24.8.21

Giorgio, morto ad Asti per l'esplosione di un frigo: il "gigante buono" che danzava come nessun altro. La leggenda del pianista sul lago di Como: il Festival 'galleggiante' di Alessandro Martire ed altre storie



Giorgio, morto ad Asti per l'esplosione di un frigo: il "gigante buono" che danzava come nessun altro 
                                                di Marco Patucchi
Tibaldi, 56 anni, era tecnico manutentore di impianti refrigeranti. Lascia la moglie e tre ragazzi a Santena

Repubblica dedica uno spazio fisso alle morti sul lavoro. Una Spoon River che racconta le vite di ciascuna vittima, evitando che si trasformino in banali dati statistici. Vite invisibili e dimenticate. Nel nostro Paese una media di oltre due lavoratori al giorno non fa ritorno a casa e "Morire di lavoro" vuole essere un memento ininterrotto rivolto a istituzioni e politica fino a quando avrà termine questo "crimine di pace".

"Caro Giorgio, tutte le mattine al semaforo ci incontravamo. Io andavo verso Torino, tu a prendere la macchina: la tua sigaretta in bocca - scrive Giordano nei social - a malapena un saluto, tutti e due addormentati. Mi mancherà da matti vederti sul lato opposto della strada, farci un piccolo gesto giusto per salutarci". Esistono attimi di vita ordinaria ai quali non abbiamo dato peso, sommersi nell'oblio del giorno dopo giorno. Poi, improvvisamente, spuntano fuori come un minuscolo tesoro che vorremmo sempre tenere con noi. Ma non si può più. Giorgio Tibaldi, 56 anni, moglie (Alessandra) e tre ragazzi (Gabriele, Stefano, Davide), è morto sul lavoro ad Asti: era un tecnico di una ditta di manutenzione frigoriferi, stava riparando l'impianto in un negozio di surgelati quando è stato investito dalla fiammata di un'esplosione. Il lavoro che è tutto e niente nella nostra vita: se un marziano scendesse sulla terra o desse un'occhiata ai social, penserebbe che Giorgio era prima di tutto un ballerino.

Giorgio, il 'gigante buono' di Santena, una manciata di chilometri da Asti e da Torino: un operaio, un marito, un padre con la passione per le danze. Sempre insieme alla sua Alessandra. "Hanno seguito le lezioni di fandango, di valzer e di sbrando che proprio Giorgio già ballava benissimo - scrive Sara nei social - . Se sentiamo qualche tuono, può darsi sia lui che balla lassù dando calcioni con le sue lunghissime gambe. Sono venuto anche ai corsi di irlandese e ci ha lasciati sbigottiti per la rapidità di apprendimento e la precisione nei passi. Ma soprattutto la simpatia, ragazzi, la simpatia...". E Sara: "Ciao Giorgio, ballerino infaticabile, agilissimo, simpatico, divertente. La vita è ingiusta e crudele con i migliori". Ciao Giorgio, operaio danzatore.

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"Non distruggetelo, lo portiamo nella nostra chiesa", così Madonna di Campiglio ha salvato un organo a canne tedesco

 Gianfranco Piccoli
L'organo nelle chiesa di Saarbrucken, prima di essere smontato

  
Acquistato a un decimo del suo prezzo, lo strumento di una chiesa in via di demolizione a Saarbrücke è stato smontato pezzo pezzo. E verrà rimontato nella parrocchia di Santa Maria a Madonna di Campiglio. Grazie all'impegno di un avvocato di Crema. "Musica celestiale per le Dolomiti"

Come un enorme Lego da mille pezzi, alto cinque metri e largo quattro, smontato e rimontato dopo un viaggio di 750 chilometri su un rimorchio da 18 metri. È la storia dell'organo della chiesa cattolica di San Tommaso Moro a Saarbrücken, capoluogo del Saarland, regione a sudovest della Germania: lo strumento rischiava di essere demolito insieme all'edificio di culto, ritroverà una nuova vita nella chiesa di Santa Maria a Madonna di Campiglio, in Trentino, dove nei prossimi giorni verrà rimontato pezzo per pezzo dalle sapienti mani di un organaro di Montichiari. Una storia a lieto fine grazie alla "folle" idea di un avvocato quarantenne di Crema, Marcello Palmieri.

La vicenda dell'organo di Saarbrücken non è così rara, almeno in Germania, dove il vento della secolarizzazione soffia forte, svuota le chiese e (a volte) le butta giù. Un processo che nella terra di Goethe corre più veloce che altrove. Non a caso nelle 27 diocesi tedesche negli ultimi 20 anni sono stati centinaia gli edifici di culto demoliti per mancanza di fedeli. L'uso delle ruspe, certo non di fronte ad edifici dal riconosciuto valore artistico, è l'extrema ratio, quando anche le spese per il mantenimento diventano insostenibili o non è possibile destinare gli immobili ad altro uso una volta sconsacrati. Un fenomeno che ha, tra le conseguenze, il destino incerto degli organi che per decenni hanno accompagnato la liturgia in quelle chiese un tempo gremite di fedeli.


Risultato? L'abbandono degli edifici sacri ha alimentato un ricco mercato dell'usato: organi del valore di centinaia di migliaia di euro finiscono in vendita per una manciata di soldi. L'alternativa è finire a pezzi sotto i colpi di una benna per poi essere smaltiti (a caro prezzo) in discarica.

È il destino cui sarebbe andato incontro l'organo della chiesa cattolica di San Tommaso Moro di Saarbrücken, uno strumento da 700 canne realizzato nel 1981, un decennio dopo la consacrazione della chiesa. E qui la storia dell'organo - un Oehms da 13 registri e 2 tastiere a trasmissione meccanica - si intreccia con l'intuizione di Marcello Palmieri. Campigliano d'adozione, organista appassionato con una predilezione per i brani liturgici, Palmieri durante le vacanze estive accompagna la messa nella grande chiesa di SantaMaria, costruita ad inizio anni Settanta per rispondere alle esigenze del turismo nella località della Val Rendena. Un organo "vero" non c'è, gli organisti si alternano su uno strumento digitale. L'avvocato di Crema, grazie ad un amico, scopre così il fiorente mercato dell'usato in Germania e mette gli occhi sull'organo di Saarbrücken, in vendita su un sito specializzato a poco più di 20mila euro, un decimo del valore reale. Palmieri coinvolge le autorità ecclesiastiche locali, ottenendo un formale via libera, e trova anche i finanziatori, di Campiglio, eredi di un patrimonio importante che lo stesso avvocato si è trovato a gestire in qualità di legale di fiducia.

Detto e fatto. All'alba del 2 agosto, il carico eccezionale è arrivato nel cuore di Madonna di Campiglio: quattro volontari hanno scaricato l'organo, ora custodito in un deposito della Funivie. Nei prossimi giorni Giuseppe Tisi, organaro di Montichiari, comincerà ad assemblare i mille pezzi (un lavoro che durerà circa un mese) e l'organo di Saarbrücken tornerà a far sentire la sua voce possente ai piedi delle Dolomiti di Brenta.

Miura, il toro veneto da un milione di euro con cinquemila eredi

Miura al pascolo a Vallevecchia 

Primo in classifica nella razza Frisona, ha richieste da tutto il mondo. Con il suo Dna genera vacche che producono latte di primissima qualità



Il toro Miura ha 5mila figlie in 5 continenti, ma non ha mai conosciuto una femmina. Si chiama come la Lamborghini ammirata dal suo allevatore, ma se l’auto negli anni ’70 costava 8 milioni di lire, lui oggi che ci sono gli euro arriva a valerne un milione. Ferruccio Lamborghini scelse per il bolide il nome di una famigerata razza di tori da corrida di Siviglia. Miura è il contrario. Con i suoi 11 quintali di muscoli lavati e coccolati quotidianamente, trascorre il tempo ruminando foraggio biologico sull’isola di Vallevecchia, oasi naturalistica della Laguna veneta. «Da noi non mancano gli esemplari pericolosi, ma lui è mansueto come un agnellino» racconta Francesco Cobalchini, direttore di Intermizoo, l’azienda per la genetica animale fondata dalla Regione Veneto nel 1974.«Oggi per le vacche da latte il 90-95% delle gravidanze avviene con inseminazione artificiale». E Miura con il suo Dna garantisce alle figlie mammelle sane, capezzoli adatti alle mungitrici, latte ricco di grassi e proteine. Per questo, suscitando l’orgoglio del governatore del Veneto Luca Zaia, a 6 anni ha conquistato il primo posto nel catalogo dell’Associazione Nazionale Allevatori di Razza Frisona e Jersey Italiana. Non arriverà a farsi pagare 15mila euro a puledro, come il cavallo da corsa Varenne, ma è pur sempre un bel risultato.Sarebbe un toro da monta, quindi, il campione Miura, «ma per raccogliere il suo seme lo stimoliamo con tori castrati e usiamo una vagina artificiale» racconta Cobalchini. L’operazione si ripete 3 giorni a settimana. «Produce circa 500 dosi ogni volta», vendute in 55 paesi. «I ricavi della sua vita arrivano tranquillamente al milione di euro». Ogni provetta, spedita in azoto a — 196°, costa 15-17 euro. Oppure 37 euro se “sessata”: sottoposta a una selezione degli spermatozoi che porta al 90% le chance di concepire una femmina. Perché è alla virilità che Miura deve il primato, ma sono le femmine a contare veramente nell’industria del latte.Oggi solo a Roma, diventata una città zoo, si poteva filmare un video con un toro e una mucca che si accoppiano nel traffico, come avvenuto di recente. Che la riproduzione nel mondo bovino sia cambiata lo raccontava già il film “Il toro” di Carlo Mazzacurati, in cui il campione di sperma, chiamato Corinto, era rubato dall’uomo che l’accudiva, appena licenziato.

«È dagli anni ‘70 — conferma Cobalchini — quando è stato introdotto il congelamento del seme, che l’inseminazione artificiale è così diffusa». All’inizio serviva a evitare infezioni. Ora con gli esami del Dna rende possibile la selezione. «Negli animali cerchiamo di recuperare le caratteristiche del passato. Se negli anni ‘80 e ‘90 si spingeva per aumentare la produzione, oggi lavoriamo sui nutrienti del latte». A Miura e alle sue figlie si chiede di restituirci il sapore del latte di una volta. Un compito in effetti da un milione di euro.








 

Un pianoforte suona in mezzo al lago di Como, all’ora del tramonto, e sullo sfondo c’è l’incantevole villa Balbianello. E’ la performance di Alessandro Martire, famoso per le sue esibizioni con il pianoforte in mezzo alla natura o in contesti spettacolari e insoliti, per lanciare il LEJ Festival – Floating Moving Concert 2021, il festival che unisce musica e natura e che è nato da un’idea del pianista e compositore comasco. Dal 27 agosto al 5 settembre l’evento torna in presenza dopo l’edizione in streaming dell’anno scorso, con l’obbiettivo di portare giovani artisti e compositori provenienti da tutto il mondo a esibirsi sul territorio comasco: dalla Valle Intelvi, a Cernobbio, a Oltrona di San Mamette, da San Fermo della Battaglia ad Argegno, per citarne alcune. Assieme a Martire si esibiranno anche Ana Zimmer, Naiad, Summit, Harp Night, Jamira, Frapporsi, Frontera e altri ospiti. Cuore della manifestazione sarà il Floating moving concert, la performance sul lago di Como che si terrà il 31 agosto dalle 18 a Cernobbio: un concerto su piattaforma galleggiante trainata da un motoscafo, che porterà la musica creando una passeggiata musicale godibile da tutto il lungolago. Alessandro Martire eseguirà brani tratti da “Share the world”, suo ultimo album (Carosello Records). Per partecipare all’evento è obbligatoria la prenotazione gratuita tramite Eventbrite: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-alessandro-martire-floating-moving-concert2021-164009357403. Il Floating moving concert verrà poi trasmesso in esclusiva su TikTok Live a settembre.






A Milano Spazio Caroli12, in sala e in cucina vince l’inclusivitàdi Alessandra Iannello

Paolo Ferrario nella fattoria della Fondazione Pino Cova da lui presieduta 
Così un quartiere abbandonato diventa il teatro di integrazione sociale e lavoro per giovani con disagi. Paolo Ferrario, presidente della Fondazione Pino Cova: "Accogliamo gli emarginati e diamo loro un futuro fra fornelli, fattoria didattica, bar e 
Paolo Ferrario, presidente della Fondazione Pino Cova: "Accogliamo gli emarginati e diamo loro un futuro fra fornelli, fattoria didattica, bar e bistrot"


Via Caroli 12 Milano. Per i “ragazzi” cresciuti nella zona delimitata dal triangolo via Padova-Crescenzago, via ponte Nuovo, via del ricordo, questo era l’indirizzo dell’oratorio. Di un luogo dove le brutture di un quartiere della periferia milanese, noto per le ondate migratorie (prima meridionali e poi straniere), rimanevano fuori dai cancelli di ferro. Un luogo che, alla metà degli anni ’90 del secolo scorso, chiude e rimane alla mercé dell’incuria. I cancelli vengono mangiati dalla ruggine, le piante infestano il cortile mentre l’edificio invecchia male e senza manutenzione. Tutto questo degrado sembra non avere fine finché un uomo, visionario ma con i piedi ben saldi a terra, se ne innamora. «Un paio di anni fa – racconta Paolo Ferrario, presidente della Fondazione Pino Cova – stavo cercando un’area per creare un luogo dove persone con disabilità o con condizione di emarginazione sociale, soprattutto giovani, potessero percorrere un cammino nel mondo del lavoro. Ho visitato tante realtà, ma mi sono innamorato di questo luogo». Con la preziosa collaborazione della Curia milanese, alla Fondazione non resta che iniziare la ristrutturazione degli oltre 1500 metri quadri fra aree coperte, cortili e giardini. Dopo diversi stop dovuti alla pandemia, nel giugno del 2020 si inaugura lo spazio multifunzionale Caroli12. «Con questo progetto – continua Ferrario – abbiamo voluto restituire qualcosa al territorio che ha visto crescere l’azienda grazie alla quale la Fondazione è nata. Nel 2000, infatti, dopo una vita spesa fra sindacato e associazionismo, Giuseppe Cova, detto Pino, ha fondato e-work, un’agenzia per il lavoro con una particolare attenzione all’etica. Nel 2020 abbiamo creato la Fondazione dedicata a Pino, che è purtroppo mancato nel 2013».

Spazio Caroli12 

Il primo progetto della Fondazione è lo Spazio Caroli12 (che ospita anche la sede della Fondazione) che, a oggi, ha dato una possibilità lavorativa, nella sala e nella cucina del Cafè & Bistrot, a una oltre una decina di persone con disagio. «Abbiamo accordi con molte scuole alberghiere in Lombardia – spiega Ferrario - che hanno progetti specifici per i ragazzi che necessitano di percorsi di inclusione sociale o mirati di accompagnamento. Una su tutte, come esempio, la scuola alberghiera In-Presa di Carate Brianza che ha una linea dedicata a ragazzi che in una cucina o in una sala o in un albergo “normale”, fanno fatica a inserirsi e a trovare un cammino di alternanza scuola-lavoro o stage. Con loro individuiamo le persone più adatte per operare a contatto col pubblico per abituarli, in un ambiente protetto, al lavoro del loro futuro. Facciamo anche formazione e tirocini formativi per gli adulti con disagi psichici».

Oltre che in cucina e in sala, gli “stagisti”, trovano lavoro anche da Tana Caroli, una fattoria didattica composta da un orto e da recinti che ospitano animali da fattoria provenienti da situazioni di maltrattamenti o dai macelli. «Nell’orto – precisa Paolo - vengono coltivati gli ortaggi che impieghiamo in cucina. Inoltre, abbiamo strutturato dei percorsi per i bambini. Così, insieme con Marta, la responsabile di Tana Caroli, i più piccoli possono approcciarsi agli animali entrando nei recinti e dando loro da mangiare». All’insegna dell’inclusività è anche il parco giochi strutturato con giochi non più alti di un metro e senza barriere architettoniche per permettere a tutti i bambini di giocare insieme.

Tana Caroli è la fattoria dedicata agli animali nell'ambito del progetto della Fondazione Pino Cova 
Bimbi giocano con gli animali a Tana Caroli 

 

Lo Spazio Caroli12 è aperto dalla colazione della mattina, appuntamento per gli anziani della zona, fino al dopocena, una volta la settimana c’è anche la musica dal vivo, passando per pranzo, merenda e cena. La cucina è semplice e il menù, stagionale, è composto da una ventina di pietanze preparate al momento. Le materie prime sono di produzione locale, oltre che dall’orto si trovano salumi, formaggi e carni lombarde. La sera si apre il ristorante e la proposta si fa più raffinata con piatti a base di pesce, molluschi e crostacei. In menù c’è anche una buona scelta di piatti vegetariani e vegani. Ad accompagnare vini bianchi, rossi e bollicine italiane e champagne francesi oltre che birre artigianali e cocktail. Per gli amanti degli spirits c’è una drink list dedicata ai gin con oltre 25 proposte e una agli amari con una ventina di referenze da tutto il mondo.

Nei progetti futuri della Fondazione, l’ampliamento dello Spazio Caroli12, l’apertura di una caffetteria sempre nel quartiere (a poche centinaia di metri da Spazio Caroli) e l’inaugurazione di un albergo a Buscate (in provincia di Milano). «Stiamo trattando con il Comune di Milano – conclude Ferrario – la riqualificazione di un'area adiacente a Spazio Caroli in stato di abbandono per iniziare ulteriori progetti di inserimento sociale e lavorativo. Sarà un’attività legata al florovivaismo, alla coltivazione in piena terra e in serra con punto vendita gestito da ragazzi down. La vicina fisica è fondamentale non solo per la residenza, presso Spazio Caroli ci sono delle camere dove alloggiano gli stagisti fuori sede, ma anche per psicologi e tutor che devono seguire i ragazzi. Infine, a Buscate, accanto ad Arluno (città natale di Pino Cova) stiamo ristrutturando una vecchia corte contadina dove apriremo un hotel 4 stelle con ristorazione, il tutto circondato da parco di oltre 16mila metri quadrati. Qui, i ragazzi potranno fare esperienza oltre che in cucina e in sala, anche nelle diverse mansioni dell’albergo».



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