28.12.21

i danni economici che creano le mafie ed la criminalità economica e corrotta

da il fatto quotidiano del 27\12\2021


ma  oltre   all'interessantissima    intervista  sopra   riportata  c'è  quest'altro articolo  che    conferma  il danno    che  le mafie  hanno fatto  e  stanno facendo in  50  anni 

 

Lo Studio di Bankitalia: al Sud, azzerando Cosa Nostra & C., il valore aggiunto sale dello 0,5% all’anno, al Nord dello 0,2%. Crisi Covid: le mani dei clan sulle imprese

crescita”, scrivono i due ricercatori, “inquinando il capitale sociale e ambientale”. Da un lato, “deprime l’accumulazione di capitale, sia pubblico sia privato. Ingenti risorse vengono destinate alla prevenzione e al contrasto dell’attività criminale, sottraendole a investimenti produttivi e infrastrutturali”. Dall’altro, “l’ingerenza delle organizzazioni criminali nell’attività economica disincentiva l’investimento privato, riducendone i rendimenti attesi” e “incide sulla qualità della forza lavoro e sull’accumulazione di capitale umano. Un mercato del lavoro depresso dalla presenza delle mafie e la possibilità di perseguire

carriere criminali possono scoraggiare l’investimento in istruzione e incentivare i giovani più capaci a emigrare”. Senza dimenticare che la presenza mafiosa “genera distorsioni nella spesa e nell’azione pubblica. I legami corruttivi tra associazioni criminali e pubblica amministrazione condizionano la spesa pubblica che viene riorientata verso finalità particolaristiche, a discapito dell’interesse generale. Questo si associa a un più contenuto sviluppo economico”. L’ANALISI è stata realizzata tramite un nuovo indice sintetico che utilizza il database dei reati e vi aggiunge informazioni ulteriori, ottenute da indagini condotte tra le imprese. L’indice della presenza mafiosa raggruppa statistiche (“pesate” in rapporto al totale del campione) sugli omicidi di stampo mafioso e il numero di reati di associazione mafiosa, il numero di Comuni sciolti per mafia, quello delle imprese confiscate, aggiungendo reati “spia”, come quelli per il controllo del territorio e per le attività illecite. Il primo gruppo include attentati, omicidi, danneggiamenti, incendi ed estorsioni. Il secondo sfruttamento della prostituzione, produzione e distribuzione di stupefacenti, contrabbando e riciclaggio. Infine sono inseriti nel database provinciale anche indicatori soggettivi sull’intensità del fenomeno mafioso percepita o sperimentata dagli operatori economici (estorsioni, intimidazioni e minacce, concussione).

L’indice elaborato da Mocetti e Rizzica consente non solo di fotografare in profondità le province con una presenza mafiosa “di lungo periodo” - dalla Calabria (in particolare Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia) alla Campania (Caserta e Napoli), dalla Puglia (principalmente il Foggiano) alla Sicilia (in particolare quelle occidentali dell’isola) - ma di trovarne nuove tracce significative anche in alcune aree del Centro Nord, con valori più elevati a Roma, Genova e Imperia. Lo studio si collega alle stime sui volumi di affari legati alle attività illegali, attraverso le quali la criminalità organizzata si finanzia e arricchisce, calcolati da Istat e Transcrime in oltre il 2% del Pil. A queste attività vanno poi aggiunti i proventi che le mafie ottengono dall’infiltrazione nell’economia legale. Ma la ricerca analizza anche le variaUn freno al Paese Azzerando Cosa Nostra & C. il Sud vedrebbe crescere il valore aggiunto dello 0,5% l’anno, il Nord dello 0,2% 

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