"Cara Maria, sto bene": nel 1943 scrisse alla moglie dal campo di prigionia, la lettera arriva a casa 80 anni dopo

Una  storia questa    interessante   perché  anche  a  distanza  d'anno    fa capire il valore del messaggio scritto per lettera, ci dice che la carta ha ancora un valore inestimabile. Una comunicazione di ottant’anni fa è giunta oggi fino a noi” 


repubblica  12 APRILE 2023


"Cara Maria, sto bene": nel 1943 scrisse alla moglie dal campo di prigionia, la lettera arriva a casa 80 anni dopo                         
                                         di Raffaella Capriglia

A Mottola la figlia del soldato Pasquale e di Maria ha ricevuto commossa il messaggio. Il padre poi tornò a casa incolume, ma di quella lettera, con gli auguri di Natale e i baci per la compagna lontana, si erano smarrite le tracce finché un uomo a Firenze non l'ha trovata e spedita in Comune. Il sindaco: "C'è un filo che lega e riannoda tutto"
Nel novembre del 1943 scrisse a sua moglie da un campo di prigionia nei pressi di Berlino, ma la lettera non giunse mai a destinazione. Quella stessa missiva, di cui si erano perse le tracce, è stata recapitata nei giorni scorsi, dopo 80 anni. La storia arriva da Mottola, nel Tarantino, ed è il sindaco della cittadina, Giampiero Barulli, a raccontarla con un post su Facebook, allegando l'immagine della lettera.






"È il 1943. C'è la guerra - afferma il primo cittadino - e tutti i ragazzi sono al fronte a combattere. Tra di loro c'è Pasquale, soldato mottolese. È in un campo di prigionia nei pressi di Berlino e scrive una lettera a sua moglie Maria, rassicurandola sulle sue condizioni di salute. La lettera, però, non arriva a destinazione". Pasquale, invece, "torna incolume dalla guerra e vive serenamente con la moglie crescendo tre figli". "Passano 80 anni - aggiunge Barulli - e incredibilmente qualche giorno fa quella lettera arriva in Comune. Spedita da un signore di Firenze e subito consegnata alla figlia di Pasquale, che legge con grande commozione le dolci parole del padre. Altri tempi, altre vite". "Ma un filo, quello del destino - commenta il primo cittadino - che lega e riannoda tutto, persone, storie e ricordi".
La lettera fu spedita da uno dei campi di prigionia tedeschi Kriegsgefangenenlager (Kgfl). "Cara Maria, la mia salute è buona, perciò - si legge nella missiva postata dal sindaco - non devi essere in pensiero per me. Spero di poter avere presto tue notizie che spero siano buone. Con l'occasione ti invio gli auguri per il Natale. Baci affettuosi". Il timbro porta la data del 21 novembre 1943.
Il sindaco ha consegnato la lettera a casa della primogenita di Pasquale, Giuseppina Aloisio. La nipote Sonia Baiocco, figlia di Giuseppina, racconta il momento. “È stata una grande emozione, per me, per la mamma e per i miei familiari - dichiara Sonia, 44 anni -. Ritrovarsi in mano questa lettera è stata una sorpresa, sembra strano che sia giunta dopo tanti anni. Cercherò di contattare questo signore di Firenze e di portare i nostri ringraziamenti”. Pasquale Aloisio era “partito per la guerra quando era appena sposato e la nonna dovrebbe essere stata in attesa della sua prima figlia. mia madre”. Il ragazzo di Mottola, divenuto soldato e poi finito in un campo di prigionia tedesco, dovette quindi allontanarsi dalla famiglia.
“Tornò quando mia mamma aveva tre anni, aveva una lunga barba, che rasò poco dopo”, racconta la nipote. Intanto, “che io ricordi – spiega Sonia –, il nonno non era in grado di scrivere di suo pugno, quindi, evidentemente, qualcuno a lui vicino ha scritto la missiva, riportando i suoi pensieri. La mia mamma è stata felice di ritrovare un messaggio del suo papà dopo ben ottant’anni. Era emozionatissima…a distanza di tutti questi anni non si aspettava una cosa del genere. Il nonno rassicurava sulla sua salute, ma è commovente che si preoccupasse anche della salute dei suoi familiari e augurava, per tempo, buon Natale. Sarebbe stato bello che anche la nonna l’avesse potuta leggere, ma per lei l’abbiamo letta noi nipoti e i figli”. Pasquale Aloisio, tornato a Mottola, ha condotto una vita serena. Ha avuto tre figli, è stato nonno di 5 nipoti. È stato “bracciante agricolo, coltivava le sue campagne di cui si prendeva cura”. È morto 26 anni fa, a 75 anni. Sonia lo ricorda bene. Era un uomo “serio, ma anche molto ironico. Pur essendo apparentemente un po’ burbero con i figli, con noi nipoti era giocoso e scherzoso. Mi ha trasmesso il valore della vita, del sacrificio, l’essere semplici. Per esempio, da piccola guardavo la tv con i nonni.
C’era l’ora del telegiornale e ‘L’Almanacco’ e giocavo con una palla di stoffa, fatta dalla nonna da una manica della camicia del nonno”. Sonia custodisce dei ricordi particolari di quegli anni di prigionia del nonno, raccontati da Pasquale quando lei era bambina. “Raccontava che i tedeschi, quando gli ordinavano di fare qualcosa, si rivolgevano in modo imperativo - spiega Sonia - e che lui si sarebbe dovuto sbrigare per assolvere al compito richiesto. Dicevano: “Raus!” (tradotto “fuori!”, “via!”, oppure “andiamo”, ndr)”. Anni di difficoltà e sofferenza alleviati dal ricordo e dall’amore per i familiari, ma Pasquale “non entrava molto nei particolari. Molto probabilmente, i tedeschi lo avevano preso a simpatia, forse perché era ironico ma anche molto serio. Perciò, è riuscito a cavarsela nel campo di prigionia, mi diceva di essere molto fortunato per questo, perché altrimenti anche lui, come altri, sarebbe stato destinato ad essere fucilato”. Inoltre, “mi cantava la canzone che cantava con i commilitoni, dal titolo ‘Cara biondina’”. La famiglia di Pasquale Aloisio scriverà al signore fiorentino che ha ritrovato la lettera. “Lo contatteremo al suo indirizzo postale, per ringraziarlo e scoprire qualcosa in più sulla storia di questo biglietto - conclude la nipote -. Lo faremo per via epistolare, perché questo episodio fa capire il valore del messaggio scritto per lettera, ci dice che la carta ha ancora un valore inestimabile. Una comunicazione di ottant’anni fa è giunta oggi fino a noi”

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