riporto dall'unità del 19.11.2008
Una lettera (di cui pubblichiamo alcuni estratti) del regista della fiction andata in onda domenica. « Difendo il mio film dalle strumentalizzazioni, non ha nulla a che vedere con quanto
sta avvenendo in questi giorni».
Alberto Simone*
Gentile direttore,
leggo sulle pagine del suo giornaleche il mio film «In nome del figlio» viene chiamato in causa nel duro scontro ideologico, etico e politico che attraversa in questi giorni il nostro Paese.
Non rispondo a nome di RaiFiction,né dei TG Rai, su come sia stata promossa la mia opera filmica, la cui posizione in palinsesto era, cosa facilmente comprensibile e riscontrabile, deter-
minata da tempo. Ma devo difendere il mio film da ogni strumentalizzazione perché il suo contenuto, a parte una qualche assonanza tematica, nulla ha a che fare con ciò che in questi
giorni è balzato all’onore delle cronache. Le premetto subito allora che con-divido in pieno il diritto del signor Englaro al rispetto del silenzio cui lei ha invitato tutti dalle pagine del suo
giornale. Il film non si oppone affatto a questo e non pretende di dimostrare nulla. Svolgendo il mio lavoro di documentazione in vista della realizzazione del film, mi disse un priimario anestesista di un grande ospedale pubblico italiano: «Stiamo assistendo a fenomeni del tutto nuovi e paradossali nella storia dell’umanità. Un tempo un vecchio o una vecchia morivano in casa loro, tra gli affetti dei propri cari e la natura face-a il suo corso, come sempre accaduto, per miliardi di anni. Ora invece i pazienti vengono ricoverati e rianimati fino a raggiungere una condizione che potrebbe andare avanti per mesi e forse per anni, per giungere, nella quasi totalità dei casi, alla medesima naturale conclusione. Bisogna dire che, approfittando dell’umano rifiuto della separazione e del lutto da parte dei parenti, il sistema sa lucrare benissimo sulla condizione di “stato vegetativo”». Credo che questo sia un aspetto della que-stione che nessuno ha messo in luce,ma sul quale è lecito chiedere di vigilare. Un cordiale saluto.
* autore, regista e produttore del film «In nome del Figlio»
Una lettera (di cui pubblichiamo alcuni estratti) del regista della fiction andata in onda domenica. « Difendo il mio film dalle strumentalizzazioni, non ha nulla a che vedere con quanto
sta avvenendo in questi giorni».
Alberto Simone*
Gentile direttore,
leggo sulle pagine del suo giornaleche il mio film «In nome del figlio» viene chiamato in causa nel duro scontro ideologico, etico e politico che attraversa in questi giorni il nostro Paese.
Non rispondo a nome di RaiFiction,né dei TG Rai, su come sia stata promossa la mia opera filmica, la cui posizione in palinsesto era, cosa facilmente comprensibile e riscontrabile, deter-
minata da tempo. Ma devo difendere il mio film da ogni strumentalizzazione perché il suo contenuto, a parte una qualche assonanza tematica, nulla ha a che fare con ciò che in questi
giorni è balzato all’onore delle cronache. Le premetto subito allora che con-divido in pieno il diritto del signor Englaro al rispetto del silenzio cui lei ha invitato tutti dalle pagine del suo
giornale. Il film non si oppone affatto a questo e non pretende di dimostrare nulla. Svolgendo il mio lavoro di documentazione in vista della realizzazione del film, mi disse un priimario anestesista di un grande ospedale pubblico italiano: «Stiamo assistendo a fenomeni del tutto nuovi e paradossali nella storia dell’umanità. Un tempo un vecchio o una vecchia morivano in casa loro, tra gli affetti dei propri cari e la natura face-a il suo corso, come sempre accaduto, per miliardi di anni. Ora invece i pazienti vengono ricoverati e rianimati fino a raggiungere una condizione che potrebbe andare avanti per mesi e forse per anni, per giungere, nella quasi totalità dei casi, alla medesima naturale conclusione. Bisogna dire che, approfittando dell’umano rifiuto della separazione e del lutto da parte dei parenti, il sistema sa lucrare benissimo sulla condizione di “stato vegetativo”». Credo che questo sia un aspetto della que-stione che nessuno ha messo in luce,ma sul quale è lecito chiedere di vigilare. Un cordiale saluto.
* autore, regista e produttore del film «In nome del Figlio»
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