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riflesioni a freddo su tokyo 2020\1


Adesso  che  queste    olimpiadi  sono    finite  ,  ma  non l'ubriacatura  dei siucessi    visto   che   il 23  settebre  gli atleti saranno  da  Mattarella    e  adesso volano  gli straschi  sula mancata    candidatiura  di roma     per le  olimiadi del  2024   dopo  le dopo le storie olimpiche raccontate nei post precedenti      e  come promesso   nel  post  precedente    ecco   questa riflessione a freddo .
Nononostante   la pessima  rai

Infatti   commentatori che non ti fanno capire un accidente di quel che accade, rivolgendosi direttamente col nome proprio all’atleta italiano, incoraggiandolo come se fossero in panchina ad allenarlo o meglio al bar del suo paese natale.
 meno male   che  ci sono  stati    altri  canali    internet  specialmente     è  stata     una  bellissima  olimpiade.
  Un olimpiade   da  nuova    guerra  fredda     cioè  da  scontro  tra Usa  e  Cina   .  Infatti  

Usa batte Cina, ma nella corsa all’oro serve il fotofinishdal nostro inviato Ettore Livini

(afp)


Gli americani vincono il medagliere solo nell'ultima giornata, a Parigi 2024 potrebbe esserci il sorpasso


TOKYO - L'importante, nella geopolitica olimpica, non è partecipare ma vincere. E gli Usa alla fine vincono sempre. Stavolta grazie a un colpo di reni finale hanno rimontato la Cina nel medagliere. Pechino è stata in testa a questa classifica per 11 giorni di fila e fino a un paio d’ore prima della chiusura dei Giochi. In zona Cesarini però è arrivato il controsorpasso: la vittoria della squadra a stelle e strisce nel basket donne (settima volta di fila, per gli uomini è stata la quarta) e il successo della ciclista Jennifer Valente nell’omnium hanno riportato la conta in parità. Il volley femminile poi ha chiuso la partita: le americane hanno liquidato il Brasile, la Cina ha mancato una vittoria scontata nel pugilato e le storiche gerarchie sono state ristabilite, sfilando a Pechino una potente arma di propaganda interna. Gli Usa sono la nazione che ha vinto più ori (39 contro 38 dei rivali asiatici) e più medaglie: 113 contro 88 dei rivali.
Questa doppietta allontana lo spettro del sorpasso olimpico cinese ma non basta a nascondere un bilancio che per gli Usa è in chiaroscuro: 4 anni fa in Brasile gli statunitensi avevano portato a casa il 10% di podi in più.  ..... Segue  qua

Infatti è  vero che Alle Olimpiadi certe medaglie hanno qualcosa di diverso dalle altre. Per il modo o il momento in cui arrivano, per la storia di chi le ottiene o per la capacità di chi le commenta qui  l'elenco  degli  ultimi  30 anni  . A ogni Olimpiade emergono squadre, atleti e storie che si fanno notare, e negli anni ricordare: perché le medaglie non solo si contano (da ormai diverse edizioni l’Italia ne vince circa 30), ma si pesano  e quest'anno   in piena  pandemia       globale   sono ancora   piùà  significative .  Infatti quelle  di quest'anno è  rispetto alle  altre  , almeno  quelle  che     ho seguitro    fin ora  , un olimpiade  fatta    con  un   gran  numero  di  medaglie  da  " riscatto " ,   a  sorpresa   con record    precedenti   abbattuti  ,  " storiche " in discipline  in cui  mancava  d'anni o  appena  create    .   Inoltre  in queste  olimpiadi le molte medaglie vinte da nostri atleti \ e sono  particolari perchè sono del profondo sud ( chissà quanti cromosomi africani, oddio...) , proveniente da situazioni difficili e da riprese da infortuni , da immigrati di seconda generazioni o fogli di coppie miste , una proviente addirrittutrìra da un atleta che è : 1) sposato con rito civile e non religioso \ ateo !! 😉😃., 2) convertito all'Islam! (terrorista !) 😉😃 3) sposato con Fatima, atleta di origini marocchine! (mogli e buoi dei paesi tuoi!) Certo, se quasi la metà degli atleti che rappresentano l'Italia alle Olimpiadi ha origini non italiane, oppure appartiene a
"religioni diverse dalla cattolica e zeppe di terroristi", oppure ha opinioni "anormali" per quanto riguarda la propria appartenenza sessuale, beh... se siete coerenti, cari politicanti razzistied  omofobi, dovete intervenire e bloccare subito questa metà Italia pericolosissima, portatrice di problemi insormontabili e di nuova povertà. Restituite le medaglie, per esempio, subito! Poi alle prossime Olimpiadi ci andremo in 50 e ne usciremo senza una medaglia, ma così la razza italica pura (e di certo non ariana) è salva.Oppure, faccio io una proposta, cari ultra nazionalisti perchè non ve ne andate voi all'estero e fondate un altro stato  \  nazione  .
L'importante è essere coerenti. E voi siete sempre coerenti, giusto ? Grazie a tutti
coloro che sanno veramente cos'è e cosa è stata l'Italia, da oltre due millenni a questa parte...
Mi chiedo se sono esagerato quando affermo che le olimpiadi di #Tokyo2020 sono le più decubertiane tra tutte quelle alle quali ho assistito direttamente da Seul 1988 indrettamente tramite documentari , libri distoria testimonianze \ ricordi di familiari ? E mi rispondo di no in quanto ho visto spirito sportivo, umanità, generosità, gioia nella partecipazione in senso lato, vita! Sono un inno al ritorno all'essere umani . Infatti esse Forse testimoniano quello che ci è mancato e che abbiamo avuto timore ( e che forse avremo se continua ancora la pandemia di perdere in questi mesi terribili Infatti proprio quando mi viene da perdere l a fiducia nel genere umano, esso mi sorprende... Forse proprio in questo risiede la meraviglia!

  voglio ricordare   fra  le tante  storie   raccontate   negli 8 post precedenti   ne  voglio ricordare  che  forse sono quelle  che  ricorderemo di  più  4    da  https://www.open.online/2021/08/08/tokyo-2020-storie/

Dalla rivincita di Daley al sopravvissuto Naifonov: cinque storie di queste Olimpiadi che non dimenticheremo

La frase diventata iconica del saltatore Barshim. Il trionfo dell’outsider Hafnaoui. Volti e momenti di questi Giochi che resteranno impressi nella memoria, oltre le imprese azzurre

Sedici giorni di gare. Sedici giorni in cui l’Italia ha battuto record su record. Mai cosi tante medaglie in una sola Olimpiade, 40 in totale, almeno una al giorno. Poi c’è stato quel primo agosto indimenticabile per l’atletica azzurra. E poi, ancora, il trionfo della 4×100, con la rivincita di Filippo Tortu e la storia – bellissima – di Fausto Desalu e di sua madre Veronica. Ma in queste due settimane di Giochi olimpici sono tante le storie – non solo targate Italia – che hanno accompagnato gli stadi, le arene e le piscine di Tokyo svuotate, silenziose, senza pubblico. Storie, piccole e grandi, che rendono l’evento a cinque cerchi che si presenta ogni quattro anni tra i più belli che lo sport può regalare. Per celebrare questa Olimpiade atipica, posticipata di un anno a causa della pandemia, abbiamo scelto cinque storie da non dimenticare.


Le giovanissime dello skateboard e la veterana della ginnastica

EPA/JIJI PRESS JAPAN | Momiji Nishiya

I Giochi hanno visto la partecipazione di atleti giovanissimi, e di altri a fine carriera. Sul podio dello skateboard femminile sono salite in ordine, la tredicenne Nishiya, la coetanea Leal, e la sedicenne Nakayama. Un trio giovanissimo, 42 anni in totale. Quasi quanti quelli della ginnasta uzbeka Oksana Chusovitina che a 46 anni ha partecipato alla sua ottava e ultima olimpiade.

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La rivincita di Tom Daley

EPA/PATRICK B. KRAEMER | Tom Daley

«Ho fatto coming out nel 2013 e quando ero più giovane mi sono sempre sentito quello solo, diverso e non adatto». Tom Daley, 27 anni, dopo la vittoria dell’oro ha fatto un discorso appassionato rivolgendosi alla comunità Lgbtq+. Lui, che da piccolo ha raccontato di essere stato bullizzato, emarginato, messo da parte, con il suo oro olimpico si è finalmente preso la sua rivincita verso chi non credeva in lui. Daley, arrivato a Tokyo con già due bronzi, ha portato a casa anche l’oro nel sincro 10m, e un altro bronzo individuale.

Ahmed Hafnaoui: l’outsider del nuoto

EPA/JOE | Ahmed Hafnaoui

Si era qualificato per la finale dei 400 stile libero con l’ultimo tempo disponibile. Per questo, gli era stata assegnata la corsia 8, quella di chi difficilmente può andare a medaglia. Ma da outsider del nuoto, entrato in finale quasi per miracolo, il tunisino Hafnaoui ha compiuto qualcosa di straordinario arrivando davanti a tutti i super favoriti, l’australiano McLoughlin, lo statunitense Smith.

Il bronzo di Naifonov: il lottatore sopravvissuto alla strage di Beslan

EPA/RITCHIE B. TONGO | Artur Naifonov contro Javrail Shapiev nella finale per il bronzo

Quella che vede protagonista Artur Naifonov è forse una delle storie più straordinarie di questi Giochi olimpici. Il lottatore russo, vincitore del bronzo nella categoria 86kg, aveva sette anni quando nel 2004 un commando di terroristi fece irruzione nella scuola di Beslan, in Ossezia del Nord. Naifonov rimase in ostaggio per tre giorni insieme a 1200 persone, di cui 700 bambini. Quando le forze speciali russe fecero irruzione, causarono una strage di 300 vittime, tra cui 186 bambini. In quel massacro Naifonov perse la madre.

«Can we have two golds?»

ANSA / CIRO FUSCO | Gianmarco Tamberi e Mutaz Essa Barshim

«Possiamo avere due ori?». Uno dei momenti più iconici, più belli, di questi Giochi – e non solo perché c’entrano i colori azzurri – è quello che ha visto l’atleta del Qatar Mutaz Barshim, e il nostro Gianmarco Tamberi, decidere di condividere l’oro nel salto in alto. Alla fine di una gara perfetta, in cui entrambi hanno saltato senza errori fino a 2.37, i due atleti, e amici, hanno deciso di non privare l’altro di un sogno atteso da tutta una vita. «Facciamo la storia, amico mio».

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     e questa  
Le scalate di Laura “Per domare le pareti uso anche l'algebra"
dal nostro inviato Giampaolo Visetti30 Luglio 2021














Fiji, i rugbisti volanti sbarcati a Tokyo su un cargo di pesce
dal nostro inviato Mattia Chiusano(ansa)
Tre mesi isolati in un ostello per vincere il titolo nel rugby a sette e confermarsi dopo Rio 2016



TOKYO - Gli uomini del pesce congelato hanno pregato, pianto, cantato, messo al collo l’uno dell’altro la medaglia d’oro, e adesso sperano in un premio ancora più grande: rivedere i loro figli. Cinque anni dopo sono ancora le isole Fiji a vincere nel Rugby Sevens, la versione light che ha portato il rugby alle Olimpiadi. Ma non c’è niente di paragonabile tra il percorso del 2016 e quello del 2021 per i Flying Fijians del Pacifico. La loro storia racconta quel che sta s
È successo tutto ad aprile, il lunedì di Pasqua. In un raduno preolimpico di cinque giorni fissato dal ct Gareth Baber, ex nazionale del Galles che aveva convocato Jerry Tuwai, l’unico reduce di Rio, e tanti debuttanti mai usciti dalle Fiji. Il secondo giorno, l’annuncio shock: il paese è in lockdown, i giocatori non si possono più muovere. Isolati nella capitale Suva, in un ostello cristiano. Con un’Olimpiade da preparare, e l’esigenza di arrangiarsi. Attrezzando una palestra nel garage, aspettando notizie buone che non arriveranno. «Li abbiamo rinchiusi in pratica per cinque mesi» spiega ora Baber. «I ragazzi sono venuti il lunedì pensando che sarebbero tornati a casa il venerdì, ma da allora non hanno più visto le famiglie».
I cinque giorni sono diventati dodici settimane, e l’arte dell’allenare di Baber è diventata presto psicologia. Calmando padri di bambini piccolissimi. «Questa medaglia è per mio figlio che ha un anno, non sono nemmeno riuscito a salutarlo quando me ne sono andato» piange Asaeli Tuivuaka. Lo stesso Tuwai, il veterano, voleva scappare per rivedere i tre figli, convinto a restare dall’allenatore.
I ragazzi delle Fiji sono riusciti finalmente a muoversi a fine giugno, per un torneo di preparazione in Australia. Per i più giovani, il primo viaggio in aereo della vita. Ma niente in confronto al volo per Tokyo. Il blocco del traffico aereo ha risvegliato l’arte di arrangiarsi. Ecco così la nazionale campione a Rio salire su un cargo con un carico speciale: rugbisti e casse di pesce congelato.
Sarà stato anche scomodo, ma certo il viaggio non le ha impedito di battere tutti fino alla finale con la Nuova Zelanda. Abbandonandosi a un canto che ha riempito il Tokyo Stadium vuoto: “Dio è amorevole e mentre noi ci allontaniamo da ciò che lui si aspetta da noi, lui ci ama ancora e ci dona cose buone”. Adesso comincia l’ultima parte dell’odissea: la quarantena che farà salire a venti le settimane di lontananza dalle famiglie. Poi, finalmente, torneranno genitori.

Ma    da   Italiano  perchè  pur  pensando    globale   non  perdo le miei origini    cioè chi  sono e  da  dove  vengo   concordo    riporto   quanto  dice  repubblica    del  6\82021


Talento, fatica e sacrificio: ecco l'Italia che fa il record di medagliedal nostro inviato Maurizio CrosettiLuigi Busà, nel karate la nona medaglia d'oro azzurra (afp)

Quante storie e quanti sacrifici dietro ai successo che stanno entusiasmando tutto il Paese, finalmente unito per sostenere gli azzurri di tutte le discipline


TOKYO - Da dove arrivano davvero, tutte queste medaglie? Da quali palestre, piscine, campetti? Da quante macchine dei nonni, delle mamme e dei papà sono saltati fuori questi campioni quand'erano bambini, tirando giù il sedile davanti per scendere meglio con il borsone e tutto? Da quale Italia? E siamo sicuri di conoscerla davvero, l'Italia del nostro sport diffuso e vittorioso? Ne abbiamo percezione, oltre che memoria?
Perché noi siamo l'Italia che non fa ginnastica a scuola, e siamo anche l'Italia che vince più di sempre nella sua storia sportiva che pure è gigantesca, tesa come un arco da Livio Berruti a Luigi Busà. Un solo luogo, un solo tempo. Siamo l'Italia delle palestre chiuse per Covid e degli ori a pioggia, medaglie in tutti gli sport: quelli che si conoscono da sempre, l'atletica, il nuoto, il ciclismo, e quelli dove bisogna imparare e capire bene le regole per seguirli e apprezzarli, il judo, il karate, il sollevamento pesi. Siamo l'Italia che non ha tanti impianti (di più i rimpianti), e che se li deve un po' inventare. L'Italia delle palestre a Scampia, a Settimo Torinese, a Jesi, a Isernia, ma anche a Roma naturalmente, dove Marcell corre e si allena dentro il tramonto più bello del mondo. Siamo l'Italia delle donne che non erano mai salite sul podio, oppure neanche mai erano andate ai Giochi (il Molise), e siamo l'Italia che in una manciata di minuti si prende i 100 metri maschili e il salto in alto. Siamo proprio tante cose, siamo una montagna di contraddizioni e fatica. E siamo grandiosi.







Queste sono le medaglie dei dirigenti delle piccole società sportive che girano con le chiavi della palestra in tasca, mazzi grandi così che sfondano le giacche e i paltò, la sera quando è buio c'è sempre uno che chiude prima di andare a casa. Le macchine parcheggiate fuori dalla piscina con la neve sui vetri, e il motore acceso per non congelare aspettando che il ragazzo finisca di cambiarsi, dài che mamma avrà già buttato la pasta. I campetti sterrati, senza un filo d'erba, nel fuoco d'agosto. Sono le medaglie dello sport di base, dell'associazionismo, degli enti di promozione, delle tavolate per la pizza dopo la partita di pallavolo il sabato pomeriggio, e c'è sempre una mamma che va a comprare il gelato per le ragazze. Poi si mangia appoggiati al muretto, ridendo. Le ragazze si riempiono di baci, non smettono mai di abbracciarsi quando si salutano, come se dovessero rivedersi tra vent'anni e non domattina.
Quante Italie diverse, dentro una sola Italia. E basta gelosie, per una volta. Un calciatore molto importante della Nazionale campione d'Europa, oggi ci ha mandato un WhatsApp. Diceva: "I ragazzi di Tokyo ci stanno facendo emozionare tanto! Finalmente si è capito che esiste soltanto una squadra azzurra". Voleva dire, il nostro amico, che non è più "calcio contro tutti" oppure, qualche volta alle Olimpiadi tra gli atleti del villaggio è pur successo, "tutti contro il calcio". Perché le medaglie, ragazzi, sono tutte uguali. Quelle placcate oro dell'"estate ragazzi" nei quartieri, e quelle degli azzurri a Wembley oppure a Tokyo. Perché dentro le medaglie, anche quelle perse, soprattutto dentro quelle, ci sono storie e c'è tantissima vita. La nostra vita migliore, quella spesa per far fare sport ai nostri figli e ai nostri nipoti, le ore trascorse ad ammirarne la commovente bellezza mentre si allenano, il rumore delle loro scarpette da ginnastica sul parquet, il pallone che rimbalza contro la vetrata e ancora un po' la scassa, che paura, anche nonna si è messa a tremare.
Perché lo sport è una cosa grande, una cosa enorme. E ci dice cose, di noi, che non sappiamo. In questi incredibili giorni giapponesi, nei Giochi che resteranno per sempre perché sono quelli del mondo che rinasce, abbiamo capito di non essere i soliti italiani che fanno fatica per niente, e che vedono andare avanti nella vita solo i furbi o i raccomandati. Lo sport azzurro, azzurro è davvero: come un cielo d'estate in quel sud che è ormai una nostra miniera, la Puglia da sola ha vinto più medaglie di nazioni intere.
Le medaglie si contano, ma soprattutto si pesano. E questa gran massa di metallo lucente vale tonnellate di tempo, di fatica, di sacrificio, di talento e di fortuna. Perché tutto serve nelle vita, quando riusciamo a farlo servire e quando non ne diventiamo servi.

o    non  lo  sfruttiamo  a livello politico  per  nascondere  le  nostre  maggne  e  leggi porcate  come  evidenzia  la  vignetta  riporta  a  sinistra      de ilfattoquotidiano   del   8\8\2021.

 Ma  soprattutto  


Talento, fatica e sacrificio: ecco l'Italia che fa il record di medaglie
dal nostro inviato Maurizio Crosetti06 Agosto 2021












 


La provincia italiana serbatoio di medaglie dove mancano palestre e piscine   dal nostro inviato Maurizio CrosettiAbraham Conyedo, da lui la medaglia azzurra n.39 (ansa)


È l'Italia delle molte Italie ad aver dato i natali ad alcuni nostri campioni: luoghi invisibili ma di enorme sostanza. La mappa di questo successo ci dice che qui da noi si può lavorare bene ovunque, ma che quasi dappertutto servono miracoli per riuscirci
TOKYO. Se questi Giochi Olimpici riscrivono la storia dello sport italiano, il loro segno è profondo anche sulla geografia. La mappa del tesoro, cioè delle nostre 39 strabilianti medaglie, tocca lembi da telequiz: chi saprebbe collocare sulla famosa "cartina muta" delle superiori posti come Mesagne, Cittiglio o Casalmaggiore? E chi ha mai sentito nominare Grumo Appula o Gravedona ed Uniti? Eppure sono tanti piccoli cuori d'Italia, l'Italia delle molte Italie, ad aver dato i natali ad alcuni nostri campioni. Luoghi invisibili ma di enorme sostanza, non solo pagine della garzantina. Soltanto quattro romani portano al collo una medaglia, cinque se vogliamo contare anche Abraham Conyedo che è nato a Santa Clara, Cuba, ma ora vive a Ostia.
Tra le grandi città, la più medagliata è Napoli (4), mentre Catania sta sul podio insieme a Milano (3). La piemontese Verbania batte Torino 2-1. Soltanto una medaglia per Genova e Firenze. Le metropoli sono diventate provincia, e la provincia è capitale. C'è tantissimo Sud nel nuovo panorama dello sport italiano, che ci racconta un'evidenza che avevamo dimenticato ben oltre Pasolini: l'Italia è provinciale,
nel senso più alto del termine. Chissà perché da noi lo si usa quasi sempre in maniera riduttiva. Ma come, vince il meridione dove non ci sono palestre e piscine? Sì, è così. Forse invece ci sono ma stanno nascoste, oppure sono poche ma producono molto, sono terreni ad alta intensità di raccolto. Le storie degli azzurri raccontano di lunghi viaggi per trovare un campo d'allenamento o una società sportiva, chilometri macinati dai genitori sulle strade statali e provinciali: riecco l'aggettivo e di nuovo in senso virtuoso, perché le strade provinciali sono la rete capillare nel sistema circolatorio del nostro paese, servono a collegare, uniscono anche se bisogna scollinare un po'. La provincia che una città-mondo come Tokyo, megalopoli per eccellenza, consegna adesso all'Italia è comunque ben distribuita. Ci sono tanta Lombardia, tanto Veneto e Toscana, dunque l'Italia più ricca, ma c'è anche la clamorosa Puglia che se fosse una nazione (lo è? Chiediamo a Checco Zalone?) nel medagliere starebbe davanti a decine di stati. 
La carta geografica azzurra non isola nessuno, non la Sardegna, non la Sicilia, non il Belice o il Friuli di lontani terremoti. In Giappone abbiamo avuto la prima molisana della storia con una medaglia, Maria Centracchio da Isernia, e ancora non si è spento l'urlo di Gigi Busà, "il gorilla di Avola". Il primo oro, che è un po' come il primo amore, se l'era preso Vito dell'Aquila da Mesagne, Brindisi, città che aveva già dato a Olimpia Carlo Molfetta, oro di Londra. Vieni a ballare in Puglia, canterebbe Caparezza, e poi parti da lì per conquistare il mondo. La mappa degli allenatori è pressoché identica a quella degli atleti, non è sbilanciata verso le grandi città e non parla soltanto con gli accenti del nord. Ci dice che in Italia si può lavorare bene ovunque, ma che dappertutto servono miracoli per riuscirci. Dopo un anno e mezzo senza sport, con centinaia di società fallite o a forte rischio di esserlo, con gli impianti chiusi e le rette dei privati cancellate, la sopravvivenza quotidiana è diventata gloria olimpica. Nessuno lo prevedeva, neppure il Coni. Vi ricordate quando, nelle prime terribili settimane del lockdown, si gridava all'untore quando passava un povero runner? Qualcuno aveva deciso che i corridori, respirando forte e senza mascherina, potessero diffondere il Covid. Era una fesseria, naturalmente, ma gli atleti hanno dovuto sentire pure questa. Dove molti di loro andassero di buon passo, adesso lo sappiamo. Stavano correndo in Giappone a prendersi una medaglia.


P.s 1
la  foto   delle  medaglie  è  incompleta   mancano le  ultime  due  medagli  la  39 e  la 40  perchè   come    capita   spesso   anche in   caso  d'imprevvidibilità  i  giornali  e tv  ed  a  volte     qualche blogger   sottoscritto    compreso  fanno  i  bilanci   prima   che   l'evento sia  concluso  

P.s  2  
visto che qualcuno non ha colto subito l'ironia ( vedere vignetta destra che ha lasciato un mio contatto del centro destra e le accuse che ho trovato fra i commenti o via email di aver : << arcobalenizzare anche lo sport…Bravi bravi eh >> 
 per  aver  risposto  a   tema  a  commenti      come  quelli  della     vignetta    che  trovate  a  sinistra   (      a  volte  capita    di   cascarci  e  farsi prendere  da  furore  ideologico    spiego  che :  quando scrivo "sposato con rito civile e non religioso  ovvero  ateo !!
uso chiaramente un paradosso,  cioè uno strumento retorico solitamente spiegato già nelle scuole medie inferiori   \  primo  biennio  di quelle  superioriu  (non tutti i leoni da tastiera le hanno terminate, o   se le  hanno   terminate    lo  avranno dimenticatoo   ancora  loignorano   ) che va a prendere per il ..... didietro i ben pensanti che amano classificare banalmente in 2 squadre opposte i bianchi e i neri, i buoni e i cattivi, i religiosi e gli atei. Lo fanno per facilità, perchè il loro pensiero non arriva a comprendere che il mondo è fatto di sfumature.



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