Pappagalli e cornuti, vizi incendiari, figurine stupefacenti, incursori alcolizzati, residenze insolite, scoperte cacofoniche , diplomazie bestiali

 

  • l Fatto Quotidiano
  • » Tommaso Rodano



  • Turchia I pappagalli ripetono: “Mio marito non c’è, puoi venire”. E la coppia divorzia Questa notizia che arriva dalla Turchia somiglia alla sceneggiatura di un cinepanettone, potremmo chiamarlo Natale allo zoo: gli insoliti protagonisti sono due pappagalli che fanno la spia. Un uomo infatti ha scoperto il

    tradimento della moglie proprio grazie alla preziosa testimonianza dei pennuti canterini. “Tornando a casa – spiega Leggo – ha sentito ripetere dai suoi pappagalli la frase: ‘Mio marito non c'è vieni’. Ha unito subito i puntini e capito che sua moglie stava approfittando delle ore in cui lui non era a casa per avvisare il suo amante”. Dopo la spifferata dei pappagalli, il marito tradito ha chiesto il divorzio alla moglie. Ma non è finita qui, perché gli uccelli sono stati accompagnati in tribunale e usati come testimoni chiave nella causa per la separazione: l’avvocato del distinto cornuto, Ted Buckland, ha postato su X l’immagine dei due pappagalli fuori dal palazzo di giustizia di Istanbul.

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    Un incidente drammatico e grottesco all’ospedale di Ribera (Agrigento): un paziente ha mandato a fuoco il suo reparto fumando una sigaretta. Il 53enne Costica Brustureanu, pace all’anima sua, è l’unica vittima del suo sventurato gesto: “Durante una seduta di ossigenoterapia si è tolto la mascherina per

    fumare – spiega Repubblica –. La scintilla dell'accendino ha generato le fiamme e l’immediata esplosione della macchia dell’ossigeno”. Poteva andare ancora peggio: “Le squadre dei vigili del fuoco hanno evacuato gli altri quattro ricoverati, trasportandoli nelle sale del pronto soccorso, tra fiamme e fumo che hanno invaso il reparto al primo piano del nosocomio”. Non era necessario specificare in modo tanto fantasioso che fumare fa male, o addirittura uccide, come c’è scritto sulle scatole delle sigarette. Dopo l’incidente l’intero reparto è stato dichiarato inagibile e anche il piano superiore, dove si trova la chirurgia, è stato evacuato per motivi precauzionali.

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    In Italia per una coppia di adulti è già un’impresa eroica potersi permettere un contratto 3+2 in un bilocale a Centocelle. In altri luoghi e altre epoche c’era spazio per la fantasia: due coniugi americani hanno vissuto per 15 anni dentro Disneyland (ma lontani dagli occhi di tutti). La notizia è diventata virale nei giorni di Pasqua. “Owen e Dolly Pope – scrive il Messaggero – hanno vissuto nell’enorme parco divertimenti in California tra il 1955 e il 1971 (...): la coppia era responsabile della ‘Fattoria dei

    pony’, la principale attrazione equestre di Disneyland. Alloggiavano a Frontierland, un’area del parco divertimenti californiano dedicata al selvaggio West, nascosta alla vista della maggior parte dei visitatori”. Owen e Dolly, a quanto risulta, sono gli unici due abitanti di Dinseyland della storia, selezionati dal fondatore in persona: “Furono contattati nel 1951 da Walt Disney come consiglieri per le attrazioni equestri. Ai coniugi fu consentito di stabilirsi in un’elegante casa bianca e verde di 120 mq situata dietro al ranch aperto al pubblico”.



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    La prossima notizia è tremenda e allo stesso tempo irresistibile perché mescola e ribalta in modo paradossale due estremi dell’esperienza umana: l’innocenza della fanciullezza e lo squallore tragico che può soffocare l’età adulta. La poesia è tutta nel titolo: “Compra le figurine Panini ma nei pacchetti trova l’eroina”. Il protagonista è un 43enne di Pompei, aveva comprato dei pacchetti di figurine dei calciatori online, quando li ha aperti ha trovato la sorpresina. Leggiamo dal sito di Sky Tg24: “L’uomo, incensurato, si è presentato ad una stazione dei Carabinieri piuttosto preoccupato. In mano aveva una

    scatola imballata, ricevuta alcuni giorni prima. Si trattava di un box di 50 figurine di calciatori. Una volta aperta, però, la scatola non conteneva solamente le immagini dei campioni, ma anche due buste di cellophane sigillate al cui interno era stata sistemata della polvere bianca”. Per l’esattezza 180 grammi di eroina pura, un carico da migliaia di euro.


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    Forse non c’è nemmeno bisogno della scienza per stabilire con un ragionevole grado di certezza che l’umanità si sia progressivamente istupidita negli ultimi 40 anni. Tuttavia la ricerca di un gruppo di studiosi in Austria ha raccolto i dati in supporto di una tesi suggestiva: anche l’arte è diventata più scema. “Studiando 12mila canzoni pubblicate tra il 1980 e il 2020 – si legge su Today – i ricercatori

    hanno messo in evidenza come la musica sia sempre meno complessa sul piano lessicale e strutturale, mentre aumentano le parole di rabbia e i testi auto riferiti”. In sostanza, brutalmente, le canzoni ci rendono più stronzi. “I risultati hanno rivelato una tendenza ad utilizzare una minore varietà di parole e a ripetere più spesso strofe e ritornelli senza variazioni. In particolare, questa minore complessità lessicale e strutturale è accentuata nelle canzoni rock e nei pezzi rap degli ultimi decenni. Per tutti i generi analizzati, inoltre, si nota una tendenza a testi sempre più rabbiosi e autobiografici”.




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    Ci sono ladri gentiluomini e pure ladri alcolizzati. A Roma un uomo senza fissa dimora ha scassinato la porta di una pizzeria di notte, è entrato nel negozio e non ha rubato niente, si è giusto calato qualche bicchierino per scaldarsi il cuore. Forse qualcuno di troppo, perché si è addormentato sul posto e

    l’hanno trovato lì la mattina successiva, mentre dormiva come un bimbo. “A raccontare la vicenda – scrive Repubblica Roma – con una sana dose di ironia, è stato il pizzaiolo Errico Porzio. ‘Non è un pesce d’aprile. Sede Al Solito Porzio di Roma: scassina di notte, entra, si ubriaca, si addormenta e viene arrestato. Non so se piangere o ridere”, ha scritto sui social. Tra i commenti, per una volta, non manca l’umanità, c’è chi sdrammatizza e giustifica la goffa intrusione del clochard: “Per una pizza di Errico si fa di tutto. Poverino non è arrivato in tempo per l’apertura e non ha resistito. Va perdonato”.

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    Poche settimane fa il mondo si rallegrava per la “diplomazia del panda”, il disgelo tra Cina e Stati Uniti avviato con il trasferimento di una manciata di ursidi dagli zoo del Dragone a quelli americani. In modo speculare – ma non bonario – il Botswana ha avviato la “diplomazia dell’elefante” contro il governo tedesco. “Inviare 20 mila elefanti in Germania – scrive il Corriere della Sera –. È questa la proposta
    polemica del presidente del Botswana, Mokgweetsi Masisi, per rispondere all’intenzione del ministero dell’ambiente tedesco di tutelare gli animali limitando l’importazione di trofei di caccia. Una posizione che, secondo Masisi, finirebbe con l’impoverire la popolazione del Botswana”. Popolo di poeti, di artisti e di bracconieri. “Masisi ha dichiarato al quotidiano tedesco Bild che, dopo decenni di iniziative messe in campo per tutelarli, gli elefanti sono diventati quasi troppi nel Paese. Dal suo punto di vista, la caccia va vista come una risorsa preziosa”. Come ce li portano 20mila elefanti in Europa? Su un barcone come i poveri cristi?

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