da uomo dico si alla campagna #senzagiridiboa di Sara giudice

In un paese  in cui  la  maggior   parte   e  fatta da    queli    che Quelli che pensano “è un’azienda privata e fa quello che vuole, l’editore pubblica chi gli pare e piace, anche se scrive infilandosi la penna dove il
sole non batte, l’imprenditrice assume solo donne dopo gli anta, così non fanno figli e l’azienda ha meno spese” , non si rendono conto che non stiamo nell’Ottocento e che le aziende dovrebbero seguire una certa etica, tra cui rispettare le pari opportunità, senza differenza di genere, di età nei limiti del possibile, di classe sociale  .
 Concetto     come  dice   la  mia amica  https://www.facebook.com/blindflowers
che capirebbe pure un bambino di sei anni, a quanto pare non è chiaro a tutti nel Paese dei balocchi. Infatti  , come  succede    dopo    qualcuno   in questo  caso  le  frasi e il tentativo ridicolo di scusarsi : << sono state fraintesa >> dell’imprenditrice Elisabetta Franchi su donne, maternità e lavoro h24, insorgono  le done   e  poco  gli uomini   .  In questo  caso  a lanciare la  protesta    sono  state  cinque giornaliste – Sara Giudice, Giulia Cerino, Francesca Nava, Valentina Petrini e Micaela Farrocco – hanno deciso di lanciare una campagna social sotto gli hashtag : #senzagiridiboa e #notinmyname. Alla campagna hanno piano piano aderito numerose altre giornaliste, scrittrici, opinioniste, attiviste. Professioniste, lavoratrici insomma Con e senza figli . in quest articolo del settimanale Tpi l'elenco completo . NB: gli uomini che hanno aderito per ora si contano sulla punta delle dita, tra loro c’è Claudio Santamaria). Di seguito il testo della campagna.

“Abbiamo deciso di lanciare una campagna che racchiude in un hashtag i quattro giri di boa citati da Elisabetta Franchi e che segna l’inizio di un percorso molto più lungo per smuovere e scardinare le storture che in questo Paese (inteso come aziende, società civile, politica) si presentano costantemente quando si parla di donne e lavoro.

Vi  aderisco  anch'io  perchè  odio le  discriminazioni . Ma soprattutto perchè   Le donne incinta e con prole possono fare sia la carriera sia il lavoro infatti


Tale battaglia  di retroguardia   \ di civiltà   non ha appartenenza sessuale  .  Ecco  chge  condivido  la    lettera   di Simone Terreni ( foto sotto a   destra   ) uno dei rariuomini    che   si  schierano    con loro  .  Egli  lo scorso febbraio aveva assunto una donna di 27 anni che al colloquio aveva rivelato di essere incinta.  , qualcuno lo ricorderà, è l’Imprenditore - vero, con la I maiuscola .
  Oggi Terreni, dopo le lunari dichiarazioni di Elisabetta Franchi, ha preso metaforicamente carta e penna e le ha dato una di quelle lezioni di stile e di imprenditoria a cui raramente purtroppo  abbiamo la fortuna di assistere. Da leggere fino in fondo.

  
“Cara Elisabetta Franchi,
Mi si chiedeva un’opinione in merito a una sua intervista che ha suscitato un vespaio, ed è finita su tutti i social e tutti i media.
Qualche settimana fa era toccato a me finire su tutti i social e su tutti i giornali per una vicenda opposta alla sua: una ragazza incinta era venuta a colloquio da me “confessando” con timore la sua gravidanza e io l’ho assunta lo stesso.  Non entro nel merito delle sue affermazioni discriminatorie che si commentano da sole.
Le faccio rilevare che se effettivamente si fosse comportata così sarebbe semplicemente fuorilegge. C’è però una cosa non mi torna. Lei si definisce Imprenditrice. Io però non mi sento suo collega. Proprio no! Lei non è un’imprenditrice, ma una donna d’affari, abituata ad avere le persone al suo servizio H24.
Un imprenditore, invece, è al servizio dei propri collaboratori e non viceversa. Un imprenditore assume le persone in base alle capacità e alle competenze e non in base al sesso o all’età. Un imprenditore sa pianificare e non teme di perdere una collaboratrice per qualche mese. Un imprenditore crea una squadra di persone, non un’azienda piramidale. Un imprenditore non ha paura di una gravidanza, ma è felice se con la sua azienda aiuta giovani madri e giovani padri a dare la vita a delle creature.
Perché un bambino, lo ridico, non può mai essere un problema.
Cordialmente
                                   Simone Terreni”

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