meno male che ci sono stati altri canali internet specialmente è stata una bellissima olimpiade.
Usa batte Cina, ma nella corsa all’oro serve il fotofinishdal nostro inviato Ettore Livini
Gli americani vincono il medagliere solo nell'ultima giornata, a Parigi 2024 potrebbe esserci il sorpasso
TOKYO - L'importante, nella geopolitica olimpica, non è partecipare ma vincere. E gli Usa alla fine vincono sempre. Stavolta grazie a un colpo di reni finale hanno rimontato la Cina nel medagliere. Pechino è stata in testa a questa classifica per 11 giorni di fila e fino a un paio d’ore prima della chiusura dei Giochi. In zona Cesarini però è arrivato il controsorpasso: la vittoria della squadra a stelle e strisce nel basket donne (settima volta di fila, per gli uomini è stata la quarta) e il successo della ciclista Jennifer Valente nell’omnium hanno riportato la conta in parità. Il volley femminile poi ha chiuso la partita: le americane hanno liquidato il Brasile, la Cina ha mancato una vittoria scontata nel pugilato e le storiche gerarchie sono state ristabilite, sfilando a Pechino una potente arma di propaganda interna. Gli Usa sono la nazione che ha vinto più ori (39 contro 38 dei rivali asiatici) e più medaglie: 113 contro 88 dei rivali.
Questa doppietta allontana lo spettro del sorpasso olimpico cinese ma non basta a nascondere un bilancio che per gli Usa è in chiaroscuro: 4 anni fa in Brasile gli statunitensi avevano portato a casa il 10% di podi in più. ..... Segue qua
Infatti è vero che Alle Olimpiadi certe medaglie hanno qualcosa di diverso dalle altre. Per il modo o il momento in cui arrivano, per la storia di chi le ottiene o per la capacità di chi le commenta qui l'elenco degli ultimi 30 anni . A ogni Olimpiade emergono squadre, atleti e storie che si fanno notare, e negli anni ricordare: perché le medaglie non solo si contano (da ormai diverse edizioni l’Italia ne vince circa 30), ma si pesano e quest'anno in piena pandemia globale sono ancora piùà significative . Infatti quelle di quest'anno è rispetto alle altre , almeno quelle che ho seguitro fin ora , un olimpiade fatta con un gran numero di medaglie da " riscatto " , a sorpresa con record precedenti abbattuti , " storiche " in discipline in cui mancava d'anni o appena create . Inoltre in queste olimpiadi le molte medaglie vinte da nostri atleti \ e sono particolari perchè sono del profondo sud ( chissà quanti cromosomi africani, oddio...) , proveniente da situazioni difficili e da riprese da infortuni , da immigrati di seconda generazioni o fogli di coppie miste , una proviente addirrittutrìra da un atleta che è : 1) sposato con rito civile e non religioso \ ateo !! 😉😃., 2) convertito all'Islam! (terrorista !) 😉😃 3) sposato con Fatima, atleta di origini marocchine! (mogli e buoi dei paesi tuoi!) Certo, se quasi la metà degli atleti che rappresentano l'Italia alle Olimpiadi ha origini non italiane, oppure appartiene a
L'importante è essere coerenti. E voi siete sempre coerenti, giusto ? Grazie a tutti coloro che sanno veramente cos'è e cosa è stata l'Italia, da oltre due millenni a questa parte...
Dalla rivincita di Daley al sopravvissuto Naifonov: cinque storie di queste Olimpiadi che non dimenticheremo
La frase diventata iconica del saltatore Barshim. Il trionfo dell’outsider Hafnaoui. Volti e momenti di questi Giochi che resteranno impressi nella memoria, oltre le imprese azzurre
Sedici giorni di gare. Sedici giorni in cui l’Italia ha battuto record su record. Mai cosi tante medaglie in una sola Olimpiade, 40 in totale, almeno una al giorno. Poi c’è stato quel primo agosto indimenticabile per l’atletica azzurra. E poi, ancora, il trionfo della 4×100, con la rivincita di Filippo Tortu e la storia – bellissima – di Fausto Desalu e di sua madre Veronica. Ma in queste due settimane di Giochi olimpici sono tante le storie – non solo targate Italia – che hanno accompagnato gli stadi, le arene e le piscine di Tokyo svuotate, silenziose, senza pubblico. Storie, piccole e grandi, che rendono l’evento a cinque cerchi che si presenta ogni quattro anni tra i più belli che lo sport può regalare. Per celebrare questa Olimpiade atipica, posticipata di un anno a causa della pandemia, abbiamo scelto cinque storie da non dimenticare.
Le giovanissime dello skateboard e la veterana della ginnastica
I Giochi hanno visto la partecipazione di atleti giovanissimi, e di altri a fine carriera. Sul podio dello skateboard femminile sono salite in ordine, la tredicenne Nishiya, la coetanea Leal, e la sedicenne Nakayama. Un trio giovanissimo, 42 anni in totale. Quasi quanti quelli della ginnasta uzbeka Oksana Chusovitina che a 46 anni ha partecipato alla sua ottava e ultima olimpiade.
La rivincita di Tom Daley
«Ho fatto coming out nel 2013 e quando ero più giovane mi sono sempre sentito quello solo, diverso e non adatto». Tom Daley, 27 anni, dopo la vittoria dell’oro ha fatto un discorso appassionato rivolgendosi alla comunità Lgbtq+. Lui, che da piccolo ha raccontato di essere stato bullizzato, emarginato, messo da parte, con il suo oro olimpico si è finalmente preso la sua rivincita verso chi non credeva in lui. Daley, arrivato a Tokyo con già due bronzi, ha portato a casa anche l’oro nel sincro 10m, e un altro bronzo individuale.
Ahmed Hafnaoui: l’outsider del nuoto
Si era qualificato per la finale dei 400 stile libero con l’ultimo tempo disponibile. Per questo, gli era stata assegnata la corsia 8, quella di chi difficilmente può andare a medaglia. Ma da outsider del nuoto, entrato in finale quasi per miracolo, il tunisino Hafnaoui ha compiuto qualcosa di straordinario arrivando davanti a tutti i super favoriti, l’australiano McLoughlin, lo statunitense Smith.
Il bronzo di Naifonov: il lottatore sopravvissuto alla strage di Beslan
Quella che vede protagonista Artur Naifonov è forse una delle storie più straordinarie di questi Giochi olimpici. Il lottatore russo, vincitore del bronzo nella categoria 86kg, aveva sette anni quando nel 2004 un commando di terroristi fece irruzione nella scuola di Beslan, in Ossezia del Nord. Naifonov rimase in ostaggio per tre giorni insieme a 1200 persone, di cui 700 bambini. Quando le forze speciali russe fecero irruzione, causarono una strage di 300 vittime, tra cui 186 bambini. In quel massacro Naifonov perse la madre.
«Can we have two golds?»
«Possiamo avere due ori?». Uno dei momenti più iconici, più belli, di questi Giochi – e non solo perché c’entrano i colori azzurri – è quello che ha visto l’atleta del Qatar Mutaz Barshim, e il nostro Gianmarco Tamberi, decidere di condividere l’oro nel salto in alto. Alla fine di una gara perfetta, in cui entrambi hanno saltato senza errori fino a 2.37, i due atleti, e amici, hanno deciso di non privare l’altro di un sogno atteso da tutta una vita. «Facciamo la storia, amico mio».
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dal nostro inviato Giampaolo Visetti30 Luglio 2021
dal nostro inviato Mattia Chiusano(ansa)
Tre mesi isolati in un ostello per vincere il titolo nel rugby a sette e confermarsi dopo Rio 2016
TOKYO - Gli uomini del pesce congelato hanno pregato, pianto, cantato, messo al collo l’uno dell’altro la medaglia d’oro, e adesso sperano in un premio ancora più grande: rivedere i loro figli. Cinque anni dopo sono ancora le isole Fiji a vincere nel Rugby Sevens, la versione light che ha portato il rugby alle Olimpiadi. Ma non c’è niente di paragonabile tra il percorso del 2016 e quello del 2021 per i Flying Fijians del Pacifico. La loro storia racconta quel che sta s
È successo tutto ad aprile, il lunedì di Pasqua. In un raduno preolimpico di cinque giorni fissato dal ct Gareth Baber, ex nazionale del Galles che aveva convocato Jerry Tuwai, l’unico reduce di Rio, e tanti debuttanti mai usciti dalle Fiji. Il secondo giorno, l’annuncio shock: il paese è in lockdown, i giocatori non si possono più muovere. Isolati nella capitale Suva, in un ostello cristiano. Con un’Olimpiade da preparare, e l’esigenza di arrangiarsi. Attrezzando una palestra nel garage, aspettando notizie buone che non arriveranno. «Li abbiamo rinchiusi in pratica per cinque mesi» spiega ora Baber. «I ragazzi sono venuti il lunedì pensando che sarebbero tornati a casa il venerdì, ma da allora non hanno più visto le famiglie».
I cinque giorni sono diventati dodici settimane, e l’arte dell’allenare di Baber è diventata presto psicologia. Calmando padri di bambini piccolissimi. «Questa medaglia è per mio figlio che ha un anno, non sono nemmeno riuscito a salutarlo quando me ne sono andato» piange Asaeli Tuivuaka. Lo stesso Tuwai, il veterano, voleva scappare per rivedere i tre figli, convinto a restare dall’allenatore.
I ragazzi delle Fiji sono riusciti finalmente a muoversi a fine giugno, per un torneo di preparazione in Australia. Per i più giovani, il primo viaggio in aereo della vita. Ma niente in confronto al volo per Tokyo. Il blocco del traffico aereo ha risvegliato l’arte di arrangiarsi. Ecco così la nazionale campione a Rio salire su un cargo con un carico speciale: rugbisti e casse di pesce congelato.
Sarà stato anche scomodo, ma certo il viaggio non le ha impedito di battere tutti fino alla finale con la Nuova Zelanda. Abbandonandosi a un canto che ha riempito il Tokyo Stadium vuoto: “Dio è amorevole e mentre noi ci allontaniamo da ciò che lui si aspetta da noi, lui ci ama ancora e ci dona cose buone”. Adesso comincia l’ultima parte dell’odissea: la quarantena che farà salire a venti le settimane di lontananza dalle famiglie. Poi, finalmente, torneranno genitori.
Talento, fatica e sacrificio: ecco l'Italia che fa il record di medaglie
dal nostro inviato Maurizio Crosetti06 Agosto 2021
La provincia italiana serbatoio di medaglie dove mancano palestre e piscine dal nostro inviato Maurizio CrosettiAbraham Conyedo, da lui la medaglia azzurra n.39 (ansa)
È l'Italia delle molte Italie ad aver dato i natali ad alcuni nostri campioni: luoghi invisibili ma di enorme sostanza. La mappa di questo successo ci dice che qui da noi si può lavorare bene ovunque, ma che quasi dappertutto servono miracoli per riuscirci
TOKYO. Se questi Giochi Olimpici riscrivono la storia dello sport italiano, il loro segno è profondo anche sulla geografia. La mappa del tesoro, cioè delle nostre 39 strabilianti medaglie, tocca lembi da telequiz: chi saprebbe collocare sulla famosa "cartina muta" delle superiori posti come Mesagne, Cittiglio o Casalmaggiore? E chi ha mai sentito nominare Grumo Appula o Gravedona ed Uniti? Eppure sono tanti piccoli cuori d'Italia, l'Italia delle molte Italie, ad aver dato i natali ad alcuni nostri campioni. Luoghi invisibili ma di enorme sostanza, non solo pagine della garzantina. Soltanto quattro romani portano al collo una medaglia, cinque se vogliamo contare anche Abraham Conyedo che è nato a Santa Clara, Cuba, ma ora vive a Ostia.
Tra le grandi città, la più medagliata è Napoli (4), mentre Catania sta sul podio insieme a Milano (3). La piemontese Verbania batte Torino 2-1. Soltanto una medaglia per Genova e Firenze. Le metropoli sono diventate provincia, e la provincia è capitale. C'è tantissimo Sud nel nuovo panorama dello sport italiano, che ci racconta un'evidenza che avevamo dimenticato ben oltre Pasolini: l'Italia è provinciale, nel senso più alto del termine. Chissà perché da noi lo si usa quasi sempre in maniera riduttiva. Ma come, vince il meridione dove non ci sono palestre e piscine? Sì, è così. Forse invece ci sono ma stanno nascoste, oppure sono poche ma producono molto, sono terreni ad alta intensità di raccolto. Le storie degli azzurri raccontano di lunghi viaggi per trovare un campo d'allenamento o una società sportiva, chilometri macinati dai genitori sulle strade statali e provinciali: riecco l'aggettivo e di nuovo in senso virtuoso, perché le strade provinciali sono la rete capillare nel sistema circolatorio del nostro paese, servono a collegare, uniscono anche se bisogna scollinare un po'. La provincia che una città-mondo come Tokyo, megalopoli per eccellenza, consegna adesso all'Italia è comunque ben distribuita. Ci sono tanta Lombardia, tanto Veneto e Toscana, dunque l'Italia più ricca, ma c'è anche la clamorosa Puglia che se fosse una nazione (lo è? Chiediamo a Checco Zalone?) nel medagliere starebbe davanti a decine di stati.
La carta geografica azzurra non isola nessuno, non la Sardegna, non la Sicilia, non il Belice o il Friuli di lontani terremoti. In Giappone abbiamo avuto la prima molisana della storia con una medaglia, Maria Centracchio da Isernia, e ancora non si è spento l'urlo di Gigi Busà, "il gorilla di Avola". Il primo oro, che è un po' come il primo amore, se l'era preso Vito dell'Aquila da Mesagne, Brindisi, città che aveva già dato a Olimpia Carlo Molfetta, oro di Londra. Vieni a ballare in Puglia, canterebbe Caparezza, e poi parti da lì per conquistare il mondo. La mappa degli allenatori è pressoché identica a quella degli atleti, non è sbilanciata verso le grandi città e non parla soltanto con gli accenti del nord. Ci dice che in Italia si può lavorare bene ovunque, ma che dappertutto servono miracoli per riuscirci. Dopo un anno e mezzo senza sport, con centinaia di società fallite o a forte rischio di esserlo, con gli impianti chiusi e le rette dei privati cancellate, la sopravvivenza quotidiana è diventata gloria olimpica. Nessuno lo prevedeva, neppure il Coni. Vi ricordate quando, nelle prime terribili settimane del lockdown, si gridava all'untore quando passava un povero runner? Qualcuno aveva deciso che i corridori, respirando forte e senza mascherina, potessero diffondere il Covid. Era una fesseria, naturalmente, ma gli atleti hanno dovuto sentire pure questa. Dove molti di loro andassero di buon passo, adesso lo sappiamo. Stavano correndo in Giappone a prendersi una medaglia.
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