morti da crisi economica Folgorato mentre ruba cavi di rame sul lungomare, un morto a Porto Torres

 In questo ost intendo sfatare un luogo comune    cioè che  a rubare il rame   sono solo i rom \  zingari  o rumeni   . A causa   di questa crisi  , adesso sono anche  gli italiani  a procurarsi da vivere   rubando il rame  e  a morire per  questo   come il fatto  di cronaca di qualche giorno fa 
dalla  nuova sardegna   edizione  regionale  ed  edizione di Sassari  


PORTO TORRES. È morto sul colpo, folgorato da una scarica elettrica che lo ha investito mentre stava rubando dei cavi di rame. deceduto così, sul lungomare di Balai a Porto Torres (Sassari), 

poco prima di mezzanotte, Roberto Sechi, di 45 anni, un disoccupato nato ad Aqui Terme, in Piemonte, ma residente a Porto Torres.L'uomo, insieme a un complice,, stava cercando di rubare dei cavi di rame da un palo dell'illuminazione quando è stato investito da scarica elettrica a 380 volt.Roberto Sechi  è morto sul colpo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, i vigili del fuoco e un'equipe del 118, ma per il disoccupato non c'è stato niente da fare.





«Gesto disperato, Roberto ha sbagliato»
la tragedia di porto torres
Abbiamo cominciato bene l’anno, viene da chiedersi: chi sarà il prossimo?


di Gianni Bazzoni 
SASSARI Nella pista ciclabile dove l’altra notte è morto folgorato Roberto Sechi, il disoccupato di Porto Torres di 45 anni, ci sono le transenne del Comune. Il sindaco ha emanato l’ordinanza che stabilisce la chiusura dalle 17 alle 8 del mattino seguente. Un provvedimento adottato per ragioni di sicurezza, almeno fino a quando non saranno completati i lavori per il ripristino della linea elettrica. La gente passa e guarda, niente fiori. C’è chi si ferma, chi si fa il segno della croce. Vicino al pozzetto dove la vittima ha perso la vita mentre cercava di tagliare i cavi con una pinza - tra lo Scoglio Ricco e la Grotta dell’Inferno, nel litorale di Balai - ci sono i segni per terra che indicano i rilievi dei carabinieri. Tratti con il gesso bianco, sul muretto il giubbotto azzurro è ancora lì. Dall’altra parte della città, nel quartiere Satellite, zona popolare dove è cresciuto Roberto Sechi, ieri sono comparsi due striscioni bianchi con scritte effettuate con bombolette spray che aprono un fronte di riflessione al quale è difficile sottrarsi. «L’alternativa al lavoro? E’ quella che ha trovato Roberto». E poi: 




«Il 2014 è arrivato. Tanti auguri, abbiamo iniziato bene. Chi sarà il prossimo?». La firma è quella di un quartiere intero, sintetizzata in «Villaggio disperato». La morte di Roberto Sechi apre un fronte polemico e quello che emerge è chiaro: la morte di un ragazzo senza lavoro, che commette un errore - e anche un reato, perchè rubare cavi elettrici della linea pubblica lo è - non può essere slegata dal contesto generale di una città in crisi. Disoccupazione, non solo giovanile, ma di massa, con intere famiglie senza reddito e disperazione dilagante, difficoltà per tirare avanti la giornata (altro che arrivare a fine mese), sono questi i temi attuali. Insomma, la tragedia di Balai è un campanello d’allarme, e nasce da un momento di

debolezza, dallo sbandamento di un ragazzo non certo fortunato che ha creduto di poter tamponare una situazione sempre più complicata e senza uscita seguendo il richiamo del mercato clandestino del rame. Dove è facile ricavare qualche centinaio di euro tagliando e tirando cavi. Ora si sa che non è un gioco. Che chi lo fa rischia la vita, anzi la può perdere. Illegalità e disperazione spesso vanno di pari passo, ma la protesta silenziosa che rimbalza dal Villaggio Satellite, il grande quartiere popolare di Porto Torres non ha certo l’obiettivo di creare eroi o di utilizzare la morte di un ragazzo per altri fini. «Sai cosa ti dico? Che a pancia piena sono tutti dei grandi filosofi e moralisti – dice con rabbia Francesco – che vengano qui a parlare con la gente. Porto Torres è in ginocchio, attraversa il momento più difficile, nessuno va a rubare per scelta, ma qualche volta per necessità succede. E non c’è bisogno che tutti indossino la toga per giudicare». Sotto gli striscioni c’è anche chi attacca con durezza: «Se Roberto si impiccava di cosa avrebbero parlato? Cosa avrebbero detto?». Rabbia e silenzio, ma anche voglia di reagire. L’inchiesta sull'incidente è chiusa, i carabinieri hanno completato il loro lavoro. I funerali di Roberto Sechi si svolgeranno domani pomeriggio nella parrocchia dello Spirito Santo. Ci sarà tutto il quartiere. 



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