la mi figuraccia odierna la faccio sempre cioè
ma soprattutto ringrazio Lorenzo Tosa che smonta le varie fesserie che circolano su sinner e a cui ha creduto anche il sottoscritto
“Ha preso un farmaco dopante”.
Falso. Jannik Sinner è stato sottoposto a quella che tecnicamente si definisce una contaminazione. Un fisioterapista del suo staff, Umberto Ferrara, ha acquistato in una farmacia italiana un farmaco per le ferite, il Trofodermin, senza sapere che contenesse il Clostebol, uno steroide anabolizzante considerato dopante, e lo ha portato a Indian Wells, torneo nel quale in quei giorni (6-17 marzo) era impegnato Sinner. Lì il farmaco è stato utilizzato da un altro fisio, Giacomo Naldi, per curare una sua ferita al dito. Lo stesso Naldi che, proprio in quei giorni, ha praticato vari massaggi anche di un’ora e mezza a Sinner a mani nude, venendo a contatto con altre varie ferite che Jannik aveva a sua volta al piede, provocando così la contaminazione e l’assunzione involontaria del Clostebol.
“Che sia intenzionale o meno, ha avuto un vantaggio. Deve pagare almeno 2 anni”.
Balla anche questa. Sostenuta, per altro, da vari “esimi” (si fa per dire) colleghi di Jannik.
Vediamola.
Nel corpo di Sinner sono stati trovati metaboliti del Clostebol in quantità infinitesimali: 86pg/mL la prima volta il 10 marzo e addirittura 76pg/mL la seconda, il 18 marzo. Valori assolutamente compatibili con la versione fornita da Sinner (che lo ha quindi scagionato) e assolutamente insignificanti in termini di vantaggi sportivi. Non lo dico io ma tre diversi esperti medici indipendenti chiamati dal tribunale a valutare il caso.
“Lo hanno fatto giocare da dopato”.
Assolutamente no. Sinner è stato rilevato positivo la prima volta il 10 marzo, durante Indian Wells, e la seconda il 18, a torneo finito. Sinner è stato effettivamente sospeso (provvisoriamente) due volte in aprile, ma in entrambi i casi ha fatto appello urgente al tribunale indipendente nominato da Sport Resolutions, che si occupa di questi casi specifici. E in entrambi i casi a Sinner è stata revocata la sospensione con effetto immediato, potendo continuare a giocare e incamerare soldi e punti, con la sola eccezione di Indian Wells (il torneo incriminato), dove Sinner ha accettato - o sarebbe più corretto dire patteggiato - di perdere i 400 punti della semifinale conquistata e i 300.000 dollari di premio. Nell’unico torneo in cui era tecnicamente positivo, è stata cancellata qualunque vincita in punti o denaro.
“Sì, ma se fosse stato il numero 300 al mondo, lo avrebbero squalificato…”
Interessante tesi, ma falsa anche questa.
Abbiamo un precedente tutto italiano, quello di Marco Bortolotti, onesto tennista con un best ranking proprio di 355 e oggi doppista. Bortolotti è stato trovato positivo in gennaio alla stessa sostanza di Sinner, il Clostebol, più o meno con le stesse modalità e quantità, e con la stessa rapidità è stato scagionato da ogni accusa. Cavandosela con 440 euro e 16 punti Atp decurtati. Esattamente come Sinner, con le dovute (enormi) sproporzioni. Nessun trattamento di favore, dunque, nessun privilegio. Nessun complotto.
“Jannik Sinner trovato positivo al doping”
strillavano ieri nei titoli molti giornali web (con alcune sane eccezioni).
In realtà la notizia è esattamente quella opposta.
“Jannik Sinner è stato assolto dall’accusa di doping e considerato innocente”.
Ma mi rendo conto che non avrebbe avuto né lo stesso impatto, né lo stesso numero di click, men che meno avrebbe provocato lo stesso odio che questo ragazzo di 23 anni PULITO (in tutti i sensi), numero uno al mondo (!!!!), attira quotidianamente da orde di odiatori professionali che sanno di tennis come io di edilizia acrobatica.
Riportare i fatti, metterli in fila, contestualizzarli, costa fatica, lavoro, ore (un post così richiede ore di ricerca), non porta click e men che meno like, anzi attira anche la bile dei soliti disagiati, ma ne vale sempre, sempre, la pena.
Nessun commento:
Posta un commento