in italia manca la cultura della disabilità il caso di Patrizia Saccà, ex atleta della Nazionale paralimpica di tennis tavolo che non riesce a viaggiare decentemente in treno



se non fosse che la protagonista è ex  partecipante alle paraolimpiadi  med  in esse  medagliata  tale storia sarebbe rimasta ai margini come le tante dissaventure ( metaforicamente parlando ) che devono affrontare i disabili non solo ovviamente quelli in sedia a rotelle perchè anche se l'italia è stata il primo paese ad fare ed ospitare le paraolimpiadi manca una cultura della disabilità seria e non la semplice improvvisazione o l'applicazione di qualche coraggioso amministratore locale che deve barcamenarsi in leggi astruse e contradditorie sulla disabilità e sulle barriere archittetoniche . Ma ora basta polemica e veniamo alla storia




"Bagno per disabili non utilizzabile, spazio limitato. Viaggi impossibili sui treni per noi paraplegici"

                                          di Cristina Palazzo

Patrizia Saccà
La denuncia di Patrizia Saccà, ex olimpionica paralimpica, oggi allenatrice di tennis da tavolo. "Un'odissea il viaggio in carrozzina sul treno regionale da Torino a Varazze"
   republica 22 AGOSTO 2021





"L'unico bagno per disabili quasi sempre non funzionante, postazioni strette per avere la sedia a rotelle accanto e discussioni per i pochi posti per chi ne ha più diritto. Noi disabili motori non abbiamo scelta eppure ancora oggi sui treni regionali ci troviamo a vivere viaggi che si trasformano in odissee, bisogna intervenire con vagoni nuovi e riservando posti a chi non può solo cambiare vagone".
L'appello arriva da Patrizia Saccà, ex atleta della Nazionale paralimpica di tennis tavolo, medaglia di bronzo a Barcellona nel '92 e d'argento ai World Master Games di Torino nel 2013, oggi allenatrice di tennis tavolo. Testimonial di WeGlad (Welcome Gladiators), l'app nata per mappare locali, ma anche vie, marciapiedi e aree della città per le persone in carrozzina, oggi sottolinea le necessità di ampliare i servizi sui treni regionali "che si sa in estate sono sempre molto usati, per questo è importante fare in modo che anche chi ha una disabilità motoria, quindi è su carrozzine elettriche o manuali, abbia la giusta forma di attenzione e l'accesso al servizio".
La sua denuncia parte da un'esperienza personale. Venerdì ha preso il treno da Torino per andare a Varazze, in Liguria, per seguire da allenatrice le due atlete paralimpiche Allegra Magenta e Vittoria Oliva. Così, come richiesto per chi ha disabilità, ha prenotato il posto e comunicato le sue esigenze. "Servono almeno 24 ore di anticipo per permettere l'organizzazione con pedane e operatori".
Il treno dell'andata è partito da Porta Nuova alle 6,25. "Ero nella carrozza per disabili che ha l'unico bagno accessibile in carrozzina di tutto il treno, che come spesso succede non funzionava. Non c'era la luce all'interno - aggiunge Patrizia Saccà - il capotreno molto gentile si è offerto di darmi il telefonino per fare luce ma ho dovuto spiegargli che spesso essere paraplegici vuol dire anche avere il catetere e questo non si può fare avendo un telefono in mano".
Sul treno del ritorno, invece, "la porta non si riusciva a chiudere e ad aprire, serviva uno sforzo immane tanto che un signore ha cambiato bagno, ma lui può farlo io no. Dovrebbero accertarsi sempre che l'unico bagno funzioni perché non abbiamo alternative". Non solo il bagno, il problema maggiore tanto da essere andata su tutte le furie "e credo di aver anche esagerato ma ero esasperata", è stato lo spazio in carrozza.
"Ero stipata, accanto a una signora con una carrozzina elettrica, quasi incastrata, mentre al ritorno mi sono sistemata in corridoio dopo aver litigato con una coppia. Non metto in dubbio che avessero diritto di stare nello scompartimento per disabili ma eravamo in troppi, visti i limiti del Covid. E io quei tre scalini che mi separano dal resto del treno non posso superarli, non posso cambiare posto. Ho così chiesto almeno al marito che assisteva la moglie di spostarsi ma nulla".
Il diverbio è degenerato finché Saccà si è spostata in corridoio "probabilmente ho esagerato, anche con un controllore che mi ha detto che non potevo stare lì mentre c'era chi era seduto a terra. Mi spiace aver esagerato ma questo è il risultato di dover combattere sempre per avere ascolto. Non può divenire una lotta tra disabili su chi ne ha più diritto, per questo l'appello alle Ferrovie a usare vagoni nuovi e riservare i posti ma anche agli utenti alla comprensione. Chi ha un bastone - conclude - accede in stazione con i propri piedi, io no e come me tanti a cui voglio dare voce. Serve la volontà politica di cambiare le cose. Sono stufa di sentirmi dire di averne meno diritto o di spostare la sedia a rotelle altrove, dopo essermi trasportata sul sedile. La sedia a rotelle sono le tue gambe, non le allontani se puoi".

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