26.8.21

vite guerriere e vite da buttare via di vanessa ruggeri

 Ci sono persone  che  hanno una forza interiore    fuori dal comune  . Persone   che preferirebbero di gran lunga   avere un' esistenza  più facile e  gentile  , e  che invece  , loor malgrado sono costrette  a combattere  ogni  giorno   per  guadagnarsi il  diritto     di vivere  una prvenza  di normalità  . Persone come  camilla   Serfini di 28  ani  . Infanzia e giovinezza interrotte prima dalla necessità di un trapianto di fegato, e poi da un linfoma di Hodgkin recidivo; un corpo impazzito che non risponde alle cure convenzionali sostenute dal sistema sanitario nazionale e che impone per la propria sopravvivenza infusioni di anticorpi monoclonali dal costo esorbitante. La vita è proprio una bastarda senza cuore, non conosce moralità, pietà o senso di giustizia, fa e disfa senza chiedere il permesso, spesso nei modi più imprevedibili e dolorosi. Eppure, anche nella malattia, o forse proprio perché prigionieri della malattia,
la vita riesce ad apparirci comunque un dono prezioso per cui vale la pena farsi guerrieri. Camilla è una giovane donna straordinaria: resiste e reagisce come una radice di ginepro pronta a rivegetare dopo ogni devastante incendio. Il suo calvario è iniziato a 9 anni, una tribolazione, la sua, che spezzerebbe il nerbo e la speranza di chiunque, perciò mi chiedo: dove trova tanta forza per splendere anche nella sofferenza? Da dove attinge l'energia per consolare gli infermieri quando non trovano vene integre nelle sue braccia? L'amore della sua famiglia e del suo fidanzato, unito alla generosità della gente, sono per lei scudo e corazza dietro cui barricarsi in attesa che spuntino nuovi germogli. Il fatto che Camilla sia una ragazza non deve offuscare il suo esempio di scontatezza: non si è forti e coraggiosi in base all'età, i giovani non sono guerrieri per natura, né sono dotati del potere infallibile di saper riconoscere e accettare l'amore e la bellezza che li circonda. Essere giovani non è uno status che garantisce la volontà di andare avanti anche dopo la sconfitta. Mi viene spontaneo pensare all'abisso che separa Camilla - aggrappata alla vita con le unghie e con i denti, impegnata a lanciare appelli necessari per riuscire a racimolare il denaro utile per la prossima infusione - da quelle migliaia di ragazzi che hanno partecipato al rave party abusivo sul lago di Mezzano: un raduno illegale per imbottirsi tutti insieme, per giorni, di alcol e droga fino a bruciarsi il cervello, a uccidere animali, a cadere in coma, a stuprare, fino a morire nella maniera più idiota. Vite sprecate, buttate via prima ancora di cominciare, viziate e viziose, annoiate e infinitamente tristi, vite che non celebrano libertà, per quanto sfrenata, ma soltanto distruzione. Ai due estremi del medesimo asse ci sono la voglia di aggrapparsi alla luce pur di esistere ad ogni costo, e il desiderio di perdersi nell'oscurità. Il costo in questione per rimanere a galla è elevatissimo, in tutti sensi. Chi dice che i soldi non danno la felicità mistifica di moralismo una verità molto più pratica e schietta: la salute, così come la qualità della vita, è purtroppo anche una questione di denaro: poter accedere a cure esclusive e costose dipende dal denaro. Quando le proprie risorse non bastano bisogna scendere a patti con la realtà e chiedere aiuto. Riconoscere di aver bisogno degli altri non è sintomo di debolezza, non lede l'orgoglio né la dignità o qualsivoglia autosufficienza raggiunta con fatica. Gli altri siamo noi, la guarigione di Camilla sarà la guarigione collettiva di tutti coloro che hanno pregato e contribuito economicamente al buon esito della sua battaglia. "Vola solo chi osa farlo" è il nome della pagina Facebook in cui Camilla racconta il suo percorso e indica come aiutarla. Camilla ha ragione, volare è un atto di coraggio, un atto di fede, il vuoto spaventa ma solo affrontandolo potremo librarci al di sopra delle nostre paure.



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