coraggio di denunciare ed andare a processo per femminicidio - violenze in famiglia . la storia d Patrizia Cadau

 Giovedì, 18 marzo alle 12.30, al Tribunale di Oristano, c'è l'udienza  che  riguarda  la carissima Patrizia Cadau, per  il processo contro l'ex marito, per le violenze inaudite a cui ha sottoposto per anni  Patrizia e i figli  .  Patrizia, "viva", nonostante le violenze subite, è un simbolo per tutte le donne che non hanno avuto  la forza di denunciare e che non ce l'hanno fatta.

N.b   

ho  provato  a  chiederle  se   raccontava  per  queste pagine   qualcosa  di tale  vicenda   ma  ha  riferito    che  preferisce  non rilasciare   dichiarazioni  Quindi   il  racconto si  basa   su :   quello che ho trovato in rete  


  https://www.corrieresardo.it/cronaca

E’ la triste storia “di una donna forte” quella di Patrizia Cadau, capogruppo del Movimento 5 Stelle presso il consiglio comunale di Oristano, che ieri è apparsa davanti al giudice per l’esame della sua versione dei fatti, esame che continuerà il 19 novembre, nella causa per maltrattamenti subiti. Da sempre attiva e combattiva contro la violenza di genere, in lotta per i diritti delle donne, firmataria a luglio 2020 di una mozione per contrastare la violenza domestica  – accolta all’unanimità dal consiglio comunale – è stata lei stessa vittima di maltrattamenti e violenze da parte del suo ex marito.




Ma non ha taciuto. Ha intrapreso un percorso legale lungo e faticoso, alla ricerca di giustizia, iniziato il 30 luglio 2017 con la denuncia nei confronti del coniuge violento che l’ha ripetutamente, continuativamente percossa per anni, dal 2012 al 2017. “A nulla è valso ricorrere alla Questura che, come avviene nella maggior parte dei casi, ha sottovaluto l’accaduto e mi ha rimandato a casa nelle braccia del maltrattante”, denuncia Patrizia. Un lungo calvario che coraggiosamente affronta per dovere verso i suoi due figli, per liberare se stessa, per le donne e gli uomini che la seguono, la sostengono, le sono vicini e la vedono come esempio, come speranza di un cambiamento verso una vita libera da soprusi, discriminazioni e violenza. La forza che ogni volta, ben 7 rinvii dall’apertura del dibattimento, riesce a trovare – “ogni volta mi sento violata, ma ogni volta non devo far altro che dire la verità” – confida Patrizia, le viene anche dalla solidarietà di tante donne e di tutte le associazioni femminili del territorio. Sono veramente tante con lei ma è soprattutto lei ad essere lì per tante. Per tutte le donne che, grazie alla sua forza e perseveranza, troveranno il coraggio di non subire, di non giustificare soprusi e violenze, ma di denunciarne gli autori


Infatti    sempre  secondo l'articolo  del corrieresardo 


 “Dire la verità, sostenerla negli anni, documentarla, testimoniarla, è una fatica titanica. Ma alla fine paga – e rivolge un invito a tutte le donne – quindi siate sempre solidali, libere e coraggiose. Insieme si può fare tantissimo”. Aver avuto la forza e il coraggio di parlare, di uscire allo scoperto, anche rischiando la gogna pubblica, è stato per lei importante e di molto aiuto per liberarsi e non sentirsi sola. Un sentito incoraggiamento a Patrizia nel prosieguo della sua difficile impresa per ottenere giustizia; un ringraziamento le è dovuto per tutte le donne che salverà e da parte di tutte le donne che come lei vorrebbero vivere in una società dove l’amore prevalga sull’odio e la violenza. Corriere Sardo oggi – diversamente da altre volte – ha scelto, di comune accordo con Patrizia, di mettere il suo viso maltrattato in apertura “è un’immagine forte   ma è il messaggio che è necessario comunicare”, ci siamo dette con lei, ma non è l’unico che vogliamo lasciare alle nostre lettrici e ai nostri lettori. C’è una storia altrettanto importante che va raccontata ed è quella delle donne che si sono unite per farsi coraggio, delle donne che erano lì, fuori dal tribunale ad aspettare Patrizia; è la storia delle Reti delle Donne e dei Centri Ascolto che supportano e accolgono situazioni difficili è la storia di Coordinamento3 Donne di Sardegna sempre presente come GiuLia Giornaliste Sardegna. Associazioni, movimenti, gruppi di donne che si battono contro la violenza.


 Speriamo   che  il suo coraggio     di aver  denunciato   ed  averne parlato   sul suo  Facebook insieme alla  foto  sopra  riportata  (  non  per  morbosità e  gusto del macabro  , ma perchè sembra   che l'opinione  pubblica  capisca  solo  vedendo immagini forti  )   

   Una donna che denuncia una violenza deve combattere per anni contro le accuse di essere una "finta vittima" e una "falsa martire".Deve difendersi dallo stigma sociale di essere sopravvissuta. Di avere osato ribellarsi al violento. Di avere prima di tutto pensato a mettere in sicurezza i suoi figli.Mentre il bastardo gioca al gatto col topo nell'evidenza collettiva, protetto dal pregiudizio che lui è comunque un poverino, e che lei abbia fatto qualcosa per meritarselo, un sacco di persone decidono di fargli da spalla.

Sono quasi sempre donne che hanno un qualche tipo di risentimento nei confronti della vittima e si lasciano usare per affermare una superiorità. Donne che diventano branco, poi naturalmente vittime, ma anche familiari conniventi del mostro per questioni economiche. Di queste donne, nel tempo, ho collezionato insulti, ma anche richieste di aiuto, minacce velate suggerite dal violento, veri e propri teatrini di sfida. Donne che, prima sedotte e coinvolte dal manipolatore, poi hanno cercato di liberarsi dalla vergogna di essere cadute tanto in basso. Una vergogna tipica di chiunque sia sporcato in buonafede da questo tipo di criminali. Associata alla vergogna, la dissociazione e il tentativo di negare le proprie colpe beatificando il violento e criminalizzando la vittima. Quasi mai in buona fede sia chiaro. Figuriamoci poi in un posto come quello in cui abito dove tutti si conoscono. Dove chiunque non può non sapere di essere in compagnia di un imputato per maltrattamenti in famiglia e altri odiosi reati, e decide di mettersi in posa per un selfie con così edificante compagnia. Dire la verità, sostenerla negli anni, documentarla, testimoniarla è una fatica titanica. Ma alla fine paga. Quindi siate sempre donne solidali, libere e coraggiose. Insieme si può fare tantissimo.  


Ma soprattutto la sua  provocazione     \ sfogo   riportata   da  https://www.globalist.it 
del 22 dicembre 2020


L'idea choc della consigliera M5s: "Per fermare gli uomini violenti assoldate un sicario"

Patrizia Cadau, ex candidata sindaca del M5S per Oristano a sua volta vittima di violenza: "Ho scritto quelle cose per denunciare l'imbarazzante vuoto istituzionale su questo tema"

Patrizia Cadau
                                                         
Patrizia Cadau

Lei la definisce una provocazione, Ma per molti è andata oltre il seminato e, di fatto, ha incitato alla violenza: per fermare gli uomini violenti "assoldate un sicario: se vi beccano, ve la cavate con poco e costerà certamente meno di tutto quello che occorre per affrontare venti anni di indagini, integrazioni di indagini, procedimenti civili e penali, ri-vittimizzazione, altra violenza, economica, istituzionale".Questo il 'suggerimento' postato su Facebook dalla consigliera comunale di Oristano Patrizia Cadau, ex candidata sindaca del M5S nel comune sardo. "Una provocazione", precisa Cadau, "ma alla luce di quello che succede, a questo punto, non escluderei l'opzione". Il riferimento è all'ultimo caso di omicidio-suicidio verificatosi a Padova, dove un padre ha assassinato i suoi due figli prima di togliersi la vita. L'uomo, come raccontato dal nonno dei due adolescenti, sarebbe stato segnalato ai carabinieri più volte dalla ex compagna. "Ho scritto quelle cose - ha detto Cadau - per denunciare l'imbarazzante vuoto istituzionale su questo tema. La politica non fa abbastanza e il codice rosso non è una misura sufficiente. L'emendamento Giannone alla legge di bilancio che prevedeva un fondo per le vittime di violenza è stato rigettato". Secondo la consigliera di Oristano "la violenza di genere non viene trattata con la gravità con cui vengono trattati gli altri reati e questo determina anche un vuoto culturale": "Si parla molto di violenza - prosegue - ma non la si capisce, non si ascoltano le vittime: il male di cui soffre una vittima di violenza deve essere 'taciuto' perché quando denunci, stai denunciando le istituzioni che hanno fallito, la gente attorno che fa finta di non accorgersene"...... continua   qui  https://www.globalist.it/news/2020/12/22/l-idea-choc-della-consigliera-m5s-per-fermare-gli-uomini-violenti-assoldate-un-sicario-2070800.html


non   si rivolgano contro in sede   dibattimentale  .  

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