4.7.08

Il “grande sonno” nazional-popolare. Critica e autocritica.

                          
                           [....] io vi darò tutto, basta che non domandate nulla [.....]

                                                                   da “Nerone” di Ettore Petrolini







Si fa un gran parlare di diritti, di tolleranza, di libertà, di informazione corretta, tanto da sconfinare assai spesso nelle discussioni e suggestioni di una Storia invece scritta ad libitum, ma si presta poca attenzione a cosa siamo quando tocca fare i conti con la propria capacità di percepire il mondo che ci circonda.



A pensarci bene, non è che sia poi una novità, e se a tutto ciò si aggiunge il misto-fritto di certi “ideali” che affannano le italiche genti alle prese prima con le parate militari del 2 giugno scorso e poi con le parate di Buffon agli Europei di Calcio, ci si può rendere conto dei limiti oggettivi di un popolo che rincorre affannosamente la propria carota, anche senza il bastone.



Altro che Berlusconi e le sue leggi ad personam: il vero problema di questo Paese siamo noi, perchè l’italiano medio non ha fame di “sapere”, come ricordava una delle più importanti voci del giornalismo “dal fronte”, Paolo Barnard, recentemente intervistato da Arcoiris.tv; da tutto ciò ne consegue che il sistema dei “bastian contrari” basato sul chiasso di coloro che si “indignano”, o che si richiamano al “no alla Casta”, con ogni probabilità non serve ad un bel niente.


Sarà anche la natura umana e la cosiddetta “psicologia del gruppo” che ci accompagna fin dalla notte dei tempi, resta comunque il fatto che, se le premesse di “contestazione al Sistema” rimangono tali e le regole del “branco” non passeranno mai di moda, a nulla servirà cercare un aggancio psicologico che permetta di trasferire il proprio pathos nelle urla e invettive di un leader, comico o meno che sia.


Il discorso è ovviamente anche riferito a Beppe Grillo e al suo movimento che, genuinamente nato sotto i migliori auspici e nel fragore delle proposte “contro” e dei “parlamenti puliti”, si è invece comportato come un vero e proprio sparring partner di Antonio Di Pietro attraverso una subdola propaganda a favore de L'Italia dei Valori, contraddicendo quanto aveva invece affermato a proposito delle sue idee a-politiche in vista delle elezioni di aprile scorso (l’articolo di Stefano Montanari è esaustivo, in tal senso).





Ma, dopotutto, cosa t'aspetti da un popolo ingenuo, che non legge e non sa più scrivere, narcotizzato dai Festival di Sanremo, dalle Isole dei Famosi, da Santoro, Grillo, Vespa e dall'onnipresente partita di calcio, se non il semplice transfert collettivodella propria indignazione ?

Di fronte a certi scenari, non è inverosimile pensare che se la finestra sul futuro a disposizione di George Orwell si fosse aperta sull'Italia di oggi, probabilmente lo scrittore inglese, assieme al suo pessimismo, sarebbe caduto in depressione o, in un momento d'orgoglio e di intuizione interpretativa, avrebbe abbandonato lo scrivere per diventare attore, tuffandosi nel cinema comico e facendo da spalla a Totò ne “I due colonnelli” al posto di Walter Pidgeon, e, chissà, prendendo spunto dal nostro curioso modo di essere “contro”, avrebbe accantonato un soggetto letterario come Wiston preferendogli possibilmente Boldi o DeSica alle prese con la figona di turno.


Lo stesso Platone, nell’allegorico “mito della caverna”, avrebbe probabilmente cambiato residenza ai suoi prigionieri lasciando nella grotta (per poi turarla, ovvio..) solo chi aveva il passaporto italiano, se immaginava che neppure con gli occhiali da sole saremmo stati in grado di affrontare la luce delle nostre coscienze alterate dai falsi capipopolo di oggi.


E, in tema di caverne, neanche i Flinston, nonostante la convivenza con dei dinosauri un po’ improbabili e soprattutto rincoglioniti, avrebbero comunque sopportato tanta mostruosità di atteggiamenti in un popolo che scende per strada in massa ad ascoltare le stesse cose di sempre da Beppe Grillo, o addirittura in tremila ad attendere, fieri dei loro colori, il ritorno della squadra di calcio del cuore, come è successo a Fiumicino qualche mese fa, oppure, peggio ancora, sfidare le Forze dell’Ordine e assaltando una caserma dopo la morte di un tifoso, quando per i morti della Thyssen non ci si è sporcati neanche le mani per raccogliere le pietre necessarie ad infrangere qualche vetrata degli uffici direzionali del colosso siderurgico tedesco.




Queste sono le conseguenze di quella che si potrebbe generosamente definire “fuga dalla realtà”, che è prim’ancora una fuga dalla Storia.


Perchè c’è una Storia, o meglio una Memoria storica, che dovrebbe essere abbastanza chiara, e i custodi simbolici dovremmo esserne noi, invece stiamo vendendo le nostre energie mentali ad un presente e ad una ribellione che sa tanto di scarsa presa di coscienza.

Di solito, poi, nel torpore e nella monotonia di ciò che rimane del proprio “spirito critico”, ritornano in auge i vecchi ritornelli sul confronto destra/sinistra, di chi è meglio o peggio dell'altro, in modo tale che i fondi di magazzino della propria Memoria si mescolino per bene quel tanto da non guastare le pretese di un “consenso” che, come in una sorta di The Matrix ma “all'italiana” (cioè con tanti nei e nessun Neo), sussiste e si alimenta con una realtà volutamente sfocata.


E questo vale soprattutto per coloro che, trovandosi alla sinistra del fiume della Storia, da quarant'anni hanno veleggiato nell'alibi del monopolio democristiano come causa e dirittura d'arrivo dello sfascio di questo Paese, quando non viene mai ricordato che la Storia di questo Paese è passata (purtroppo) per Teano ma si è fermata anche a Salerno, e non a Eboli: lì ci si è fermato solo Cristo, il primo comunista della storia.... fino a quando non ha conosciuto il compagno Togliatti e la sua amnistia, che di fatto ha chiuso un occhio sui crimini commessi durante il Ventennio, fino a chiuderli tutti e due nel permettere alle Questure italiane di rimanere nelle mani degli ex-appartenenti all' OVRA.

E poi c’è chi ancora se la prende solo con Andreotti e Craxi…quando il tutto il Sistema era ed è sorretto dalle alleanze della partitocrazia, dall'estrema Sinistra fino all'estrema Destra.

Occorre solo documentarsi per ottenere la rivelazione, e di libri in materia ce ne sono a bizzeffe, sempre se interessa l'argomento o che la cosa non ci stravolga troppo il divenire.


Altro che “compromesso storico”: il vero compromesso è stato raggiunto molti anni prima, quando in quel di Yalta i “Metternich” dell'epoca, di comune accordo, non fecero che ribadire il concetto di “espressione geografica” per l’Italia post-bellica, dal momento che tutti i Paesi, soprattutto i “vinti”, in realtà non furono mai messi veramente in condizione di scegliere, grazie anche alle compiacenze dei “valletti” politici dell’opposizione, vale a dire gli allora Pci e Psi.


Detto a mò di postilla, comunque è proprio vero: i comunisti di una volta erano tutta un'altra cosa.


E meno male che c'è l'ex sessantottino “di ferro” Mario Capanna a farci ancora ben sperare, grazie alla sua recente e inaspettata presa di posizione a favore dell’ex missino Gianni Alemanno a Sindaco di Roma perché “è contrario agli Organismi Geneticamente Modificati”(!).


Parafrasando, è un po’ come dire “Il cetriolo, anche se fa male, può anche andare bene. L’importante è che non sia transgenico”.



Ora, pensando al presente, come si fa a parlare di “cambiamento”, soprattutto con siffatti campioni di coerenza e con “tifosi” così distratti?

Cambiare da che cosa, poi? Da Berlusconi a Veltroni? Oppure ritornare al più disastroso Governo dal Secondo Dopoguerra in poi, retto da Romano Prodi nell’ultimo biennio?


Che senso hanno parole come “partecipazione”, “attivismo”, se non sappiamo neanche cosa cambiare e perchè?
Sarà sufficiente buttarsi nel mucchio di coloro che si richiamano a Grillo e ai “grillini”, per far pace con se stessi e poi raccontare al proprio vicino in pantofole “io non c’entro niente con tutto questo, ero in piazza con Grillo”?


No, troppo comodo, essere “contro” a queste condizioni.

Troppo comodo criticare il “conflitto d’interessi”, quando per quarant’anni abbiamo tollerato altri interessi e ben altri conflitti.


Troppo comodo parlare di “lavoro precario” e non rammentare come ci siamo fatti infinocchiare e cuocere alla piastra quando abbiamo creduto, ad esempio, alla storiella della “scala mobile che aumenta l’inflazione”. Il Sistema si legittima con il “consenso”.


Il “consenso” non significa solo votare Tizio o Caio: significa anche il rifiuto delle regole del buon senso e la scarsa conoscenza di ciò che ci circonda.


Ma il“consenso” è anche una parte non ben definita del Sistema che insegna a sbraitare e a contestare senza leggere il presente e soprattutto il passato, soprattutto quando alcune iniziative (come le “liste civiche”) valgono meno dell’aria fritta, e sanno tanto di pettinatura mascherata con il “riporto” per chi capelli non ne ha.



Con un po’ di nostalgia per i vecchi “caffé” letterari di una volta, sarebbe veramente opportuno ricominciare prima a riaccendere quel mozzicone di candela sito nel profondo della nostra scatola cranica e poi discuterne tra noi, dopo un buon bicchiere e un bel libro, e soprattutto aggiornare l'attualità con le proprie parole attraverso uno strumento così potente e (ancora) libero come Internet.


Poi ne riparliamo, ma con cautela.

Perché non si sa mai: visti i tempi che corrono, dopo le impronte digitali ai bimbi Rom e la riabilitazione dell’energia nucleare nonostante un referendum contrario, non è escluso che si possa proprio trovare un pretesto per bruciare i libri, magari per fronteggiare una possibile crisi energetica.


E anche questa, tutto sommato, non sarebbe una novità.


Quei pochi che hanno letto Bradbury ne sanno qualcosa, come coloro che hanno vissuto il rogo di Berlino.




Solo fantascienza o passato ormai lontano?

Sarà, intanto però qui da noi sembra che ci siano già le prove generali, fintanto che si riesca ad esplorare  il nostro personale universo, a partire dalle mura di casa,ammesso che se ne abbia voglia.

Per pensare (senza affaticarci mica tanto) ad un mondo nuovo.Anche nel semplice gesto di guardarsi un poco allo specchio e capire che la nostra realtà “riflessa”, per quanto ovvia e comunque vera, potrebbe aiutarci ad interpretare le ombre cinesi (..pure qua) che assalgono la nostra quotidianità.


Autore: Salvatore (HAVEADREAM) blog Liberi finalmente liberi

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