Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
quando si continua a parlare di femminicidio e ci sono tutti gli elementi perché se ne occupi esclusivamente la magistratura non è informazione: è voyeurismo sconcio
Ho deciso di di smettere di parlare dell'ultimo femminicidio non per autocensura o per snob . Ma Perché , non mi sto appiattendo a loro , come suggeriscono i miei genitori (generazione II guerra mondiale cioè anni 40 ) più se ne parla e più s'alimentano le morbosità ed l'emulazione ed ( vedere post precedente ) l'ipocrisia ed indifferenza assuefazione della maggior parte della gente . infatti concord con il mio contatto Facebook
Continuare a scavare in un caso di cronaca dove ci sono tutti gli elementi perché se ne occupi esclusivamente la magistratura non è informazione: è voyeurismo sconcio ed è una parte consistente del problema della violenza di genere che viene ridotta ad un fenomeno da cabaret sul quale far esprimere tutti: anche il solito circo mediatico di conduttrici e conduttori afflitti dalla loro vanagloria.
Ci sarebbe da chiedersi perché in un programma di intrattenimento del primo pomeriggio della domenica, nel contenitore "per la famiglia" bisogna mischiare gossip, balletti e canzonette con un gravissimo e doloroso fatto di cronaca se non per eccitare le morbosità, alimentare le reazioni violente che poi leggiamo nei social e alzare due punti di share.
Servizio pubblico, come no, la Venier invece di chiudere i commenti su Instagram dovrebbe andare a nascondersi, possibilmente in silenzio.
Ma soprattutto come ho anche ripotato nel titolo
CHE BELLI TUTTI QUEI VERBALI, SE NON C’ENTRA NESSUN POTENTE
Il Fatto Quotidiano
» Vincenzo Iurillo il Fatto Quotidiano
Dove sono i garantisti, tra commentatori e politici, che invocavano ispettori e sanzioni quando le fughe di notizie (presunte) riguardano i politici, come è accaduto – solo per citare uno dei casi più recenti – per i giornali che hanno riportato i nomi degli indagati nell’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid della Procura di Bergamo? Dove si sono rintanati i sacerdoti della tutela della privacy, che fine hanno fatto i loro anatemi contro la pubblicazione di verbali e intercettazioni? Saremmo curiosi di capire le ragioni del loro silenzio di fronte allo stillicidio dell’ostensione di ogni particolare della vita e della morte della povera Giulia Tramontano, il cui massacro e le cui vicende intime, e quelle del suo assassino Alessandro Impagnatiello, sono sviscerate in ogni dettaglio tramite le carte giudiziarie.
Come sapranno i nostri più affezionati lettori,
DOVE SONO GLI ALFIERI DI PRIVACY E GARANTISMO
sostiene che le notizie vadano pubblicate sempre e comunque, appena se ne viene a conoscenza, e specie se di rilevanza pubblica, come quando riguardano i rappresentanti delle istituzioni. Chi scrive nell’estate del 2015 fu perquisito due volte dalla Procura di Napoli come conseguenza della pubblicazione di un’intercettazione dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Era contenuta in un’informativa di un’inchiesta di quella stessa procura, consegnata agli avvocati dai magistrati medesimi. Quindi nessun un atto non ostensibile. Eppure in quel caso fu avviata, con enorme dispendio di mezzi e di uomini dell’antimafia (addirittura?), una controinchiesta che aveva un unico scopo: scoprire come quelle carte fossero finite nelle mani di un giornalista, tentando pure di individuarne le fonti. Forse perché in quel caso l’intercettazione riguardava l’uomo più potente d’italia e non un privato cittadino, pur se accusato di omicidio? L’articolo sull’intercettazione dell’allora premier suscitò grande indignazione, secondo quello strano principio per cui i diritti e le garanzie di un politico valgono più di quelli di un assassino.
Prima le ronde, poi i medici-spia, ora i presidi-spia. Ma chi sono questi personaggi che siedono nelle stanze delle istituzioni italiane e cercano a tutti i costi di imporci, con la scusa della sicurezza dei cittadini, norme così degradanti?Al di là di che cosa effettivamente conterrà questo decreto sicurezza, visto che l’ultima trovata dei presidi-spia è stata stralciata, come si fa soltanto a pensare d’introdurre una norma di questo genere? Mettendo un attimo da parte l’evidente intento discriminatorio che risiede dietro proposte di questo genere, sorge quasi spontanea una domanda: con chi credono di aver a che fare i suddetti personaggi che si aggirano nei palazzi istituzionali del nostro paese? È molto probabile che un gran numero di italiani stia provando un senso di vergogna nell’essere rappresentato da un governo che sta provando in tutti i modi ad imporre, tramite la manipolazione dell’informazione e la promulgazione di leggi assurde, comportamenti antisociali dettati dall’egoi
dalla nuova sardegna del 17\10\2011 di Paolo Matteo Meglio le manette ai polsi, piuttosto che una pallottola in testa. Così l’altra sera ha preferito farsi arrestare dando vita a una sorta di sceneggiata: ha rubato un furgone nel cuore della città di Eleonora, poi ha raggiunto la questura e si è autodenunciato. In verità ci aveva provato anche poco prima, confessando un furto (900 euro) messo a segno nel Lazio. Ma non è stato creduto. Così ha optato per il furgone. Il motivo del suo singolare gesto? Eccolo: finire in carcere, piuttosto che varcare da solo i cancelli del palazzo di giustizia di Cagliari. Dove dovrà presentarsi la mattina di mercoledì 22 in veste di testimone in un processo già fissato. Processo al quale voleva andare solo se scortato dalla polizia penitenziaria. Con buona ragione, tenuto conto che il protagonista di questo episodio un po’ kafkiano è Carlo Dessì, 54 anni, cagliaritano doc, malavitoso di lungo corso e forse uno dei pentiti della prima
https://www.cuginidicampagna.com/portfolio-item/preghiera/ Una storia drammatica ma piena di Amore.Proprio come dice la canzone Una storia come dicono , molti , molto commovente. Un amore simile in questi nuovi tempi non si trova più. <iframe width="982" height="721" src="https://www.youtube.com/embed/Q5GbSD_twBc" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen></iframe> nuova sardegna 18 AGOSTO 2020 Era il 17 agosto 1975, il Corriere della Sera due giorni dopo dedicò una pagina alla tristissima storia, il cantante Ivano Michetti dei Cugini di campagna scrisse "Preghiera" LUIGI SORIGA SASSARI. Lui si chiamava Ettore Angioy, aveva 18 anni, era un ragazzone atletico e innamorato, con le gambe da terzino e la testa di un fantasista d’altri tempi. Lei si chiamava Jole Ruzzini, era sportiva, di una spensieratezza contagiosa, b
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