Mare e galera, le spine dei ricci

da  l'unione sarda del  6\2\2014
Marco Noce


Sessantasette anni, da più di cinquanta «in acqua», Franco ha iniziato a pescare ricci di mare e venderli per strada in un'epoca che, rispetto al presente, era il Far West: prima del 1987 (quando ottennero la regolarizzazione a forza di scioperi) «eravamo tutti abusivi: io avevo 55 milioni di lire di verbali».Oggi i ricciai di Cagliari, un centinaio, hanno la licenza regionale, molti anche quella ministeriale, ma devono ancora aspettare la bustittedda . La seconda volta sono entrato il giovedì; sono uscito il martedì mattina, e subito in acqua a fare is arrizzonis ». E che doveva fare, rubare?
stagione, entrare in acqua, sperare che non ci sia il maestrale, e nei giorni scorsi erano di nuovo in agitazione. Le nuove regole (etichettatura, provenienza del pescato, Haccp per vendere la polpa in vasetti) sono severe e pensate per dimensioni quasi industriali, e loro continuano a collezionare verbali. Stavolta in euro. Più, quando si spostano fuori città, minacce e gomme squarciate.Franco ha visto di peggio: «Ho anche fatto galera. L'anno del colera era vietatissimo pescare. Mi hanno beccato due volte: una ricci, l'altra bocconi. Mi hanno dato cinque giorni e cinque giorni. Ricordo la prima volta, davanti al portone di Buoncammino, con la

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