la pagina fb con alcune delle foto messe in mostra
l'album di flickr con foto del viaggio
Oggi mentre aspettavo il mio turno del barbiere sono andato a rivedermi DADAVIAJEM mostra di daniele castiglia sul viaggio in sud d'america
Confermo quanto ho detto nel post precedente ( vedere sopra url ) . Una mostra molto bella che si può riassumere panello introduttivo gentilmente concesso dall'autore
Confesso.
Confesso che ho viaggiato.
Mi piaceva tanto questo titolo, lo avrei scelto se avessi deciso di
scrivere un libro di viaggio. Un titolo che parafrasa volutamente quello
dell'autobiografia di uno dei maggiori poeti del mondo, il cileno Pablo
Neruda, Confesso che ho vissuto.
Un altro grande sudamericano, Garcia Marquez, diceva che la vita non
è quella che abbiamo vissuto, ma quella che ricordiamo, e poi come la
raccontiamo. Così è il viaggio, o il racconto di viaggio. Narrare ciò che
è avvenuto durante un periodo fuori di casa, ritagliato dentro la propria
quotidianità, è come raccontare una vita intera. Occorre scegliere,
selezionare, trovare un filo, un senso.
In quasi nove mesi, 257 giorni, trascorsi da un ostello all'altro,
mangiando sempre in posti diversi, lungo venticinquemila chilometri
attraversati per lo più in autobus, attraverso 8 nazioni, dai ghiacciai
eterni della Terra del Fuoco alle spiagge brasiliane di Bahia, di
esperienze se ne accumulano tante, di persone se ne incontrano a
centinaia, ma ciò che resta è unicamente una serie di sensazioni,
immagini, suoni ed echi di parole. Una mostra di fotografie non è che
una difficile selezione tra migliaia di scatti, un vano tentativo di
condivisione, ma è anche tutto ciò che si può fare, tutto ciò che resta.
È una storia che diventa il viaggio stesso.
Confesso.
Un viaggio ha bisogno di soldi, del consenso di chi si ha intorno, di un
po' di coraggio. Nel mio caso, io avevo la possibilità di chiedere un
aspettativa dal lavoro, i soldi li ho chiesti in prestito (ipotecando senza
alcun rimpianto i prossimi dieci anni), ho parlato chiaramente con le
persone care, dopo di che il coraggio si è trasformato in entusiasmo. Il
resto è stato facilissimo.
Sì, perché, pur se si parte da soli, in viaggio non si è soli mai. In giro
per il mondo si trovano migliaia di persone che, in un modo o nell'altro,
stanno facendo la stessa esperienza. Persone che vanno dai venti ai
settanta e più anni, maschi e femmine, all'avventura senza soldi o con
una carta di credito senza limiti, ma sempre per strada, in cammino,
una grande comunità in movimento.
Ci si incontra, si stringono amicizie, si scoprono affinità, si saldano
sodalizi eterni (almeno fino al bivio successivo), e poi si ride, si resta
sorpresi ad ogni passo, ad ogni voltar d'angolo, perché è sempre tutto
nuovo, inaspettato. È l'oblio di se stessi negli altri, nel paesaggio di
fronte.
Confesso.
Temo le utopie, e perciò mi sono accontentato di realizzare un sogno.
Quel tipo di sogno che può trasformarsi in idea e quindi in progetto da
concretizzare, affinché diventi il trampolino per nuove visioni, maggiori
ambizioni; un divenire più che un traguardo.
Un viaggio, soprattutto un lungo viaggio, da immaginare, progettare e
attuare, è sempre una nuova possibilità; una via di fuga, forse, ma
anche il modo per ritrovare la strada.
Sono partito il 6 settembre 2013 e sono tornato il 21 maggio 2014.
Dopo essere sbarcato in Brasile ho visitato il Paraguay, l'Argentina,
l'Uruguay, il Cile, la Bolivia, il Perù e l'Ecuador, per poi tornare in
Brasile e chiudere il cerchio. Mi ci è voluto più di un anno per
sedimentare questa esperienza.
Spero, con queste poche foto, di condividere qualcosa di questo
viaggio, un po' di questa vita.
ISTRUZIONI PER L'USO: Non sono un fotografo. Quelle esposte sono
immagini di un percorso, scatti senza la pretesa di una perfezione tecnica,
che a volte acquisiscono o completano il loro senso solo se osservati dopo
averne letto la didascalia.
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