15.8.24

Giochi proibiti (e squallidi) sulla pelle degli olimpionici LA PERVERSIONE DEI SOCIAL Mai come a Parigi gli atleti sono finiti vittime di una grottesca sessualizzazione, tra spettatori onanisti e bufale mediatiche

 

N.B
Chi ha  già letto  i miei post  qui sul  blog  o  sulle  appendici  social  (  facebook  account  e  pagina , twitter ora  x  ,  linkedin, threads  )   può anche non leggere  la  seconda  parte  del post   ovvero    l'articolo    della  famosa  blogger      sul  il  fatto del 15\8\2024  da me  riportato 

Speriamo   che   con le  paraolimpiadi   che    inizieranno abreve   non  si verifichi quello  che (  anche se  ci  credo poco  visto la mercificazione del sesso   e dei corpi )   si  è   verificato a queste olimpiadi . Ora   capisco   farci  un pensiero erotico  (  nessuno  di noi  è immune  sottoscritto  compreso)  ma     si  esagera  e si scade  nela   volgarità più becera  che   disgusta    persino un porno dipendente  come me  .E'  successo anche   alle  scorse  olimpiadi di tokyo ma   quoi  si  esagerato   .   Infatti  come  dice   anche  l'articolo    da me     sotto riportato  a cadere vittime del fenomeno, sono stati persino gli atleti maschi. L'esempio  più  clamoroso  è   stato qiello  del saltatore con l’asta francese Anthony Ammirati ha fatto cadere il palo con, diciamo, “l’inguine”. Il gesto  ha destato  ilarità (non capita tutti i giorni vedere un palo che si incastra con un pene, seppure sotto i pantaloncini) e invece, tra commenti su misure e fantasie erotiche esplicitate, la vicenda ha preso un piega così pecoreccia che secondo Tmz Sport, ad Ammirati verranno offerti 250 mila dollari per mostrarsi nudo in camera per un’ora da un’azienda che produce contenuti per adulti. Insomma, un atleta olimpico trattato come Rocco Siffredi. Un altrocaso   è stato quello   di Thomas Ceccon. Il nuotatore italiano  , a 23 anni, si aggiudica la medaglia d’oro nei 100 metri dorso diventando il primo italiano a ottenere il titolo olimpico in questa specialità. I meriti sportivi però sono offuscati da quelli estetici al punto che lo stesso atleta, a commento di un suo video diventato virale con titolo “Dio dell’olimpo” (e migliaia di commenti tipo “mi sento incinta”., ecc  ), ha scritto don’t sexualise me, please, “non sessualizzatemi per favore”. Insomma, è proprio un uomo, ---- come  fa anche   notare  la stessa blogger  nell'articolo    sotto  --- sorprendentemente, a utilizzare il verbo “sessualizzare” in queste Olimpiadi. Ed è un particolare non trascurabile ed  importante  , perché è la prima volta che accade, nel mondo dello sport   dove  nessun atleta si era mai lamentato dei commenti sessisti, dell’oggettificazione del corpo maschile, durante una competizione sportiva. Ceccon, ribellandosi al disconoscimento del suo valore sportivo o comunque al fatto che il merito sia in secondo piano rispetto alle sue spalle e ai suoi occhi azzurri, compie il suo miglior gesto atletico: puntare il dito sul cameratismo becero di chi tratta i corpi come oggetti. E nel farlo – forse lui non lo sa – ha dato una grossa mano anche alle donne  che  d'anni conducono tale  battagli   o  ormai  lo accettano   in silenzio  in quanto   si  sono  stufate di ripterlo   ed essere     sole  a  combatterlo  .

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Èpassato un anno esatto dalla morte di Michela Murgia e durante le Olimpiadi appena terminate pensavo spesso a lei. Mi chiedevo cosa avrebbe detto dello sdoganamento (mai così volgare) della sessualizzazione degli atleti, dei meme, dei titoli di giornali, di alcune foto fatte girare ad arte per aizzare commenti beceri, dei commenti sui social. Perché non so se ve ne siete accorti, ma oltre al famoso titolo di Repubblica (“Italia oro nella spada squadre. Le 4 regine: l’amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la mamma”), in cui le atlete erano definite per “nota di colore” come i Sette nani, si è assistito a un tripudio di squallore che fa dubitare dell’efficacia delle tante battaglie pedagogiche sul tema sessismo combattute negli ultimi anni.

Una delle foto diventate virali è quella di una atleta del nuoto sincronizzato che fa una spaccata in aria, sorretta dalle compagne in acqua. L’immagine (in realtà ritrae la squadra greca ai mondiali di Barcellona 2013) è girata compulsivamente sui social per le ridotte dimensioni del costume (si intravedono le sue parti intime). Mi è impossibile elencare i commenti sotto alla foto del gesto atletico perché il più pulito è “Per quanto è muscolosa la fessa rischi che ti faccia male”. Solo un anno fa, la campionessa di nuoto sincronizzato Linda Cerruti denunciò dodici uomini per i commenti sessisti che avevano lasciato sotto una sua immagine in una posizione molto simile, ma evidentemente la lezione è servita a poco. E non è necessario che ci sia un corpo scoperto, per innescare il cameratismo più becero.

 Claudia Mancinelli (  foto  a destra ), ex atleta e allenatrice di Sofia Raffaeli, bronzo nel concorso

individuale della ginnastica ritmica alle Olimpiadi di Parigi, è finita in una tempesta di commenti sessisti per qualcosa che si fa persino fatica a spiegare, ovvero: il video di lei che si alza dalla panchina e con piglio sicuro va a protestare con i giudici per un punteggio considerato troppo basso assegnato alla sua ginnasta. E quello in cui abbraccia Sofia prima che si esibisca. Una sconcertante pioggia di “Lesbica” “Scopami” “Picchiami”. E comunque, Claudia Mancinelli perlomeno è maggiorenne da un po’. La norvegese Embla Matilde Njerve,( foto   sotto )  



 campionessa di salto con l’asta, ha 17 anni e un viso angelico. Il suo primo piano mentre sta per saltare e stringe concentrata l’asta è diventato forse il video più virale durante le olimpiadi di Parigi.

Viene definita “Barbie” dai commentatori più gentili e ometto i commenti dei meno gentili, ma ripeto, stiamo parlando di una ragazzina di 17 anni. La faccenda tragicomica però è che Embla Matilde Njerve, il sogno erotico di orde di sfigati sul web, non ha mai partecipato alle Olimpiadi di Parigi. Quel video è dei campionati Europei under 18 che si sono tenuti in Slovacchia. Chi invece c’era, alle Olimpiadi è Alica Schmidt, una velocista tedesca di 25 anni molto brava e avvenente. I titoli su di lei di due delle testate sportive più note: “La più bella dei giochi olimpici tra atletica e banana bread in borsa” e “La più bella dei giochi fa flop”.

Inutile dire che la sua foto più virale sui social, con commenti sessisti da rabbrividire, è quella in cui Alica è inginocchiata alla partenza. E a pensarci bene tutte le donne oggetto di sessualizzazione in queste Olimpiadi sono ritratte in posizioni che evocano il sesso: Claudia Mancinelli mentre protesta, in posizione prona, con i giudici. La campionessa di nuoto sincronizzato mentre è a gambe aperte, l’atleta norvegese mentre passa le sue mani sull’asta, Alica Schmidt, appunto, mentre è inginocchiata a terra. Gesti che fanno parte della normalità, nella competizione, vengono trasformati in ammiccamenti erotici, come nelle commediole sexy anni 70. E comunque, a cadere vittime del fenomeno, sono stati persino gli atleti maschi. Il saltatore con l’asta francese Anthony Ammirati ha fatto cadere il palo con, diciamo, “l’inguine”. Il gesto poteva destare ilarità (non capita tutti i giorni vedere un palo che si incastra con un pene, seppure sotto i pantaloncini) e invece, tra commenti su misure e fantasie erotiche esplicitate, la vicenda ha preso un piega così pecoreccia che secondo Tmz Sport, ad Ammirati verranno offerti 250 mila dollari per mostrarsi nudo in camera per un’ora da un’azienda che produce contenuti per adulti. Insomma, un atleta olimpico trattato come Rocco Siffredi. Infine, c’è il caso Thomas Ceccon. Il nuotatore, a 23 anni, si aggiudica la medaglia d’oro nei 100 metri dorso diventando il primo italiano a ottenere il titolo olimpico in questa specialità. I meriti sportivi però sono offuscati da quelli estetici al punto che lo stesso atleta, a commento di un suo video diventato virale con titolo “Dio dell’olimpo” (e migliaia di commenti tipo “mi sento incinta”), ha scritto don’t sexualise me, please, “non sessualizzatemi per favore”. Insomma, è proprio un uomo, sorprendentemente, a utilizzare il verbo “sessualizzare” in queste Olimpiadi. Ed è un particolare non trascurabile, perché è la prima volta che accade, nel mondo dello sport. Nessun atleta si era mai lamentato dei commenti sessisti, dell’oggettificazione del corpo maschile, durante una competizione sportiva. Ceccon, ribellandosi al disconoscimento del suo valore sportivo o comunque al fatto che il merito sia in secondo piano rispetto alle sue spalle e ai suoi occhi azzurri, compie il suo miglior gesto atletico: puntare il dito sul cameratismo becero di chi tratta i corpi come oggetti. E nel farlo – forse lui non lo sa – ha dato una grossa mano anche alle donne.

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