28.12.18

spesso le canzoni edulcorate sono migliori ed incisive di quelle non censurate il caso de la canzone di marinella di De andrè

   a  confermare    quello che  dico  nel  titolo  e   testimoniare  che   non sono  nè complottista    né   un illuso  od  un che si  fa  troppe storie     o  che     ha  una  fervida  immaginazione       c'è      questo articolo di https://www.ragusanews.com/


La prima versione, censurata, de La Canzone di Marinella






In pochi sanno che Fabrizio De Andrè tenne per anni "La Canzone di Marinella" nel cassetto, sapendo che mai avrebbe potuta pubblicarla, per via del suo testo spinto e degno di censura. La prima stesura della canzone è del 1962
De Andrè cantò la versione originale di quel brano solo molti anni dopo la sua pubblicazione ufficiale, in occasione del famoso concerto a "La Bussola" di Viareggio (18 marzo 1975). A raccontare qualche retroscena è l'amico e collega Francesco De Gregori. 
Un giovanissimo Francesco (aveva 18 anni) si divertiva a parodiare un suo mito, Fabrizio De Andrè, cantando "La cacca di Piero". Peccato che una sera, al Folkstudio, si sia presentato Fabrizio De Andrè. De Andrè era in compagnia dell'amico Luigi De Gregori (in arte Luigi Grechi), fratello di Francesco, e sfidò Francesco: "Dai, belìn, faccela sentire". 
"Mio fratello conobbe De André in un bar di Roma, fecero amicizia, bevvero insieme e qualche giorno dopo mio fratello lo porto al Folkstudio dove io suonavo insieme a Venditti e altri, tutti assolutamente sconosciuti. E questo disgraziato di mio fratello dice a De André che io avevo fatto questa ignobile cosa! E De André, che era luciferino, insistette perché la facessi: io non avrei mai osato farlo. Sarebbe stata veramente una cosa da idioti. E invece lui: 'Dai belin, fai sentire questa canzone!'. De André si divertì molto e da lì nacque il nostro rapporto, diventammo amici, tanto che tempo dopo mi invitò persino da lui in Sardegna a lavorare insieme".
Francesco De Gregori racconta: "Lo stesso De Andrè aveva scritto una versione non pubblicabile de La canzone di Marinella". 
Furono gli amici a spiegare a De Andrè che quel testo meritava di essere pubblicato, dopo una revisione dei versi più crudi e volgari.

Ecco il testo:   il pezzo  mancante è in  corsivo  


Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra a una stella

sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta


bianco come la luna il suo cappello
come l’amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue l’aquilone

e c’era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c’era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi


prima fu una carezza ed un bacino
poi si passò decisi sul pompino
e sotto la minaccia del rasoio
fosti costretta al biascico e all’ingoio


dicono poi che mentre ritornavi
nel fiume chissà come scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent’anni ancora alla tua porta

questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno , come le rose

e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose.

La prima versione cruda e volgare della canzone è databile, come abbiamo scritto, al 1962. De Andrè disse: “È nata in una versione quasi pornografica, molto spinta. Poi una persona che allora mi era particolarmente vicina mi ha fatto capire che quella canzone poteva diventare un grosso successo, quindi ne è venuta fuori una canzone a cui ci si poteva avvicinare tranquillamente, senza il pericolo di offendere la morale o il buon costume”. 
Ed  diventare  un  

[.... ]   

Dai criteri visti prima si capisce subito che praticamente tutto il canzoniere di De Andrè sembrava fatto apposta per incappare nelle maglie della commissione, dal tema del sesso con annessa terminologia esplicita: Via del Campo o Bocca di rosa, agli sberleffi all'ordine costituito come ne Il gorilla, all'anti-militarismo della Guerra di Piero, alla storia riscritta e sbeffeggiata di Carlo Martello, ai temi "inadatti" trattati nel Cantico dei drogati o nella Ballata del Michè, persino il classico tra i classici di De Andrè, La Canzone di Marinella, era oscurata perché parlava in modo troppo chiaro del rapporto tra Marinella e il Re senza corona e senza scorta e di come fremeva la pelle di Marinella tra le sue braccia: la commissione bocciava tutto, e senza possibilità di accordo. E così proprio in questo modo De Andrè diventava un autore proibito, ma di culto, anzi con nesso forse non casuale, il preferito della generazione del '68. Quando poi, essendo ormai così noto, qualcuno cercava di fare sentire la sua opera, si pescava qualche canzone (peraltro bellissima) ma meno diretta, che quindi poteva passare, ed era ad esempio Fila la lana di ambiente medioevale, oppure una canzone d'amore, come Amore che vieni amore che vai oppure La canzone dell'amore perduto.


[... ]

Fu Mina, nel 1967, a cantare la versione censurata e  "pudica"(mica  tanto  per   il potere  culturale  d'allora    vedi  l'articolo citato  di musicaememoria  )  che fece diventare universalmente noto il suo schivo e dissacrante autore.

Ora  ho  avuto su  facebook una discussione   con    un amico dei miei ed anche mio ex prof      di francese  alle superiori 

*****   
A parte il pompino che mi sembra un verso aggiunto per postare questa cazzata non leggo versi diversi da quelli che ho sempre sentito

Giuseppe Scano caro ***** invece non è una .... perchè un verso fu censurato .infatti se riascolti la canzone o rileggi il testo normale vedrai che manca questo verso

prima fu una carezza ed un bacino
poi si passò decisi sul pompino
e sotto la minaccia del rasoio
fosti costretta al biascico e all’ingoio




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