- https://www.ilcittadinomb.it/stories/IlCittadinoYoung/a-scuola-in-finlandia-non-si-boccia-ognuno-impara-a-modo-proprio_1206084_11/
- https://www.tuttoscuola.com/la-scuola-boccia-favorevoli-contrari/ con altri interessanti link su un educatore ( Don Lorenzo Milani 1923-1967 e la sua lettera ad una professoressa ) che già 50 anni fa proponeva metodi simili a quelli Nord europei e fatti propri di Fabio Cocco
- https://www.orizzontescuola.it/scuola-non-boccia-scuola-marcia-crepet-vogliamo-male-messo-al-mondo/ solo vecchie maniere
dall'unione sarda
SCUOLA
Quartu, la filosofia del "professore che non boccia": "Educo senza essere un generale"
Anche grazie a Fabio Cocco, 48 anni, docente di Italiano, Storia e Geografia alla scuola media De Amicis, le non ammissioni sono calate
Interrogazioni programmate, percorsi personalizzati e colloqui costanti con i genitori.
È questa la ricetta vincente adottata da Fabio Cocco, 48 anni, professore di Italiano, Storia e Geografia alla scuola media De Amicis (ex Lao Silesu) in via Perdalonga, che ha ridotto drasticamente le bocciature e fatto lievitare le iscrizioni nella scuola, passando dai 78 alunni del 2015 ai 360 del 2019.
Fabio Cocco
"Perché si può educare senza ergersi a generali", ottenendo risultati sorprendenti "negli ultimi quattro anni le non ammissioni sono scese a meno dell'un per cento".
Professore, come ha fatto a raggiungere questi risultati?
"Noi siamo abituati a una scuola vista come una via di mezzo tra un ospedale psichiatrico e un riformatorio, che sia lì per dare regole e basta. Io non dico che le regole non ci debbano essere ma per farle recepire bisogna condividerle, far sì che i ragazzi siano consapevoli del loro percorso di crescita".
Per questo dal suo registro sono bandite le note?
"Avere una collezione di provvedimenti disciplinari spesso può arrivare a dare l'effetto opposto. Nel senso che, tra virgolette, ci si può vantare di essere quello che ha avuto più note".
E allora cosa si fa se uno studente non rispetta le regole?
"Hai un comportamento non adeguato? Cerchiamo di capire perché, quali sono i motivi, non mettendo una nota sul registro. Occupiamoci dei ragazzi inserendoli in percorsi personalizzati. L'organizzazione stessa della scuola è pensata proprio per andare incontro a questi bisogni. Abbiamo prima di tutto ridotto il tempo scuola: il sabato stanno tutti a casa e durante la settimana non si seguono più di tre discipline per volta, con tre pause di 15 minuti dopo ogni lezione. In questo modo si tiene vivo l'interesse senza sovraccaricare".
Anche le interrogazioni a sorpresa sono bandite?
"Non avrebbero senso. Io faccio un calendario delle interrogazioni in modo che gli studenti abbiano il tempo di prepararsi. Ciò significa più tranquillità e la possibilità di mettersi in pari con il programma. La verifica non è il giudizio divino, così come la classe non è un formicaio: c'è chi ha la possibilità di raggiungere dieci, chi meno. Ognuno ha caratteristiche e traguardi diversi. Individualizzare significa includere".
Stesso discorso per le bocciature.
"Che senso ha bocciare? Alla fine diventa quasi un giudizio sulla personalità. Negli ultimi quattro anni le non ammissioni sono scese a meno dell'un per cento e hanno riguardo per lo più chi per un motivo o per l'altro, non frequentava. Ma se i ragazzi frequentano, io ho il dovere di recuperarli in qualsiasi modo. Un elemento fondamentale in questo senso è, ad esempio, la relazione con i genitori. Noi abbiamo contatti continui. Uno studente senegalese che è arrivato da noi che non sapeva niente d'italiano e che scriveva soltanto in arabo adesso frequenta con successo la seconda superiore e ancora siamo rimasti in contatto. Ovviamente tutto questo percorso si può realizzare se si trova anche il dirigente giusto che dà fiducia, come è qui Tiziana Diomedi".
Che cosa sono per lei i suoi studenti?
"Sono prima di tutto persone in crescita e, per me, sono una continua scoperta. Sono il banco di prova di quello che faccio, per mettere in discussione quello che so e quello che non so".
Giorgia Daga
Molti hanno commentato sul sito in particolare all'ultimo
Violet2012
da un giorno
Caro docente, sei soltanto uno che non vuole grane. Saranno sicuramente aumentate le iscrizioni ma anche gli asini e i maleducati.
mannu
da un giorno
Speriamo di non avere suoi alunni nella scuola dove insegno, perchè programmare le interrogazioni non è educativo. in bocca al lupo per il suo lavoro
Bagarzu
da un giorno
fatto lievitare le iscrizioni nella scuola, passando dai 78 alunni del 2015 ai 360 del 2019"... e grazie al piffero, chi è il fesso che si iscrive in una scuola in cui si deve studiare?!?
ha brillantemente ed efficacemente ( visto che sono rimasti zitti e non hanno replicato ) l riposto Lo stesso Fabio Cocco
user217085
Buonasera. Sono Fabio Cocco. Nella scuola in cui insegno, gli studenti studiano e raggiungono traguardi soddisfacenti. Pensi che a scuola sono anche sempre presenti e sereni.Provo con ordine a rispondere o chiarire alcune questioni. 1. Insegnare non è una missione: è una professione complessa che richiede preparazione non solo in termini di contenuti ma, soprattutto, in riferimento alla conoscenza dei processi di apprendimento che, di norma, variano di persona in persona. 2. Per imparare bene, ovvero per far sì che le persone apprendano, è importante che conoscano le procedure.S può dire tutto: si può ritenere non corretto "non bocciare" (premesso che è il consiglio di classe che sulla questione si esprime sulla base di criteri oggettivi e verbalizzati) purché con riferimenti epistemologici chiari. Osservo, al contrario, che il dibattito sulla scuola è affidato a un'idea di insegnamento scollegata dalla osservazione del panorama sconcertante di questo paese, proprio quello nel quale l'analfabetismo di ritorno e la dispersione scolastica sono tra le più alte d'Europa
Lì entra in gioco la riflessione da fare con gli studenti sul come si apprende, ovvero sulle strategie individuali. L'obiettivo è che ciò accada in modo consapevole e responsabile. Fiducia e responsabilità sono le parole sulle quali costruire una dinamica educativa e quindi finalizzata all'apprendimento.
Aggiungo le mie risposte frutto di " eredità " genitoriali in quanto figlio di ex insegnanti
a persone come Vilet2012 dico che è proprio il contrario. Un insegnante che opera nel modo descritto nell'articolo le grane se le cerca. Richiede molto più impegno e dedizione cercare di seguire gli alunni col metodo del prof. Cocco e si possono ottenere risultati incredibili anche coi soggetti apparentemente più difficili.Infatti in un periodo in cui l'alta percentuale , una delle più alte ( se non la più alta ) a livello europeo, d'abbandono scolastico riuscire a far portare a termine la scuola fino al diploma ( la terza media d'oggi per un lavoro decente ) ai dei ragazzi o far aumentare le iscrizioni nelle scuole superiori a gente che non continua dopo i primi due \ tre anni di superiori ( di scuola media visto che molti ripetono) anni visto che l'obbligo è stato aumentato a 16 mi sembra già un primo successo. E poi se un ragazzo invece di mettere solo una nota o sospendere gli si fa capire i propri errori \ sbagli e lo si educa dandogli aiuto come propone il prof in questione e si usano i provvedimenti disciplinari solo per i casi gravissimi e di recidiva i maleducati ed i bulli credono che si riducano fino ad estinguersi . Ora ciò non vuol dire che non dev'essere punito con note e\o sospensioni ma esse devono essere l'eccezione non la norma . C'è il voto do condotta . Si possono evitare o ridurre se motivati e stimolati e soprattutto quando gli s'insegna oltre alla materia anche a vivere
A Mannu ed Bagarzu e persone che la pensano come loro chiedo ma allora gli esami universitari che sono a priori programmati in date certe sono diseducativi ?
Quindi bisogna non bocciare ? Si ma con giudizio . Infatti concordo con quanto ha risposto ( vedi secondo url sopra ) ad una domanda simile Armando Palma, esperto di sistemi formativi
Se l’obiettivo della scuola è la “promozione” della persona, comprensiva di conoscenze e abilità, allora si parte dalla personalizzazione dei percorsi formativi, si prosegue con l’orientamento, per arrivare a sostenere chi ha bisogni educativi speciali. Un circolo virtuoso che è già tratteggiato dalla normativa, in modo articolato sia che si tratti della formazione generale o vocazionale. Per converso se si manovra solo l’asticella del risultato non si può che pervenire alla selezione. Ai docenti di decidere come gestire il rapporto tra insegnamento e apprendimento.Il vero problema per cui è stato tirato in ballo don Milani è che ancora oggi, come allora, la selezione cade spesso su coloro che hanno meno strumenti per i quali la nostra Costituzione prevede uguaglianza di opportunità. E poi a guardarci bene un ragazzo che ottiene un buon successo formativo, frutto di un percorso adeguato e motivante, apprezza maggiormente la propria formazione, ed è meno indotto a “copiare”, anche di fronte ad un mondo del lavoro che oggi certo non produce entusiasmo. Forse è meglio investire i soldi pubblici nel migliorare il proprio progetto di vita piuttosto che ripetere per due o più anni le stesse cose.
non so che altro dire se non alla prossima .
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