da msn.it
Scrivevo di femminicidi già da diversi anni e ho sempre cercato di raccontarli in maniera “gentile” per quanto questo termine strida con la parola femminicidio. Ho cercato sempre di non soffermarmi sul dettaglio cruento ma ho sempre pensato al fatto che tra le persone che leggevano, ci potessero essere i parenti, i genitori. Sono andata oltre quando è scomparsa e poi è stata ritrovata morta Giulia Cecchettin». C'è un prima e un dopo per Irene Vella nel racconto dei femminicidi all'interno di Era mia figlia, che pubblica con Solferino. È il novembre del 2023 e il caso è fra quelli che più hanno colpito l'opinione pubblica.
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20.12.25
Irene Vella: «Ho pensato che Giulia Cecchettin poteva essere mia figlia. Ho deciso di raccontare i femminicidi dando voce alle donne»
Cosa ha cambiato per lei il femminicidio di Giulia Cecchettin?
«Io abito a 100 metri in linea d'aria da dove è stata uccisa. Vedo dalla finestra quella zona industriale, quel capannone. Tante componenti me l'hanno fatta sentire vicina. Mi sono arrabbiata quando ho visto che tanti parlavano di fidanzatini, cercavano di romanticizzare la storia dei ragazzi scomparsi, quando era già evidente, da così vicino, come erano andate le cose. Scrissi che c'era una vittima c'era un carnefice, e girai questo editoriale a Gino Cecchettin su Facebook, lasciandogli il numero del cellulare. E Gino, la mattina, il venerdì, quindi il giorno prima che ritrovassero Giulia, mi telefonò. Siamo rimasti 40 minuti al telefono parlando di questa ragazza e dei suoi sogni. C'era un misto di speranza e rassegnazione. Il giorno dopo c'è stato il ritrovamento. Lontano da noi, ma per tutta la settimana io uscivo con il pensiero di poterla trovare, in uno dei fossi vicini dove la cercavano. Tutta questa situazione ha cambiato il mio modo di vedere le cose. Quando poi l'hanno ritrovata, mi sono girata verso mio marito e gli ho detto che poteva essere nostra figlia. Queste cose, in quel momento preciso, mi hanno fatto dire: "D'ora in avanti, ogni volta che racconterò queste storie, le racconterò come se la persona di cui io stia parlando, che sia una mamma, che sia una nonna, che sia una figlia, una sorella, la racconterò come farei se fosse mia figlia».
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