quando una panchina rossa non è solo un simbolo pulicoscienza ed ipocrita .il caso MELEGNANO CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE. LARGO 25 NOVEMBRE E UNA PANCHINA PER SILVIA

 Ecco   come dicevo  dal titolo , uno dei casi  in  cui  le  anchine  rosse   non sono  solo  ipocrisia  e pulicoscienza  .

Infatti Il 27 novembre, a Melegnano ( città metropolitana di Milano ) , la via Giuseppina Biggiogero, una delle poche intitolate alle donne, si è colorata di rosso. 

da https://vitaminevaganti.com/2021/12/04/melegnano-contro-la-violenza-di-genere-largo-25-novembre-e-una-panchina-per-silvia/

Una folla di piumini, giacche e cappotti rossi, e tanti volti con la mascherina rossa, intorno alle 11, ha riempito la piazzetta antistante. I passanti curiosi e le persone affacciate alle finestre si chiedevano che cosa si stesse per celebrare. Si trattava dell’intitolazione del Largo 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e il femminicidio, patrocinata dal Comune di Melegnano e proposta congiuntamente dalla locale Banca del tempo e da Toponomastica femminile.

Malegnano contro la violenza di genere

Dopo i saluti di rito, alla presenza delle forze dell’ordine, ha preso la parola l’assessora Roberta Salvaderi, cui ha fatto seguito l’intervento del sindaco Rodolfo Bertoli. La presidente della Banca del tempo Teresa Bettinelli, con l’assessora Salvaderi, ha scoperto la targa. Dopo le note dell’inno d’Italia è stato letto un intervento, a nome di Toponomastica femminile e della Banca del tempo, che riportiamo nei suoi passaggi essenziali, richiamati in parte anche dai discorsi delle autorità.Oggi, intitolando questo Largo alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne, vogliamo in parte attuare le prescrizioni della Convenzione di Istanbul, che chiede un coinvolgimento attivo e coordinato delle istituzioni e delle associazioni nell’opera di sensibilizzazione della società su questo tema. Non dimentichiamo che Melegnano è già stata definita dal Consiglio comunale “Città contro il femminicidio” e che molto si può fare per sensibilizzare l’opinione pubblica melegnanese sul tema.

Panchina di Silvia

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Abbiamo voluto che in Largo 25 novembre fosse presente la panchina di Silvia e oggi di Silvia, l’artista che l’ha realizzata, vi vogliamo parlare. Silvia era una ragazza problematica, che si era avvicinata alla Banca del tempo insieme alla sua mamma e vi aveva trovato conforto ed accoglienza. Raccontava di essere stata abusata all’età di 9 anni e questo aveva minato il suo equilibrio e l’aveva resa più fragile. Aveva frequentato il Liceo artistico “Piazza” di Lodi ed era diventata molto brava, aveva una capacità manuale notevole e realizzava opere bellissime, ma non era mai riuscita a mantenersi un lavoro. Amava i gatti e viveva in una casa umile con la sua mamma. Con grande passione si era dedicata alla realizzazione di questa panchina, in occasione della Giornata del 25 novembre. Silvia era una giovane omosessuale, una persona non allineata e non omologata a questa società, le sue storie spesso finivano male e negli ultimi mesi della sua vita era stata ricoverata in psichiatria, dove aveva fatto coming out. Silvia si era affezionata alle donne della Banca del tempo, in particolare a una di loro che l’aveva fatta conoscere alla propria famiglia e di lei la ragazza era solita dire, con grande riconoscenza per quell’affetto insperato e che forse considerava immeritato, che questa persona era la sua seconda mamma. Silvia purtroppo non ce l’ha fatta, il peso della vita era troppo forte per lei e chissà quali ferite aveva prodotto sulla sua anima quell’abuso. Ha deciso di togliersi la vita il 5 giugno del 2018, gettandosi sotto un treno, alla stazione di Melegnano. La panchina di Silvia, che tutti e tutte potete vedere, era stata dapprima portata alla stazione, ma il posto era isolato e la posizione non rendeva giustizia all’artista autrice dell’opera. Adesso è qui, nel posto più giusto, in quel Largo 25 novembre che ricorda tutto il male fatto a Silvia e a tante altre donne.Vorremmo chiudere con una poesia molto significativa scritta per lei da una persona che l’aveva conosciuta:

Penso
al tuo sorriso timido che non si apriva,
a te che sei sempre stata così schiva,
alla tua dolce apparente insicurezza,
alla tua vita in tutta la sua durezza,
a ciò che avrebbe potuto essere e non è stato,
a perché la società, così credevi, ti ha scartato,
alla tua creatività che esprimeva il tuo travaglio,
ai tuoi pensieri e la tua mente con il bavaglio,
alle tue lotte interiori, ma, convinciti, tu eri sana,
al perché da sola hai deciso di startene lontana,
ma quando mi siedo sulla tua panchina,
ti vedo, sì, ti vedo, molto, molto vicina.

Il testo tratto da Uomini è ora di giocare senza falli  ( di  Tiziana  Ferrario   )  è stato letto dopo la Camminata silenziosa in ricordo delle vittime di femminicidio il 28 novembre in Piazza della Vittoria a Melegnano dall’attrice e regista Serena Cazzola, dopo la lettura dei nomi delle 109 vittime di femminicidio.


Ora  La strada da fare è ancora molto lunga perché è diretta verso il superamento di una disparità funzionale a una società patriarcale costruita nel corso dei secoli e che solo a livello culturale potrà essere scardinata. E i cambiamenti culturali sono molto lenti. Per realizzarli dobbiamo fare rete, tutti e tutte insieme, non solo tra donne, ma anche con quegli uomini che sono nostri alleati e che ci piace definire femministi. Ed è proprio a questi uomini che ci rivolgiamo, con le parole di una grande giornalista e scrittrice, Tiziana Ferrario: « Servono uomini nuovi, consapevoli che gli amori possono finire/servono uomini nuovi che non picchino le donne/ servono uomini nuovi che non stuprino le donne/ servono uomini nuovi che non uccidano la donna che li sta lasciando/ servono uomini nuovi che non scrivano parole di odio in rete contro le donne/ servono uomini nuovi che difendano una donna se è indipendente, libera, sicura delle proprie idee, coraggiosa, brava/ servono uomini nuovi che dicano no alla violenza contro le donne/ servono uomini nuovi che aiutino gli uomini violenti a cambiare/ servono uomini nuovi che non girino la testa dall’altra parte davanti a un’ingiustizia perpetrata ai danni di una donna/ servono uomini nuovi che non paghino per fare sesso con ragazze che potrebbero essere le loro figlie/ servono uomini nuovi che si chiedano chi sono quelle ragazze che si prostituiscono ai bordi delle strade/ servono uomini nuovi che denuncino chi riduce in schiavitù le donne/ servono uomini nuovi che non abbiano timore di esporsi quando vedono un molestatore in azione/ servono uomini nuovi che non giudichino una donna per come è vestita/ servono uomini nuovi che credano realmente nella parità in casa e nel lavoro/ servono uomini nuovi che condividano le responsabilità in casa/ servono uomini nuovi che non dicano: “Ma è lei che comanda a casa!” per giustificare il loro non fare niente/ servono uomini nuovi che ascoltino che cos’hanno da dire le donne/ servono uomini nuovi che non si sentano a disagio se le loro compagne guadagnano di più/ servono uomini nuovi che non chiedano alla madre dei loro figli di optare per il part time. Lo facciano loro!/ servono uomini nuovi che si sentano offesi quando una donna viene offesa,/ servono uomini nuovi che si dicano orgogliosi delle loro figlie/ servono uomini nuovi che restino a casa dal lavoro quando il figlio ha la febbre/ servono uomini nuovi che prendano il permesso di paternità quando nasce un figlio/ servono uomini nuovi che non facciano battute volgari sulle donne/ servono uomini nuovi che facciano rete con tutti gli altri uomini che la pensano come loro/ servono uomini nuovi che facciano crescere altri uomini nuovi/ servono uomini nuovi che non si vergognino di dire :”No, io non ci sto” quando si insultano le donne (che siano famose o sconosciute, che siano belle o brutte, che siano povere o ricche, che siano giovani o vecchie, che siano malate o in salute). Quando gli uomini vivranno la violazione di un diritto di una donna come la violazione di un loro diritto, solo allora le donne scopriranno di essere veramente libere ».  Infatti la violenza di genere, in tutte le sue forme, non si combatte solo :  dando maggiori finanziamenti alle Case rifugio o approvando ed   facendole   applicare     altrimenti e  come  non farle    e  finisce  come le grida  manzoniane    leggi come quella del Codice rosso  .,  ma   soprattutto  si   dovrebbe  combattere  soprattutto a livello culturale, organizzando nelle scuole corsi che insegnino ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze a riconoscere gli stereotipi e i pregiudizi, abituandoli a quei rapporti paritari che già le Madri Costituenti avevano intuito essere alla base di una società veramente democratica. Non bisogna avere paura di parlare della violenza di genere nelle classi, di aiutare le/gli studenti a riconoscerne i segnali prima che si verifichino, non considerare le riflessioni e i laboratori sugli stereotipi retorica o tempo sottratto ai programmi, come purtroppo a volte ci si sente dire, anche da alcune/i docenti. Oggi, intitolando questo Largo alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne,    gli amministratori   del  comune  sopracitato   hanno  voluto    in parte attuare le prescrizioni della Convenzione di Istanbul, che chiede un coinvolgimento attivo e coordinato delle istituzioni e delle associazioni nell’opera di sensibilizzazione della società su questo tema. Non dimentichiamo che Melegnano è già stata definita dal Consiglio comunale “Città contro il femminicidio” e che molto si può fare per sensibilizzare l’opinione pubblica  sul tema  e  non ridursi a  parlarne   solo  il 25  novembre  o 8  marzo    o peggio solo davanti all'ennesimo  omicidio  \  femminicidio  . Ma  soprattutto  ad  evitare   condanna   di serie   A  (  il caso di   Greta Beccaglia   ne  ho  parlato  qui in un precedente  post    ) e B  uno  dei tanti casi  femminicidio  o  di  violenza  sulle  donne  . Mi  fermo qui  perchè non so  che altro  aggiungere  


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