribune 
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Grazia Pinna in campo nel 1979: «Sono stata la prima ad arbitrare in Italia»



Cagliari
 «Se credi che il mio arbitraggio non vada bene, il fischietto prendilo tu». Grazia Pinna, 81 anni, natali a Carloforte e fiorentina d’adozione «per amore», quarantasei anni fa è diventata così la prima donna arbitro d’Italia. «Negli anni Settanta ero presidente della squadra che aveva appena disputato la partita di un torneo dilettantistico della Uisp. La provocazione del direttore di gara, seduto al tavolino del mio bar a Campi Bisenzio, non mi spaventò. Andai all’Unione italiana sport per tutti, mi iscrissi al corso per arbitri, e dopo un anno ero sul campo di Firenze a dirigere la mia prima partita, in mezzo agli uomini che quel giorno me ne dissero di tutti i colori».
Correva l’anno 1979, la notizia, per l’epoca, era sensazionale: «Arrivarono duecento giornalisti da tutta la provincia. Mi chiamavano l’arbitro col rossetto». Il primo fischio d’inizio partita, al femminile, fu quella domenica al “Barco” di Firenze, per Castello–Fiorenza. Divisa nera, pantaloncini che lasciavano ammirare le gambe più sexy della domenica, moneta verso il cielo, palla al centro: «Tutto è iniziato quando il direttore di gara di una partita dove giocava la mia squadra mi lanciò la sfida perché gli contestai un rigore. Mi disse “fallo tu visto che sei tanto brava”. E io non persi tempo». Grazia Pinna, che vive ancora a Firenze, al contrario della sorella gemella Vittoria che ha sempre vissuto a Cagliari, non nega di esserne stata molto orgogliosa: «La Figc non accettava donne, le porte erano chiuse, mentre alla Uisp si potevano fare i corsi». La prima volta in campo? «Una grande emozione, era un avvenimento per tutti, soprattutto per i giornalisti che si precipitarono allo stadio per scrivere di me. I primi minuti sono stati terribili, avevo paura di condizionare la partita, poi credo di essere entrata perfettamente nel ruolo».Non sono mancati pregiudizi e scorrettezze: «Uno spettatore mi insultò dicendomi che come donna potevo essere brava soltanto a letto. Mi girai, lo guardai dritto negli occhi e gli dissi “sì può darsi, ma certamente non con te”. L’ispettore mi disse che era vietato replicare al pubblico, però ormai era andata». Sotto la pioggia e sotto la neve, la bella Grazia non si tirava indietro: «Mai. Quando mi chiamavano ero sempre pronta a partire. Devo dire che sono stata sempre molto severa, anche se i giocatori non si sono mai lamentati. Piuttosto il pubblico sì, dagli spalti sentivo spesso borbottare». I cronisti sportivi erano tutti a bordo campo: «Quel giorno si dimenticarono di darmi penna e cartellino, dunque scordai di segnare il primo gol. La partita si concluse due a uno, ma io ero talmente stordita dall’emozione che non mi resi conto quale squadra vinse». “L’arbitro col fondotinta”, “l’arbitro col rossetto”: «I titoli dei giornali erano spesso così, io però non mi sono mai offesa, anzi, in partita portavo anche i gioielli».La passione per il calcio l’ha sempre avuta fin da ragazzina: «Il mio idolo era ovviamente il grande Gigi Riva, ma seguivo anche l’arbitraggio di Sergio Gonella. Io ho portato in campo la mia sensibilità, insegnando ai ragazzi la sportività di una stretta di mano a fine partita. E quando entravano in campo dicevo loro di salutare il pubblico». La celebrità le ha fatto arrivare lettere di ammiratori da tutto il mondo, oltre che dall’Italia: «Mi scrissero perfino dal Messico. Volevano sposarmi, ma anche se all’epoca ero vedova non mi interessava».Fra i corteggiatori avvocati e professori: «Qualcuno mi mandò il biglietto aereo per raggiungerlo». Le donne arbitro? «Se oggi sono importanti, anche a livello internazionale, forse un pochino lo devono al mio coraggio di indossare i pantaloncini corti e fischiare qualche rigore. Avrei voluto tanto arbitrare in Serie A, ma all’epoca le porte erano blindate, non ci volevano». Ora che le donne arbitro scendono in tutti i campi di Serie A e non solo e sono numerose anche in Sardegna, Grazia Pinna è felice: «Quando iniziai avevo 36 anni. Non vorrei essere presuntuosa, penso che sia un po’ anche merito mio: sono stata la prima in Italia».
                                      (ilenia mura)


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I dimenticati dell’arte: storia di Luisa Giaconi, (1870-1908)
la poetessa silenziosa Originaria di Firenze, morì solo a 38 anni. La sua poesia, che affascinava Dino Campana, attende ancora di essere riscoperta. Anche dagli editori


Per guadagnarsi da vivere copiava le opere degli artisti del passato, mentre in segreto scriveva liriche intense e appassionate nella Firenze di fine Ottocento, che piacevano a Dino Campana
Schiva e riservata, Luisa Giaconi (1870-1908) era nata in una famiglia aristocratica ma non agiata.Il padre Carlo discendeva dalla nobiltà sassone ed aveva sposato Emma Guarducci, ma era un semplice insegnante di matematica, che si spostava in diverse città italiane per il suo lavoro. Soltanto alla sua morte Luisa poté tornare nella natia Firenze, dove terminò i suoi studi all’Accademia di Belle Arti. Dopo il diploma trascorreva le sue giornate nei musei fiorentini a copiare i capolavori, mentre affinava la sua sensibilità poetica, anche grazie all’amicizia con il suo vicino di casa Enrico Nencioni, critico letterario ed esperto di letteratura inglese. Erano “taciturne giornate”, come le aveva definite il suo caro amico Angiolo Orvieto, fondatore della rivista Il Marzocco, dove uscirono i suoi primi versi a partire dal 1899, a seguito della delusione causata dal fallimento della casa editrice Paggi, dove Luisa aveva a lungo sperato di pubblicare le sue poesie.
Nello stesso anno la Giaconi iniziò una relazione amorosa con il giornalista e professore di letteratura inglese Giuseppe Saverio Gargàno, che collaborava con la stessa rivista. “L’interesse di Giaconi”, scrive Nicolò Bindi, “sta nell’invisibile, nel tentativo di rappresentare ciò che l’occhio, o l’orecchio, può arrivare ad intuire, ma non a vedere o sentire concretamente. Da qui, il legame con la dimensione onirica, chimerica, nel desiderio di un’altra dimensione priva dei dolori e del rumore tipici della modernità”. I suoi componimenti, di evidente matrice simbolista, risentono di letture variegate, che vanno da Dante a Leopardi fino all’ Ecclesiaste, con un interesse spiccato per la filosofia di Schopenhauer. Tra i suoi pochi ammiratori spicca Dino Campana, colpito da versi come “Li autunni non furon che eterne primavere velate di pianto; e la vita fu sogno e l’amore fu sogno, e parvero sogni le luci delli astri, e la dolcezza dei fiori, ed il tempo, e la morte. Poi che noi siamo sogni”. Tra le poesie più note di Giaconi figura Dianora: Campana lo propose al suo editore, che lo inserì per errore in una raccolta del poeta.  

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   sempre  dalla  stessa  fonte  


Cinque straordinarie donne per ragionare sull’8 marzo

“Womeness”, in onda in prima visione su Sky Arte sabato 8 marzo, è il docu-film che descrive cinque influenti donne del nostro tempo a partire dal tema del corpo, inteso come “catalizzatore di accadimenti”


                                    Setsuko Klossowska de Rola con Yvonne Sci


Sono la scrittrice Dacia Maraini, la politica e attivista per i diritti civili Emma Bonino, l’artista verbo visiva Tomaso Binga, la pittrice e scultrice giapponese (moglie del pittore Balthus) Setsuko Klossowska de Rola e la compositrice e cantante iraniana (in esilio) Sussan Deyhim le cinque protagoniste di Womeness, il docu-film in onda – in prima visione – su Sky Arte sabato 8 marzo. In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, Sky Arte propone dunque la terza opera scritta e diretta dall’attrice e regista Yvonne Sciò, che prosegue così il proprio itinerario alla scoperta dell’universo femminile.Su Sky Arte una prima visione al femminile per l’8 marzoLe voci scelte appartengono a quelle di “cinque donne autentiche, diverse per nazionalità, estrazione e vissuto, ma uguali nel sentire” spiega la regista, motivando la selezione compiuta per Womeness. “Mi piaceva, in particolare, l’idea che le loro parole, a distanza, fluissero in un unico filo conduttore del racconto. Da una parte Dacia Maraini, Tomaso Binga ed Emma Bonino raccontano sé stesse, la loro infanzia e

Emma Bonino con Yvonne Sciò
le loro conquiste, che hanno intriso gli ultimi sessant’anni della nostra storia recente, e tirano le somme della condizione femminile nell’Italia che è stata gettando uno sguardo verso quella che sarà” prosegue Sciò. 
In relazione, infine, alle due presenze internazionali, la regista afferma: “Sussan Deyhim, cantante e performer iraniana, mi racconta quei momenti drammatici della rivoluzione in Iran e dell’impossibilita di poter tornare nel suo Paese, in quanto donna ed artista, e apre al ricordo della sua collaborazione con Shirin Neshat e Richard Horowitz, suo compagno e Golden Globe awarded scomparso durante la post produzione del film.” Con Setsuko Klossowska de Rola, Sciò raggiunge Villa Medici, a Roma, alla ricerca delle tracce del tempo trascorso dall’artista in quella storica sede: “sono poi infinitamente grata a Setsuko di avermi regalato il racconto della sua vita e della sua rivoluzione silenziosa fatta da giovanissima seguendo in Italia, contro ogni pregiudizio, il pittore Balthus” conclude la regista.
I contenuti del sito di Sky Arte sono curati da Artribune. Scoprite a questo link tutte le novità di palinsesto e le news che arricchiscono il portale.  






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