da Fumettologica
Di Andrea Fiamma 1 Agosto 2024
La copertina di Topolino 1072 del 13 giugno 1976, dedicate alle Olimpiadi di Montréal di quell’anno
I fumetti Disney, e la rivista Topolino in particolare, hanno sempre celebrato le Olimpiadi come evento collettivo in grado di ravvivare lo spirito nazionale, trasmettendone i valori più edificanti e cercando di avvicinare i lettori più piccoli allo sport – una missione che il settimanale ha portato avanti per decenni in tanti modi, dalle storie realizzate con la collaborazione delle federazioni sportive fino al Trofeo Topolino. Ma da un po’ non è più così.
Il primo incontro tra i fumetti Disney e le Olimpiadi avvenne nel 1956. Ispirato dallo spunto di Paperino e le prove olimpiche, una storia breve di Carl Barks in cui il protagonista, aspirante atleta per Paperopoli, combina una serie di guai durante le qualificazioni olimpiche, il direttore di Topolino Mario Gentilini commissionò a Guido Martina e Giovan Battista Carpi un fumetto simile, dal titolo Paperino alle Olimpiadi, in cui il papero è costretto a correre alle Olimpiadi dopo aver fatto arrestare un criminale che avrebbe dovuto gareggiare per conto di Paperone. Martina e Carpi lo realizzarono in tempi record, ma la storia uscì comunque nell’autunno del 1956, quando ormai i giochi erano conclusi.
Le iniziative serie partirono nel 1960, anno delle Olimpiadi di Roma, un’edizione particolarmente significativa per l’Italia. In quell’estate Topolino dedicò ampio spazio ai giochi olimpici, tra servizi, giochi e illustrazioni (perfino qualche pubblicità era a tema). L’editore Mondadori diede inoltre alle stampe, nella serie I Classici di Walt Disney, il volume Paperino alle Olimpiadi, nel quale, oltre a storie sportive collegate tra loro da una vicenda-cornice, erano presenti fatti storici, foto e primati delle edizioni passate. Il progetto, fatto anche per creare un oggetto ricordo, ebbe grande successo e fu replicato con Topolino alle Olimpiadi nel 1964 e Paperone alle Olimpiadi nel 1968.Un Pippo campione di Hula Hoop su una copertina di una pubblicazione Disney dedicata alle Olimpiadi nel 1984
In occasione dei giochi olimpici di Monaco del 1972, Topolino fece le cose in grande: per il volume Pippo alle Olimpiadi, sempre della collana I Classici di Walt Disney, Romano Scarpa scrisse e disegnò la storia inedita Pippo e i parastinchi di Olympia (il personaggio fu scelto in sinergia con l’uscita nei cinema del film a episodi Pippo olimpionico), che con le sue 134 pagine era una delle storie più lunghe mai prodotte sino a quel momento, nonché una delle più riuscite di Scarpa. Nel frattempo, su Topolino uscì la saga Operazione Olimpiadi, accompagnata da un sontuoso gadget: sei medaglie ritraenti i personaggi Disney in attività sportive.L’idea del gadget fu replicata quattro anni dopo, in occasione delle Olimpiadi di Montréal del 1976, con un’iniziativa ancora più importante, in collaborazione con l’azienda Findus: dodici figure in metallo raffiguranti i “superatleti”, ovvero i personaggi Disney alle prese con gli sport. Su Topolino furono allegati sei di questi gadget, oltre al raccoglitore, mentre gli altri vennero inclusi nelle confezioni di bastoncini di pesce Findus.Per Topolino, celebrare le Olimpiadi diventò una ricorrenza immancabile, al pari delle feste natalizie o di altri eventi di grande risonanza, e così, negli anni, oltre a redazionali, gadget e volumi speciali, apparvero molte storie dedicate all’evento, tra cui l’apprezzata Paperolimpiadi, realizzata nel 1988 sempre da Scarpa e sempre con una lunghezza record: 250 pagine, l’avventura Disney più lunga mai pubblicata fino ad allora.Negli ultimi anni, però, tutto si è complicato. Le manifestazioni esistenti ed esterne al mondo Disney sono state messe da parte per non incorrere in problemi di diritti intellettuali, autorizzazioni mancate, promozione impropria o potenziali polemiche.Un esempio di come sono state ripensate le storie Disney a tema Olimpiadi
Dato che il nome delle Olimpiadi e i suoi simboli (i cinque anelli, la torcia, le mascotte) sono protetti da copyright, Disney ha preferito non utilizzarli nelle storie, anche alla luce del controllo più stringente del CIO, il comitato internazionale per le Olimpiadi, che ha iniziato a chiedere a ogni comitato sportivo nazionale di vigilare con più solerzia. Nel 2017, un pub francese fu multato perché aveva stampato sottobicchieri con i cerchi olimpici, iniziativa che era stata considerata un incentivo commerciale per attirare i clienti.
In questo addio ha probabilmente contato anche il fatto che quelle olimpiche fossero storie difficili da realizzare, perché, dati i tempi lunghi per confezionarle, i soggetti dovevano sempre restare su linee generali, facendo riferimenti diretti alla realtà ma non troppo puntuali. Per smarcarsi da queste problematiche, spesso si sceglieva una via fantasy che si allontanava dal discorso olimpico. L’esercizio, di non facile esecuzione, consisteva nel fare respirare al lettore l’aria del momento, senza però inserire troppi elementi che datassero la storia, per renderla fruibile anche nelle riedizione successive. Una pagina dalla storia “Los Angeles ‘84” pubblicata su Topolino per le Olimpiadi di quell’anno
Per esempio, nel 1984, Fabio Michelini e Giorgio Cavazzano riuscirono a confezionare una storia sulle Olimpiadi di Los Angeles, intitolata Los Angeles ‘84, talmente astratta dal contesto – eppure godibile, con il solito Paperino impegnato in mille discipline – che nelle riedizioni successive bastò cambiare il titolo per farla funzionare, diventando Barcellona ‘92 e poi Sidney 2000 (e addirittura Atene ‘04 in una versione pubblicata in Grecia). In un’epoca, quella contemporanea, in cui le storie arrivano su Topolino con l’idea di essere rieditate in volume a stretto giro, forse creare qualcosa che parla dell’oggi non ha più tanto senso, da un punto di vista editoriale.«Era una tradizione, che poi magari non produceva le storie più belle del mondo, però era uno di quegli appuntamenti che ci si aspettava e che faceva la Storia di Topolino» commenta a Fumettologica Valentina De Poli, direttrice di Topolino dal 2007 al 2018.L’ultima Olimpiade protagonista di Topolino è stata quella di Rio 2016. In quell’estate, oltre alla storia a puntate I signori dei metalli, uscirono 12 medaglie con i personaggi Disney allegate a Topolino e altre testate, in un’involontaria chiusura del cerchio con l’iniziativa del 1972.«Per Rio 2016 avevo sudato un bel po’ con il CONI, il comitato olimpico italiano, per ottenere un gentlemen agreement che mi portò alla pubblicazione della storia e all’uso del logo olimpico in copertina» spiega ancora De Poli, che durante la sua gestione ebbe modo di supervisionare i progetti legati a tre Olimpiadi, dando sempre risalto ed eco all’evento. «Continuo a pensare che, essendo Topolino un giornale in tutto e per tutto, registrato al tribunale, creato da giornalisti, esista il diritto di cronaca e parodia, e quindi in teoria non ci dovrebbero essere veti o pericoli. Fa tutto parte della nuova follia dei tempi, dell’esasperazione delle precauzioni.» Topolino ha riservato pochissimo spazio a Tokyo 2020 e ancora meno a Parigi 2024: Nell’estate 2021 uscirono dei redazionali (e questa è anche una delle contraddizioni di un colosso come Disney, che spesso predica i propri valori a targhe alterne), una storia giallo-agonistica intitolata Topolino e l’oscura finale e dei gadget sportivi, riproposti identici a luglio 2024.La decisione di Disney di non affrontare più l’argomento olimpico nei fumetti è retroattiva, ed è probabile che molte delle storie prodotte fino al 2016 non saranno più rieditate (Topolino il signore dei cerchi, realizzata per Pechino 2008, non è mai stata riproposta in Italia, per esempio). Tutte quelle ripubblicate finora hanno invece subito correzioni più o meno invasive, fatte sempre senza consultare gli autori originali. Di alcune, però, sarebbe impossibile sradicare la componente olimpica senza perdere il senso della trama. Nel volume di Giunti Paperiadi, pubblicato nel 2021 e tornato sugli scaffali nel 2024 in una nuova edizione, tutte le storie a tema olimpico sono state modificate per togliere ogni simbolo o parola relativa alla manifestazione, perfino quelle che trattano le Olimpiadi in ottica storica, come Paperino e l’olimpionico universale, un’avventura del 2008 sulle origini dei giochi.Pubblicata per la prima volta nell’agosto 2008, “Paperino e l’olimpionico universale” è stata ristampata senza modifiche nel 2016, per poi diventare “Paperino atleta universale” nel volume Paperiadi, pubblicato nel 2021 e nel 2024: nelle ristampe, la parola “olimpiade” è diventata “gara sportiva”
Senza i giochi olimpici a sorreggerne la trama, le storie hanno dovuto cambiare la loro cornice narrativa, con esiti spesso innocui (imprecisati “giochi sportivi mondiali” hanno preso il posto delle Olimpiadi) ma a volte involontariamente goffi o comici. Nella riedizione di Codice Olimpo, un’avventura di DoubleDuck realizzata per le Olimpiadi di Londra 2012, sono stati tolti tutti i riferimenti alla competizione, a eccezione del titolo, che ha perso così di senso.Le ultime riedizioni conservative sono del 2017 e da allora si è preferito evitare ogni riferimento ai Giochi – almeno in Italia, perché in Germania è stato dato alle stampe un recente volume contenente storie olimpiche che non presentano modifiche.La pratica di dribblare manifestazioni reali nei fumetti Disney si estende a molti altri eventi di richiamo oltre le Olimpiadi, come Lucca Comics & Games, i Mondiali di calcio, il Giro d’Italia o il Festival di Sanremo – in passato tutti protagonisti di storie ma che ora, come le Olimpiadi, richiederebbero un livello di coordinamento dispendioso e varie autorizzazioni (che talvolta sono state concesse, come nel caso della storia del 2020 Zio Paperone e il Giro da capogiro, realizzata in collaborazione con il gruppo RCS, detentore del marchio) – ma anche ad argomenti un tempo considerati veri e propri valori per Topolino, come l’ecologia o la lotta al razzismo. Essendo diventati argomenti divisivi nel discorso pubblico, politicizzati e potenziali fonte di polemiche, la casa madre ha preferito glissare, arrivando a piallare ogni asperità, perfino la più inoppugnabile e incontrovertibile.Proprio nella storia olimpica Londra 2012 – Caccia all’oro! di Roberto Gagnor e Marco Mazzarello (diventata Papermedaglie, caccia all’oro! nelle riedizioni successive), Paperino, Topolino e Pippo tornano indietro nel tempo e incontrano il velocista Jesse Owens, protagonista di quattro storiche vittorie a Berlino 1936. Nella storia, Owens è prigioniero della polizia di Zirconia (una versione Disney della Germania nazista creata da Giorgio Cavazzano per la storia Topolino – Minni in “Casablanca”) e, nella versione originale, Topolino spiega che gli zirconiani non lo vogliono fare correre perché «ha il colore della pelle diverso dal loro», semplificando con delicatezza il tema del razzismo. Nelle riedizioni successive, oltre a rimuovere i riferimenti olimpici, la battuta è stata corretta in «a causa di una ingiusta discriminazione». Per paura di non calcare la mano, Disney ha cercato una formula talmente vaga da essere incomprensibile.La vignetta tratta da “Londra 2012 – Caccia all’oro!” nella versione originale, a destra, e in quella modificata nelle ristampe, a sinistra
Nel libro Un’educazione paperopolese, Valentina De Poli definisce Topolino «un ponte tra il mondo della realtà e quello della fantasia», ed eventi come le Olimpiadi, secondo la sua visione, hanno lo scopo di «calare e sintonizzare il giornale nel tempo in cui vive, renderlo rappresentativo del momento storico a cui appartiene. […] Per diventare, e mantenersi tale, un fenomeno mainstream è necessario che faccia parte del mainstream. Ecco allora la complicità con il mondo dello sport, del cinema, della musica e della tv, in genere tutti fenomeni della cultura popolare».Topolino è stato, ed è, una fucina importante per il fumetto italiano, che attraverso i personaggi Disney è riuscito a portare avanti iniziative ed esprimere concetti che parlano della società e alla società. Gli autori possono continuare a realizzare storie su generici “giochi sportivi mondiali”, ma togliendo la possibilità di dialogare con l’immediatezza del reale, questa capacità di parlare del presente che vivono i lettori viene meno.Su questo, l’attuale direttore di Topolino Alex Bertani ha un’opinione diversa: per lui l’abbandono di questi riferimenti non rappresenta un handicap, da una parte perché, dice a Fumettolologica, «nessuno decide di comprarsi un fumetto solo perché una storia è ispirata a una convention o a un famoso evento sportivo, quand’anche lo facesse si tratterebbe perlopiù di un fatto episodico», e dall’altra perché «nel tempo della sovra-informazione contemporanea, bombardati di continuo da notizie e dettagli su tutto, credo che i lettori vivano sempre più in modo distinto il mondo della fiction e quello della realtà».Una storia olimpica relativa ai giochi invernali di Torino 2006, nella versione originale e in quella ristampata
«Siamo nell’era delle grandi prudenze rispetto alle grandi aperture, anche esagerate magari, del passato» commenta invece a Fumettologica Francesco Artibani, sceneggiatore di Codice Olimpo. «Pezzo dopo pezzo, questo atteggiamento depaupera il lavoro di tutti perché sgancia le storie dalla realtà. Lo slancio a banalizzare i personaggi e le situazioni è una forma di autolesionismo incredibile, anche perché i lettori, inclusi i più piccoli, vivono nel mondo e vedono cosa succede.»“Sganciarsi dalla realtà” è la stessa espressione che usa Roberto Gagnor, sceneggiatore di Londra 2012 – Caccia all’oro!, per segnalare il rischio che corrono i fumetti Disney, «anche quando l’omaggio sarebbe probabilmente innocuo e anzi utile a entrambe le parti».«Alla fine», dichiara Bertani, «nulla impedisce che le stesse emozioni e atmosfere i lettori le possano vivere tramite parallelismi frutto della mera fantasia, che proprio perché separati e svincolati dalla realtà (in alcuni casi meno romantica di quanto si possa ritenere) riescono a svolgere una funzione archetipica a volte persino più forte».Come puntualizza giustamente il direttore, non significa che non si possano realizzare belle storie su temi importanti: gli autori Disney hanno da sempre dovuto confrontarsi con paletti e limiti e li hanno saputi aggirare con la forza dell’allusione. Tuttavia, questo ulteriore restringimento degli immaginari rischia di togliere lo spigolo vivo alle storie e privarle di quello spirito del tempo che invecchia le storie e obbliga i grafici a sostituire “Los Angeles ‘84” con “Barcellona ‘92” ma allo stesso tempo le rende materia immediata e pulsante di vita.
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