MATERNITÀ SURROGATA: IL DIBATTITO È TRASVERSALE, LE LIBERTÀ SONO DI TUTTI CONVERGENZE IMPREVISTE




 L’inedito asse sulla maternità surrogata tra Irene Montero, ministra spagnola delle Pari Opportunità appartenente alle file di Podemos, ed Eugenia Roccella, ministra italiana della Famiglia in quota Fratelli d’italia, racconta bene quanto controverso sia il tema che sta occupando il dibattito pubblico in

questi giorni. “Nella gestazione per altri non ci sono soltanto i desideri di genitorialità, le aspirazioni e i progetti della coppia committente. Ci sono persone concrete. Ci sono donne usate come strumento per funzioni riproduttive, con i loro diritti inalienabili annullati o sospesi dentro procedure contrattuali. Ci sono bambini esposti a una pratica che determina incertezze sul loro status e, quindi, sulla loro identità nella società”: se le contrarietà della Roccella includono sia lo sfruttamento del corpo femminile che il supposto trauma provocato ai nascituri, quelle dell’esponente della sinistra iberica si concentrano su quella che viene considerata ‘una forma di violenza contro le donne’. Entrambe ritengono che la soluzione più efficace per risolvere la questione sia rendere la maternità surrogata reato universale, ovvero perseguire anche chi vi ricorre all’estero. Sul fronte opposto invece, ovvero tra coloro che pensano che il modo migliore per affrontare le derive economiciste della gestazione per altri sia regolamentarla, impedendo la mercificazione del corpo femminile, ci sono tanto Cuca Gamarra, numero due del Partito Popular (il tema, ha dichiarato, “merita un dibattito profondo e sereno, perché tocca molte questioni morali, etiche e religiose”) quanto Marco Cappato e l’associazione Luca Coscioni che hanno anche presentato una proposta di legge (questo il punto centrale: “Trattare invece allo stesso modo, da un punto di vista legislativo, la decima gravidanza per altri di fatto imposta a una donna che versa in condizioni di miseria, e la prima ed unica gravidanza per altri scelta da una donna benestante che è già madre non è un modo per ridurre le discriminazioni, ma per aumentarle). Queste inusuali sinergie tra ‘diversi’ raccontano quanto la materia non sia catalogabile nell’archivio delle ideologie, ma mostrano anche la differenza tra chi vuole imporre a tutti il proprio modo di sentire e chi si applica per trovare un sistema per non penalizzare nessuno. In ambiti così sfumati e complessi le soluzioni dogmatiche non sono mai auspicabili.

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