IL tema tratto nel film lo spietato è già stato sfruttato sia a livello internazionale sia nazionale compreso alcun i film e fiction del regista di questo film precedenti ma reso egregiamente ed in maniera abbastanza originale
Finalmente un film sulle mafie che parla della più pericolosa fra esse l' a ndrangheta .
Ottimo cast in particolare Giovanni Storti che dopo il trio aldo giovanni e giacomo è riuscito a cambiare pelle recitando in un ruolo serio ( o quasi ) e non solo comico al limite della
macchietta .
E vero che non dovrebbe stupire << il fatto che Renato De Maria sia il regista di prodotti televisivi come Distretto di Polizia e Squadra antimafia - Palermo oggi perchè dispiace affermarlo, ma seppur leggermente superiore, il taglio è >> ed in alcune scene si nota << decisamente quello di un mediocre prodotto televisivo >> .
<< Infastidisce ---- sempre secondo secondo questa recensione di www.filmtv.it/ -- ( tesi che non condivido completamente perchè è solo stroncatura ) e non poco il fatto che una pellicola per educande come è di fatto quella in questione, che un polpettone del genere con tutte le banalità ed i clichè annessi, dove la violenza mostrata appare quasi macchiettista e non ha nessun tipo di valenza realistica, dove non si ha neppure il coraggio di mostrare un seno scoperto per un tempo superiore al millesimo di secondo e che di fatto non è nient'altro che una pellicola che vorrebbe fare il verso a prodotti come Romanzo criminale e Vallanzasca - Gli angeli del male, possa essere addirittura considerata da alcuni, un omaggio verso un genere iconico, sporco, violento, cinico, crudele, sanguinario, volto principalmente ad impressionare e a scioccare gli animi degli spettatori durante un periodo storico, dove regnava realmente la paura, come era di fatto il poliziesco italiano anni '70 o poliziottesco che dir si voglia.>>
Concordo invece con https://www.comingsoon.it/film/lo-spietato/56195/scheda/ è più equilibrata
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Non c'è dubbio che De Maria e i suoi si siano divertiti molto a rimettere in scena l'Italia degli anni Settanta e Ottanta, e non solo con le auto, mettendo in parallelo la storia dello Spietato, Santo Russo, con quella del paese, o perlomeno di Milano. Come lui da piccolo malavitoso di Buccinasco diventa un imprenditore del crimine, e dalle rapine e i rapimenti passa all'edilizia e al traffico di droga, così l'Italia esce dalla ruvidezza ruspante degli anni di piombo per inseguire il sogno edonista del decennio craxiano.
Non che Lo Spietato sia un film dalle ambizioni sociologiche, intendiamoci: più che guardare al suo La prima linea, che raccontava il terrorismo, De Maria sembra voler intingere una gangster story ruvida e violenta dentro le atmosfere deformate e cartoonesche del suo Paz!, e il risultato è quello di un film che si prende sul serio ma non troppo, che la storia di Santo e delle sue ambizioni la stempera sempre nella commedia e nell'ironia
Ovvio che il riferimento principale, allora, il calco, è quello di Italian Gangsters, il docu-film che De Maria aveva dedicato con affetto e spensieratezza, ma senza dimenticare i fatti e la cronaca, alla stagione del banditismo italiano, di cui questa storia è un'appendice che guarda dritta alla gloriosa stagione del poliziottesco.
Certo, De Maria non è Fernando Di Leo, e Riccardo Scamarcio non è Gastone Moschin. Ma Lo Spietato è un film dove non solo le auto sono quelle giuste, ma anche le facce, e molte atmosfere sono azzeccate.
Abbastanza irresistibile, tanto per fare esempio, è la presa in giro dei giri artistici milanesi degli anni Ottanta, nei quali il Santo Russo di Scamarcio finisce per colpa di una burrosa e sensuale amante, che poi è Marie-Ange Casta, sorella minore di Laetitia, mentre la moglie Sara Serraiocco, più asciutta e alla fine pure più coriacea, se la vede coi deliri religiosi prima di tramutarsi in una cinica donna di 'ndrangheta.
ed è proprio per questo che non mi è dispiaciuto voto 6.5
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