Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley
Perdido en el
corazon
De la grande Babylon
Me dicen
el clandestino
Por no llevar papel
Pa' una ciudad
del norte
Yo me fui a trabajar
Mi vida la deje
Entre Ceuta
y Gibraltar
Soy una raya
en el mar
Fantasma
en la ciudad
Mi vida va prohibida
Dice la autoridad
Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Por no llevar papel
Perdido en el
corazon
De la grande Babylon
Me dicen
el clandestino
Yo soy
el quiebra ley
Mano Negra
clandestina
Peruano clandestino
Africano clandestino
Marijuana ilegal
Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley
Perdido en el
corazon
De la grande Babylon
Me dicen
el clandestino
Por no llevar papel
Peruano clandestino
Nigeriano
clandestino
Boliviano
clandestino
Mano Negra ilegal
Proprio mentre in radio va questa canzone leggo sul giornale di questa storia di cui parla Michele Serra
<<
Iris, baby sitter eroe e clandestina
Una ragazza honduregna, in Italia senza documenti, è morta nel mare dell'Argentario nel tentativo, riuscito, di salvare la bimba che le era stata affidata. La sua storia ricalca quella dell'operaio senegalese scomparso due estati fa nel mare toscano mentre cercava di soccorrere un bagnante italiano in difficoltà tra le onde.
Si tratta di comportamenti esemplari, di quelli che si imprimono nei sentimenti di una comunità e lasciano una scia di gratitudine.
E fanno da utile contrappasso alle fosche cronache di stupri e altri delitti che - quando commessi da immigrati - sollevano un'onda di comprensibile diffidenza, frammista a inammissibile pregiudizio.
Al netto di questa equivoca contabilità, che la politica intorbida e falsifica, quanto rimane è in realtà molto più semplice e insieme molto più potente. Rimane la presenza silenziosa e indispensabile, accanto ai nostri vecchi e ai nostri bambini, di un piccolo esercito di stranieri che li accudiscono in nostra vece, in cambio di un salario che per gli italiani è trascurabile, ma per gli immigrati equivale al mantenimento in patria dei loro figli e dei loro anziani, abbandonati a oceani di distanza con indicibile patimento.
La fine generosa e memorabile di questa tata senza contratto dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto seria e preziosa sia l'opera di questi assistenti familiari, senza i quali la complicata e spesso turbinosa dinamica delle nostre vite si troverebbe scoperta e vulnerabile.
Piuttosto che litigare astrattamente sulle questioni della compatibilità culturale, delle difficoltà di inserimento, del faticoso impatto con usi e costumi, sarebbe più realistico e insieme più civile prendere atto del formidabile e insostituibile servigio che queste persone, già da tempo, assicurano a una società - la nostra - non più avvezza alla cura quotidiana dei figlioli e dei genitori anziani.
Un mondo iper-adulto, concentratissimo su vita lavorativa e consumi, che fatica a badare a tutto ciò che sta prima e dopo della produzione: l'infanzia e la vecchiaia. E ha trovato negli immigrati un supporto di incalcolabile valore economico, e di ancora più straordinario valore sociale.
Il lavoro delle baby-sitter, delle e dei badanti, implica una supplenza affettiva ben nota a chiunque ne abbia esperienza, spesso sentendosene rassicurato ben al di là della paga corrisposta. (Né le salaci storie su anziani raggirati da giovani badanti dell'Est vanno poi prese troppo sul serio: se non per aggiungere, magari, che lo smacco degli eredi rimasti a bocca asciutta spesso non vale l'insperata felicità senile del cosiddetto raggirato...).
E dunque, se davvero queste persone, ormai a centinaia di migliaia, rammendano gli sbreghi della nostra vita familiare, assistono chi è solo, imboccano neonati e puliscono vecchi, la cosa più ovvia e urgente da fare sarebbe buttare uno sguardo davvero politico sul loro status. E davvero politico, ovviamente, significa l'esatto contrario delle risse ideologiche su Est, Ovest, Nord e Sud.
Significa sveltire l'accidiosa burocrazia che rende infernali le pratiche di cittadinanza e di ricongiungimento (chi scrive ha passato una notte sul marciapiede della Questura di Bologna per verificare l'inutile bivacco degli immigrati in coda davanti a uno sportello che si sarebbe aperto la mattina successiva). Significa verificare che i datori di lavoro mettano in regola persone che hanno un compito così intimo, e così delicato: nessuno è meno clandestino di colui che ti abita in casa.
Significa provare a mettere ordine in una branca così nevralgica del lavoro precario, capire se i salari sono adeguati alle prestazioni, agevolare l'inserimento di queste persone a partire dal riconoscimento di ciò che già è in atto, il lavoro reso, il sostegno fornito, l'intelligenza spesso sorprendente con la quale gente venuta dall'altro capo del mondo afferra le nostre situazioni, le affronta, le sbroglia: e poche situazioni, questo è sicuro, sono più complicate da affrontare, anche psicologicamente, come l'assistenza ai vecchi e ai bambini.
Poi, ovviamente, è anche giusto discutere sul numero di anni necessario per assumere la cittadinanza. Sulle barriere da erigere contro i tabù religiosi, qualora configgano con le nostre leggi, e contro le violenze di tipo tribale o familiare. Ma sono discussioni che è meglio fare levando spazio ai fantasmi del futuro, e dandone il più possibile al bilancio concreto degli ultimi anni.
E in ogni modo la cittadinanza italiana, almeno postuma, si può conquistare anche in tre minuti, salvando la vita alla bambina che ti è stata data in consegna e poi sparendo in quel mare che ospita, ormai, così tanti migranti che il conto è perduto.
>>
Ora mi viene in mente "Kowalsky" dei Gang ed in particolare questo pezzo : << [...] Kowalsky come un gallo\tirando le sue frecce \chiese a Robin Hood\"quante sono le tue stanze\che fanno la tua terra?\la mia si chiama guerra\non ci tornerò più" [...] >> qui il testo integrale .
Ora mi chiedo se invece di denunciare chi cerca di far uscire dalla clandestinità gli extrra comunitari dandogli un lavoro onesto , anzi che lasciarli in balia dei novi mercanti di schiavi che li fanno entrare clandestinamente e li constringono per pagare il passaggio a prostituirsi o a spacciare o a vendere paccotiglia o dvd e cd masterizzati e merce falsa , talvolta anche a sotto costo perchè perchè il padrone gli paghi le nostre "bene amate" forze dell'ordine arrestassero e faccessero più controlli versi : 1) chi produce tali cose ; 2) chi li schiavizza facendoli fare tali cose . la clandestinità sarebbe più umana . E se i nostri beneamati pitici non m'importa se di destra o di sinistra ( lo so d'essere qualunquista , ma purtroppo , provando tali cose sulla mia pelle avendo mia nonna novantenne bisogno di una bandante che l'assista perchè non più sufficente e nessuna o sempre di meno fra gli italiani la vogliono fare , si ricorre agli eìxtracomunitari ) mettessero da parte per una volta le loro beghe ... ehm contrasti .... e facessero una buona legge sull'immigrazione sarebbe un segno di civiltà .
Concludo rispondendo alle email che m'arrivano e anticipando sicuiramente quelle che m'arriveranno dopo questo post
1) che io sono per il numero chiuso , ma fatto in maniera civile e democratica e non come la Bossi - Fini non perchè sonoi razzista o conservatore , ma perchè non possiamo accogliere tutti , per evitare d'alimentare ulteriormnente forme di capo espriatorio e di razzismoi spicciolo tiopo : << ci fregano il lavoro , ci fregano le case , ecc >> che già covano sotto la cenere .
2) per la cittadinanza breve che preveda una conoscenza delal nostra lingua e delle nostre legge ( se senza per questo che l'iimmigrato sia costretto a ripudiare le sue usanze e le sue tradizioni per potersi omlogare a noi , ma che integri al sua cultura con la nostra ripudiando ogni forma di fanatismo o fondamentalismo estremo
3) un miglioramento e uno snellimento nel concedere lo statui di rifugiato politico dato che molti d'essi vengono da dove ci sono dittature e guerre .
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Iris, baby sitter eroe e clandestina
senza permesso di soggiorno
Una ragazza honduregna, in Italia senza documenti, è morta nel mare dell'Argentario nel tentativo, riuscito, di salvare la bimba che le era stata affidata. La sua storia ricalca quella dell'operaio senegalese scomparso due estati fa nel mare toscano mentre cercava di soccorrere un bagnante italiano in difficoltà tra le onde.
Si tratta di comportamenti esemplari, di quelli che si imprimono nei sentimenti di una comunità e lasciano una scia di gratitudine.
E fanno da utile contrappasso alle fosche cronache di stupri e altri delitti che - quando commessi da immigrati - sollevano un'onda di comprensibile diffidenza, frammista a inammissibile pregiudizio.
Al netto di questa equivoca contabilità, che la politica intorbida e falsifica, quanto rimane è in realtà molto più semplice e insieme molto più potente. Rimane la presenza silenziosa e indispensabile, accanto ai nostri vecchi e ai nostri bambini, di un piccolo esercito di stranieri che li accudiscono in nostra vece, in cambio di un salario che per gli italiani è trascurabile, ma per gli immigrati equivale al mantenimento in patria dei loro figli e dei loro anziani, abbandonati a oceani di distanza con indicibile patimento.
La fine generosa e memorabile di questa tata senza contratto dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto seria e preziosa sia l'opera di questi assistenti familiari, senza i quali la complicata e spesso turbinosa dinamica delle nostre vite si troverebbe scoperta e vulnerabile.
Piuttosto che litigare astrattamente sulle questioni della compatibilità culturale, delle difficoltà di inserimento, del faticoso impatto con usi e costumi, sarebbe più realistico e insieme più civile prendere atto del formidabile e insostituibile servigio che queste persone, già da tempo, assicurano a una società - la nostra - non più avvezza alla cura quotidiana dei figlioli e dei genitori anziani.
Un mondo iper-adulto, concentratissimo su vita lavorativa e consumi, che fatica a badare a tutto ciò che sta prima e dopo della produzione: l'infanzia e la vecchiaia. E ha trovato negli immigrati un supporto di incalcolabile valore economico, e di ancora più straordinario valore sociale.
Il lavoro delle baby-sitter, delle e dei badanti, implica una supplenza affettiva ben nota a chiunque ne abbia esperienza, spesso sentendosene rassicurato ben al di là della paga corrisposta. (Né le salaci storie su anziani raggirati da giovani badanti dell'Est vanno poi prese troppo sul serio: se non per aggiungere, magari, che lo smacco degli eredi rimasti a bocca asciutta spesso non vale l'insperata felicità senile del cosiddetto raggirato...).
E dunque, se davvero queste persone, ormai a centinaia di migliaia, rammendano gli sbreghi della nostra vita familiare, assistono chi è solo, imboccano neonati e puliscono vecchi, la cosa più ovvia e urgente da fare sarebbe buttare uno sguardo davvero politico sul loro status. E davvero politico, ovviamente, significa l'esatto contrario delle risse ideologiche su Est, Ovest, Nord e Sud.
Significa sveltire l'accidiosa burocrazia che rende infernali le pratiche di cittadinanza e di ricongiungimento (chi scrive ha passato una notte sul marciapiede della Questura di Bologna per verificare l'inutile bivacco degli immigrati in coda davanti a uno sportello che si sarebbe aperto la mattina successiva). Significa verificare che i datori di lavoro mettano in regola persone che hanno un compito così intimo, e così delicato: nessuno è meno clandestino di colui che ti abita in casa.
Significa provare a mettere ordine in una branca così nevralgica del lavoro precario, capire se i salari sono adeguati alle prestazioni, agevolare l'inserimento di queste persone a partire dal riconoscimento di ciò che già è in atto, il lavoro reso, il sostegno fornito, l'intelligenza spesso sorprendente con la quale gente venuta dall'altro capo del mondo afferra le nostre situazioni, le affronta, le sbroglia: e poche situazioni, questo è sicuro, sono più complicate da affrontare, anche psicologicamente, come l'assistenza ai vecchi e ai bambini.
Poi, ovviamente, è anche giusto discutere sul numero di anni necessario per assumere la cittadinanza. Sulle barriere da erigere contro i tabù religiosi, qualora configgano con le nostre leggi, e contro le violenze di tipo tribale o familiare. Ma sono discussioni che è meglio fare levando spazio ai fantasmi del futuro, e dandone il più possibile al bilancio concreto degli ultimi anni.
E in ogni modo la cittadinanza italiana, almeno postuma, si può conquistare anche in tre minuti, salvando la vita alla bambina che ti è stata data in consegna e poi sparendo in quel mare che ospita, ormai, così tanti migranti che il conto è perduto.
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Ora mi viene in mente "Kowalsky" dei Gang ed in particolare questo pezzo : << [...] Kowalsky come un gallo\tirando le sue frecce \chiese a Robin Hood\"quante sono le tue stanze\che fanno la tua terra?\la mia si chiama guerra\non ci tornerò più" [...] >> qui il testo integrale .
Ora mi chiedo se invece di denunciare chi cerca di far uscire dalla clandestinità gli extrra comunitari dandogli un lavoro onesto , anzi che lasciarli in balia dei novi mercanti di schiavi che li fanno entrare clandestinamente e li constringono per pagare il passaggio a prostituirsi o a spacciare o a vendere paccotiglia o dvd e cd masterizzati e merce falsa , talvolta anche a sotto costo perchè perchè il padrone gli paghi le nostre "bene amate" forze dell'ordine arrestassero e faccessero più controlli versi : 1) chi produce tali cose ; 2) chi li schiavizza facendoli fare tali cose . la clandestinità sarebbe più umana . E se i nostri beneamati pitici non m'importa se di destra o di sinistra ( lo so d'essere qualunquista , ma purtroppo , provando tali cose sulla mia pelle avendo mia nonna novantenne bisogno di una bandante che l'assista perchè non più sufficente e nessuna o sempre di meno fra gli italiani la vogliono fare , si ricorre agli eìxtracomunitari ) mettessero da parte per una volta le loro beghe ... ehm contrasti .... e facessero una buona legge sull'immigrazione sarebbe un segno di civiltà .
Concludo rispondendo alle email che m'arrivano e anticipando sicuiramente quelle che m'arriveranno dopo questo post
1) che io sono per il numero chiuso , ma fatto in maniera civile e democratica e non come la Bossi - Fini non perchè sonoi razzista o conservatore , ma perchè non possiamo accogliere tutti , per evitare d'alimentare ulteriormnente forme di capo espriatorio e di razzismoi spicciolo tiopo : << ci fregano il lavoro , ci fregano le case , ecc >> che già covano sotto la cenere .
2) per la cittadinanza breve che preveda una conoscenza delal nostra lingua e delle nostre legge ( se senza per questo che l'iimmigrato sia costretto a ripudiare le sue usanze e le sue tradizioni per potersi omlogare a noi , ma che integri al sua cultura con la nostra ripudiando ogni forma di fanatismo o fondamentalismo estremo
3) un miglioramento e uno snellimento nel concedere lo statui di rifugiato politico dato che molti d'essi vengono da dove ci sono dittature e guerre .
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1 commento:
A mio parere un buon inizio sarebbe che la gente capisse che il mondo è di tutti e non si può ( non si deve ) considerare una frontiera come un muro domestico, ma considerarla invece come l' unica grande casa che è il mondo. Non è giusto a mio avviso che molti popoli non siano liberi di potersi spostare come meglio credono all'interno del globo e molti altri ( tra cui noi per esempio ) invece si. E' giusto che esistano delle frontiere economiche e legislative ma non dovrebbero esistere frontiere fisiche. Ogni persona ha il diritto di stabilirsi dove preferisce e dove meglio gli si adatta la vita. ( tutto questo è ovviamente un mio personalissimo pensiero ) . Buona notte a tutti.
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