Sulla ragazza uccisa qualche giorno fà ho letto un interessante articolo sulla nuova sardegna ( giornale repubblica - espresso ) del15\08\2006 che qui riporto insieme ad alcune mie considerazioni suffragate da mie considerazioni e ricerche in giro sulla rete
<<
di Mino Fuccillo
QUELL’INACCETTABILE CULTURA DELLA LAMA AFFILATA
La parabola del semaforo la racconta a un Tg italiano un distinto signore pakistano. All’aspetto il narratore di pakistano ha nulla, tranne i tratti somatici. Per il resto, abito occidentale, padronanza della nostra lingua, un tratto nel dire e nel porgersi che mostra come gli anni in Italia abbiano su di lui lavorato e “integrato”. Lui sa di telecamere e di buone maniere, odora di buon reddito. Non ha fame, non è emarginato, nè economicamente nè culturalmente. Lui la sua cultura l’ha scelta sapendo che ce ne sono altre al mondo. Ed è dalla sua cultura che trae la parabola, entrambe ammonitrici, orgogliose, feroci.
Racconta il pakistano integrato a chi gli domanda del perchè un padre, uno zio e un cognato pakistani sgozzano una figlia che non obbedisce, racconta e insieme predica: «Come sai per strada ci sono i semafori e i cartelli. Chi segue le indicazioni arriva a casa sano e salvo, chi non osserva i semafori e le prescrizioni ammazza se stesso o si fa ammazzare».
La morale della favola è scoperta e sprezzante: i semafori sono gli ordini della famiglia e della tradizione, chi passa col rosso muore, se l’è cercata e non è delitto, non assassinio ma suicidio. Islam? Corano? Qui le fonti di questa morale del domestico mattatoio? Tagliata la gola, l’hanno sepolta secondo il rito musulmano, ma la religione e il precetto coranico sono solo la confezione che incarta la sostanza. E la sostanza è altra, è quella di una cultura e società contadine, in cui la famiglia è tribù e la donna è proprietà maschile.
La sostanza è il delitto d’onore, la donna come stazzo e vaso da riproduzione, animale da letto e da cortile. Una società e una cultura che c’erano, e ammazzavano, anche da noi cristiani, neanche tanto tempo fa. Ma, se questa è la cultura che liberamente si è scelto e liberamente propina il pakistano integrato della Val Trompia, allora non ci deve essere verso la sua cultura multiculturalismo, integrazione, tolleranza. In una parola, spazio.
E’ una cultura che va battuta, estirpata. Con altra e migliore cultura perchè migliore e non solo diversa è la cultura della libertà individuale e del diritto della persona. E con la legge e la repressione perchè il delitto compiuto in nome di una cultura assassina è aggravante e non attenuante.
Quelli del pakistano integrato, dialogante, arrogante, sono semafori illegali. Nessuno ha il diritto di accenderli, non nella nostra società e neanche in casa propria perchè nessuno ha il diritto di stabilire che in casa propria i diritti umani non valgono. E l’involucro, la confezione fanno da riparo e alibi: l’Islam usato come ideologia di sostegno ad una società violenta e autoritaria.
Anche il cristianesimo ha vissuto questa fase storica ed è un rischio di tutte le religioni monoteiste. Secoli e sangue per imparare che Cristo non sta con chi sgozza in apparenza in suo nome ma in realtà per il suo interesse di casta, famiglia, tribù, potere.
Anche Allah è altrettanto innocente, religione e cultura della lama affilata possono essere separate, non sono la stessa storia anche se nella storia sovente hanno coinciso. Ma a tenerle distinte è soprattutto la cultura laica, in terra d’Islam una bestemmia, da noi un’inferma vecchia signora.
<<
di Mino Fuccillo
QUELL’INACCETTABILE CULTURA DELLA LAMA AFFILATA
La parabola del semaforo la racconta a un Tg italiano un distinto signore pakistano. All’aspetto il narratore di pakistano ha nulla, tranne i tratti somatici. Per il resto, abito occidentale, padronanza della nostra lingua, un tratto nel dire e nel porgersi che mostra come gli anni in Italia abbiano su di lui lavorato e “integrato”. Lui sa di telecamere e di buone maniere, odora di buon reddito. Non ha fame, non è emarginato, nè economicamente nè culturalmente. Lui la sua cultura l’ha scelta sapendo che ce ne sono altre al mondo. Ed è dalla sua cultura che trae la parabola, entrambe ammonitrici, orgogliose, feroci.
Racconta il pakistano integrato a chi gli domanda del perchè un padre, uno zio e un cognato pakistani sgozzano una figlia che non obbedisce, racconta e insieme predica: «Come sai per strada ci sono i semafori e i cartelli. Chi segue le indicazioni arriva a casa sano e salvo, chi non osserva i semafori e le prescrizioni ammazza se stesso o si fa ammazzare».
La morale della favola è scoperta e sprezzante: i semafori sono gli ordini della famiglia e della tradizione, chi passa col rosso muore, se l’è cercata e non è delitto, non assassinio ma suicidio. Islam? Corano? Qui le fonti di questa morale del domestico mattatoio? Tagliata la gola, l’hanno sepolta secondo il rito musulmano, ma la religione e il precetto coranico sono solo la confezione che incarta la sostanza. E la sostanza è altra, è quella di una cultura e società contadine, in cui la famiglia è tribù e la donna è proprietà maschile.
La sostanza è il delitto d’onore, la donna come stazzo e vaso da riproduzione, animale da letto e da cortile. Una società e una cultura che c’erano, e ammazzavano, anche da noi cristiani, neanche tanto tempo fa. Ma, se questa è la cultura che liberamente si è scelto e liberamente propina il pakistano integrato della Val Trompia, allora non ci deve essere verso la sua cultura multiculturalismo, integrazione, tolleranza. In una parola, spazio.
E’ una cultura che va battuta, estirpata. Con altra e migliore cultura perchè migliore e non solo diversa è la cultura della libertà individuale e del diritto della persona. E con la legge e la repressione perchè il delitto compiuto in nome di una cultura assassina è aggravante e non attenuante.
Quelli del pakistano integrato, dialogante, arrogante, sono semafori illegali. Nessuno ha il diritto di accenderli, non nella nostra società e neanche in casa propria perchè nessuno ha il diritto di stabilire che in casa propria i diritti umani non valgono. E l’involucro, la confezione fanno da riparo e alibi: l’Islam usato come ideologia di sostegno ad una società violenta e autoritaria.
Anche il cristianesimo ha vissuto questa fase storica ed è un rischio di tutte le religioni monoteiste. Secoli e sangue per imparare che Cristo non sta con chi sgozza in apparenza in suo nome ma in realtà per il suo interesse di casta, famiglia, tribù, potere.
Anche Allah è altrettanto innocente, religione e cultura della lama affilata possono essere separate, non sono la stessa storia anche se nella storia sovente hanno coinciso. Ma a tenerle distinte è soprattutto la cultura laica, in terra d’Islam una bestemmia, da noi un’inferma vecchia signora.
concordo pienamente con questo articolo infatti come dice l'enciclopedia online wikipedia alla voce fondamentalismo islamico : << Malgrado si corra per di più il rischio di impostare il discorso in modo eurocentrico, l'espressione "fondamentalismo" ha una qualche giustificazione se si ricorderà l'auto-definizione dei "militanti" islamici che usano il sostantivo asāsiyyūn (dall'arabo asās: "basi, fondamenta"). Solo e soltanto in questo delimitato senso, dunque, sarà lecito usare un termine (fondamentalismo) che, correttamente, dovrebbe attribuirsi al solo fenomeno cristiano nordamericano, sviluppatosi a partire dal XIX secolo. Del pari imprecisa sarà la definizione - spesso adottata dai mass media di "integralismo" islamico dal momento che il sostantivo "integralismo" e l'aggettivo "islamico" costituiscono né più né meno che una tautologia, per la difficoltà tutta islamica di accettare un sistema religioso la cui visione degli aspetti mondani e ultramondani non sia, per definizione, "integrale". I musulmani, infatti, vogliono dare (e finora danno) del mondo una lettura basata sull'inseparabile connubio fra fede extra-mondana e obbligatorietà di operare nel mondo in accordo con i principi professati, racchiusa dall'espressione dīn wa dunya, ovvero "religione e mondo", realtà entrambe nelle quale si deve esprimere qualsiasi credente musulmano.È infatti miscredenza per un credente musulmano riserbare l'espressione della propria fede a una sfera puramente intima o emozionale della propria coscienza, agendo in modo mimetico nella realtà fenomenologica. L'unica eccezione ammessa per separare i due aspetti della propria fede è quando il musulmano venga a trovarsi in una condizione di grave e imminente pericolo per sé e la propria fede, in ambienti quindi fortemente ostili. In questo caso è perfettamente legittimo il ricorso all'espediente della taqiya che prevede la prudente dissimulazione della fede: fenomeno questo particolarmente sviluppatosi in ambito sciita.Una definizione del fenomeno che potrebbe essere maggiormente accettabile è quella di "Islam radicale" (nel puro senso letterale di ritorno alle "radici" della fede islamica") o - per quanto maggiormente ambiguo - di "Islam militante". Una considerazione che fa comunque preferire la definizione di "fondamentalismo" potrebbe scaturire dalla somiglianza fra il valore protestante della lettura "autonoma" e non guidata dei Testi Sacri. In ambito islamico infatti, per la mancanza di una Chiesa docente, il fedele musulmano è autorizzato a dare un'interpretazione personale dei testi sacri (Corano e Sunna), pur in stretta connessione con la tradizione ininterrotta degli studi di "scienze religiose" prodotti in oltre 14 secoli di lavoro intellettuale. L'Islam "radicale" ha datto negli ultimi decenni nuova spinta a un'autonoma re-interpretazione della Tradizione islamica, ripudiando ciò che essi definiscono "moderatismo" delle gerarchie informali religiose (ulema, mufti e simili), accusate di complicità col potere costituito nel mondo islamico, nella stragrande maggioranza dei casi fortemente autoritario, se non addirittura dittatoriale, e accusato di complicità con l'Occidente agnostico o ateo (la polemica contro il Cristianesimo o l'Ebraismo) appartiene solo ad alcune frange del movimento "fondamentalista" islamico). Il potere vigente nei Paesi islamici è per questo giudicato "empietà" e del tutto incapace di rispondere ai bisogni reali della Umma islamica, lacerata dall'urto e dal confronto con una modernità che viene considerato del tutto estraneo e antagonistico rispetto ai valori fondanti dell'Islam (.... continua qui )
Tale concezione di un islam non fanatico e " moderato" si può desumere la biografia di malcom x ed in particolare la fase che Il 13 aprile del 1964, Malcolm lasciò gli Stati Uniti per recarsi in viaggio prima in Egitto e poi a Jeddah, in Arabia Saudita. Non essendo in grado di parlare arabo, e avendo un passaporto statunitense, ebbe qualche difficoltà a entrare nel paese; tuttavia, grazie all'intervento della stessa famiglia reale saudita, riuscì alla fine a completare il suo pellegrinaggio. Durante questa esperienza religiosa, arrivò per la prima volta a concepire l'Islam come una religione capace di abbattere qualsiasi barriera razziale.Il 21 maggio 1964, Malcolm X tornò negli Stati Uniti come sunnita, col nuovo nome El-Hajj Malik El-Shabazz. Durante un importante discorso indirizzato all'intera nazione, proclamò:<< I diritti umani sono qualcosa che avete dalla nascita. I diritti umani vi sono dati da Dio. I diritti umani sono quelli che tutte le nazioni della Terra riconoscono. In passato, è vero, ho condannato in modo generale tutti i bianchi. Non sarò mai più colpevole di questo errore; perché adesso so che alcuni bianchi sono davvero sinceri, che alcuni sono davvero capaci di essere fraterni con un nero. Il vero Islam mi ha mostrato che una condanna di tutti i bianchi è tanto sbagliata quanto la condanna di tutti i neri da parte dei bianchi. Da quando alla Mecca ho trovato la verità, ho accolto fra i miei più cari amici uomini di tutti i tipi - cristiani, ebrei, buddhisti, indù, agnostici, e persino atei! Ho amici che si chiamano capitalisti, socialisti, e comunisti! Alcuni sono moderati, conservatori, estremisti - alcuni sono addirittura degli "Zio Tom"! Oggi i miei amici sono neri, marroni, rossi, gialli e bianchi! >> Insieme a A. Peter Bailey e altri, Malcolm fondò il distaccamento statunitense della Organizzazione per l'Unità Afro-americana o OAAU. Ispirandosi alla Organizzazione per l'Unità Africana (OAU), la OAAU decise di adottare un atteggiamento non religioso e non settario nella difesa dei diritti umani
Per concludere segnalo il mio precedente post lettera a Oriana Fallaci e le polemiche da esso provovate e con alcuni versi della canzone : " per Silvia " di Guccini << .... sempre l'ignoranza fa paura, ed il silenzio uguale a morte >> per chi volesse il testo integrale lo trova qui che dimostrano come i pregiudizi sono dovuti ad ignoranza o malafede come nel caso dell'ex Storace che nel commentasre questo episodio in televisione blatera contro la cultura islamica e sulla superiorità della nostra civiltà ---- dimenticando ( incosciamente o in malafede ? ) che in italia l'assurdo maschilista e becero delitto d'onore è stato [ sic ] abolito dai nostri codici soltanto nel 1981 e che fino ad allora fratelli , mariti , e padri - padroni potevano ammazzare tranquillamente ( proprio come è avvenuto a Brescia ) e lo stato garantiva loro la quasi assoluta impunità ----- e al classico vizio ( di cui neppure il sottoscritto è immune visto che ogni tanto ci cade ) italiano "dell'accontentarsi di ciò che passa il convento " ( i media in questo caso ) ovvero per parafrasare la canzone del maggio di Fabrizio de Andrè : prendere per buone le verità della televisione
P.s
Per chi volesse chi vuole guardare oltre il proprio steccato e non limitarsi ai luoghi comuni ( che molto spesso degneranno nei pregiudizi e nel razzismo e nella xenofobia ) imposti dai media sulla cultura e sulla religione islamica ecco una serie di siti trovati con il motore di ricerca gooogle alla voce islam di oggi 15\08\2006
approfondimenti percorsi
- Malcom X http://snipurl.com/uz59 e i collegamenti che trovate sotto
- Fondamentalismo ( non solo islamico ma anche delle altre religioni ) http://snipurl.com/uz5g vedere anche le voci correlate
- L'Islam e la sua cultura
- ww.sufi.it/ = Religione, arte, cultura. Lacultura. La religione: i principi della fede, la preghiera. Sufismo: La mistica dell'Islam. Arte: Calligrafia, architettura
- www.arab.it/islam.htm = documenti dottrinali e storici sull'Islam organizzati con semplicità, il Corano, il calendario islamico el'orario delle preghiere in Italia.
- www.islam-online.it = portale islamico italiano i musulmani, la comunità islamica italiana, l'islamismo in Europa e nel mondo, l'immigrazione.
- it.wikipedia.org/wiki/Islam = Per approfondire, vedi la voce Cinque pilastri dell'Islam. ... È per questo che, in chiave puramente religiosa, l'Islam viene classificato come religione ..
- www.islamitalia.it/ = Musulmani in Italia, le donne musulmane, il matrimonio misto, Dio e la Scrittura delle religioni, la religione islamica in Italia, ...
- www.shia-islam.org/ = Sito dei Musulmani italiani seguaci della scuola sciita. Contiene descrizione, norme, principii dell'Islam sciita.
- en.wikipedia.org/wiki/Islam = ( più ricca di quella in italiano ) With a total of approximately 1.4 billion adherents, Islam is the ... Muslims hold that Islam is the same belief as that of all the messengers sent by ...
- www.islam.it/ = Centro Islamico di Milano e Lombardia. Testi e documentazione sull'Islam
- http://www.islam-guide.com/it = una breve guida illustrata sull'Islam per i non-musulmani che desiderano comprendere l'Islam, i musulmani e il Corano.
1 commento:
Non mi sento in grado di giudicare una struttura culturale o un professamento religioso. Io ho scelto la mia strada e la mantengo, se non l'avessi voluta ne avrei scelta un altra ( premetto che io non sono di nessuna religione dichiarata, ho un mio pensiero teologico personale ) comunque sono padrona in casa mia e mai permetterei che qualcuno vi dettasse legge. Che io trovi sbagliati o meno ceto atteggiamenti non influenza il mio modo di pensare, non mipermetterei mai di cambiare la vita degli altri così come non permetto a nessuno di cambiare la mia.
Posta un commento