Gestazione per altri Non utero in affitto Debora e Michele: "Noi, eterosessuali e cattolici, discriminati da questo governo"


"Vorrei un figlio perché la vita è fatta per essere proseguita e non per morire con noi". Le parole di Debora Lucani, consulente fiscale di 37 anni, quasi commuovono il marito, Michele

Belloli, consulente bancario di 48 anni. Sposati in chiesa da ormai 12 anni, sono originari di Parma ma vivono a Marina di Carrara. "Dopo il matrimonio mi è stata diagnosticata un'endometriosi al quarto stadio", spiega Debora, "e mi è stata fortemente sconsigliata una gravidanza". Di qui l'idea di provare con l'adozione che fra burocrazia e gli intoppi dovuti alla pandemia si è rivelata un percorso a ostacoli.





"Abbiamo cominciato a informarci negli Stati Uniti e Canada sulla gestazione per altri solidale,", dice Michele, "in cui deve esserci la massima volontà della gestante a donare il proprio utero a una coppia, senza alcuna commercializzazione". Le uniche spese ammesse all'interno di questa pratica sarebbero quelle per eventuali costi sanitari sulla gestante ed eventuali rimborsi per mancati introiti lavorativi. "Ecco perché ci rifiutiamo di parlare di utero in affitto e troviamo che vietare senza normare una cosa che farebbe il bene di tante coppie sia un atto populistico".

L'inizio dell'iter per riconoscere la gpa come reato universale alla Camera fa riflettere la coppia. "Il nostro desiderio di un figlio resta inalterato ma vedremo come fare", dice Debora, che rincara: "Questa pratica è svolta per lo più da coppie eterosessuali ma qui la si affianca agli omosessuali per colpirli ancora di più. Non mi spiego come sia possibile. Con questa legge se facessimo nostro figlio all'estero rischieremmo due anni di carcere. Vogliono proteggere i bambini ma alla fine gli complicano la vita".

                                             Di Andrea Lattanzi

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