Tocca un tema delicatissimo il testo scritto dal sacerdote nato a Olbia nel 1975, con alle spalle studi di teologia morale. Ma lo fa “in modo sereno ed aperto”, si legge sulla quarta di copertina.
“L’omosessualità in sé, pur nella nostra cultura emancipata”, è scritto ancora nella presentazione, “crea ancora imbarazzo, contrapposizione ideologica e dialettica, pluralità di posizioni ‘scientifiche’. Tale questione, declinata in riferimento ai presbiteri e alle persone in formazione per il sacerdozio, desta ancora più sconcerto e per una sacralità ‘offuscata’ del ministero sacerdotale, e per una contraddizione avvertita tra le qualità umane richieste e la condizione dell’orientamento omosessuale, e per il risvolto morale di una tendenza che, anche se non esercitata, porta con sé l’alone di un disordine interiore”.Per -- sempre secondo http://www.farodiroma.it/ -- il problema esiste, questa è la tesi, “sicuramente con percentuali e sfumature culturali diverse, e si profila come non trascurabile. Affatto. In un clima di confusione generalizzata sull’argomento che corre il rischio di sfiorare sovente il ‘provvedimento’ emergenziale, tenendo a bada il clamore mediatico con la sua inevitabile approssimazione”, si domanda don Pala, “è possibile individuare un percorso di reale sostegno ed integrazione per presbiteri con orientamento omosessuale?”. [.... continua qui ] Incuriosito sia dall'articolo sopracitato , sia dall'intervista aLa nuova sardegna del 11\7\2020 che trovate sotto in appendice del libro di Don paolo Pala
che uscirà il 14 c.m . ho deciso di intervistarlo ed approfondire ulteriormente
visto che l'omosessualità , soprattutto quella del clero , crea imbarazzo sei il primo prete che decide d'affrontare o un argomento del genere oppure ce ne sono stati altri prima di te ?
Non sono affatto il primo prete che parla del fenomeno dell'omosessualità nel clero. E' un argomento che ultimamente ha assunto un certo rilievo, vuoi per fatti di cronaca riportati un po' maldestramente dai mass media, vuoi per un'aumentata sensibilità nei confronti dell'argomento. Certo è che se ne parla su diversi registri... o in modo gossiparo, oppure in modo serio ed informato, in modo scandalizzato o in modo 'evangelico' cercando di comprendere la realtà e di accompagnare la stessa con una riflessione adeguata.
hai trovato la forza di rompere tale tabù dopo o prima che iniziasse papa francesco ?
Pur ammettendo che il discorso è piuttosto delicato e che si può prestare a considerazioni diverse e, forse controverse, non mi sento di aver infranto nessun tabù. L'omosessualità è presente nella società, e quindi anche nel clero che della società è espressione. Papa Francesco ha più volte sfiorato il discorso, in realtà sulle persone omosessuali in genere, sospendendo il giudizio sulla persona... poi una condotta omosessuale esercitata è un'altra cosa.
tu dici : << Ci sono sacerdoti che la vivono con serenità e risultati pastorali. Altri, per difficoltà, solitudine, conflittualità con i superiori, potrebbero sviluppare situazioni compensative che conducono a comportamenti inappropriati» >> e poi dici che s'equipara erroneamente l'omossesualità alla pedofilia , non è un contraddirti ?
Non mi pare di aver fatto affermazioni contraddittorie. In merito ai passaggi da te sottolineati dell'intervista rilasciata alla Nuova Sardegna ho semplicemente detto che esistono preti riconciliati con il proprio orientamento sessuale di tipo omosessuale che vivono in modo armonico ed integrato in personalità equilibrate e svolgono egregiamente il loro ministero con frutti pastorali, altri - purtroppo - vuoi per particolari percorsi di vita, vuoi per vergogna o senso di fallimento, vivono la loro realtà personale con un certo carico di colpevolezza e frustrazione e, in situazioni esistenziali particolari, quali la solitudine, o le difficoltà pastorali, o conflitti con l'autorità, corrono il rischio di vivere la propria omosessualità in modo non sereno, magari esercitandola o avendo condotte discutibili con grave danno nell'esercizio del ministero e nella credibilità personale. In merito alla distinzione tra omosessualità e pedofilia non mi dilungo molto, perchè qualsiasi lettore medio sa bene che le due cose non sono da confondersi nè da assimilarsi. L'omosessualità è un orientamento sessuale di tipo minoritario, la pedofila è una vera e propria parafilia, quindi un disturbo psichiatrico, un tempo chiamata perversione come altre parafilie.
quando dici : <> . Questa frase potrebbe essere intesa che un prete omosessuale deve rinunciare ad essere gay e diventare etero o fare : << come
l'eremità che rinuncia a se >> ( cit battiato ) potresti spiegarla meglio ?
Un prete omosessuale o eterosessuale è comunque tenuto, per sua scelta vitale, al celibato che comprende la continenza perfetta. Quindi non c'è mai un esercizio fisico della propria sessualità che pure possiede come tutti gli uomini. La condizione di eterosessualità vissuta in modo non celibatario è per un presbitero una realtà inappropriata (ovviamente parlo dei preti cattolici di rito latino, perchè nella Chiesa cattolica di rito orientale esistono sia i preti celibi che i preti uxorati, secondo un'antichissima tradizione ecclesiale). L'omosessualità per diversi motivi di carattere personale o sociale o culturale può, se non integrata in modo corretto all'interno di una maturazione complessiva della propria personalità creare problemi maggiori. Non mi piace il termine 'gay', forse molti non sanno che ha più una connotazione politica che scientifica.
quando dovremo aspettare ai preti omosessuali ?
se ciò avverrà saresti favorevole ( come credo leggendo la quarta di copertina e il clamore suscitato , che credo sarà coinfermato leggendo il libro ) o contrario ?
Sono favorevole all'ordinazione di giovani che presentano un orientamento sessuale di tipo omosessuale purchè vivano con serena riconciliazione il loro orientamento, nella logica dell'offerta della loro vita al Signore e alla Chiesa nel ministero sacerdotale che è ministero di paternità, fraternità e di ripresentazione della cura pastorale di Gesù capo e buon pastore del popolo di Dio
Per una maggiore chiarezza sull'argomento invito a leggere il libro... certamente non per una questione commerciale, cosa che non mi è mai interessata. Spero che il testo da me pubblicato possa essere un aiuto per il discernimento dei vescovi, per il ministero dei sacerdoti, per una corretta conoscenza del popolo di Dio... e di tutti coloro che sull'argomento intendono avere un'idea più precisa e non vogliono fermarsi sugli aspetti divulgativi di un discorso delicato che riguarda la vita delle persone.
ed ecco ora l'intervista che ha rilasciato alla nuova
OLBIA. Don Paolo Pala parla con il linguaggio dello studioso e del teologo ma non ci gira intorno: i preti omosessuali esistono, sono uomini come tutti gli altri, possono essere bravissimi pastori quando accettano la loro condizione, o soffrire molto in caso contrario. E allora vanno aiutati. E in ogni caso vanno valorizzati, non ghettizzati. Il parroco di Palau, che è olbiese e ha 45 anni, ci ha scritto un libro che esce in questi giorni. Preti e omosessuali: difficile trovare qualcuno che ne parli apertamente, che lo faccia un sacerdote è un evento. Di quelli che faranno discutere, dentro e fuori dalle chiese.
Don Pala, siamo indietro noi che ci stupiamo di un sacerdote che scrive un libro sui preti omosessuali o lei è molto coraggioso?
«È un tema presente nel clero e in tutta la società. Mi sembrava opportuno portarlo in luce per aiutare gli stessi sacerdoti. Il libro nasce come uno studio che ha coronato un percorso accademico in teologia morale».
I sacerdoti fanno la scelta del celibato. Perché non parlare di sessualità in genere, etero o omo, e scrivere di preti omosessuali?
«La scelta celibataria non preclude all’esercizio della propria affettività e sessualità, anche se non contempla la dimensione fisica e generativa. La sessualità è inscritta nell’umanità di ciascuna persona. Avere serenità da questo punto di vista è fondamentale: ne va sia della qualità umana che della qualità del ministero sacerdotale. L’orientamento omosessuale è ancora un tabù. In relazione alla visione sacrale del prete l’argomento è ancora più delicato. E inoltre si fa spesso confusione: l’omosessualità viene spesso accomunata alla pedofilia, sbagliando grandemente. Oppure: la Chiesa, nel suo magistero, chiede di non procedere alla ordinazione sacerdotale di ragazzi con orientamento omosessuale radicato. Ma il vero problema non è l’orientamento sessuale, che può essere integrato con un adeguato percorso formativo, il vero problema è se ci sono squilibri psicologici. L’accettare la propria condizione può essere un problema anche per gli eterosessuali certo, ma l’omosessualità pone problemi in più».
Che cosa è cambiato nella Chiesa se un prete scrive un libro su un tema così sensibile?
«C’è maggiore attenzione verso questa problematica che va affrontata, non rimossa. Né può essere affrontata in modo emergenziale: può capitare che un prete faccia una stupidaggine, non si può sempre intervenire in modo riparativo. Bisogna aiutare i sacerdoti a vivere la loro condizione con serenità e senza pregiudizio per i loro ministero».
Il numero di sacerdoti omosessuali è rilevante?
«Non rilevante, ma ce n’è un certo numero».
È una vita difficile quella dei sacerdoti omosessuali?
«Dipende da come vivono la loro omosessualità. Ci sono sacerdoti che la vivono con serenità e risultati pastorali. Altri, per difficoltà, solitudine, conflittualità con i superiori, potrebbero sviluppare situazioni compensative che conducono a comportamenti inappropriati».
Tra i sacerdoti se ne parla?
«Se ne parla ma spesso in modo non appropriato, con superficialità e giudizio. Comunque è una riflessione avviata da tempo. I pionieri sul tema sono in ambito anglosassone, soprattutto negli Stati Uniti. Ora se ne parla diffusamente e con cognizione di causa anche in Italia. Qualche mese fa è uscito un libro di don Guarinelli, milanese, su omosessualità e sacerdozio».
I preti più anziani come reagiscono al tema?
«Per ciò che sperimento personalmente, sia gli anziani che i giovani mostrano interesse e stima per questo tipo di lavoro, pur non avendo una conoscenza scientifica dell’argomento».
E i fedeli? Come reagiscono?
«Vedo molto interesse e l’esigenza di sgomberare il campo da molti equivoci, dalle errate convinzioni generate da notizie e false nozioni sull’omosessualità riferita al mondo ecclesiastico».
Dagli abusi di Boston raccontati nel film “Il caso Spotlight” a quelli attribuiti al cardinale Pell, poi assolto, a tanti altri episodi: l’omosessualità dei preti è spesso accomunata alla pedofilia. Lo ha detto lei stesso.
«La Chiesa non è un ricettacolo di pedofili. Spesso è capitato che siano stati assimilati a comportamenti pedofili dei “semplici” comportamenti omosessuali verso persone non più in età infantile ma non ancora nella maggiore età messi in atto da sacerdoti omosessuali che per rimozione o immaturità generale non hanno avuto la forza, il coraggio e la capacità di un confronto interpersonale paritario».
A chi parla con il suo libro?
«Vuole essere un aiuto alla riflessione della Chiesa. È diretto in particolare ai vescovi, ai formatori dei seminari e ai sacerdoti in generale per una riflessione serena su un fenomeno presente anche nella Chiesa. Questo per individuare percorsi di accoglienza, integrazione e valorizzazione. Senza ghettizzazioni e senza esclusioni aprioristiche. Ricordandoci che occorre affrontare e risolvere positivamente piuttosto i problemi di tipo psicologico, non ridurre la questione a un semplice discernimento di orientamento sessuale».
visto che l'omosessualità , soprattutto quella del clero , crea imbarazzo sei il primo prete che decide d'affrontare o un argomento del genere oppure ce ne sono stati altri prima di te ?
Non sono affatto il primo prete che parla del fenomeno dell'omosessualità nel clero. E' un argomento che ultimamente ha assunto un certo rilievo, vuoi per fatti di cronaca riportati un po' maldestramente dai mass media, vuoi per un'aumentata sensibilità nei confronti dell'argomento. Certo è che se ne parla su diversi registri... o in modo gossiparo, oppure in modo serio ed informato, in modo scandalizzato o in modo 'evangelico' cercando di comprendere la realtà e di accompagnare la stessa con una riflessione adeguata.
hai trovato la forza di rompere tale tabù dopo o prima che iniziasse papa francesco ?
Pur ammettendo che il discorso è piuttosto delicato e che si può prestare a considerazioni diverse e, forse controverse, non mi sento di aver infranto nessun tabù. L'omosessualità è presente nella società, e quindi anche nel clero che della società è espressione. Papa Francesco ha più volte sfiorato il discorso, in realtà sulle persone omosessuali in genere, sospendendo il giudizio sulla persona... poi una condotta omosessuale esercitata è un'altra cosa.
tu dici : << Ci sono sacerdoti che la vivono con serenità e risultati pastorali. Altri, per difficoltà, solitudine, conflittualità con i superiori, potrebbero sviluppare situazioni compensative che conducono a comportamenti inappropriati» >> e poi dici che s'equipara erroneamente l'omossesualità alla pedofilia , non è un contraddirti ?
Non mi pare di aver fatto affermazioni contraddittorie. In merito ai passaggi da te sottolineati dell'intervista rilasciata alla Nuova Sardegna ho semplicemente detto che esistono preti riconciliati con il proprio orientamento sessuale di tipo omosessuale che vivono in modo armonico ed integrato in personalità equilibrate e svolgono egregiamente il loro ministero con frutti pastorali, altri - purtroppo - vuoi per particolari percorsi di vita, vuoi per vergogna o senso di fallimento, vivono la loro realtà personale con un certo carico di colpevolezza e frustrazione e, in situazioni esistenziali particolari, quali la solitudine, o le difficoltà pastorali, o conflitti con l'autorità, corrono il rischio di vivere la propria omosessualità in modo non sereno, magari esercitandola o avendo condotte discutibili con grave danno nell'esercizio del ministero e nella credibilità personale. In merito alla distinzione tra omosessualità e pedofilia non mi dilungo molto, perchè qualsiasi lettore medio sa bene che le due cose non sono da confondersi nè da assimilarsi. L'omosessualità è un orientamento sessuale di tipo minoritario, la pedofila è una vera e propria parafilia, quindi un disturbo psichiatrico, un tempo chiamata perversione come altre parafilie.
quando dici : <
l'eremità che rinuncia a se >> ( cit battiato ) potresti spiegarla meglio ?
Un prete omosessuale o eterosessuale è comunque tenuto, per sua scelta vitale, al celibato che comprende la continenza perfetta. Quindi non c'è mai un esercizio fisico della propria sessualità che pure possiede come tutti gli uomini. La condizione di eterosessualità vissuta in modo non celibatario è per un presbitero una realtà inappropriata (ovviamente parlo dei preti cattolici di rito latino, perchè nella Chiesa cattolica di rito orientale esistono sia i preti celibi che i preti uxorati, secondo un'antichissima tradizione ecclesiale). L'omosessualità per diversi motivi di carattere personale o sociale o culturale può, se non integrata in modo corretto all'interno di una maturazione complessiva della propria personalità creare problemi maggiori. Non mi piace il termine 'gay', forse molti non sanno che ha più una connotazione politica che scientifica.
quando dovremo aspettare ai preti omosessuali ?
se ciò avverrà saresti favorevole ( come credo leggendo la quarta di copertina e il clamore suscitato , che credo sarà coinfermato leggendo il libro ) o contrario ?
Sono favorevole all'ordinazione di giovani che presentano un orientamento sessuale di tipo omosessuale purchè vivano con serena riconciliazione il loro orientamento, nella logica dell'offerta della loro vita al Signore e alla Chiesa nel ministero sacerdotale che è ministero di paternità, fraternità e di ripresentazione della cura pastorale di Gesù capo e buon pastore del popolo di Dio
Per una maggiore chiarezza sull'argomento invito a leggere il libro... certamente non per una questione commerciale, cosa che non mi è mai interessata. Spero che il testo da me pubblicato possa essere un aiuto per il discernimento dei vescovi, per il ministero dei sacerdoti, per una corretta conoscenza del popolo di Dio... e di tutti coloro che sull'argomento intendono avere un'idea più precisa e non vogliono fermarsi sugli aspetti divulgativi di un discorso delicato che riguarda la vita delle persone.
ed ecco ora l'intervista che ha rilasciato alla nuova
OLBIA. Don Paolo Pala parla con il linguaggio dello studioso e del teologo ma non ci gira intorno: i preti omosessuali esistono, sono uomini come tutti gli altri, possono essere bravissimi pastori quando accettano la loro condizione, o soffrire molto in caso contrario. E allora vanno aiutati. E in ogni caso vanno valorizzati, non ghettizzati. Il parroco di Palau, che è olbiese e ha 45 anni, ci ha scritto un libro che esce in questi giorni. Preti e omosessuali: difficile trovare qualcuno che ne parli apertamente, che lo faccia un sacerdote è un evento. Di quelli che faranno discutere, dentro e fuori dalle chiese.
Don Pala, siamo indietro noi che ci stupiamo di un sacerdote che scrive un libro sui preti omosessuali o lei è molto coraggioso?
«È un tema presente nel clero e in tutta la società. Mi sembrava opportuno portarlo in luce per aiutare gli stessi sacerdoti. Il libro nasce come uno studio che ha coronato un percorso accademico in teologia morale».
I sacerdoti fanno la scelta del celibato. Perché non parlare di sessualità in genere, etero o omo, e scrivere di preti omosessuali?
«La scelta celibataria non preclude all’esercizio della propria affettività e sessualità, anche se non contempla la dimensione fisica e generativa. La sessualità è inscritta nell’umanità di ciascuna persona. Avere serenità da questo punto di vista è fondamentale: ne va sia della qualità umana che della qualità del ministero sacerdotale. L’orientamento omosessuale è ancora un tabù. In relazione alla visione sacrale del prete l’argomento è ancora più delicato. E inoltre si fa spesso confusione: l’omosessualità viene spesso accomunata alla pedofilia, sbagliando grandemente. Oppure: la Chiesa, nel suo magistero, chiede di non procedere alla ordinazione sacerdotale di ragazzi con orientamento omosessuale radicato. Ma il vero problema non è l’orientamento sessuale, che può essere integrato con un adeguato percorso formativo, il vero problema è se ci sono squilibri psicologici. L’accettare la propria condizione può essere un problema anche per gli eterosessuali certo, ma l’omosessualità pone problemi in più».
Che cosa è cambiato nella Chiesa se un prete scrive un libro su un tema così sensibile?
«C’è maggiore attenzione verso questa problematica che va affrontata, non rimossa. Né può essere affrontata in modo emergenziale: può capitare che un prete faccia una stupidaggine, non si può sempre intervenire in modo riparativo. Bisogna aiutare i sacerdoti a vivere la loro condizione con serenità e senza pregiudizio per i loro ministero».
Il numero di sacerdoti omosessuali è rilevante?
«Non rilevante, ma ce n’è un certo numero».
È una vita difficile quella dei sacerdoti omosessuali?
«Dipende da come vivono la loro omosessualità. Ci sono sacerdoti che la vivono con serenità e risultati pastorali. Altri, per difficoltà, solitudine, conflittualità con i superiori, potrebbero sviluppare situazioni compensative che conducono a comportamenti inappropriati».
Tra i sacerdoti se ne parla?
«Se ne parla ma spesso in modo non appropriato, con superficialità e giudizio. Comunque è una riflessione avviata da tempo. I pionieri sul tema sono in ambito anglosassone, soprattutto negli Stati Uniti. Ora se ne parla diffusamente e con cognizione di causa anche in Italia. Qualche mese fa è uscito un libro di don Guarinelli, milanese, su omosessualità e sacerdozio».
I preti più anziani come reagiscono al tema?
«Per ciò che sperimento personalmente, sia gli anziani che i giovani mostrano interesse e stima per questo tipo di lavoro, pur non avendo una conoscenza scientifica dell’argomento».
E i fedeli? Come reagiscono?
«Vedo molto interesse e l’esigenza di sgomberare il campo da molti equivoci, dalle errate convinzioni generate da notizie e false nozioni sull’omosessualità riferita al mondo ecclesiastico».
Dagli abusi di Boston raccontati nel film “Il caso Spotlight” a quelli attribuiti al cardinale Pell, poi assolto, a tanti altri episodi: l’omosessualità dei preti è spesso accomunata alla pedofilia. Lo ha detto lei stesso.
«La Chiesa non è un ricettacolo di pedofili. Spesso è capitato che siano stati assimilati a comportamenti pedofili dei “semplici” comportamenti omosessuali verso persone non più in età infantile ma non ancora nella maggiore età messi in atto da sacerdoti omosessuali che per rimozione o immaturità generale non hanno avuto la forza, il coraggio e la capacità di un confronto interpersonale paritario».
A chi parla con il suo libro?
«Vuole essere un aiuto alla riflessione della Chiesa. È diretto in particolare ai vescovi, ai formatori dei seminari e ai sacerdoti in generale per una riflessione serena su un fenomeno presente anche nella Chiesa. Questo per individuare percorsi di accoglienza, integrazione e valorizzazione. Senza ghettizzazioni e senza esclusioni aprioristiche. Ricordandoci che occorre affrontare e risolvere positivamente piuttosto i problemi di tipo psicologico, non ridurre la questione a un semplice discernimento di orientamento sessuale».
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