6.3.21

è possibile che un caffe costi meno di 1.10 € ? il caso bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo dimostra di Si . basta volerlo

   è  possibile   che  un caffe costi  meno  di  1.10 €   ?  questa  storia      presa  dal  settimanale www.oggi.it     del  4\3\2021    dimostra  di  Si  . basta    volerlo  


  •                                    di Andrea Greco

    Persino il commissario Montalbano farebbe fatica a scoprire il segreto dei prezzi del bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo. Un caffè costa 30 centesimi; un’arancina 1 euro, come un trancio di pizza; una torta da un chilo 12. Prezzi che chi vive in una grande città non vede sui listini da quando in tv il sabato si guardava Fantastico e in strada i parcheggi erano pieni di 127 Fiat.

    «NOI CI SIAMO PER TUTTI»


    LA TITOLARE Alia (Palermo). La signora Maria D’Amico, 56, al bancone del bar Ideal, in cui lavora col marito Giuseppe.

    Persino il commissario Montalbano farebbe fatica a scoprire il segreto dei prezzi del bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo. Un caffè costa 30 centesimi; un’arancina 1 euro, come un trancio di pizza; una torta da un chilo 12. Prezzi che chi vive in una grande città non vede sui listini da quando in tv il sabato si guardava Fantastico e in strada i parcheggi erano pieni di 127 Fiat.

    «NOI CI SIAMO PER TUTTI»

    Eppure, la signora Maria D’Amico, che da 30 anni non si muove da dietro il bancone, giura che non ci sono segreti né magie, e riassume tutto in poche parole: «Io, mio marito e i miei figli, per far quadrare i conti lavoriamo per otto: far quadrare i conti tenendo i prezzi bassi è possibile solo se si fanno sacrifici e non ci si risparmia, ma le soddisfazioni sono tante». Senza dubbio, ma se con spirito meneghino chiediamo perché non alzano un po’ i prezzi per avere margine, la signora Maria quasi si offende: «Quando mio suocero aprì questo bar/pasticceria, negli Anni 60, decise che tutto doveva essere di qualità ma economico. La filosofia era rinunciare a un po’ di margine ma permettere a tutti di entrare nel nostro bar e passare cinque minuti di relax. Il bar in un paese ha anche una funzione sociale, tenere i prezzi alti significa rinunciare a una parte di clientela, escludere chi guadagna poco, e io questo sgarbo ai miei paesani non lo voglio fare». Una battaglia ideale, ma faticosissima da combattere. Ogni mattina Giuseppe Perrone e il figlio Benny iniziano a impastare alle quattro. La signora Maria e la figlia Santina
    dormono un paio di ore in più, ma alle 6 e mezza aprono. E poi avanti fino a sera. «A volte, d’estate, chiudiamo alle 2 di notte. Saliamo a casa, che è sopra il bar, una doccia, qualche ora di sonno e poi suona la sveglia e si ricomincia. Io ormai il sole lo vedo così di rado che basta un solo raggio per scottarmi la pelle». Il “bar più economico d’Italia” sta diventando famoso. Qualcuno arriva dai paesi vicini, sia per i dolci rinomati nella zona, sia per vedere da vicino questo piccolo portento, realizzato a colpi di sacrifici. Ai titolari tutto questo non può che fare piacere, e quando alla fine gli facciamo la domanda più ovvia, ossia se sono loro ad avere i prezzi troppo bassi o sono gli altri ad averli troppo alti, la risposta è secca: «Che vi devo dire? Penso che tanti prima di alzare i prezzi dovrebbero provare ad alzarsi un po’ prima alla mattina e mettersi al lavoro. Anche quello è un modo di far tornare i conti».

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