6.4.25

targa speciale degi alfieri della repubblica a una classe del Parini di Torino «Con gli occhi e un puntatore comunichiamo con il nostro compagno disabile»

I media nazionali parlando degli Alfieri della Repubblica si sono dimenticati o hanno fatto passare in secondo piano questa notizia   co un  iccolo  trafiletto in cronaca o   in edizioni locali    notizie  come  qqueste .
 Lo so che dovrebbe essere una storia normale , ma in un paese in cui i ragazzi d'origine straniera , nati e che crescono qui , no hanno ancora pieni diritti , fa si che tale storia sia
: « [...]   Storia diversa per gente normale \ storia comune per gente speciale [...] » ( cit De Andreiana ) . Infatti  enti bambini della attuale VB della scuola elementare Parini di Torino, tutti con background migratorio, sono stati nominati Alfieri della Repubblica con una targa dal Presidente Sergio Mattarella . 
  Leggo  tale  notizia  da msn.it  mi pare     corriere della sera  edizione  torino   l'articolo che  sotto riporto   




La candidatura è partita dalle loro stesse maestre, colpite dalla solidarietà che si era creata in classe nei confronti di un compagno con una grave disabilità. 
«So che il riconoscimento di Alfiere è individuale, ma nel percorso di crescita che queste bambine e bambini realizzano ogni giorno, come futuri cittadini italiani e del mondo, non posso sceglierne uno solo», ha scritto l’insegnante di sostegno Giorgia Rossino, segnalando la sua classe al Quirinale. «Io li guardo non solo con l’amore di una maestra, ma con la speranza nel futuro che loro possono regalare, nonostante tutti gli orrori che molti di loro sono costretti a sopportare».
La notizia della nomina è trapelata nei giorni scorsi, diventata ufficiale con il comunicato della Presidenza della Repubblica. «È una storia eccezionale, unica, per le condizioni di questo bambino – commenta Massimo Cellerino, preside dell’Ic Torino II -, ma al contempo è anche esemplificativa del lavoro che le maestre fanno ogni giorno in questo istituto comprensivo per accogliere la diversità in ogni sua forma, che sia linguistica, culturale o fisica».
Una storia che il Quirinale ha voluto premiare «per aver dato valore alla pluralità». Accanto ai 29 riconoscimenti per comportamenti individuali, il Presidente Mattarella ha conferito alla VB una delle 4 targhe per premiare azioni collettive di giovani e giovanissimi, anch’esse espressione dei valori di solidarietà, inclusione e accoglienza.
«I bambini della VB provengono da ogni parte del mondo: Marocco, Egitto, Bangladesh, Senegal, Perù e Cina. Ciascuno di loro, pur avendo alle spalle vissuti talvolta complicati, si prende cura con amore e dedizione di un compagno di classe con disabilità», è scritto nella motivazione ufficiale. «Tutti hanno imparato a usare il puntatore oculare con cui lui comunica, tutti sanno cosa può e cosa non può mangiare o bere il compagno. Nei corridoi si scatenano con la sedia a rotelle spronandolo con il loro affetto genuino e proteggendolo da sguardi o parole indiscreti. A scuola stanno imparando una delle lezioni più preziose: il valore della diversità e della pluralità».
L’Ic Torino II ha in media il 75% di alunni «nuovi italiani», con punte tra l’80 e il 90% nel plesso Parini di corso Giulio Cesare in zona Aurora. «I nostri alunni sono dei piccoli grandi eroi perché senza le stesse possibilità di altri compiono giornalmente, insieme ai loro genitori, piccoli grandi miracoli», commentano le maestre ancora frastornate dal riconoscimento. «A scuola coltiviamo l’educazione civica tutti i giorni, non solo parlando ma dando l’esempio di civiltà, democrazia, partecipazione e rispetto per l’essere umano di qualunque colore sia».


Vacanze e non solo lontano dalla pazza folla: ecco 6 luoghi da scoprire in giro per l’Europa




Vacanze  ma  non solo  : indecisi per un viaggio verso una delle località con le spiagge più recensite o su un borgo meno quotato, forse non instagrammabile ma dove l’attività principale non è mettersi in fila o farsi strada tra la folla? Gli italiani sono a livello internazionale tra quelli con le idee più chiare su questa domanda: sono infatti sul podio dei viaggiatori che, secondo un sondaggio condotto da eDreams, tra le principali agenzie di viaggi online in Europa, preferirebbero visitare destinazioni secondarie ma tranquille rispetto a quelle più popolari (29% dei rispondenti). Non solo: 4 italiani su 10 eviterebbero di fare tappa in zone in cui sono già stati, classificandosi a livello internazionali tra i meno ripetitivi, secondi solo ai viaggiatori francesi (44%). La possibilità di esplorare luoghi meno affollati e unici è apprezzata soprattutto dagli Over 65 (44% delle risposte), dai 25 ai 34 anni a guidare è il prezzo più contenuto delle mete meno glam (37%), mentre i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni prediligono nella scelta la facilità nel raggiungere una meta (27%). Dove fare rotta allora? Ecco 6 mete in giro per l’Europa.


ITALIA: SCHEGGINO, LA PERLA DELLA VALNERINA - Immerso nel verde della Valnerina, nell’Umbria più selvaggia e incontaminata, si nasconde il borgo di Scheggino, gioiello che con le sue strade acciottolate, le antiche case in pietra e i ristoranti accoglienti è in grado di conquistare i cuori - e il palato - dei viaggiatori alla ricerca di un soggiorno all’insegna della tranquillità. Ma non solo, Scheggino è anche meta per i più avventurosi: attraversato dal fiume Nera, si può fare rafting, escursioni e passeggiate nella natura umbra.

PORTOGALLO: UN TUFFO NELL’ATMOSFERA MEDIEVALE DI SORTELHA - Oltre alle celebri Lisbona e Porto, il Portogallo custodisce paesaggi mozzafiato e borghi di carattere dove il tempo sembra essersi fermato. Primo fra tutti Sortelha, un piccolo villaggio medievale incastonato su un promontorio roccioso, che ha conservato nel corso dei secoli la sua autenticità: tra case in granito e una maestosa fortezza del XIII secolo, visitare Sortelha significa fare un viaggio indietro nel tempo alla scoperta di un’atmosfera suggestiva - con un po’ di fortuna, si può assistere ad affascinanti rievocazioni storiche.



Video correlato: I 5 Migliori Luoghi Da Esplorare Da Soli In Europa (VideoElephant (Video))

GERMANIA: TURISMO LENTO SUL LUNGOLAGO DI SCHAALSEE - Tra le meraviglie naturali che nasconde la Germania, il lago di Schaalsee è una delle gemme ancora fuori dai circuiti del turismo internazionale. Riserva della Biosfera UNESCO dal 2000, Schaalsee è la meta ideale per gli appassionati di escursionismo e cicloturismo grazie ai suoi caratteristici percorsi nella natura lacustre. E proprio sulle sponde del lago sorge Zarrentin am Schaalsee, una pittoresca cittadina che promette un’esperienza di viaggio lenta, seguendo i ritmi della natura.

SPAGNA: FUGA D’AMORE TRA LE LEGGENDE ROMANTICHE DI TERUEL - Per i più romantici, che sognano a occhi aperti storie di passioni impossibili, Teruel saprà rispondere ai loro desideri più profondi. Situata nel cuore dell’Aragona, questa caratteristica città fa da sfondo alla leggenda di Juan de Marcilla e Isabel de Segura, conosciuti come i Romeo e Giulietta spagnoli. E se un leggendario amore non bastasse per giustificare un viaggio qui, Teruel custodisce anche esempi grandiosi dell’architettura mudéjar e vanta una tradizione gastronomica impeccabile – imperdibile il Jamón de Teruél DOP, uno dei prosciutti più gustosi della Spagna.


REGNO UNITO: LE FORESTE DEL NORTH YORKSHIRE - Fra boschi incantati e lunghe distese di erica, le foreste del North Yorkshire sono una delle aree naturali più particolari del Regno Unito. Un paradiso per escursionisti e ciclisti, ma anche per chi sogna una fuga silenziosa dove ritrovare la propria pace interiore, le foreste del North Yorkshire sanno affascinare tutto l’anno. In estate si prestano a lunghe escursioni e campeggi sotto le stelle, in autunno e primavera la magia del foliage e delle fioriture regala sfumature variopinte, mentre in inverno si trasformano nello scenario perfetto per praticare sci di fondo tra i sentieri innevati.

FRANCIA: CONQUES, UN BORGO AUTENTICO NELLA NATURA - Se è vero che non si finisce mai di scoprire anche ciò che si pensa di conoscere, la Francia, tra i Paesi più visitati al mondo, può custodire gioielli ancora poco battuti. Conques, complice la sua posizione a ridosso di una montagna, è uno di quei luoghi dove il tempo si dilata: questo borgo medievale perfettamente conservato ha infatti mantenuto la sua autenticità, offrendo a chi sceglie di trascorrerci qualche giorno una vera e propria immersione nella storia e nella cultura tra capolavori architettonici, affascinanti case in pietra e panorami mozzafiat

mi abbevero al femminismo , ma .... il caso Yasmina Pani Censurata dalle femministe perché ho osato criticarledaaa

  per  i miei post     sui  femminicidi mi hanno  accusato    d'essere  effeminato  e  a  favore  della  nazi  femministe  , ecc . Forse  perchè  nella strada  fin qui  percorsa  ,   ho  fatto miei  alcuni caratteri del femminismo  e  mi batto  per  loro   e  sono contro  i  femminicidi e  la  cultura   che c'è  alla  base  . 
Ma  penso che  la  lotta  contro  tali cose  dev'essere  non  a senso unico . Credevo che fosse  chiaro   dal mio  post  su fb   (  che  trovate     sotto    )  È incredibile come dopo anni ed anni di sensibilizzazione su qualunque tema la gente non abbia capito che le regole della sensibilizzazione dovrebbero valere per ogni singolo essere umano, non solo per la categoria sociale che   va di moda al momento. Ovviamente il contesto mediatico/comunicativo non aiuta (visto che vive e si sostenta grazie alla polarizzazione), ma dovremmo iniziare ad affrontare i temi in maniera un pochino più strutturata, proprio per evitare di cadere nella banalizzazione che fa molti più danni di quello che crediamo.



Ma il caso Yasmina Pani  [  foto  in alto a   sinistra   ] lo dimostra .  

Infatti essa ha detto






da IL GIORNALE



Chi è Yasmina Pani? È una giovane donna, è una docente di linguistica e letteratura che si occupa anche di divulgazione online, ed è un'intellettuale critica verso i connotati sempre più tossici del movimento femminista. Yasmina Pani è inoltre la creator che nelle scorse settimane ha prodotto un video per la Fondazione Feltrinelli, in cui contestualizzava alcuni dei punti meno convincenti del femminismo odierno: un contributo apprezzato dalla stessa Fondazione, che lo ha approvato e caricato sui propri social, provvedendo tuttavia a rimuoverlo qualche giorno fa, a causa dei ferocissimi toni raggiunti: insulti, rimproveri, appelli alla vergogna, naturalmente tutti a firma di quanti, anzi quante, hanno una visione opposta a quella di Yasmina, una visione che diventa sempre imposizione, diventa puntualmente condanna e censura, là dove è incapace di considerare altre sensibilità.
L'inquisizione femminista ha dunque condannato in via definitiva Yasmina Pani, ha emanato un verdetto di stigmatizzazione e ha bollato questo essere umano come ignobile traditrice della causa, rendendola indegna dei più basilari diritti: in primis quello sacrosanto che invoca la libertà di espressione.
Come se non bastasse, Yasmina Pani ha anche subito una memorabile deplorazione per il suo appoggio all'associazione «Perseo», che sostiene gli uomini vittime di violenza, i medesimi uomini che nell'ottica femminista non dovrebbero essere meritevoli di nulla, meno che mai del soccorso.

Yasmina, perché così tanta violenza di fronte a chi la pensa diversamente?

«Credo che negli ultimi anni ciò che dovrebbe essere interpretato come un punto di vista, un sistema di valori o un'opinione, sia diventato una verità inopinabile o, al contrario, la più orrenda bugia. Il dialogo, lo possiamo osservare tutti, è ora solo guerra, senza alcun desiderio di sintesi».

Quant'è pericoloso da parte delle istituzioni, pubbliche o private che siano, sottostare a dei diktat tanto ideologizzati?

«Il rischio concreto è di annullare la pluralità dei pareri, dissuadendo le persone dall'esprimerli. Si stabilisce così che un'unica lettura degli eventi è accettabile, e non può essere contestata. Alla luce di ciò, soprattutto dagli enti culturali mi aspetto qualcosa di diverso: dovrebbero agire in piena autonomia, andando oltre ogni possibile pressione esterna».

Qual è il limite più grande del movimento femminista?

«Ostacolare le lotte per i diritti maschili. Così facendo si pone come un movimento di chiusura e non di apertura, non progressista, e certamente non egualitario. Questo di conseguenza crea un limite ulteriore, cioè l'estrema intransigenza, che porta perfino alla pretesa che chi non è femminista venga tacitato».


Sei stata criticata anche per la tua vicinanza al centro antiviolenza maschile «Perseo»: aiutare gli uomini in difficoltà quindi è un demerito? Solo le donne hanno diritto al soccorso?

«È proprio questo l'assurdo: come può un movimento per la parità suggerire qualcosa del genere? Non abbiamo sempre detto che i diritti non sono una coperta corta?»

Yasmina Pani tocca il punto più spinoso, ovvero il cuore della battaglia femminista, al momento sempre più distante da un'idea di parità. A essere rincorsa è infatti la supremazia, è la sottomissione dell'altro, è la volontà di incolpare all'infinito e di subordinare in qualsiasi modo, è la possibilità di dire: ora tocca a me, donna, comandare; ora finalmente posso fare quello che tu hai fatto a me per millenni; ora posso schiacciarti

 Ora  si può  anche   non essere  d'accordo ma la  censura     non va  bene  

5.4.25

Vestita così, te le cerchi. stereotipo messo indiscussione da Martina evatore durante la finale Miss Venice Beach in cui ha sfilato con gli abiti di quando fu molestata

  per  chi ha  fretta  \  di  cosa stianmo  parlando 

Violenza, Martina Evatore: "Non c'entrano i vestiti" | Radio Capital


 storia  tratta  da  Cronache Dalla Sardegna


La ragazza che vedete nell'immagine ha 20 anni, si chiama Martina Evatore e ha compiuto un gesto di straordinaria dignità.Durante il concorso di Miss Venice Beach, si è presentata sulla passerella con gli stessi abiti del giorno in cui, tre anni prima, tentarono di violentarla: pantaloni neri alle caviglie, scarpe bianche sportive, una maglietta e una giacca mimetica. Perché? Perché un'amica, dopo quell’episodio, le disse proprio così: "Vestita così, te le cerchi". Come se la colpa di uno stupro dipendesse dalla vittima, dalla quantità di trucco, da cosa indossa o non indossa. Non è così. Ci sono vittime violentate con i jeans. Altre con la minigonna. Altre in tuta. Altre in felpa. Altre ancora in costume. E il motivo è semplice: la colpa di una violenza è solo e soltanto di chi commette quella violenza. Grazie a Martina per averlo ricordato con straordinaria dignità".


Infatti Martina Evatore, 20enne padovana, non è soltanto bella  ma anche molto coraggiosa. Lo ha dimostrato sfilando al concorso di "Miss Venice Beach", a ha  partecipato come finalista, con gli abiti che indossava la sera in cui fu molestata da uno sconosciuto in strada. "Non esistono gesti o abiti incoraggianti, esistono solo uomini che si sentono autorizzati a molestarti senza motivo, perché 'si fanno i film' nella loro testa", racconta in una intervista al Corriere.it.
La storia di Martina ripercorre il drammatico copione di molte donne vittime di molestie sessuali. Una sera di luglio del 2019, mentre stava raggiungendo alcuni amici a una festa di compleanno, fu aggredita da uno sconosciuto che tentò di palpeggiarla. "Ho visto che un uomo mi stava guardando, però l’ho evitato. Poi, quando stavo per arrivare, me lo sono trovato dietro - ricorda -. Mi ha spinta contro un cancello. Ho realizzato che se stavo ferma sarei stata ancora di più in pericolo, mio padre mi ha insegnato a difendermi sempre. Così ho tirato pugni e calci mentre lui tentava di infilare le mani sotto la giacca, che era chiusa". Per fortuna "delle auto si sono fermate per chiedere se fosse tutto a posto e l’uomo è scappato. Quando sono arrivata a casa dei miei amici ero molto scossa, loro hanno provato a
cercarlo con i motorini, ma si era dileguato". Il giorno dopo, la Miss denunciò l'aggressore alla polizia: "Ho fatto l’identikit - dice - il mio aggressore avrà avuto 35-40 anni. Non ne ho saputo più niente...".Adistanza di tre anni dall'accaduto, Martina ha deciso di raccontare la sua esperienza sfidando luoghi comuni e convenzioni. E così ha sfilato in passerella al concorso "Miss Venice Beach" - una gara di bellezza ideata 12 anni fa da Elisa Bagordo (vecchia conoscenza di Miss Italia) e promossa da Il Gazzettino - indossando gli stessi indumenti di quella drammatica sera: un paio di pantaloni larghi, lunghi fino alle caviglie, e una giacca mimetica. "Non esiste un abbigliamento che incoraggia le molestie - afferma -. Puoi indossare la minigonna o i pantaloni, come nel mio caso: la differenza la fa la mente dell’aggressore, è lui che ha dei problemi, non chi si veste in un modo piuttosto che in un altro". Un'amica le ha suggerito di rivedere l'abbigliamento "per evitare problemi". "Un’amica, che peraltro mi vuole molto bene, mi ha suggerito di coprirmi un po’ di più altrimenti, ha detto, 'me la cercavo' - continua -. Lo diceva per il mio bene, è stata molto affettuosa in realtà. Indossavo un abito un po’ attillato e scollato e mi ha proposto di metterci sopra una maglietta almeno finché non arrivavo in centro. Vicino a casa tante volte i ragazzi ci fischiano dietro quando camminiamo.
Ma credo che non sia colpa dell’abbigliamento, è un problema loro". Martina studia Biochimica all'istituto tecnico e sogna di fare la veterinaria: "So che può sembrare banale - conclude - ma vorrei davvero salvare il mondo, come dicono le Miss sul palco".

Sara Campanella e Ilaria Sula, la criminologa Bolzan: «Non sono raptus, non sanno gestire il rifiuto. Ecco i segnali a cui stare attente»

  canzoni  suggerite



Lo so che dovrei parlarle d'atro ed andare avanti . Ma non ce la faccio soprattutot davanti a certi commenti . Meno male che si sono , anche se bisogna cercali con il lumicinio o frugare nella ... massa per cercarli . Infatti fra i commenti /interventi sugli ultimi (?) due femminicidi questi sono quelli che mi hanno colpito di più
 
IL primo trovato sul portale   msn.it non ricordo la fonte precisa ma è molto bello

Le  due     ragazze vittime di giovani uomini, entrambe uccise poco più che ventenni. Hanno molto in comune le tragiche storie di Ilaria Sula, studentessa romana della Sapienza, e di Sara Campanella, palermitana e studentessa a Messina: sono morte giovani, per mano entrambe di ragazzi coetanei o di poco più grandi. Ma perché accade ?

 A Provare a dare una risposta a questa domanda la criminologa e psicologa Flaminia Bolzan, secondo cui il motivo principale è una «incapacità di metabolizzare rifiuti e abbandoni» che trasforma la rabbia in un'emozione «non controllabile» da «scaricare» su quellle  che   poi  saranno  le vittime
Due femminicidi in pochi giorni. L''ultimo  è  il corpo di Ilaria Sula, 22 anni. studentessa romana della Sapienza, è stato trovato in fondo a un dirupo nei pressi del Comune di Poli, all'interno di una valigia.

Ad ucciderla a coltellate, per poi gettarne il corpo, sarebbe stato l'ex fidanzato Mark Samson, di origini filippine. Il giorno precedente  è stata la volta   di  Sara Campanella, 22 anni, nata a Misilmeri (Palermo), è stata uccisa a coltellate davanti l'Università di Messina da un suo collega, Stefano Argentino, 27 anni, che da due anni la perseguitava con messaggi e inviti ad uscire.
Bolzan: «Rabbia e frustrazione non controllabili»
«Ogni caso presenta le sue peculiarità in ordine a motivazioni e modalità operative - spiega Bolzan all'Adnkronos - ad ogni modo il comune denominatore di tutti questi delitti è da ricercare sul piano psicologico nell’incapacità di metabolizzare rifiuti e abbandoni. Per questi soggetti, la rabbia e la frustrazione divengono emozioni non controllabili e anziché essere elaborate sul piano del pensiero
vengono agitate e l’oggetto sul quale 'scaricarle' letteralmente diventa appunto la vittima». Una «escalation di violenza» che, spiega la dottoressa, « non è assolutamente immediato poter prevedere anche perché, in una ratio auto protettiva, il pensiero prevalente è sempre quello che 'certe cose' non possano accadere a noi ».
I campanelli d'allarme
Esistono però dei campanelli d'allarme, dei comportamenti a cui le donne dovrebbero prestare attenzione. « Se e quando ci si trova in un contesto relazionale in cui l’altra parte mostra comportamenti ossessivi e intrusivi nella nostra vita - prosegue - generando in noi una preoccupazione, bisogna immediatamente attivarsi e monitorare tipologia e frequenza di questi comportamenti che, se non si interrompono nell’immediatezza, diventano realisticamente un campanello di allarme. 
Nel caso di Sara, era difficile che la ragazza arrivasse a ritenere che il suo collega potesse compiere un gesto così estremo, ma quello che dobbiamo sottolineare è che laddove i comportamenti intrusivi provochino uno stato di allerta e soprattutto se si nota una escalation in termini di frequenza e/o di modalità bisogna denunciare ».Facile a  dirsi   difficile  a  farsi  come dimostrano storie   come  quella   di questa  Ottantenne   che  ha  enunciato il marito   dopo 50 anni di   abusi e  violenze
Perché è sbagliato parlare di raptus
Sbagliato parlare di 'raptus' , il   cui   termine  è una narrazione che una realtà scientifica. La psichiatria tende a escludere l'idea di un cambiamento improvviso e repentino nei processi cognitivi di una personadavanti a questi casi. Infatti  : «A mio avviso è improprio e fuorviante - sottolinea Bolzan - specie per ciò che attiene il caso di Messina. Dobbiamo infatti tenere conto della persecutorietà dei comportamenti antecedenti del ragazzo, cosa che, a mio avviso, ha un peso enorme nella valutazione dell’excursus e dei processi mentali che poi lo hanno portato ad agire».
Cosa bisogna fare
Femminicidi, tanti, troppi. Uno diverso dall'altro, ma anche uno simile all'altro. «L'attenzione mediatica è altissima, ma lo è altrettanto la frequenza di questi comportamenti - spiega - Al verificarsi di determinati fenomeni infatti contribuiscono una pluralità di variabili, ovviamente non parliamo di responsabilità o colpe, ma di azioni concrete che la società dovrebbe intraprendere non solo in un’ottica repressiva, ma al contrario preventiva e informativa su ciò che è o non è una relazione sana».
A scendere in campo devono essere la società, la scuola, i genitori. «Dobbiamo spiegare ai ragazzi dove risiede il confine tra l’attenzione e l’intrusione - dice Bolzan - A casa basterebbe si parlasse di più di ciò che accade nella vita, soprattutto degli adolescenti, ma per farlo è necessario che in primis i genitori abbiano uno sguardo attento e non giudicante. 
Inoltre dobbiamo sensibilizzare le ragazze rassicurandole rispetto al fatto che denunciare si può e le misure ci sono. La privazione della libertà di scelta e l’intrusività nella vita altrui sono campanelli di allarme molto rilevanti»


L'altro è quello di Francesca Manocchi a propaganda live del 4/IV/2025 



Francesca Mannocchi  ha dato vita, che io ricordi, a uno dei monologhi più importanti, intensi, necessari forse mai pronunciati in televisione.
In questo straordinario intervento, di una grande giornalista, ha detto tutto quello che ha senso dire oggi sul femminicidio, su Sara Campanella, su Ilaria Sula, sulla violenza di genere, sulla cultura del possesso, sul linguaggio tossico dei media, e non  solo sulla colpevolizzazione della vittima, su Nordio e su certa propaganda razzista di una classe politica indegna. 
Prendetevi cinque minuti per leggerlo e ascoltarlo ( trovate il video sopra ) fino in fondo Salvatelo, condividetelo. Praticatelo anzi meglio pratichiamolo
Cominciamo  noi tutti/e a capovolgere il lessico per demolire la violenza contro le donne, come ha fatto Giselle Pelicot: non siamo noi che dobbiamo vergognarci, la vergogna deve cambiare lato perché ci vogliamo tutte vive.”

Grazie Francesca. 🙏

Ma mentre  finisco  di  riportare questi due interventi  ecco   che  leggo    delle dichiarazioni di  

Luana Sciamanna [ foto a   sinistra    ]  avvocata penalista esperta di violenza di genere, situazioni simili le vede e le affronta ogni giorno. Collabora con i centri antiviolenza dei Castelli Romani, nel Lazio, e a lei
si rivolgono per chiedere aiuto molte donne. Quelle che riescono a denunciare.
Gino Cecchettin, papà di Giulia uccisa da con 75 coltellate dal suo ex fidanzato Filippo Turetta ha detto: «Lo stalking è spesso sottovalutato, il pericolo inizia lì». «Il primo errore che molte donne vittime di stalking o violenza commettono è non dare peso a segnali chiari, evidenti che arrivano dai propri partner - spiega Luana Sciamanna-. Un uomo che ti controlla il cellulare, che vuole leggere i tuoi messaggi, che pretende a password delle tue mail, non esprime amore ma solo mania di controllo. Noi donne non dobbiamo pensare che quello sia amore. Certe dinamiche possono apparire innocue, ma in realtà sono manipolatorie. È questo il primo messaggio che diffondiamo quando entriamo nelle scuole per parlare di violenza di genere: attenzione alla manipolazione».
«Denunciate sempre», ha scritto nel suo messaggio pieno di dolore la madre di Sara sul suo profilo Facebook. Sua figlia non aveva denunciato. La studentessa di Messina non le aveva detto nulla delle pressioni e minacce di quel ragazzo, il “malato” come lo definiva con le amiche. «Sì, bisogna denunciare. Ma non tutte hanno il coraggio di farlo. Perché magari sono ricattate, o perché economicamente non sono indipendenti, o più banalmente per la paura di ripercussioni. Se non si riesce a denunciare alle istituzioni, almeno parlare con una madre, una sorella, un’amica. Nel caso di Sara probabilmente non aveva dato troppo peso alle ossessioni di lui che all’ennesimo rifiuto ha fatto esplodere la sua rabbia».
Luana Sciamanna ha scritto un libro che si basa proprio sulla sua esperienza professionale con i casi di violenza di genere. Il titolo è: 100 motivi per non riaprire a un narcisista (Ensemble). «Sì perché spesso dietro uomini violenti si nascondono narcisisti patologici che non accettano un rifiuto e uccidono. Quello che cerco di dire alle donne è di fuggire da certi soggetti manipolatori e violenti».
Tre ragioni per capire che bisogna fuggire: «Numero uno: quando un uomo esercita il controllo a distanza. Quella non è una dimostrazione d’amore. Numero due: quando l’uomo che è accanto a noi vuole farci sentire inadatte, ci sminuisce, in una parola ci manipola. La manipolazione è subdola ma colpisce nella maniera più violenta. Numero tre: Davanti a un uomo violento con il quale abbiamo chiuso, non dare mai una seconda possibilità o un ultimo appuntamento. Spesso si rivela letale».
Per concludere c'è da dire che La politica ( maggioranza ed opposizione ) però, non risponde: il dibattito su questo tema importantissimo viene costantemente dirottato sulle polemiche in merito a una presunta "ideologia gender". E intanto, nelle classi, si continua a parlare poco o niente di violenza patriarcale, di stereotipi nocivi, di cultura dello stupro. E non mancano gli esponenti del governo che provano a spostare il focus dell'attenzione. Come il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che parlando dei femminicidi ha detto che "alcune etnie hanno una sensibilità diversa dalla nostra rispetto alle donne". Affermazioni offensive che alludono semplicemente a delle falsità o a verità parziali

4.4.25

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 Parliamo  di cose  più allegre   va






Come si fa a dire che la storia è stata scritta solo in Occidente ? secondo le “Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione” elaborate da una commissione coordinata dallo storico Ernesto Galli della Loggia e dalla pedagogista Loredana Perla

rileggendo  i  vari  link  della  cronologia ,  per  cercare  ispirazione  per  un post  e  per  .... uso  personale    sono  capitato  nell'articolo  riportato  sotto  .   E devo dire  che esso  l'articolo evidenzia molto bene i grossi limiti dell'impostazione ministeriale  sulla    riforma   dell '  insegnament  della  storia    nelle  scuole  .
 Tuttavia aggiungerei, da  appassionato  di storia    e  figlio di   una ex  insegnante   di lettere  delle  scuole medie  , che bisognerebbe oltre  a   criticare   tale  riforma  spendere anche due parole sull'impostazione fortemente universitaria degli stesori del testo. Essi sono abituati a concepire la cultura attraverso la loro iperspecialistica competenza su campi molto ristretti e non si rendono conto che la cultura di base che la scuola deve dare è cosa molto diversa. L'ampiezza culturale è purtroppo cosa piuttosto rara da trovare negli accademici, la loro tendenza è a stringere il campo,  e  dare  per  scontato   che  si  sappia  di   cosa  si sta  parlando  ,  cosa validissima quando si va sullo specialistico, ma che non ha senso quando si deve formare culturalmente dei giovani. La storia serve o  almeno  dovrebbe servire  per capire il mondo, non per allestire antiquaria settoriali. Forse , scondo   alcuni   insegnanti   più  secialisti di me  semlòice  profano , la lettura di Hegel o Nietzsche farebbe loro molto bene, come pure evolvere da un provincialismo ottocentesco molto ancora (purtroppo)  è  ancora  in voga da noi.  Ma  soprattutto  uscire    \  andare  oltre  al  fatto     che   l’Occidente con la sua storia ,   dal XV\VI    secolo    in poi  ,dí colonialista esistenza è anche razzista ha deciso che doveva essere unica fonte accettabile .  

  da  https://www.huffingtonpost.it/blog/  del  31 marzo   2025


Come si fa a dire che la storia è stata scritta solo in Occidente?



Hanno fatto discutere e continuano a far discutere le “Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione” elaborate da una commissione coordinata dallo storico Ernesto Galli della Loggia e dalla pedagogista Loredana Perla per conto del ministro leghista dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, storico del diritto romano.
Non entro nel merito della composizione della commissione, molto articolata, e dotata anche di vari


esperti, ma viene da chiedersi chi, tra i tanti professori universitari, abbia potuto scrivere la frase che si legge a pagina 69:
"Solo l’Occidente conosce la storia. Altre culture, altre civiltà hanno conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia, come compilazioni annalistiche di dinastie o di fatti eminenti succedutisi nel tempo; allo stesso modo, per un certo periodo della loro vicenda secolare anche altre civiltà, altre culture, hanno assistito a un inizio di scrittura che possedeva le caratteristiche della scrittura storica. Ma quell’inizio è ben presto rimasto tale, ripiegando su se stesso e non dando vita ad alcuno sviluppo; quindi, non segnando in alcun modo la propria cultura così come invece la dimensione della storia ha segnato la nostra. È attraverso questa disposizione d’animo e gli strumenti d’indagine da essa prodotti che la cultura occidentale è stata in grado di farsi innanzi tutto intellettualmente padrona del mondo, di conoscerlo, di conquistarlo per secoli e di modellarlo".
Insomma, è evidente l’impianto fortemente eurocentrico e nazionale, non senza l’esaltazione anche dell’imperalismo e del colonialismo. Posso non condividere (e non condivido affatto, perché capire il mondo di oggi guardando solo il proprio ombelico è praticamente impossibile), ma come si fa a dire che la storia è stata scritta solo in Occidente? Roba da matita rossa e blu cari colleghi professori!
Avete mai sentito parlare del grande storico cinese Sima Qian del II-I secolo a.C.? E per amor di patria mi limito solo alla Cina, la cui storia forse non sarebbe male conoscere visto che è e sarà sempre più uno – piaccia o no – dei grandi protagonisti della storia mondiale.
Si propone, in maniera alquanto sciatta, una certa egemonia storiografica che non tiene minimamente conto di un dibattito pluridecennale sulla storia globale all’interno della quale leggere le storie nazionali. Ovviamente ci sono state molte reazioni da parte di consulte universitarie, società scientifiche, singoli studiosi alquanto sgomenti dopo la lettura del testo.
Non è passata inosservata anche la forte sottovalutazione, se non il “disprezzo”, della preistoria:
Si afferma infatti:
"Non appare indispensabile, nell'ultimo biennio della scuola primaria, svolgere un programma articolato che proceda dalla preistoria alla storia antica, soffermandosi su tutti gli snodi fattuali delle età greca e romana. E invece necessario che fin dall'inizio venga acquisita una conoscenza - anche elementare, purché correttamente impostata - di eventi, personaggi, quadri cronologici e processi storici delle epoche più antiche. Ciò vale soprattutto per l'epoca in cui si sviluppò la civiltà greco-italico-romana che costituisce la base della nostra storia nazionale, e in buona parte anche di quella europea. In questa prospettiva, la conoscenza di alcuni fatti e processi salienti risulta imprescindibile nella formazione di ogni individuo mediamente acculturato. Starà all'insegnante stabilire priorità e gerarchie tra di essi, valutandone sia la rilevanza epocale, sia l'esemplarità rispetto alla attuale concreta esperienza di vita".
Il ministro in una intervista al Corriere della Sera lo ha ribadito: "Dedicheremo due interi anni delle elementari a studiare i greci e i romani e l’impatto del Cristianesimo sul mondo classico. Si studieranno come civiltà del Mediterraneo in terza elementare, dove si contrae la parte dedicata ai dinosauri e alla preistoria. E poi sarà raccomandata un’attenzione alla parte più recente della storia: dalla Seconda guerra mondiale alla fine del secolo scorso".
Insomma, si salti pure qualche millennio di preistoria, il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà, l’affermazione dell’agricoltura, la nascita della complessità sociale e delle prime forme di “città”: a cosa serve tutto ciò? Si passi subito al mondo greco, alla bellezza classica, agli etruschi e ai popoli italici, ai romani e al loro impero mondiale (quando eravamo noi a dominare il mondo!).
Chi scrive è un archeologo, che sa bene come sia produttivo con i bambini, quando per esempio visitano uno scavo archeologico o un museo, far scoprire loro i materiali, i reperti, cioè alcune delle fonti materiali per ricostruire la storia. È un esercizio estremamente prezioso anche sotto il profilo didattico, come sanno bene i docenti, che da anni si sforzano di “fare storia” non limitandosi solo al racconto, ma anche mettendo a disposizione di bambine e bambini materiali, strumenti, documenti.
Tutto il contrario di quello che prevedono le “Indicazioni”: "Anziché mirare all’obiettivo, del tutto irrealistico, di formare ragazzi (o perfino bambini!) capaci di leggere e interpretare le fonti, per poi valutarle criticamente magari alla luce delle diverse interpretazioni storiografiche, è consigliabile percorrere una via diversa. E cioè un insegnamento/apprendimento della storia che metta al centro la sua dimensione narrativa in quanto racconto delle vicende umane nel tempo".
Nessuno pensa di formare “piccoli storici” ma un docente vuole far ragionare sui fatti storici i propri allievi a partire dai dati e non solo ripetere anno dopo anno la stessa storiella!
Ecco, appunto, meglio storielle e magari un po’ di indottrinamento sulla storia nazionale, invece dell’osservazione, del rapporto diretto con le fonti e dello spirito critico per cercare di capire il passato e il presente di mondo in rapido cambiamento, nel quale vivono bambini e ragazzi disorientati e che la scuola solo grazie a una conoscenza storica (e in generale al sapere critico) potrebbe aiutarli a cercare una bussola.

DAVANTI A UN’ARMA, NON REAGITE IN MODO IMPULSIVO . Manuale di autodifesa puntata n XXIII I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco

 

Non ci stancheremo mai di ripeterlo: non sempre è possibile approcciarsi in maniera razionale a una potenziale situazione di pericolo. Quando la tensione e la paura sono alle stelle, è infatti verosimile che le emozioni possano prendere il sopravvento e rendere diffcile mantenere la lucidità. Proviamo per esempio a ipotizzare che vi ritroviate in pericolo perché minacciati da un aggressore con un coltello, con una pistola oppure con una siringa.
Naturalmente, è fondamentale cercare di prevenire queste situazioni di pericolo. Ci sono casi però in cui, pur mantenendo una soglia di attenzione alta, si possa essere sorpresi da un aggressore. Davanti a un coltello, a una pistola o a una siringa, evitate di affrontare in maniera diretta la persona che avete davanti a voi, perché potrebbe aumentare la situazione di pericolo. Se potete, cercate di allontanarvi dal vostro aggressore, senza compiere movimenti troppo bruschi e con grande calma. Nel caso in cui vi doveste muovere in maniera improvvisa, potreste involontariamente scatenare una reazione di ulteriore aggressività in chi vi trovate davanti. Reagite solo ed esclusivamente nell’eventualità in cui voi siate allenati da sempre, almeno cinque ore al giorno, su come affontare situazioni di pericolo anche estremo  o  aggiungo io   se  avete    già  un  po' di pratica   delle   tecniche    di  autodifesa o  le  praticate da  molto tempo     eccone   un esempio   :   «  Come Difendersi da un Attacco di Coltello: 9 Passaggi »  (  da  cui ho  tratto la  foto   del  post  )  
In alternativa, utilizzate lo spray al peperoncino, che potete trovare in libera vendita nelle migliori armerie e  no solo . Ma a questo proposito ricordiamo che è meglio acquistare questo prodotto di persona e non online per le delicate normative che ne regolamentano il contenuto e che sono meglio vericabili all’interno di un’armeria.  




Infatti L’utilizzo dello spray al peperoncino, in Italia, è disciplinato dal decreto ministeriale 103 del 2011. decreto liberalizza il porto in pubblico, l’acquisto e l’utilizzo dello spray urticante, classificandolo come “strumento di autodifesa in grado di nebulizzare una miscela irritante a base di oleoresin capsicum e che non hanno attitudine a recare offesa alle persone“. Ecco  le limitazioni:

  • Età dell’acquirente di 16 anni
  • Capacità dello spray non superiore a 20 millilitri
  • Percentuale di oleoresin capsicum sotto il 10%
  • Non deve contenere sostanze corrosive, tossiche, infiammabili etc…
Prodotto sigillato all’atto di vendita con un sistema di sicurezza L’utilizzo diviene improprio quando ha attitudine a recare offesa alle persone o agli animali, in parole povere quando viene utilizzato in funzione aggressiva e non difensiva.
Due esempi lampanti dei motivi per cui lo spray al peperoncino deve essere usato solamente in caso di estremo pericolo sono la tragedia di Corinaldo che per l’improprio utilizzo in una discoteca ha provocato la morte di 6 persone e decine di feriti, e la tragedia di piazza San Carlo a Torino.
Quindi ricapitolando, se le indicazione sopra riportate non vengono rispettate si può infrangere la legge commettendo un reato, e se utilizzato in modo improprio si rischia l’accusa di “getto pericoloso di cose” o “lesioni gravi“. per approfondire « Lo spray al peperoncino è legale in Italia? » del  sito www.laleggepertutti.it/


Nel caso in cui vi trovaste vittima di un’aggressione, sia che  siate  riusciti  a  metterlo in fuga  o nonessendo riusciti a  difendervi nè con  spray  nè con   arti  marziali  nè   con la  tecnica  della  persuazione    (   vedere puntata    precedente )  cercate di memorizzare quanti  più dettagli possibili sulla persona che ha  tentato o  usato violenza e sull’ambiente in cui vi trovate, in modo da poter  fornire il maggior numero di  informazioni , nel  caso decidiate  di  sporgere  denuncia  , alle autorità, utili  a individuare il responsabile\i  

“Alcune etnie non hanno la nostra stessa sensibilità verso le donne”. ( cit di nordio sul caso Ilaria Sula ). se è questo il modo di cobattere il femminicidio e la violenza sulla donne siamo apposto .

Vari esponenti di questo governo ci hanno abituati a esternazioni sulla violenza contro le donne e sui femminicidi quantomeno discutibili, che si sono portate dietro una serie di polemiche, seguite da precisazioni, contestualizzazioni, da parte di chi le aveva proferite, il tutto condito con dati interpretati a uso e consumo di una precisa tesi. Ecco    quindi     che  dovremmo essere assuefatti, dunque. Eppure lo stupore non è mai troppo.  Infatti  : «Questi fatti (i femminicidi, ndr) si radicano probabilmente nell’assoluta mancanza non solo di educazione civica ma anche di rispetto verso le persone, soprattutto per quanto riguarda giovani e adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne». Queste le parole pronunciate giovedì 3 aprile dal Guardasigilli Carlo Nordio a margine di un’iniziativa organizzata dalla Camera penale. A  chi  mi dice    che   ho estrapolato  ed  usato  la  frase in  maniera   capziosa e di  parte    ecco  qui  sotto   l'intero intervento 










Lo ha appena detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio.Lo ha detto a due giorni dal barbaro femminicidio di Messina per mano, testa e “sensibilità” del suo italianissimo collega di studi.Parole queste che rendono , ipocrita , facedolo passare in secondo piano il resto ( pieno di buoni propositi ) del suo articolato discorso . Vero      che   la condizione della donna ( indipendentemente dai femminicidi) è indubbiamente diversa tra i diversi contesti socio/religioso/culturale.Ma il  crimine   è lo stesso  . Lo vada a dire oltre che ai familiari di Sara Campanella e alla sua famiglia che noi” di “razza” bianca abbiamo una certa “sensibilità” nei confronti delle donne.Lo vada a dire a Giulia Cecchettin e a suo padre Gino che i maschi italiani sono fatti diversamente. Lo vada a dire a Giulia Tramontano e alla sua famiglia. Lo vada a dire al quasi 90% di donne vittime di femminicidio per mano di compagni, ex fidanzati, mariti, ex mariti, conviventi, stalker ITALIANISSIMI. Invece di assumersi le enormi e conclamate responsabilità per aver negato per anni le radici del femminicidio e della cultura patriarcale da cui proviene, ora teorizzano anche sconcertanti ragioni razziali.Prossimo passo, di questo passo, è un nuovo ( il vecchio conosciuto anche come il Manifesto degli scienziati razzisti, fu pubblicato, dal regime fascista con il titolo Il fascismo e i problemi della razza, il 14 luglio 1938 su Il Giornale d'Italia e ripreso sul primo numero della rivista La difesa della razza di Telesio Interlandi il 5 agosto dello stesso anno. ) Manifesto della Razza.Non avete decenza né cultura, non conoscete rispetto né dignità. Episodio ha riacceso il dibattito sulla complessità del fenomeno dei femminicidi e sulle possibili cause socioculturali, evidenziando le profonde divisioni politiche sul tema
Infatti Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, ha criticato il ministro: «Abbiamo tutte letto le dichiarazioni del ministro Nordio, che per noi sono difficili da condividere», sottolineando la necessità di un piano di prevenzione concreto che coinvolga la società e le scuole, potenziando i centri antiviolenza. Veltri ha inoltre chiesto chiarimenti sull’efficacia del ddl Femminicidi, lamentando «la mancanza di azioni concrete per proteggere le donne vittime di violenza».  Ma  non è  solo lei . 

  a  repubblica  online  

Femminicidi, il segretario dell’Anm Maruotti contro Nordio: “Dal ministro parole pericolose” di Conchita Sannino



Intervista al numero due dell’Associazione nazionale magistrati: “Non basta prevedere un reato autonomo punito con l’ergastolo, se poi non si investe in politiche sociali, sulla famiglia e sull’educazione sentimentale”

3.4.25

Torino, 80enne denuncia il marito prima di morire in ospedale: «Mi ha picchiato per 50 anni. Non voglio tornare a casa

 

Torino, 80enne denuncia il marito prima di morire in ospedale: «Mi ha picchiato per 50 anni. Non voglio tornare a casa»



Un’anziana di 80 anni, malata terminale di un tumore al pancreas, ha denunciato per la prima volta, poco prima di morire, cinquant’anni di abusi subiti dal marito. Ricoverata in ospedale a Torino, ha confidato ai medici: «Non voglio tornare a casa. Voglio morire in pace, lontano da mio marito che mi picchia da anni». La donna è morta nel settembre 2023, senza aver potuto raccontare la sua storia in tribunale. Il marito, anch'egli 80enne, è attualmente sotto processo, con la sentenza fissata per il 15 aprile.
Il rifiuto di tornare a casa
Nonostante fosse stata diagnosticata con un tumore al pancreas in fase terminale, la donna ha rifiutato
l’offerta di dimissioni per tornare a casa, preferendo morire in ospedale piuttosto che vivere le sue ultime settimane accanto al marito violento. «Non voglio tornare a casa», ha ribadito, scegliendo di trascorrere i suoi ultimi giorni lontano dal suo aguzzino.
Le testimonianze e l’inchiesta

La vicenda è stata portata alla luce grazie alle parole della donna e al supporto di una volontaria di un centro per donne vittime di violenza. L’inchiesta, coordinata dal pm Barbara Badellino, ha rivelato che i maltrattamenti erano noti ai figli della coppia, che hanno confermato le violenze subite dalla madre. Nonostante ciò, la donna non aveva mai avuto il coraggio di denunciare prima.
La morte e l’impossibilità di testimoniare

La donna è deceduta prima che il magistrato potesse raccogliere una testimonianza diretta. Il marito, ora sotto processo, dovrà rispondere delle accuse di maltrattamenti in un’aula di tribunale, ma la sua vittima non avrà mai la possibilità di raccontare la sua storia.

DIARIO DI BORDO N 113 ANNO Ⅲ Botte alle figlie "occidentali". Il consigliere sikh andava respinto., «Vittima di bullismo per il mio naso, con la rinoplastica ho trovato la forza di chiedere il divorzio: mio marito non mi meritava»

non concordo comletamente co l'articolo sotto riportato , ma è l'unico non a pagamento che ho trovato . Infatti c'è del razzismo e del classimo evidente quando : << Non dovevano nemmeno candidarlo, chi se ne frega dei voti che raccoglieva nella comunità indiana. Il punto è che a Brescia invece hanno eletto un consigliere comunale che professionalmente non aveva doti (guidava i muletti in magazzino, ha la terza media) ma in compenso ha valori culturali per noi deteriori, come si dice, irricevibili: uno che ora è accusato, piuttosto solidamente, di aver impedito alle figlie di vivere all'occidentale (accusa solitamente rivolta ai musulmani) e di averle perciò maltrattate, picchiate, recluse per evitare che conoscessero coetanei al di fuori della cerchia induista. [...] La conferma delle dimissioni di Balwinder Singh è giunta ieri mattina ma lascia un'ombra su una cultura religiosa ritenuta oppressiva per le donne al di là delle rivendicazioni di facciata della Comunità Sikh locale, la quale, ieri, come una comunità islamica
qualsiasi, ha parlato della volontà di «operare in armonia con le leggi e i valori di questa nazione ». Come   a  dire   che    gli appartenenti  alla comunità  indu  in questo  caso fossero   dei criminali  . E'vero  innegabile     che    sempre  secondo  IL  GIORNALE  ‹‹ [...] Balwinder Singh, 49 anni, in Italia da 24 anni ma di madrelingua punjabi (una delle 22 lingua indiane, la parlano in 140 milioni) ed esteriormente è simile alla classica caricatura dei Sikh: barba lunga con punte aguzze e in testa un dastar, un turbante rosso come le vesti che indossa; almeno 30mila immigrati come lui vivono nella bassa bresciana e provengono quasi tutti dallo stato indiano del Panjab, al confine con il Pakistan. A Flero, sempre nella Bassa, c'è uno dei più grandi templi Sikh italiani. Balwinder Singh è stato eletto alle elezioni comunali del 2023 nella lista civica «Fabio Rolfi Sindaco», in quota al centrodestra, grazie ai voti della sua nutrita comunità. Il resto è cronaca. Venerdì pomeriggio si è presentato a Palazzo Loggia, a Brescia, e nessun consigliere ha notato che aveva un braccialetto elettronico legato alla caviglia: gliel'avevano legato il 21 marzo scorso dopo averlo indagato assieme alla moglie e averlo sottoposto al divieto di avvicinamento alle figlie, una maggiorenne e l'altra ancora minorenne. Botte, minacce, punizioni: questo pur di impedir loro di vivere all'occidentale, cioè normalmente. Secondo le indagini non potevano avere relazioni con italiani e non potevano depilarsi le ascelle e i baffetti, per la derisione dei compagni di scuola. Cose così. Non potevano neppure tagliarsi mai i capelli. Balwinder Singh (gli uomini Sikh portano tutti il cognome Singh, le donne Kaur) in precedenza a quanto pare aveva anche esaltato l'omicidio di Saman Abbas, la 13enne uccisa dai genitori in provincia di Reggio Emilia quattro anni fa: «Un'azione doverosa per preservare la reputazione», avrebbe detto all'incirca alle figlie.
Non è finita, come detto. Per la stessa inchiesta era già scattato l'arresto del figlio maschio di famiglia, accusato di violenza sessuale sempre ai danni delle sorelle: la più grande delle quali ora convive con un ragazzo ed è stata la prima ad andarsene, la più piccola invece è in una struttura protetta (da fine novembre scorso) dopo aver raccontato la sua situazione a un'insegnante. Il resto è un balletto di dichiarazioni: il legale della famiglia parla di innocenza, il centrodestra ha preso le distanze (un po' tardive) e la sindaca Laura Castelletti ha detto qualche parola di buon senso, distinguendo le responsabilità personali da quelle politiche, e ponendo l'accento sulla tutela delle due ragazze.»
Quindi collaboriamo  con la  comunità Indu  oltre che   con quella Mussulmana  per  isolare   i fanatici  e  i  violenti  


......


«Vittima di bullismo per il mio naso, con la rinoplastica ho trovato la forza di chiedere il divorzio: mio marito non mi meritava»



Anni di bullismo, prese in giro e giudizi. Il motivo? Il suo naso. Con il tempo, il tratto fisico è diventato la sua più grande insicurezza a livello estetico. Tutto ciò ha provocato in lei un senso di infelicità generale. Apparentemente per questi motivi Devyn Aiken, 30enne americana, ha deciso di sottoporsi ad
un intervento di chirurgia estetica per rifarsi il naso.
La rinoplastica
«Il mio naso non era mai stato “perfetto” secondo gli standard di bellezza che vedevo ovunque» ha raccontato la donna al tabloid britannico Mirror. Commenti e sconosciuti avevano lentamente scalfito la sua autostima, convincendola che un cambiamento fisico fosse la chiave per sentirsi finalmente accettata. Dopo anni di riflessioni, ha deciso di sottoporsi all’intervento, spinta dalla speranza che un naso più «armonioso» potesse migliorare il suo aspetto e la sua vita.


Il cambiamento dopo l'operazione
Dopo aver effettuato la rinoplastica, la 30enne è cambiata non solo a livello fisico, ma soprattutto interiormente. Una nuova consapevolezza l’ha portata a una riflessione profonda: la sua iniziale insicurezza non era mai stata davvero legata al naso, ma a una dipendenza dall’approvazione degli altri: «Ho capito che nessuna modifica esteriore poteva guarire ciò che provavo dentro. E quindi, dopo due anni di separazione da mio marito, ho trovato anche la forza per chiedere il divorzio. Ho capito che non mi meritava e di volermi concentratre solo su me stessa».

2.4.25

Sara, chirurga torinese di 31 anni: «Costretta a pagare 4 mila euro per il congelamento degli ovociti e diventare mamma al momento giusto»

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La storia di Alessandra, che è tornata a vivere con i genitori 


«Viviamo in un Paese anziano e con un governo che dice di voler promuovere la maternità. Peccato, però, che le donne che lavorano e vogliono congelare i propri ovociti per diventare genitori al momento giusto siano costrette a pagare quasi quattromila euro perché il servizio sanitario nazionale non copre la spesa. E così rimangono tagliate fuori tutte le fasce più deboli».
Sara (nome di fantasia) è una torinese di 31 anni, si è appena specializzata in chirurgia e «da grande» vorrà una famiglia numerosa. «Almeno tre figli, ma non adesso – aggiunge –, altrimenti la mia carriera professionale, appena all’inizio, subirebbe una battuta d’arresto impossibile da recuperare dopo i mesi trascorsi a casa, in maternità». La rabbia espressa da Sara fa riferimento al fatto che oggi, in Italia, abbiano accesso gratuitamente alla
preservazione della maternità tramite il congelamento degli ovociti solo le donne malate di tumore. «Quando si parla di politiche per la famiglia, e di diritto delle donne di non dover scegliere se essere madri o lavoratrici ma di potersi realizzare su entrambi i piani, bisognerebbe avere la coerenza di favorire questi processi con azioni concrete – conclude – piuttosto che con misure ideologiche come quelle attuali che, invece, non fanno altro che assegnare un piccolo, e altrettanto inutile, sostegno “una tantum”», conclude la signora riferendosi, per esempio, al fondo Vita Nascente che assegna mille euro a quelle donne che, rimaste incinta, decidono di non abortire e proseguono la gravidanza. O ai fondi destinati dal Piemonte alle associazioni antiabortiste (un milione di euro l’anno), di fatto per promuovere la vita dall’istante del concepimento.Nonostante la procedura di congelamento degli ovociti sia decisamente costosa, a Torino la richiesta di accesso al trattamento è aumentata del 28% passando da 70 a 100 richieste l’anno. «Questi numeri fanno riferimento agli ultimi dati raccolti dal centro Genera Livet, che fa parte del più grande network specializzato in Italia, la cui rete comprende sette strutture di medicina e biologia della riproduzione su tutto il territorio nazionale – spiega Francesca Bongioanni, ginecologa e direttrice del centro di Torino -. Un decimo di tutte le richieste in Italia che, nel 2024, hanno toccato quota mille a livello nazionale».
D’altra parte, una banca dati nazionale non esiste visto che il servizio sanitario nazionale copre solo le richiedenti affette da patologie oncologiche. Tra le ragioni che spingono sempre più donne al «social freezing» ci sono la ricerca di un partner stabile, la necessità di avere una propria stabilità lavorativa ed economica. E la libertà di scelta. «Le donne italiane sono sempre più inclini alla crioconservazione degli ovociti perché vogliono difendere il proprio potenziale riproduttivo ma allo stesso tempo pianificare la gravidanza – spiega Bongioanni –. Nel corso di questo anno abbiamo visto aumentare le richieste di accedere a questa procedura che consente di mettere da parte un “tesoretto” di ovociti che potranno poi essere utilizzati se, eventualmente, negli anni si avranno problemi nel concepimento naturale».Una buona notizia, ma comunque ancora «molto lontana da una diffusione su larga scala, ma fortunatamente abbiamo notato anche un aumento di donne che vengono indirizzate a questo percorso dai loro medici di famiglia o ginecologi di fiducia». In quali casi è indicato il congelamento degli ovociti? «La capacità riproduttiva di una donna – aggiunge la direttrice - può essere compromessa da terapie tossiche per il sistema riproduttivo (dette gonadotossiche) per patologie oncologiche, come il tumore della mammella, dell’ovaio e dell’utero, per patologie sistemiche o per malattie ginecologiche come l’endometriosi severa che, pur essendo una malattia benigna, può compromettere gravemente il patrimonio ovarico diminuendo così la riserva ovarica». Inoltre, l’1% delle donne può essere esposto ad un rischio genetico di menopausa precoce che può insorgere prima dei 40 anni.
«Nei nostri centri arrivano soprattutto donne che optano per questo trattamento proprio per motivi personali anche se poi, per ragioni economiche, non tutte si sottopongono al trattamento - conclude Bongioanni -. A questo proposito, consigliamo di procedere con la conservazione ovocitaria entro i 35 anni di età, lasciando poi alla valutazione del medico specialista in medicina della riproduzione l’opportunità di procedere oltre questa soglia».

un altro caso di femminicidio . cosa fare dobbiamo smettere di parlarne per evitare emulazione opure assuefarsi ?

Canzone suggerita 

Ma che freddo che fa - Nada 


Apro  msn.it  per avere notizie  o  trovare  anedotti   \  storie da     riportare    e cosa  trovo   


Trovato dentro una valigia il corpo senza vita di Ilaria Sula, 22 anni. La ragazza era scomparsa da Roma il 25 marzo. 



 non si fa in tempo ad indignarsi ed a piangere per una ( vedere post su #SaraCampanella ) che ne hanno ammazzata un altra . E poi c'è chi dice che non è un emergenza . Oltre    a tale  commento , mi   chiedo ma non sarà il caso di assueffarsi e smettere di scrivere e parlare dei femmicidi e fare come si faceva un tempo i cui era proibito parlare e scrivere di cronaca nera ? Ma poi  mi accorgo  che questa mia  elucubrazione interrogativa  è  inutile  . In realta  l'origine  di  questo mio  sfogo   e qualcosa profondo che tocca un tema molto delicato. Quando si tratta di fenomeni gravi come il femminicidio, o  violenza  di genere   come la  chiamano ipocritamente  , il bilancio tra parlarne e il rischio di emulazione o assuefazione è una sfida. Non parlarne potrebbe contribuire a perpetuare il silenzio che a volte circonda questi temi, rendendo più difficile affrontare le cause profonde e sensibilizzare  che   ancora    si limita   ad  indignarsi  . Tuttavia, parlarne in modo sensazionalistico o poco responsabile potrebbe aumentare il rischio di emulazione.Forse, come dico io  ai miei  genitori  (  generazione  pre  boomer  )    che   mi rimproverano   perchè  guardo  o leggo   fatti di cronaca nera   una via di mezzo è affrontare il tema con un approccio educativo e costruttivo. Mettere in luce le storie di resistenza, le soluzioni e le risposte concrete  come  faccio   riportando le  puntate  del manuale  di autodifesa    del settimanale  gialllo   potrebbe essere più utile per creare consapevolezza e ispirare cambiamenti positivi. L'importante è continuare a promuovere una cultura di rispetto e supporto reciproco.

Infatti  Le strategie di comunicazione suggerite  da : « Prevenzione del femminicidio: strategie efficaci e interventi necessari » di https://mymentis.it/  più efficaci per affrontare il tema del femminicidio includono:
  1. Sensibilizzazione pubblica: Campagne informative e culturali che rendano visibile il problema e scardinino il silenzio che spesso circonda le vittime

  2. Promozione della parità di genere: Educare al rispetto reciproco e combattere gli stereotipi di genere attraverso programmi educativi nelle scuole e campagne sui media.

  3. Supporto alle vittime: Offrire assistenza psicologica, legale ed economica per aiutare le donne a uscire dal ciclo di violenza.

  4. Formazione degli operatori: Preparare i professionisti che lavorano con le vittime a riconoscere i segnali di violenza e fornire supporto immediato.

  5. Rafforzamento delle leggi: Garantire l'applicazione rigorosa delle normative contro la violenza di genere e introdurre misure di protezione più efficaci.

Queste strategie richiedono un impegno collettivo e sistematico per essere realmente efficaci. E quyindi  si ricorre  solo  al carattere repressivo     cioè  al 5  punto    e al 1   punto  il 25   novembre  per  pulirsi la  coscienza  , mentre  gli altri     che  dovrebbero  essere  praticati  giorno  per  giorno   vengono laasciati all'improvvisazione  e  alla  libera  iniziativa    privata  

targa speciale degi alfieri della repubblica a una classe del Parini di Torino «Con gli occhi e un puntatore comunichiamo con il nostro compagno disabile»

I media nazionali parlando degli Alfieri della Repubblica si sono dimenticati o hanno fatto passare in secondo piano questa notizia...