22.10.13

Due viaggi al giorno, 300mila chilometri all’anno sulla 131 È il servizio di “noleggio con conducente a chiamata” Sassari-Cagliari e ritorno: vita in taxi dei fratelli Panai

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dalla  nuova  sardegna del 21\10\2013
SASSARI Si chiama Roberto come il mito De Niro, il grande Robert che nel 1976 interpretò Taxi Driver di Martin Scorsese strappando Oscar, trionfando a Cannes e nelle sale cinematografiche di mezzo mondo. Ha pure alcuni tratti somatici del Robert giovanile di casa a
Manhattan. E la simpatia e il sorriso. Ma nulla ha da dividere col marine Travis Bickle reduce dal Vietnam interpretato dall'attore neworchese. C'è sempre un taxi di mezzo (quello sassarese è oggi decisamente più elegante e confortevole). Ma la guerra del nostro tassista – tutta girata in Sardegna – è meno traumatica. È un percorso di vita quotidiana, per tutti i giorni dell'anno, da Sassari a Cagliari e viceversa. Anche quando a Campeda soffia la buriana e la neve ti blocca. Centocinquantamila chilometri all'anno per collegare le due più grandi città dell'isola per Roberto, altrettanti per il fratello Gigi. In due trecentomila chilometri all'anno. Sosta a Marrubiu in discesa verso il Capo di sotto, a Tramatza in salita al Capo di sopra. Di mattina alle 6 Roberto parte da Sassari e rientra alle 13 da Cagliari. Di sera partenza per Cagliari alle 14 con Gigi al volante e ripartenza per Sassari alle 18. Viaggi il più delle volte al gran completo. Segreto professionale. Clienti di tutti i tipi: cittadini comuni che devono andare negli ospedali, professori pendolari, studenti universitari, dirigenti pubblici e commercianti, frati e suore, consiglieri ma anche assessori regionali. E deputati. «Niente nomi, segreto professionale», dice scendendo da una lussuosa Mercedes Sprint classe E Viano nera parcheggiata nel colle di Monte Urpinu a Cagliari con vista sul Castello. Campanilista manco poco poco. Con convinzione dice: «Cagliari e Sassari sono due città sorelle, entrambe belle. Perché? Non sono belle Tempio e Ozieri? Lanusei e Alghero? Tutta bella è la Sardegna». È, suo malgrado, uno dei testimoni privilegiati del calvario della Carlo Felice cantiere eterno delle incompiute targate Sardegna con la maledizione di un'Anas che dei camel trophy obbligati dei sardi se ne strafrega. È, suo malgrado, testimone delle impennate della grande crisi economica, lui la paga soprattutto col prezzo dei carburanti («incidono per più del 35 per cento nella gestione della nostra azienda»). Goleador. Così parla Roberto Panai, 45 anni, celibe impenitente, a suo tempo ala destra e goleador del Latte Dolce, lettore appassionato dei libri del suo concittadino Alberto Capitta, fan di Manuela Arcuri («è una statua greca, l'ho portata alcune volte in discoteca»). Ha casa e officina nella zona di Tàniga Baldella, di fronte al san Camillo, 5mila metri di giardino usato per la rimessa. È anche lui, come molti imprenditori grandi e piccoli in Sardegna e in Italia, figlio d'arte. A ottenere la prima “licenza di noleggio da rimessa con conducente” era stato il padre, Antonino Panai, nato nel 1931 a Monteleone Roccadoria, fino al 1958 vive a Romana quando si trasferisce a Sassari per fare il tassista. Bastoni fra le ruote delle burocrazie comunali e prefettizie, inizia come tutti da abusivo, multe e contravvenzioni a gogò, fino a quando - anno 1975 - riesce a mettersi in regola e può usare la sua patente di guida Kb. Inizia con una Fiat 600 multipla. I primi viaggi con le insegnanti che dovevano raggiungere Alghero, Tottubella e Portotorres. I servizi di trasporto pubblico, si sa, in Sardegna sono un disastro. Panai ti viene e prendere a casa e ti lascia sull'uscio di scuola. Impara un po' di inglese e può dire di svolgere un servizio door to door, porta a porta. È un'altra cosa. Arriva la petrolchimica e per babbo Panai è la manna col viavai tra Portotorres e Sassari, dirigenti Sir da portare all'aeroporto di Fertilia. «Anche quindici viaggi al giorno faceva». Il lavoro cresce. Trasporta i giornali per La Nuova Sardegna in alta Gallura, Tempio, Santa Teresa, Arzachena, Palau, Olbia. «Si alzava all'una e mezzo di notte, alle due era in via Porcellana e poi a correre a portare il quotidiano». Arrivato a Sassari «si riposava quando poteva, poi sempre col volante in mano». Lascia le Fiat e passa alla Peugeot, e di macchine ne compra più d'una. Sposa Marianna Mazzone di Buddusò, è padre di otto figli, cinque donne, tre maschi. Roberto è il quinto. Dopo le elementari a San Donato, le medie e poi a lavorare. Le ciminiere della Marinella fumano meno ed è Roberto, col fratello Luigi, a diversificare. Nasce il collegamento quotidiano fra Cagliari e Sassari, con lo stesso metodo di papà Tonino, door to door, macchine pulite ed efficienti, prezzi quanto basta, cortesia. I pullman sono a nove posti. Silenziosi. Modelli preferiti Mercedes e Renault. Prenotazioni. Nasce così «il servizio collettivo a domicilio». Prima le telefonate per le prenotazioni arrivavano al telefono del bar di Antonino Dedola in corso Vico, di fronte alla stazione dei treni. «Oggi, con i telefonini, è molto più semplice per noi ma anche per i clienti. Le attese vengono ridotte al minimo sia quando prendiamo i clienti da casa o da un albergo sia quando li facciamo scendere nel punto che loro ci indicano». E scatta anche la diversificazione perché, col rispetto dei turni e degli orari di lavoro, le ruote girano anche di domenica. «Eravamo impegnati con le trasferte delle società sportive di atletica, basket, pallamano. Non sono mancati i guai perché spesso fioccavano contestazioni che ritenevano che il nostro fosse un servizio di linea e non, invece, un vero e proprio noleggio con conducente a chiamata. Anche oggi noi lavoriamo con i clienti che ci chiedono di essere presi in tale punto o in talaltro. Mica andiamo a sottrarre viaggiatori ai mezzi pubblici. C'è da lavorare per tutti». Emozioni. Da lavorare e, per tornare a Robert De Niro, anche da vivere emozioni di natura non proprio cinematografica. Succede questo. Roberto Panai martedì 18 giugno del 2002 deve fare una consegna alla Deutsche Bank di via Cocco Ortu, pieno centro nel quartiere San Benedetto di Cagliari. All'incirca è mezzogiorno. L'Italia è incollata ai televisori per seguire da Daejeon la partita della World Cup con la Corea del Sud, match che gli azzurri perdono anche per le follie arbitrali di Byron Moreno. Un rapinatore ha pensato di approfittarne ed eccolo entrare a mano armata nell'istituto di credito. Mascherato, si fa consegnare 7mila euro in contanti. Roberto Panai sta per entrare e si accorge di tutto. Il bandito se la cava bene con la porta girevole blindata ma esce, inforca una moto. Panai ha capito tutto, lo rincorre con un'altra moto all'altezza del teatro lirico di via Sant'Alenixedda, lo agguanta, lo immobilizza e lo consegna bell'e pronto alla volante della squadra mobile che era già stata avvisata e stava circondando la zona con i carabinieri. Panai dovrebbe ripartire per Sassari con i clienti ma deve rispondere alle domande degli inquirenti e firmare i verbali. Li avvisa: «Ripartiremo con qualche ora di ritardo». Sulla Carlo Felice diventa radiocronista placcatore dei rapinatori con pistola. Chissà quanto lo avranno ricompensato in banca. «Macché. Non m'hanni dadhu mancu un francu, solu grazie di lu diretori». Il giorno dopo è fatto santo sui giornali. Qualche cronista lo chiama eroe. Taxi porta a porta ma non solo. Anche servizi matrimoniali («uno degli ultimi c'è stato richiesto da una coppia di cinesi che hanno festeggiato in pompa magna al T hotel di Cagliari e hanno voluto una limousine tirata a lucido e bordata di fiocchi bianchi»). Un pullman da cinquanta posti, un altro da venti. Per altre esigenze. E poi il servizio da Corriere Espresso gestito da Pina, sorella di Roberto. Caffè a metà strada. La giornata di Roberto taxi driver comincia alle 5 del mattino. Alle sei è sotto casa dei clienti. E poi la grande marcia verso Cagliari con un caffè a metà strada. Durante le soste giornali o un bel libro. Rientro verso le 15-16. Lettura di altri giornali, controllo e pulizia dei mezzi e poi un po' di tivù, ma «solo quanto basta». Massimo alle 23 a nanna. In attesa della sveglia. Prima di ripercorrere cinquecento chilometri al giorno, perché «ci si sposta tanto in centro, sia a Sassari che a Cagliari». Soddisfatto? «E perché no? Di che cosa avrei potuto vivere? Di un impiego pubblico? Certo che no. Il grande merito è stato di mio padre che ha creduto in un servizio che proprio non esisteva e che oggi è diventato utile, ce lo dicono i clienti».

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