30.11.08

Senza titolo 1060

SOGGIOGATA DAL MIO SOGNO


 


Erano settimane che facevo sempre lo stesso sogno, immagini che mi capitava di vedere anche di giorno, sensazioni che avevano ben poco di reale ma tremendamente tridimensionali che potevo quasi respirarle.


Quella notte fu più reale che mai.


Sola al centro di via Massarenti, una strada trafficata anche di notte, un sole al centro del mondo che svettava sopra le torri in lontananza, e tutto attorno a me il silenzio e la desolazione. Cercavo di capire dove fossero finiti tutti, ma ovunque mi girassi vedevo solo portoni e negozi vuoti; una solitudine che mi dava angoscia e pace allo stesso tempo. Camminavo cercando di seguire la strada disegnata dal sole che batteva sull’ asfalto arroventato, libera dalle mie angosce e dai miei pensieri, sola abitante di una città abbandonata dalla civiltà; ma non sembravo triste né, tanto meno, preoccupata di quella strana sensazione di vuoto. Di colpo la mia attenzione fu catturata da un foglio di carta gialla a terra, perfettamente intatta e scritta a mano con inchiostro nerissimo. Mi avvicinai e la raccolsi ma, subito, si impossessò di me il terrore di essere spiata da qualcuno, una presenza che non riuscivo a vedere ma che sentivo addosso come un ombra invadente in mezzo a tanto inutile niente. Cominciai a leggere e non volli credere ai miei occhi, era una lettera per me, scritta di proprio pugno da mia figlia, Elena; un foglio intero riempito di parole. Cominciai a leggere:


 


Cara Mamma,


Quando leggerai questa lettera tu sarai, insieme a me, come un fuoco che brucia lento, perse dentro un addio che non vogliamo…..


 


Non riuscii  ad andare oltre. Il foglio cominciò ad annerirsi fino a prendere fuoco. Disperata provai a spegnere la fiamma per continuare a leggere ma la lettera mi si sgretolò in mano. La presenza che avevo sentito si fece più invadente mentre la cenere volava, presa all’improvviso da una folata di vento. Mi voltai di scatto e dietro a me c’era Paolo, lo psicologo, lo stronzo.


“Maria, non avere paura, siamo soli in questo mondo come anime che vagano cercando il proprio destino!”


Non riuscivo a dire nulla; ero come bloccata da qualche forza, volevo abbracciarlo, toccarlo, capire se almeno lui era reale, ma non riuscivo a muovere alcun muscolo. La paura e la voglia di ascoltarlo mi annebbiavano i pensieri.


“Maria, sei una passeggera infiltrata di un sogno inutile. La tua disperazione non è altro che il fuoco che mi alimenta….”


Non riuscivo a capire cosa stesse dicendo.


“Paolo, dove siamo qui?”


Allargò le braccia e mi sorrise.


“Accetta il tuo destino, seguimi perché sei mia….”


Cominciò a prendere fuoco in tutto il corpo, ero disperata e corsi tra le sue braccia…..Mi svegliai di soprassalto nel mio letto. Ero solo stata soggiogata da un sogno troppo reale, ma dannatamente perfetto.


 


Luja

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