Nel 1555 sale al soglio pontificio all’età di 79 anni il cardinale Carafa col nome di Paolo IV. Per capirci, quello di Q, dei Wu Ming.
Uno dei suoi primi atti è riprendere la persecuzione antiebraica, con la vergognosa bolla Cum nimis absurdum del 14 luglio 1555, che amplia le decisioni del Concilio Laterano del 1215
La bolla papale specifica che se il numero degli ebrei è limitato, questi devono abitare in un’unica casa, la casa dell’ebreo. In un’unica strada, la giudecca, se impossibilitati ad occupare una abitazione sola; altrimenti in più strade, purché appositamente delimitate da un muro e con entrate ed uscite sbarrate da cancelli, il ghetto. All’interno di questo ‘serraglio o chiuso degli ebrei’ può esservi un’unica sinagoga.
E' poi ripristinato l'obbligo medievale, che nel Novecento riprenderanno i Nazisti, di indossare un segno distintivo. Un cappello giallo, poi rosso, per gli uomini e un velo dello stesso colore per le donne, uguale a quello che portamo le prostitute.
Per ebrei vi è divieto assoluto di trattare e parlare con Cristiani se non per necessità di lavoro; possono praticare solo il commercio degli abiti usati e della roba vecchia o tenere un banco di prestito il cui tasso di interesse non poteva superare il 12% e i loro banchi non devono essere aperti nei giorni festivi cristiani; proibizione di tenere le scritturazioni nei libri dei prestiti in caratteri ebraici;proibizione di tenere nutrici e domestici cristiani. Infine gli ebrei non devono possedere proprietà immobiliari
La Comunità di Roma che si compone di 1500 persone, la maggiore d’Italia - offre 40 mila scudi per fare abrogare questa bolla; ma invano.
Nell'Urbe entra subito in vigore l’obbligo del segno distintivo e a spese degli ebrei si costruiscono le mura del ghetto.
Uguale provvedimento viene esteso anche a Bologna, dove sono ben undici sinagoghe, e la Corporazione ebraica dei cambiavalute; i 900 ebrei bolognesi sono rinchiusi nel ghetto l’8 maggio 1556.
Entro sei mesi gli Ebrei devono vendere le loro proprietà. E dato che non possono possedere neppure le case del ghetto, nelle quali pure dovevano abitare, perché non fossero soggetti a continui ricatti, viene fissata una legge, detta, con espressione ibrida, Jus hazakkà, che regolava i rapporti fra i proprietari delle e gli inquilini ebrei.
Situazione che a Roma fa arricchire in maniera spudorata i Cenci. Lo scandalo avviene ad Ancona,dove un gruppo di marrani portoghesi, fra i quali si trovava il famoso medico Amato Lusitano, aveva trovato rifugio ottenendo garanzia di protezione da parte dei papi.
Paolo IV non solo revoca la concessione, ma organizza uno spaventoso auto da fè in una piazza della città. 24 Marrani sono mandati al rogo, gli altri in carcere o a remare sulle galee dei cavalieri di Malta.
Questi avvenimenti suscitano enorme impressione ovunque. Il Sultano eleva una protesta chiedendo il rilascio dei prigionieri, ai quali promette la sudditanza turca. Alle proteste si unisce la città di Ancona.
Da Costantinopoli una marrana, Dofia Gracia Mendes, che aveva vissuto a Ferrara, organizza il boicottaggio del porto di Ancona a favore di quello di Pesaro, che apparteneva al Duca di Urbino. Anche a Ferrara, malgrado l’opposizione del duca Alfonso d’Este, si insedia il Sant’Uffizio, che incrudelisce anche contro dotti ebrei, fra cui Isaac Abravanel.
Nel 1559 finalmente il terribile vagliardo muore. Il popolo, stanco del regime di terrore,assalta e distrugge il palazzo dell’Inquisizione, e trascina per le vie della città la statua del papa, che si trovava in Campidoglio, dopo averle messo in testa un cappello giallo.
E Pasquino così commentò
Carafa in odio al diavolo e al cielo è qui sepolto
col putrido cadavere; lo spirito Erebo ha accolto.
Odiò la pace in terra, la prece ci contese,
ruinò la chiesa e il popolo, uomini e e cielo offese;
infido amico, supplice ver l'oste a lui nefasta.
Di più vuoi tu saperne? Fu papa e tanto basta.
Tornando ai difficili rapporti tra papi della Controriforma ed ebrei, Pio IV mitiga le restrizioni di papa Carafa.
Ma il peggio deve ancora venire. Pio V, il 26 febbraio 1569 emana la bolla Hebraeorum gens..., con cui ordinava che gli Ebrei fossero cacciati da tutte le Terre del Papa, ad eccezione di Ancona e Roma. In più le due comunità sono quindi oberate della spaventosa tassa di 10 scudi per ciascuna delle 115 sinagoghe distrutte, che erano state a suo tempo tassate con la bolla Cum nimis absurdum a favore della Casa dei Catecumeni.
Gli Ebrei di Bologna, città che dal 1506 fa parte dello Stato pontificio, passano allora nel vicino territorio degli Estensi; e siccome la bolla di papa Pio V ordinava anche la distruzione di tutto ciò che potesse ricordare l’esistenza di una Comunità ebraica, compresi i cimiteri, i profughi portano con sè anche i loro morti, che seppelliscono nel cimitero di Pieve di Cento. Dell’antico cimitero ebraico bolognese sono stati ritrovati quattro cippi, che si trovano ora al Museo Civico.A Palestrina, per l'impressione provocata dall'evento, la zona del quartiere ebraico viene da quel momento chiamata dello Scacciato. Questo evento provoca la nascita di parecchi cognomi ebraici romani, come Tagliacozzo, Tivoli, Veroli, Frascati, Marino, Di Segni, Di Capua, Di Nola, che ricordano le loro comunità d'origine
1 commento:
Che personcina simpatica, questo Paolo IV.
Eccezzziunale veramente,
Leela
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