Ecco perché non reagisco e ormai non ci faccio più caso quando ridono di me o con me delle mie problematiche di salute e fisiche su cui non mi dilungo perchè credo che voi che mi seguite qui sul blog e sui miei social già conoscete . Infatti ( nonostante alcuni mi s'adirano ) mi definisco guasto o da rottamare . C'è gente , come le protagoniste della storia che trovate sotto che ha problemi più bravi dei miei e che (almeno fin ora poi in un futuro con l'avanzamento e scoperta di nuove cure e nuove tecnologie chissà) non si possono curare . Non so che altro dire \ aggiungere se non lasciarvi alla lettura d questa bellissima storia presa dalla consueta rubrica dedicata a storie simili del lunedì della nuova Sardegna
la nuova sardegna 08 aprile 2019
Roberta, cieca dall’età di 8 anni, fa coppia con Eleonora nella danza paralimpica. «Grazie a questa disciplina abbiamo una grande intesa anche nella vita reale»
di Manolo Cattari
SASSARI
A una piace la musica pop e all’altra quella folk sarda. Una è disordinata e l’altra superordinata, e guai se le sposti le cose. Una è bruna e riccia, l’altra bionda e liscia. Una per spostarsi vede con gli occhi e l’altra con le mani e i suoni. E quando ballano sono una cosa sola. Le sorelle Pinna sono così simili da essere scambiate per gemelle e allo stesso tempo diversissime come solo due sorelle possono essere. Quando parlano ricordano i gemelli Pinco Panco e Panco Pinco di “Alice nel paese delle meraviglie”: si completano nel raccontarsi. «Mi fa ridere quando cerca di fare la ruota, mi rendo conto di come la fa dal rumore. Un giorno cadrà faccia a terra facendola» racconta ridendo Roberta, alla quale replica Eleonora: «Sì, sì, io sono la tua cavia e tanto poi, quando sbagliamo, Cristina se la prende con me».
Roberta ed Eleonora sono di Oschiri, la prima ha 23 anni e la seconda 20. Iniziano a fare danza seguendo una passione di Eleonora e attualmente sono due stelle della danza paralimpica sarda e non solo. Roberta è cieca da quando aveva 8 anni e con la sorella fanno parte di un duo della DanceOzieri Academy. Allenate da Cristina Resta, portano i colori della Sardegna in giro per l’Italia e raccontano la loro vita nelle scuole. Perché la loro è la storia di due sorelle che fanno squadra nell’affrontare una difficoltà, investendo un sacco di energie, spalleggiandosi e fondamentalmente volendosi bene. «Anche se Eleonora quando si chiude in bagno ci mette una vita cantando sotto la doccia» appunterebbe Roberta.
Non sono poche le sfide che hanno dovuto affrontare: dalle esperienze di esclusione a scuola, con Roberta che veniva ogni tanto parcheggiata qua e là ed Eleonora in prima linea a difenderla; ai soliti problemi dell'autonomia e dell’accessibilità in un territorio che, come tanti, poco si presta alla quotidianità in autosufficienza di un’adolescente non vedente: «Io a scuola volevo stare vicino alle altre, ma con alcune professoresse non c’era verso di farglielo capire che potevo benissimo stare con loro» racconta rassegnata Roberta.
La danza arriva proprio come scelta di uno sport che potesse potenziare le autonomie: «È utile per l’orientamento perché devi imparare a conoscere la direzione, sennò non puoi andare da sola» afferma Roberta. E per farlo il lavoro da fare è notevole perché bisogna pensare ad un modo nuovo di imparare. I classici specchi a parete su cui guardare e riguardare i movimenti fino alla nausea, sono inutili. La propriocezione diventa la chiave dell’apprendimento, cioè la sensazione del proprio corpo in uno spazio “sentito” più che visto. Per fare questo Roberta ha le idee chiare: «Mi aiuta immaginare una torta, da tagliare, così quando ad esempio devo ruotare di 45 gradi immagino di tagliare una fetta di torta».
Ma allo stesso tempo senza Eleonora il tutto sarebbe molto più difficile, come lei racconta: «Attraverso il tatto io la guido, con le spalle o con le braccia, per farle capire dove deve andare. Anche io ho dovuto imparare a come rapportarmi a lei, le prime volte mi sembrava di muovere una pedina. Ora balliamo e ci divertiamo insieme».
Anche in questa storia, come in quella di tanti atleti paralimpici, lo sport trascende il risultato per dare un nuovo orientamento alla propria vita: «Quando ballo non penso e allontano i pensieri brutti. Quelli che vengono con l’aver perso la vista e col senso di inutilità» dice Roberta.
Ma in questa vicenda in particolare, lo sport lega due sorelle e le rendi complici, per dirla con le parole di Eleonora: «È stata la danza a farci raggiungere questa intesa. Siamo più attaccate e più complici. Anche nella vita normale adesso lei mi cerca più come guida personale, cosa che, prima della danza, non c’era. Sa che si può fidare; prima c’erano solo mamma o babbo». E come ogni coppia che affronta delle prestazioni, anche loro hanno i propri trucchetti per caricarsi al meglio per le gare: «Tra le due lei è quella che si accontenta di più» racconta Eleonora: «Allora per caricarla le descrivo che sugli spalti ci sono un sacco di persone tra il pubblico e lei si concentra di più».
Le sorelle Pinna non sono nuove al mondo artistico-culturale, con i genitori Agnese e Angelo da anni girano la Sardegna seguendo e partecipando ai festival musicali. In attesa di preparare un musical continuano a diffondere, in giro per gare e scuole, la loro originalissima versione “vedo non vedo” di “Black or White” di Michael Jackson.
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