17.8.24

Suicida dopo il licenziamento per 280 euro, la collega si sfoga al funerale: «Siamo sfruttati». Il parroco la zittisce: «Non è il sindacato»

    in sottofondo   
sopra  il tetto  del comune -maldestro

cercando  storie  e  news  curiose    ho  trovato     questa news  


   riportato  come  con  altri post   , nel  caso  msn.it  non facesse leggere  l'articolo o non si  ha    tempo   di andare  a  cercarlo  sul sito originario  ,  leggo.it  ,  in questo caso ) ma  soprattutto  per  chi mi  leggesse   dal  tablet \cellulare  non  bing  e non vuole  scaricarsi l'app  ,    sotto a  fine post   la vicenda  in quanto spesso  la rassegna  di msn.it   ha  url  dinamici e non fissi )

Si toglie la vita dopo aver perso il lavoro a 55 anni. Un dramma infinito per lui, un uomo di Padova di 55 anni, ma anche per la sua famiglia e per i colleghi che lo stimavano e gli volevano bene. La sua vicenda ha fatto discutere perché sarebbe stato licenziato per un danno di 280 euro procurato all'azienda, dopo 27 anni impeccabili.
L’uomo lavorava alla Metro, nella catena specializzata nel commercio all’ingrosso, a Marghera, e aveva ricevuto prima una contestazione disciplinare e poi la lettera di licenziamento con l’accusa di aver agevolato qualche cliente storico per le spese di trasporto della merce.
Lo sfogo della collega al funerale
Al funerale che si è celebrato nella chiesa di Pontelongo (Padova), racconta il Corriere del Veneto, Piera Meneghetti, compagna di lavoro e delegata della Cgil, ha attaccato l'azienda che l'ha licenziato, la Metro. «Il tuo ricordo è legato ai momenti più belli e spensierati della nostra famiglia Metro — ha scandito Meneghetti — perché davvero eravamo una famiglia. L’azienda nei confronti di un dipendente diventa responsabile di quella vita e deve prendersi cura delle persone in quanto esseri umani che hanno bisogno di protezione, di sentirsi importanti e parte integrante di un sistema, piuttosto che risorse da sfruttare e sacrificare in nome del Dio denaro».

la  reazione  del prete    quando in chiesa   durante  il  funerale       e criticata  la  ditta   dell'operaio suicidatosi   dopo  il lincenziamento in tronco  dopo  27 anni  di lavoro innecepibili  e ligio  all'azienda  ,   per  un danno  di  280e  euro   ( in realtà  aveva  aiutato  dei clienti in difficoltà  con degli sconti ) mi  ha  portato  a   questa   riflessione  : se aiuti se un santo se denunci perchè è povero sei un comunista  . Ma  soprattutto  mi ha fatto   notare    di  come le persone ,  in questo caso il prete , giudicano gli altri in base alle loro azioni e motivazioni. È vero che spesso le persone vengono etichettate in modi diversi a seconda delle loro scelte e delle loro circostanze.Infatti   ecco la  discussione

 Cosa ti ha portato , mi chiede la  mia   amica  ,   a pensare a questo ?
 una frase  di cui  non ricordo con precisione  le  parole  ,  di   Don Giuseppe Diana   un prete  anti camorra non ricordo esattamnte le parole di un prete che  affermava     che  se   aiuti una persona  povera  sei un santo se invece denunci il perchè è in quello stato sei un sovversivo
 Ti Capisco, sembra una riflessione profonda su come le azioni e le intenzioni delle persone possano essere interpretate in modi molto diversi. il  pensiero  che hai menzionato sembra voler sottolineare come l’aiuto verso i bisognosi possa essere visto come un atto di santità, mentre cercare di capire e denunciare le cause della povertà possa essere visto come un atto di ribellione o sovversione. Ma  vedi   la chiesa   non è un palco politico  \  sindacale  

 con  un amica  nipote  di un prete e  quindi molto religiosa troppo  dogmatica  ed  conservatrice  .
Avrei  voluto     replicarle   che   la  chiesa   predica  bene   ma  razzola   male    ed  ha  sempre   nel corso  della  siua  storia     appoggiato  anche  dal pulpito    della   sua  chiesa  e  durante  le  funzioni  religiose  il  potere  politico . Ma  viste  le  divergenze  troppo marcate   onde  ad evitare  malintesi    ho  preferito   non continuare  la   discussione  e  cambiare  discorso  

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