16.1.14

Una ragazza autistica con il talento delle percussioni: la storia di Benedetta

 chi lo ha detto  che   ha un handicap  non possa creare    ?    la  news  sotto  riportata  tratta da http://www.redattoresociale.it/Notiziario
Simone Gambirasio
è una  risposta  alle tante ingiustizie  ed  abusi che debbono sopportare quotidianamente  .come questa
questa lettera di denuncia di Simone Gambirasio, disabile al 100%, che cerca disperatamente di dare visibilità a una situazione vergognosa, che squarcia il velo dell’accessibilità dei mezzi pubblici per i portatori di handicap in Lombardia (in particolare Milano e Provincia). La pubblico nella speranza che la leggano in tanti e che in tanti la segnaliate a chi di dovere (io lo farò con i miei amici giornalisti). Perché davvero non se ne può più di diritti violati come questo.
Ecco cosa  scrive  sul suo facebook  

Cari APCOA, SEA e Tenord. Scrivo a tutti e tre, mettendovi in copia. Così magari, dato che vi date la colpa a vicenda, potete anche parlarne tra voi e risolverla più velocemente. Aggiungo anche in copia qualche amico giornalista, così per mettere un pochino di pepe. Come forse già saprete, io sono un portatore d'handicap che vive a Cairate ma lavora a Milano. Come tanti altri faccio il pendolare, e prendo i treni ogni giorno per andare al lavoro. Solo che io non posso prendere proprio tutti i treni: no, solo alcuni, pochi pochi, perché non sono tutti accessibili (anzi). Di solito prendo il Malpensa Express da Busto Arsizio (che non è esattamente una stazione vicina, ma mi adatto). Ma dato che mi piace lavorare (vi sembrerà strano, ad alcuni capita) a volte finisce che io debba fare tardi, tornando poi in orari in cui il Malpensa Express ferma esclusivamente a Malpensa. Devo sempre e comunque prendere il Malpensa Express, gli altri treni non garantiscono accessibilità a ogni corsa.
Mio padre parcheggia a Malpensa e viene a prendermi a Milano (perché anche a Milano i mezzi pubblici non sono realmente accessibili, ma questa è un'altra storia). Insieme a lui prendo un tram, un autobus e un treno. Dopo circa 1 ora e 45 minuti, se sono particolarmente fortunato, arrivo a Malpensa. E cosa scopro? Scopro che, dato che ho deciso di prendermi il "lusso" di parcheggiare nell'unica stazione accessibile a quell'ora in provincia di Varese, il parcheggio per disabili (quello giallo e contrassegnato) lo devo pagare. Lo pago, per essere precisi, la bellezza di 29,50€. 






Non è la prima volta. Mi ero già lamentato il 21 giugno 2013 in una lettera a VareseNews (http://www3.varesenews.it/comunita/lettere_al_direttore/disabile-in-cerca-di-parcheggio-devi-essere-intelligente-sveglio-alto-266178.html), ma non mi avete mai risposto.
Perché pago? Perché da qualche mese SEA e APCOA hanno deciso che se un portatore d'handicap non prende l'aereo ma il treno, allora deve pagare il parcheggio. Parcheggio, lo ripeto, per portatori d'handicap, contrassegnato. E io, modestamente, il mio contrassegno per portatori d'handicap al 100% ce l'ho. Ma pago lo stesso, già.
Pensavo che dopo la mia lettera a VareseNews qualcosa fosse cambiato. E invece no, niente. Oggi, dopo essere stato in giro per lavoro a Milano dalle 7 alle 22, quando ho provato a prendere la mia auto in Malpensa per tornare a casa, APCOA mi ha chiesto 29,50€. Ho fatto chiamare il responsabile di APCOA due volte, e la prima volta mi ha detto che devo tassativamente pagare. Alla seconda, quando ha scoperto che di lavoro ho fatto anche il giornalista, mi ha detto che al massimo posso fare insolvenza, e poi chiamare SEA. 
Io, perdonatemi, ero stanco, volevo andare a casa. Ho pagato 29,50€ e me ne sono andato. Ma è davvero normale che a Malpensa non ci sia un parcheggio gratuito per portatori d'handicap che prendono il treno? Devo davvero pagare così tanto per fermarmi in una stazione nella quale, in realtà, sono costretto a fermarmi?
E aggiungo: non ditemi che potrei parcheggiare nell'area di carico e scarico. Mio padre non è lì ad aspettarmi, mio padre viene a prendermi a Milano... quindi non può usufruire del carico e scarico, come è evidente.
Non voglio indietro i miei soldi, non voglio le scuse (non che mi siano mai arrivate, da nessuno). Voglio solo che poniate fine a una situazione imbarazzante che mette seriamente in dubbio la vostra intelligenza. Per non pagare un parcheggio, che mi spetta di diritto (DM 236, art 8.2.3), devo lottare strenuamente, al punto che mi viene suggerito di lamentarmi con SEA, Apcoa, Trenord e non saprei chi altro (ma aggiungeteli pure voi in copia, nel caso). Devo capire come e dove trovare il parcheggio disabili a Malpensa (impresa all'altezza di pochi eletti) e poi consegnare documentazione ridondante, tra cui una carta d'identità, due firme di mio pugno e un biglietto aereo per l'Isola che non c'è. Firme che, tra l'altro, devo fare sulle ginocchia perché lo sportello di APCOA non è accessibile. Per prendere parcheggi che, spesso, sono occupati da spazzatura o (non ci crederete) mi è anche capitato di vedere carrelli o cavi o sacchetti non meglio definiti. No no, meglio che i disabili paghino, mica che vi rubino abusivamente i parcheggi che voi state usando per qualcosa di veramente serio.


Cordialmente,
un vostro affezionatissimo utente

Simone Gambirasio

(1) Così, giusto per ricordarvelo, la legge dice: "Nelle aree di parcheggio devono comunque essere previsti, nella misura minima di 1 ogni 50 o frazione di 50, posti auto di larghezza non inferiore a m 3,20, e riservati gratuitamente ai veicoli al servizio di persone disabili.".
Dice "GRATUITAMENTE", stranamente non si parla di biglietti aerei, carte d'identità e obbligo di scrivere articoli di giornale per ottenere i rimborsi. Che buffa la legge, vero?
Una ragazza autistica con il talento delle percussioni: la storia di Benedetta
Da alcuni mesi frequenta la scuola del maestro Ramadori. Domani si esibirà nel recital di fine anno della Music Academy a Perugia. Eseguirà il brano “Afro interplay” con i “djembe”. La madre: "La sua esperienza deve essere un messaggio per altri genitori"

scusate la divagaszione  ma  certe cose assurde mi danno fastidio

07 giugno 2013

PERUGIA – “L’esperienza di Benedetta deve essere un messaggio per altri genitori. Se alle persone con disabilità vengono dati gli strumenti giusti e sono in grado di esprimere se stesse, sentono che ha un senso il proprio esistere, possono avere e dare tanta gioia e dare un contributo a tutti”. Sono le parole di Gabriella Larovere, madre di una ragazza di 21 anni affetta da sclerosi tuberosa e autistica. Domani, 8 giugno, Benedetta si esibisce nel recital di fine anno degli allievi della Musical Academy a Perugia. Eseguirà il brano “Afro interplay” con i “djembe”, tamburi africani di diverse dimensioni, in questo caso molto grandi. Da due
mesi Benedetta suona con il maestro Leonardo Ramadori, che “sta facendo uscire da lei il talento che ha dentro” facendole sperimentare suoni e percussioni di ogni tipo e sta coltivando un coinvolgente rapporto tra la musica e Benedetta. Un rapporto che comincia da lontano. Da quando Benni è nata, come ci racconta mamma Gabriella: “Ho una raccolta di dischi e una grande passione per la musica, e per tutta la gravidanza ho ascoltato musica, specialmente il jazz. E quando Benedetta, che ha sempre avuto difficoltà a dormire, si svegliava di notte, ho sempre cantato per lei a bassa voce, cullandola. Successivamente, nelle attività di riabilitazione hanno sempre trovato posto le percussioni. Benni ha una grossa capacità di ascolto, è capace di riconoscere un brano a partire dalla prima nota. Ed è innamorata della canzone napoletana”.
Alle scuole medie arriva “l’avviamento musicale”. Prima in Abruzzo dove Benni risiedeva con la famiglia e dove scopre di  ricevere dalla pratica musicale un grande benessere. Ora in Umbria, dove da pochi mesi frequenta la scuola del maestro Ramadori. “L’insegnante, che è uno dei più bravi percussionisti in Italia, l’ha ascoltata e subito abbiamo avuto la sensazione che era la persona giusta per Benedetta. E’ capace di comunicare con lei, si scambiano discorsi musicali, l’ha stimolata, e appena due settimane fa le ha proposto di fare il saggio di domani. Le abbiamo detto che suonerà e si andrà a divertire, senza suscitare in lei ansia da prestazione”. Quando è alle percussioni Benedetta è “come in trance – dice Gabriella - chiude gli occhi e ciondola la testa e sorride. E’ dentro alla musica”. La giovane soffre di epilessia intrattabile con terapia, ma “quando suona riesce a star bene per le 24-36 ore successive, forse perché libera tante endorfine”. Il corso con il maestro prosegue per tutto il mese di giugno. Poi a settembre riprenderà, “perché le serve – ribadisce la madre -. Vorrei che potesse esprimere sempre di più quello che ha dentro”. (ep)

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