L’INVASIONE DELLE CANZONETTE CHETORMENTO QUESTI TORMENTONI ! Le hit dell’estate mai così in basso


  canzone   consigliata \ in sottofondo   





Ascoltando  nolente  e dolente  ,  le  canzoni tormentoni  dell'estate   mi accorgo  che non esistono  più   i  tormentoni  di una  volta  . E  che  Renzo Arbore   ,  vedere   la  canzone (   che  pèopi  è  anche  colonna  sonora del post  d'oggi  )     suggerita  ,  aveva  visto lontano  .   Infatti  ormai   le (  certe  )   canzoni   durano   solo   una stagione   e  quella  successiva     finiscono nel dimenticatoio  \  oblio  . E fin qui  niente  di nuovo    niente d'eccipire  ,  perchè    dal boom  economico  ( cioè dagli anni   60 )   è sempre  stto  cosi  , ma  capitava    almeno ino alla  fine del millenio   che     qualche  pezzo    resistesse  a  tale  situazione  ed  a  distanza d'anni   rimanga  fra  le  canzoni  più  ascoltate    e  riproposte     come   è il caso    Vamos   a la  playa  (  articolo    sinistra preso dal    N°30 30/7/2020   del settimanale  Oggi ) . Attualmente     come Dario Salvatori, critico e conduttore radiofonico (conduce Onda su Onda, tutti i giorni dalle 15.30 su Radio 1)    sempre  sullo   settimanale   ,  afferma  (  giustamente   che « I tormentoni sono diventati un prodotto industriale»,«Prima erano un grido di libertà nati con il boom degli Anni 60 e delle vacanze per tutti». E aggiunge: «Non amo questo insistere sui duetti che ormai sono solo una strategia di marketing costruita a tavolino per unire il pubblico di un artista con i follower di un altro. Per me una collaborazione che ha senso, per dirne una, è quella tra Mina e Adriano Celentano: lui va due mesi a casa di lei, Mina gli cucina, Celentano le insegna a parlare in pugliese, è un incontro sincero e proficuo tra due grandi artisti. Ora i cantanti che duettano neanche si conoscono né si vedono dal vivo, avviene tutto via web». E poi aggiunge: «Considero Alessandra Amoroso una brava autrice di canzoni, per me può fare molto di più». Altro guaio: l’abuso di ritmi latini. «Va forte perché quello latino è il ballo più facile, fai tre lezioni e sei già pronto per rimorchiare», scherza Dario Salvadori. «La cosa atroce è che, a differenza degli americani, i nostri cantanti e rapper in genere sono dei pezzi di legno, incapaci di fare due passi in croce. Però si ostinano a fare pezzi dance ».
Ecco quindo  che  negli ultimi 20   in particolare  (   da  quel poco che  causa   problema  uditivi   riesco a  sentire  )  sia   le note  che  i  testi   sono sempre  meno orginali    (   quasi  rasenti  al plagio   ealla  scopiazzatura   spudorata  )   e  c'è un   abbondante uso delle  corver \    rifaccimenti  , ed  i  duetti   sempre più  improbabili o fatti    per  raccattare  soldi   e  visibilità  o successo  a bassso  costo   venendo  meno   al fattto che  


 Voi fate sogni ambiziosi, successo, fama, ma queste cose costano ed è esattamente qui che si incomincia a pagare, col sudore 



Ecco     quindi  che   tropo markentig  uccie la  creatività   - Infatti concordo    «Trovo fuori contesto in questo periodo di distanziamento sociale Elettra Lamborghini e Giusy Ferreri quando cantano nel pezzo “Vado giù a ballare con gli amici miei”»,  con Andrea Laffranchi. «E allo stesso modo il pezzo di Baby K con la partecipazione della Ferragni sembra un jingle pubblicitario. Nel rap da sempre si citano i marchi di lusso, ma sono un modello aspirazionale. Quando un rapper cita in un pezzo lo champagne Crystal io non so se è stato pagato per farlo o se semplicemente lo considera una cosa stilosa. Mentre se citi un marchio di shampoo è molto chiaro quello che c’è dietro, non ci sono particolari aspirazioni». 


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