capita come il cacio sui maccheroni questa strofa : << (....)Questo ricordo non vi consoli\ Quando si muore si muore si muore soli\Questo ricordo non vi consoli\Quando si muore si muore soli >>
di una famosa canzone il cui inizio è partito mentre leggevo sulla Newsletters di www.tpi.it la news che riporto sotto ed i link che trovate sotto . Lo so che dovrei separare i fatti dalle opinioni , ma non sempre ci riesce , soprattutto quando certe news ti fanno ...... . Infatti mi chiedo : Ma che .... addotti a fare se devi trattarli cosi ? solo per pulirti la coscienza o sciogliere qualche voto o promessa a Dio ? E questi sarebbero cattolici .
Una bella ripassata dei testi sacri non guasterebbe . Specialmente
La parabola del buon samaritano che è una parabola di Gesù, narrata nel Vangelo secondo Luca 10,25-37 che mette in risalto la misericordia e la compassione cristiana da mostrare verso il nostro prossimo, chiunque esso sia. Riporto sotto il testo
ecco la storia che mi ha fatto indignare . da https://www.neg.zone/2020/04/17/perugia-transgender/
«Un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». 26 Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». 27 Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». 28 E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». 29 Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». 30 Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37 Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».»(Vangelo secondo Luca, 10,25-37 (CEI))
ecco la storia che mi ha fatto indignare . da https://www.neg.zone/2020/04/17/perugia-transgender/
PERUGIA, 30ENNE MUORE DOPO 2 ANNI DI MALATTIA «ABBANDONATA DAI SUOI CARI PERCHÉ TRANSGENDER»
By Davide Dummy / 17 Aprile 2020
Lo scorso 14 aprile, l’Associazione Spazio Bianco di Perugia ha affisso un manifesto per salutare Alessia, una donna transgender morta alcuni giorni fa nel capoluogo umbro a soli 30 anni per una grave malattia, durata due anni, e ne ha denunciato l’abbandono da parte della sua famiglia.
«Un esempio per la sua forza nel sopportare, perdonare e continuare a sognare – recita il manifesto che è stato fotografato ed è diventato virale su Facebook – Un sentito ringraziamento ed una nota di particolare stima a tutto il personale medico e paramedico della Clinica delle Malattie Infettive, dell’Oncologia e dell’Hospice per le cure palliative che l’hanno accettata, curata ed amata sì da farla sentire a casa».
Da quello che emerge dal racconto dei suoi amici, Alessia, originaria di Pompei, sarebbe stata abbandonata due volte, prima dai suoi genitori natuali e successivamente da quelli adottivi, che non accettavano la natura di loro figlia, che non si identificava nel genere assegnatole alla nascita e aveva intrapreso un percorso di transizione.
In tanti hanno salutato Alessia sui social. «Ho conosciuto questa ragazza in ospedale, alla fine del suo calvario – scrive un’operatrice socio-sanitaria dell’ospedale Silvestrini di Perugia – Una persona forte, dolcissima, di una simpatia unica. Io spero questa foto e questa accusa girino e arrivino ai suoi “familiari”, a quelli che l’hanno abbandonata».Anche Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay Antinoo di Napoli, la ricorda in un post Facebook:
Anastasia Alessia era una ragazza splendida.La incontrai la prima volta il 2 febbraio di qualche anno fa da Mamma Schiavona, a far festa e allietarsi di quel corpo che la rendeva donna, della sua bellezza, di quel desiderio che poi la portò ad incontrare me ed Ilario prima a Pompei, poi a Napoli, dove mi chiese di accompagnarla nel suo percorso di transizione.Un percorso che la rendeva felice, un indirizzo alla vita come doveva rappresentarla.E ha lottato come desiderava essere, ha tracciato la sua breve esistenza con determinazione e persino sola, ma da Anastasia, lontana da tutti e tutte e in una malattia che non ha smesso di farle e farci sorridere.Sei stata generosa, e adesso ti piango, e piango persino la morte negata in pace, col nome che avevi scelto, per riproporti “corretta”, al maschile, come nulla fosse di te.Anastasia, Alessia, noi ti ricordiamo come eri realmente.Noi ti siamo vicini.Riposa in pace.
La incontrai la prima volta il 2 febbraio di qualche anno fa da Mamma Schiavona, a far festa e allietarsi di quel corpo che la rendeva donna, della sua bellezza, di quel desiderio che poi la portò ad incontrare me ed Ilario Arena (anch’egli attivista dell’associazione, ndr) prima a Pompei, poi a Napoli, dove mi chiese di accompagnarla nel suo percorso di transizione. Un percorso che la rendeva felice, un indirizzo alla vita come doveva rappresentarla».
Purtroppo, Alessia è stata privata della propria identità, quella per cui tanto aveva lottato, anche da morta. La sua famiglia ha infatti affisso degli altri manifesti, in cui viene indicata come «signor» e chiamata con il suo deadname.
«Sei stata generosa, e adesso ti piango, e piango persino la morte negata in pace, col nome che avevi scelto, per riproporti “corretta”, al maschile, come nulla fosse di te – commenta Daniela – Noi ti ricordiamo come eri realmente. Noi ti siamo vicini. Riposa in pace».
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