13.7.06

Le "case delle fate"

Leggenda sulla denominazione


La leggenda popolare sarda dice che in questi sepolcri abitassero delle fate che tessevano su telai d'oro mentre cantavano e poi vi morirono tramutate in pietra .

Un'altra leggenda dice che vi abitava una serie di streghe la più orribile si chiamava Orgìa Rabiosa, una maga impazzita e impietrita dal dolore, una Niobe della sagra protosarda nella quale si riconosce la figura decaduta e alterata della Gran Madre,dea delle acque e dell'amore fecondo.

E così questi ipogei vengono chiamati con il nome di domus de janas (case di fate o streghe) o di forru (de Luxia Rabiosa) o furreddos (forno,fornelli), o di conca o conchedda o percia (precca) per la figura cava del loro interno.

Ma non resta alcuna denominazione che riproduca l'uso originario delle grotticelle artificiali, che fu quello di sepolcro comune alla cellula sociale familiare (o anche di clan).


La domus de janas come abitazione eterna


La morte veniva vista come un sonno senza dimensioni, un sonno eterno come quello che avveniva nella casa di abitazione.

La tomba ha infatti un aspetto di casa in tutte le sue strutture architettoniche : soffitti imitanti le coperture lignee e con travi a raggiera o a spiovente di abitazioni rotonde e rettangolari, sostenuti da pilastri o colonne , nicchiette alle pareti in sostituzione degli stipi a muro delle capanne, alcove, sedili, fossette sul pavimento come nelle dimore dei vivi.

Le camerette sono chiuse dall'esterno da portelli sagomati con lastre di pietra o valve di legno sbarrate ingegnosamente con paletti come gli usci domestici. Fuori da queste stanzette troviamo dei padiglioni sotto roccia che  adempiono alla funzioni di atrio, qui riservati agli atti della pietas del clan  verso il defunto-antenato, ripetendo la forma del vestibolo che nelle capanne, era un po' il luogo delle attese e lo spazio delle "parole perdute" della famiglia e dei vicini.


Si e' propensi a credere che questo nuovo rito della sepoltura collettiva sia orientale e da lì si sia poi diffuso.

E' certo comunque che la domus de janas sarda segna un aspetto particolare della forma mediterranea ad ipogeo con collegamenti vari, ma solo parziali con esempi della stessa forma in Sicilia, Spagna, e Francia, cioè soprattutto del mondo "megalitico" occidentale.




Si contano in tutta l'isola piu' di 1000 domus de janas con una frequenza locale e numerica maggiore (480) nella Sardegna settentrionale ed in provincia di Sassari.

Sono scavate in prevalenza nel granito e nella trachite, di meno nel calcare, basalto marna.


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