17.7.08

Sorpresa! Per l'Italia Kyoto non conta più nulla!

Le premesse le aveva già gettate il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo quando, riunita con gli altri ministri sell'Ambiente a Kobe (Giappone), aveva pubblicamente annunciato l'idea di voler ridiscutere gli accordi stabiliti dal protocollo di Kyoto (anche se considerato da tutti un puro palliativo politico, sebbene significativo), ritenuti da lei e dal governo italiano in carica irraggiungibili e troppo onerosi (chiaro: quando non si fa nulla per implementarli, è logico che a lungo andare diventano irraggiungibili, perchè si accumulano ritardi su ritardi!).


Adesso il governo Berlusconi 2008 conferma: nel DPEF per il periodo 2009-2013 è sparito ogni riferimento al protocollo di Kyoto e ai cambiamenti climatici.


Da Silvio e la sua cricca ce lo saremmo dovuti aspettare; il problema però è che il protocollo è attualmente entrato nella sua fase operativa, la quale prevede che la distanza tra le emissioni dei paesi e l'obiettivo sottoscritto deve essere quantificata in termini di costi del mancato raggiungimento (tutti a carico dello Stato inadempiente).  Il ritardo cioè diventa, a partire proprio dal 2008, una voce di bilancio dello Stato.


C'è di più, dato che al peggio non vi è fine. Il tanto propagandato taglio dell'ICI, promessa elettorale acchiappa-gonzi del Cavaliere, ha determinato la necessità di tagliare da un'altra parte per recuperare le perdite. Dove sono stati fatti i tagli? Ma sull'impegno ambientale, cribbio!


700 milioni di euro, così ripartiti 


77 milioni di euro per il potenziamento del trasporto via mare;


15 milioni per il trasporto ferroviario delle merci;


113 milioni per il trasporto pubblico locale;


30 milioni per l'ammodernamento della rete idrica nazionale;


162 milioni (in tre anni) per la ferrovia Roma - Pescara;


36 milioni per il trasporto urbano;


50 milioni per la diffusione della banda larga;


150 milioni per la riforestazione;


45 milioni per la demolizione degli ecomostri;


20 milioni (in tre anni) per le isole minori;


10 milioni per il recupero dei centri storici;


4 milioni per l'istituzione di aree marine protette;


12 milioni per il monitoraggio del rischio sismico;


3,5 milioni per interventi di difesa del suolo nei piccoli Comuni.


Una bella serie di interventi, previsti dal governo Prodi, che si volatilizzano (ma tanto l'ICI non c'è più, e chi se ne frega se si costruiscono le case sulle zone sismiche o se la rete idrica nazionale fa schifo).


Tornando a Kyoto, l'Italia nel 1997 si è impegnata a a tagliare le emissioni serra del 6,5 per cento entro il 2012, rispetto ai livelli del 1990; nella migliore tradizione italica,  finora queste emissioni sono invece cresciute di circa il 12 per cento. Da brava somara che però ci tiene a sembrare la prima della classe, l'Italia ha anche aderito al nuovo progetto europeo sulle emissioni, che prevede una riduzione a livello europeo del 20% al 2020 (-30% nel caso, da tutti auspicato, di un accordo globale per il periodo successivo al 2012). 


Una follia, dal momento che solo per rispettare il protocollo di Kyoto dovremmo organizzare  un programma rigorosissimo che ci consenta di centrare l'obiettivo all'ultimo momento, tagliando del 18 per cento le emissioni serra.


A quanto ammontano i costi della mancata attuazione del protocollo? Il Kyoto Club(un'organizzazione non profit, nata nel 1998, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto), ha nell'home page del suo sito un contatore che si aggiorna in tempo reale, consultabile da tutti; è in alto a destra dello schermo, sotto la scritta "newsletter".


Volendo specificare, dal 1° gennaio 2008 il debito è di 47,6 € ogni secondo;  al 20 marzo 2008  ha già superato i 320 milioni di euro che diventeranno quasi 1,5 miliardi di euro a fine 2008. A quanto potrà essere arrivato nel 2013? Il WWF stima una cifra attorno ai 2,5 miliardi di euro.


La mancata incentivazione della ricerca sulle fonti energetiche rinnovabili taglia di fatto l'Italia fuori da un settore chiave del futuro, dal momento che la strada da percorrere è quella di una diminuzione dell'uso di fonti fossili.


L'esaltazione del nucleare come unica via, fatta da questo governo (al di là dei pro e dei contro, sui quali ritornerò), è fatta in malafede; anche iniziando oggi, un vero programma nucleare non potrebbe essere attivo prima di 10-12 anni, quindi attorno al 2020. E nel frattempo che si fa?


WWF e LEGAMBIENTE ritengono opportuno modulare la "Robin Hood Tax" voluta da Tremonti sulle emissioni di anidride carbonica: chi inquina di più dovrebbe pagare di più, e ifondi così ottenuti potrebbero essere destinati al miglioramento dell'efficienza energetica e all'accesso ai servizi pubblici di trasporto per le classi meno abbienti.


Quindi, cari italiani che avete votato Berlusconi e che pensate di aver fatto un affare, riflettete sulle vostre azioni, non facendovi fregare da finti tagli delle tasse che poi vengono spalmati su settori chiave per il futuro del paese (e che tra l'altro ci costano un occhio della testa).


 


The Snatcher

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