Vero prdono o prono indotto ?
Teheran
La legge del taglione, quella del codice di Hammurabi, si sarebbe realizzata alla lettera oggi a Teheran, `occhio per occhio…´. Ma chi l’aveva invocata, una giovane donna, accecata 7 anni fa dall’uomo che aveva rifiutato di sposare, ha rinunciato all’ultimo minuto. «L’ho fatto per Dio, per me stessa, per il mio paese», ha spiegato. L’anestesia era già pronta, in ospedale: 5 gocce di acido nel destro, 5 nel sinistro, e la luce si sarebbe spenta per il resto dell’esistenza di Majid Mowahedi. L’uomo avrebbe scontato così la violenza brutale con la quale aggredì nel 2004 Ameneh Brahami, sfigurandola e accecandola ( foto a sinistra )
da un occhio con dell’acido lanciato in pieno volto. Della ricostruzione di quei momenti, resta nitido un dettaglio, che ha probabilmente contribuito a tener vivo l’odio per il carnefice: «rise in modo sprezzante, dopo avermi resa cieca», raccontò una volta la vittima, che ha scritto anche un libro con una casa editrice tedesca, `Occhio per occhio´.
La voglia di vendicarsi è cresciuta poi negli anni davanti allo specchio, che ogni giorno ha restituito ad Amene l’immagine della tortura subita. La donna, sfigurata, ha sostenuto fino all’ultimo minuto il suo diritto a vedere l’aggressore cieco a sua volta, dopo aver subito lo stesso trattamento. La `quisas´, un istituto giuridico della Sharia cui si ricorre molto raramente, le aveva consentito di assistere alla realizzazione della rappresaglia, per vie legali. E così si arriva ad oggi, il `gran giorno´. Ameneh Brahami si è recata dunque con una scorta in ospedale. «Quando mi ha vista – ha raccontato – mi ha insultato: tu vacca, tu vecchia zitella». Piangendo le anche ha detto: «Fra me e te non c’è alcuna differenza. Pagherai per quello che stai facendo».
La voglia di vendicarsi è cresciuta poi negli anni davanti allo specchio, che ogni giorno ha restituito ad Amene l’immagine della tortura subita. La donna, sfigurata, ha sostenuto fino all’ultimo minuto il suo diritto a vedere l’aggressore cieco a sua volta, dopo aver subito lo stesso trattamento. La `quisas´, un istituto giuridico della Sharia cui si ricorre molto raramente, le aveva consentito di assistere alla realizzazione della rappresaglia, per vie legali. E così si arriva ad oggi, il `gran giorno´. Ameneh Brahami si è recata dunque con una scorta in ospedale. «Quando mi ha vista – ha raccontato – mi ha insultato: tu vacca, tu vecchia zitella». Piangendo le anche ha detto: «Fra me e te non c’è alcuna differenza. Pagherai per quello che stai facendo».
E Ameneh ha reagito senza mostrare alcuna esitazione: «Pagherai prima tu però. Io pagherò dopo di te», come riferisce lo Spiegel Online. Affiancata dalla famiglia, la donna ha lasciato quindi che i medici preparassero anche l’anestesia per l’uomo, e li ha fermati solo all’ultimo minuto, annunciando all’avvocato di aver deciso di rinunciare all’esecuzione della sentenza. Majid a questo punto si è lanciato verso di lei, le ha baciato mani e piedi: «Poi mi ha detto, ti prego sposami. Voglio essere tuo servitore per sempre». Ma Ameneh non si è lasciata confondere: «Non fare scene adesso. Io non ti sposerò mai. Non l’ho fatto per te, l’ho fatto per me». «Ho preso questa decisione sette anni fa – ha raccontato poi – ma nessuno lo sapeva. «l’Ho fatto per diverse ragioni: per Dio, per me e per il mio paese».
«Tutti aspettavano di sapere cosa avremmo fatto qui». Il repentino cambiamento d’idea ha però destato qualche perplessità. Non è escluso che Ameneh, che tuttavia nega che ciò sia avvenuto, abbia subito delle pressioni dal regime, preoccupato di mostrare al mondo intero che ricorre ancora a sistemi medievali di giustizia. In passato anche diverse organizzazioni internazionali hanno premuto perché lei rivedesse la sua posizione. «Voleva assolutamente che la sentenza fosse eseguita», ha detto l’avvocato Ali Sharafi, mostrandosi stupito di un epilogo inatteso. La Bahrami non rinuncerà, però, al risarcimento in denaro, 150 mila euro che serviranno a un’operazione chirurgica per riappropriarsi del suo viso. «Non ho mai avuto intenzione di togliergli la vista. Ma ai soldi non rinuncio». E Mowahedi, in carcere da 7 anni, dovrà rimanervi finché non avrà pagato
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