La gioia di Zahra finalmente in salvo in Italia: "Ma non dimenticate le mie amiche a Kabul"
di Vera Mantengoli
La famiglia dell'imprenditrice vive a Venezia e aveva lanciato un appello per la sua salvezza
19 AGOSTO 2021
La famiglia dell'imprenditrice vive a Venezia e aveva lanciato un appello per la sua salvezza
19 AGOSTO 2021
La gioia di trovare un posto sicuro, il dolore di lasciare chi ami nel pericolo. È lo stato d’animo di Zahra Ahmadi, attivista e imprenditrice di 32 anni di Kabul, sbarcata ieri intorno alle 13 a Roma Fiumicino. «Non ringrazierò mai abbastanza gli italiani per avermi portata in un luogo sicuro» ha detto al fratello Hamed, fondatore della catena di ristoranti Orient Experience e volto di tante campagne di inclusione sociale. «Sono preoccupata per le mie amiche che sono rimaste in Afghanistan e chiedo all’Italia di non dimenticare chi è ancora là. Il mio arrivo sarà il punto di partenza per aiutare tante altre donne rimaste bloccate in un Paese che non dà futuro».
Zahra, stremata da cinque lunghissimi giorni vissuti tra il caos dell’aeroporto e rifugi di fortuna, ha potuto riabbracciare il fratello Hamed, dal 2006 a Venezia dopo le minacce di morte ricevute dai talebani per due cortometraggi girati all’epoca e considerati antireligiosi. Poi è stata subito accompagnata da funzionari del ministero della Difesa in un luogo in cui starà in quarantena.
Hamed era partito all’alba da Venezia in treno per farle sentire la vicinanza di tutta la famiglia, sapendo che avrebbe potuto soltanto vederla da lontano, non scattare foto, né fare video. «Ci hanno permesso per qualche secondo di abbracciarci e ci siamo stretti forte forte, non avremmo più voluto staccarci» ha raccontato trattenendo le lacrime. È stato lui sabato a lanciare un appello per liberare la sorella che ha rilasciato la sua ultima intervista proprio a la Repubblica, poche ore prima che scoppiasse l’odissea in aeroporto culminata con i falling men. «Sabato alla sera si è nascosta in aeroporto» racconta il fratello ripercorrendo le tappe che l’hanno portata in Italia.
Afghanistan, il dramma delle donne incinte nel Panshir: sette su dieci non vanno più in ospedale e rischiano di perdere il figliodi Massimo Lorello19 Agosto 2021
«Domenica i talebani le hanno perquisito i bagagli e preso il computer. Aveva pochissima batteria e ha suonato alla prima casa che ha raggiunto, ma non c’era energia elettrica. Non volevo perdere le sue tracce e così ho chiamato degli amici che erano in aeroporto e l’hanno portata a casa sua. Lunedì ho chiesto a delle persone fidate di nasconderla. Martedì ha provato a recarsi in aeroporto, ma ha trovato i talebani che bloccavano la strada ed è tornata indietro, angosciata per come si stava mettendo la situazione». Infine mercoledì, schivando i talebani, è riuscita a raggiungere l’aerea militare sicura e a quel punto è crollata dal sonno». Zahra aveva di recente partecipato a una manifestazione contro i talebani insieme a tanti altri giovani. Si era conquistata il suo lavoro da ristoratrice in una società maschilista come poche e non voleva rinunciare più alla libertà. «Ci sono altre donne come me in Afghanistan» ha ribadito «Non abbandoniamole».
Hamed era partito all’alba da Venezia in treno per farle sentire la vicinanza di tutta la famiglia, sapendo che avrebbe potuto soltanto vederla da lontano, non scattare foto, né fare video. «Ci hanno permesso per qualche secondo di abbracciarci e ci siamo stretti forte forte, non avremmo più voluto staccarci» ha raccontato trattenendo le lacrime. È stato lui sabato a lanciare un appello per liberare la sorella che ha rilasciato la sua ultima intervista proprio a la Repubblica, poche ore prima che scoppiasse l’odissea in aeroporto culminata con i falling men. «Sabato alla sera si è nascosta in aeroporto» racconta il fratello ripercorrendo le tappe che l’hanno portata in Italia.
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