29.8.09

La trappola

Altri gay malmenati, ingiuriati, minacciati di morte. Persino Daniele Priori, presidente di GayLib, associazione legata al centro-destra (pur se non ne capirò mai le ragioni, in questo momento storico). Per il resto non mi stupisco, il clima che si respira ormai da diversi ha dato la stura all'omofobia più vieta e truculenta, che un tempo, per motivi di decoro, si tendeva almeno a occultare - leggetevi un po' i commenti al menzionato link di Priori... -. E nulla di sorprendente se gli Svastichella agiscono in tutta pace, pienamente liberi, e non si scomodano neppure a fuggire; tanto, sono nel giusto! Sale la rabbia, incontenibile, verso i 15 - ripeto: quin-di-ci! - delinquenti in erba che hanno cercato di accoppare due tizi solo perché sembravano gay, pardon, froci (si è tornati a chiamarli così). Roba che accadeva, al massimo, negli anni Cinquanta. L'ennesima vittima è stato il cantautore e trasformista Emilio Rez: non ha perso l'ironia, ci ha informato che "le sue paillettes sono salve".

E' comunque bene ricordare che la legge anti-omofobia non è mai andata in porto a causa della contrarietà del Vaticano, del Pdl e dei (cospicui) settori clericali dell'"opposizione" facenti capo all'illibata Binetti. Buttiglione, poi, non sarebbe nemmeno il caso di citarlo: secondo lui, una legge di tal fatta ci riporterebbe niente meno che "al Medioevo, perché si priviligerebbe una classe sociale" (!). Ma sappiamo bene che, fosse per il nostro filosofo ciellino, i sodomiti meriterebbero il rogo. Qualcuno, a quanto sembra, ci sta comunque pensando seriamente.

Mi tocca, adesso, affrontare un argomento che avrei evitato, tanta è la ripugnanza che mi suscita. Purtroppo, vi sono costretta.

Ci hanno risparmiato la pagliacciata blasfema della Perdonanza, con B. che ovviamente se ne impipa di penitenza e comunione, ma teneva molto ad apparire accanto al cardinale potente e benevolente (cfr. l'analisi di Vito Mancuso). Non è accaduto, ma è una magra consolazione perché ad abominio s'è aggiunto un abominio peggiore. Mi riferisco al killeraggio giornalistico di Feltri ai danni del direttore di "Avvenire", Dino Boffo. Ricorro proprio al termine di quest'ultimo, perché di killeraggio si tratta. A scanso di equivoci: della sessualità di Boffo, etero o omo che sia, non me ne importa - in senso letterale - proprio niente. Io non considero una persona migliore, o più buona, o più intelligente, solo perché gay. Esistono gay buoni e gay cattivi, gay geniali e gay assolutamente stupidi, artisti e portalettere, ecc. ecc.

Nel caso del Boffo, un'eventuale omosessualità costituirebbe semmai un'aggravante, poiché non solo non ha fatto nulla, nella sua attività giornalistica, per liberare i gay dai pregiudizi, ma li ha anzi alimentati diffamandoli, chiamandoli pervertiti, malati, miscredenti ecc. Mai uno sguardo non dico cristiano, ma umano su di loro. E qui casca l'asino: Feltri è un uomo che confonde artatamente il senso morale (di cui lui, peraltro, è del tutto privo) col moralismo. Della "condanna" di Boffo [risalente, secondo lo stesso "Giornale", al 2004, ma subito bollata come un'"emerita patacca"] era certo a conoscenza da diverso tempo, ma non ne ha mai fatto cenno, per non turbare gl'idilliaci rapporti tra il suo padrone e le gerarchie ecclesiastiche. Poi, a un certo punto, qualcosa s'è rotto. Poco, in verità (non s'illuda la sinistra): malgrado le recenti scaramucce, Vaticano e Pdl cercheranno in tutti i modi di salvare il loro "patto d'acciaio". Ma anche quel "poco", ormai, al piccolo Cesare non va più bene. Altro che "Repubblica", ormai non sopporterebbe più nemmeno se il maggiordomo Ghedini osservasse che ha la cravatta storta. Ed ecco il suo arciere, l'indomito Feltri, parte lancia in resta, smarronando anche un po', risultando, alla fine, più realista del re: al punto che gli ha rovinato il desiderato incontro rappacificatore. A B. devono essere girate un bel po' le balle: ma, ormai, la frittata era fatta: Perdonanza archiviata.


Berlusconi si auto-assolve sghignazzando: "Non sono un santo...". Il machismo va sempre di pari passo con l'omofobia.



Non posso pertanto condividere l'entusiasmo di Franco Grillini e la sua miope lode al "Bravo Vittorio". Egli scrive che Boffo ha "passato il proprio tempo a sparare a zero sugli omosessuali, sulle donne che abortiscono, su chi si rivolge ai centri per l'inseminazione assistita, sui divorziati, e chi più ne ha più ne metta". Tutto vero, ma forse Grillini dimentica che è esattamente quanto ha fatto Feltri, prima da "Libero" poi dal "Giornale", fino a poche ore fa: plausi al Vaticano (e a Boffo), e attacchi inverecondi agli omosessuali, una volta Marcello D'Orta (lo stesso di Io speriamo... o si tratta d'un omonimo?) se la prese addirittura con Renato Zero (e col Renato del 2006, mica dei tardi '70). Non è che adesso siano diventati improvvisamente pro-gay. Semplicemente, scrivono a suocera perché nuora intenda. Ciò che preme davvero a Feltri non è certo smascherare l'ipocrisia, bensì, ancora una volta, difendere il Capo. Dimostrando che "semo tutti ladri", che "il più pulito c'ha la rogna", Feltri vuol instillare negli italiani, più di quanto non esista già, che i valori sono chiacchiere, che il bene non esiste, o meglio, che la verità in quanto tale è liquida (Z. Baumann), e, in ultima analisi, niente è vero perché tutto è vero. E' quello che nel Vangelo si definisce "peccato contro lo Spirito santo", l'unico, non a caso, irremissibile per sua natura. Come nell'epilogo del Grande Fratello (il libro, non il reality): se lo ricordate, l'ispettore della polizia segreta tormenta il protagonista con una domanda banalissima, quanto dà uno più uno. Il disgraziato imbastisce alcune risposte sperando di compiacere il suo aguzzino: fa due? no? fa tre? nemmeno?... Al termine, esausto, capitola: "Non lo so". E a quel punto l'ispettore è contento. "Non lo so": cioè, non so più dove stia il bene né il male, è tutto così confuso, e solo allora la mente è manipolabile dall'imbonitore di turno. Se non si capisce questo, l'attacco finale alla democrazia è già vinto senza che ce ne accorgiamo. Proprio come accade al protagonista del Grande Fratello.

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