(...) Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. (....)
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. (....)
Fabrizio de Andrè una storia sbnagliata
Questa nota \ post d'oggi è la risposta a chi come D.P nel commentare la precedente nota su facebook ( ne ho parlato anche qui da noi http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2009/07/persone-coraggiose-e-non-defilipilizzate.html ) hanno commentato : << (.... ) forse da fuori sembriamo più ricchi, o lo dicono per lavarsi la coscienza, ma nel cuore abbiamo un oscuro velo di solitudine. (.... ) >> e che mitizzo ( cosa lontana da me , perchè l'accusa sui basa sul fatto che provo cercare parlandone e raccontando storie o facendone raccontare nel mio blog o qui se qualcuno\a vorrà dell' handicap una risorsa , una vitalità nascosta ai più ed elogiata , quelo si che è mitizzata , solo quando si fanno cose importanti ).Questa vuole anche palare , meglio raccontare ( purtroppo non ho testimonianze dirette e quindi devo farlo attraverso un articoo quotidiano ) storie di chi ha scelto di vivere ( coerentemente o o meno ) come un "vegetale" come il caso di Salvatore Crisafulli ( http://www.salvatorecrisaf ulli.it/ ) o di chi da amlato lotta per la dignita e non subire accanimento come il caso di paolo-ravasin ( vedere qui http://www.youtube.com/wat ch?v=ZkBtLcbypxU metto l'url del vidoe sia perchè l'avevo messo tempo sia perchè il blog , molti amici\che di facebbok utenti di questo blog si lamentano che il blog è troppo pesante d'aprire e quindi cerco di metterne il meno possibile )
o come una della " mia famiglia " di facebook evito il nome per problemi con la privacy , ha fatto dela suia malattia la sla una risorsa ed è piena di vitalità interiore e etteraria . Ma soprattutto è dedicata a tuti\e queimragazzi che al buttano via nell'alcol ( vedere le ultime news di ragazzi minorenni finiti in coma etilico ) o nell'uso di droghe . Gesti di ribellione \ trasgressione ( anche se ormai è solo conformismo ) come quello che si faceva un tempo imitando un famoso film di cui trovate sotto il video ( grazie a http://www.youtube.com/user/123Jolly )
Ma ora bado alle ciancie ed ecco l'articolo di Umberto Galimberti su d dell'8\8\2009 ( inserto settimanale di repubblica ) più precisamentre il n 658 lo trovate anche nell'archivio online del settimanale D cercando ovviamente fra gli arretrati
Era estate. L’estate del 2000. L’estate che ricorderò per tutta la mia vita.Avevo tredici anni e la scuola stava finendo. Tutti i miei compagni si stavano preparando per l’esame di terza media. Per me come per i miei amici era un esame importante. Il primo vero esame. Mi stavo impegnando. Ero felice di prepararlo non rendendomi conto che c’era un esame tutt’altro che scolastico ma ben più impegnativo ad attendermi.Vedevo e sentivo che c’era qualcosa che non andava. Quelle forti emicranie al mattino appena sveglia, la spossatezza continua e poi quella mano, i cui piccoli gesti non riuscivo bene a controllare. Mi cadevano di mano gli oggetti, la mia scrittura non era più la stessa e a danza ogni piroetta finiva con un giramento di testa. Perdevo l’equilibrio. Mi dovevo fermare. Non capivo. Eppure dentro di me sapevo che c’era qualcosa di strano.
La risposta è arrivata un pomeriggio di maggio nel corridoio dell’ospedale adiacente alle sale della TAC. Mi ricordo che io e i miei genitori stavamo aspettando seduti su quelle sedioline asettiche dell’ospedale. Per me l’attesa era snervante, c’era puzza di disinfettante e quel posto nonmi piaceva.
Solo dopo la risonanza magnetica capii tutto fino in fondo. C’era una noce annidatasi nel mio cervelletto anzi, “una lenticchia”, proprio così mi venne spiegato.
In seguito, questa lenticchia venne tolta. Quello che successe in quell’estate non fu molto piacevole.Chemioterapia e radioterapia non sono facili da sopportare.Eppure ora, a ventun anni, posso dire di essere cresciuta in un’estate,
durante quell’estate. In quei mesi scoprii quanto ero fortunata. In fondo avevo una leucemia fulminante e non ero in attesa di un donatore che chissà quando sarebbe
arrivato. Ero fortunata.
Nell’estate del 2000 ho imparato tante cose. Ho imparato ad amare la vita e ciò che fino ad allora mi sembrava scontato, un mio diritto.
Ho scoperto un dovere: quello di ringraziare per tutte le meraviglie della vita. Ho imparato a sorridere con il cuore davanti a uno sguardo divertito, davanti a un mazzo di fiori, davanti a una giornata di sole e anche davanti a una di pioggia.
Ogni sera prima di addormentarmi penso alle cose che ho fatto durante la giornata e mi sento privilegiata. Anche se la radioterapia ha portato via i miei bellissimi boccoli biondi, ho imparato che non è quello che mi farà essere migliore.
Sono fiera di ciò che sono diventata.Adesso guardo a ciò che è successo come una grande esperienza che ha contribuito a forgiare il mio carattere. Mi ha dato la possibilità di vivere qualcosa che prima conoscevo solo come lunghe e complicate parolone pronunciate dai più grandi, come qualcosa di lontano da me. Certo sbatterci contro ha fatto male, ha lasciato la cicatrice. Una cicatrice che è sempre lì per non farmi dimenticare quanto sono fortunata.
A volte, sento addosso l’opprimente sguardo di qualcuno che, trovandosi davanti a me per la prima volta, non può fare a meno di volgere inconsciamente lo sguardo ai miei capelli. Ormai ci sono abituata. Ma una cosa bellissima è notare come l’interesse gradualmente si sposti verso qualcos’altro, come le involontarie occhiate furtive vengano sostituite dall’interesse per ciò che esprimo con le parole e che lascio trasparire dai miei occhi.
Mi piace comparare la mia storia alla scelta fatta da un atleta per coronare il sogno di vincere le Olimpiadi.Una lunga strada fatta di duri allenamenti lo attende per raggiungere la forma perfetta. Io non ho mai sceltodi gareggiare alle Olimpiadi, ma
qualcuno ha deciso che dovevo fare l’atleta.
Chiara
----------------
Mi ha inviato questa lettera un oncologopediatra del Centro di Riferimento Onco-
logico di Aviano, dott. Maurizio Mascarin ( mascarin@cro.it )che ha raccolto gli scritti, gli sms, le mail degli adolescenti che aveva e ha in cura, decidendo con loro di pubblicarli, nel settembre 2008, in un libro intitolato Non chiedermi come sto, ma dimmi cosa c’è fuori, una frase che un giorno le rivolse una ragazza ammalata. Lo scopo? Far vedere quanta vita palpita in chi non sa se e fin quando potrà viverla. Non conosco l’editore, altrimenti lo segnalerei a tutti quei giovani demotivati che non sanno cosa farsene della loro vita. E però, quando la noia li assale e, con quel suo spessore opaco e buio, li opprime fino a indurli all’ultimo gesto, perché non scrivere a questo medico oncologo, farsi indicare dove reperire il libro e leggerne qualche pagina, dove forse la vita cede il suo segreto, la sua bellezza inosservata e spesso trascurata, prima di spegnerla perché non se ne è reperito il senso, che forse non è in un altrove lontano e segreto, ma in quel giorno dopo giorno che non a tutti purtroppo è concesso.
umbertogalimberti@repubblica.it
oltre ala canzone che apre il post sono collegate per le tematiche che essoe esprimmono anche queste tre canzoni sia nela versione originale di Faber sia nlle versioni che ne fanno il gruppo faberiano i faber noster ( http://www.viadelcampo.com/html/fabernoster.html ora anche su facebook ( qui il gruppo )
çymma
via del campo
il ritorno di giuseppe
Era estate. L’estate del 2000. L’estate che ricorderò per tutta la mia vita.Avevo tredici anni e la scuola stava finendo. Tutti i miei compagni si stavano preparando per l’esame di terza media. Per me come per i miei amici era un esame importante. Il primo vero esame. Mi stavo impegnando. Ero felice di prepararlo non rendendomi conto che c’era un esame tutt’altro che scolastico ma ben più impegnativo ad attendermi.Vedevo e sentivo che c’era qualcosa che non andava. Quelle forti emicranie al mattino appena sveglia, la spossatezza continua e poi quella mano, i cui piccoli gesti non riuscivo bene a controllare. Mi cadevano di mano gli oggetti, la mia scrittura non era più la stessa e a danza ogni piroetta finiva con un giramento di testa. Perdevo l’equilibrio. Mi dovevo fermare. Non capivo. Eppure dentro di me sapevo che c’era qualcosa di strano.
La risposta è arrivata un pomeriggio di maggio nel corridoio dell’ospedale adiacente alle sale della TAC. Mi ricordo che io e i miei genitori stavamo aspettando seduti su quelle sedioline asettiche dell’ospedale. Per me l’attesa era snervante, c’era puzza di disinfettante e quel posto nonmi piaceva.
Solo dopo la risonanza magnetica capii tutto fino in fondo. C’era una noce annidatasi nel mio cervelletto anzi, “una lenticchia”, proprio così mi venne spiegato.
In seguito, questa lenticchia venne tolta. Quello che successe in quell’estate non fu molto piacevole.Chemioterapia e radioterapia non sono facili da sopportare.Eppure ora, a ventun anni, posso dire di essere cresciuta in un’estate,
durante quell’estate. In quei mesi scoprii quanto ero fortunata. In fondo avevo una leucemia fulminante e non ero in attesa di un donatore che chissà quando sarebbe
arrivato. Ero fortunata.
Nell’estate del 2000 ho imparato tante cose. Ho imparato ad amare la vita e ciò che fino ad allora mi sembrava scontato, un mio diritto.
Ho scoperto un dovere: quello di ringraziare per tutte le meraviglie della vita. Ho imparato a sorridere con il cuore davanti a uno sguardo divertito, davanti a un mazzo di fiori, davanti a una giornata di sole e anche davanti a una di pioggia.
Ogni sera prima di addormentarmi penso alle cose che ho fatto durante la giornata e mi sento privilegiata. Anche se la radioterapia ha portato via i miei bellissimi boccoli biondi, ho imparato che non è quello che mi farà essere migliore.
Sono fiera di ciò che sono diventata.Adesso guardo a ciò che è successo come una grande esperienza che ha contribuito a forgiare il mio carattere. Mi ha dato la possibilità di vivere qualcosa che prima conoscevo solo come lunghe e complicate parolone pronunciate dai più grandi, come qualcosa di lontano da me. Certo sbatterci contro ha fatto male, ha lasciato la cicatrice. Una cicatrice che è sempre lì per non farmi dimenticare quanto sono fortunata.
A volte, sento addosso l’opprimente sguardo di qualcuno che, trovandosi davanti a me per la prima volta, non può fare a meno di volgere inconsciamente lo sguardo ai miei capelli. Ormai ci sono abituata. Ma una cosa bellissima è notare come l’interesse gradualmente si sposti verso qualcos’altro, come le involontarie occhiate furtive vengano sostituite dall’interesse per ciò che esprimo con le parole e che lascio trasparire dai miei occhi.
Mi piace comparare la mia storia alla scelta fatta da un atleta per coronare il sogno di vincere le Olimpiadi.Una lunga strada fatta di duri allenamenti lo attende per raggiungere la forma perfetta. Io non ho mai sceltodi gareggiare alle Olimpiadi, ma
qualcuno ha deciso che dovevo fare l’atleta.
Chiara
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Mi ha inviato questa lettera un oncologopediatra del Centro di Riferimento Onco-
logico di Aviano, dott. Maurizio Mascarin ( mascarin@cro.it )che ha raccolto gli scritti, gli sms, le mail degli adolescenti che aveva e ha in cura, decidendo con loro di pubblicarli, nel settembre 2008, in un libro intitolato Non chiedermi come sto, ma dimmi cosa c’è fuori, una frase che un giorno le rivolse una ragazza ammalata. Lo scopo? Far vedere quanta vita palpita in chi non sa se e fin quando potrà viverla. Non conosco l’editore, altrimenti lo segnalerei a tutti quei giovani demotivati che non sanno cosa farsene della loro vita. E però, quando la noia li assale e, con quel suo spessore opaco e buio, li opprime fino a indurli all’ultimo gesto, perché non scrivere a questo medico oncologo, farsi indicare dove reperire il libro e leggerne qualche pagina, dove forse la vita cede il suo segreto, la sua bellezza inosservata e spesso trascurata, prima di spegnerla perché non se ne è reperito il senso, che forse non è in un altrove lontano e segreto, ma in quel giorno dopo giorno che non a tutti purtroppo è concesso.
umbertogalimberti@repubblica.it
oltre ala canzone che apre il post sono collegate per le tematiche che essoe esprimmono anche queste tre canzoni sia nela versione originale di Faber sia nlle versioni che ne fanno il gruppo faberiano i faber noster ( http://www.viadelcampo.com/html/fabernoster.html ora anche su facebook ( qui il gruppo )
çymma
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