dico riscoprire perchè è una delle basi delkla mia formazione musicale
repubblica 9 APRILE 2020
DI ERNESTO ASSANTE
Jim Morrison è leggenda, Jimi Hendrix un mito. Ma Janis Joplin è troppo spesso, colpevolmente, dimenticata. È stata una delle più grandi voci del rock americano degli anni sessanta, una straordinaria interprete blues, una donna che ha contribuito a cambiare le regole del gioco, una ragazza disperata e triste, una star che dal vivo riusciva ad accedere i cuori dei ragazzi che la ascoltavano. E andrebbe riscoperta e celebrata come merita. Noi vi proponiamo una playlist con alcune delle sue canzoni più belle e memorabili, intitolata “Janis Joplin: la voce, il cuore, il blues”, diciassette brani per poco meno di un’ora di musica, in cui è racchiuso il meglio di quello che Joplin ha inciso durante la sua breve carriera, durata soltanto tre anni, limitata a quattro album, tutti ricchi di eccellente musica, perfetti per illustrare le doti vocali ed espressive della cantante americana.
Il primo album è del 1967, Big Brother and The Holding Company dal nome della band della quale la Joplin faceva parte. La formazione era una delle migliori rock-blues band californiane, diretta dai chitarristi Sam Andrew e James Gurley: Joplin si unì al gruppo nel 1966, e con loro si esibì al festival di Monterey nell’anno successivo. Ma è con Cheap Thrills, del 1968, con la memorabile copertina disegnata da Robert Crumb, che il successo della cantante diventa enorme: è uno degli album più classici dell'era del rock californiano, acido ed appassionato, registrato interamente dal vivo. Alla fine del 1968 Janis Joplin lascia i Big Brother and The Holding Company e prosegue la sua carriera come solista, dando vita alla Kozmic Blues Band, con la quale esordisce nel dicembre del 1968 e registra un album, I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama!, nel 1969, che contiene qualche perla ma non brilla del tutto. Subito dopo la cantante abbandona il progetto, orientato verso il soul, e mette in piedi una nuova formazione, la Full Tilt Boogie Band, con Brad Campbell, John Till, Richard Bell, Ken Pearson e Clark Pierson. Con questo gruppo inizia a registrare un album, Pearl, che però non riuscirà a portare a termine. Dopo la sua morte, l’album sarà concluso dalla casa discografica, ma, nonostante questo, Pearl è unanimemente considerato il capolavoro della cantante americana, un disco di straordinaria bellezza e ricchezza emotiva, che ottiene anche un grande successo commerciale facendo arrivare al primo posto nelle classifiche americane il singolo Me and Bobby McGee.
Imperdibile per ricostruire la sua drammatica storia, conclusa il 4 ottobre del 1970, cinquanta anni fa, è il documentario Little Girl Blue, scritto e diretto dalla candidata all’Oscar Amy Berg, che trovate su YouTube. Arricchito dal contributo di Gianna Nannini, che scelse proprio la storia della Joplin come argomento della sua tesi di laurea, il documentario racconta la vita di Janis, dal Texas a San Francisco, dall’adolescenza difficile al successo, gli eccessi e la solitudine, le crisi e gli applausi, il sesso e la droga così come il bisogno disperato d’amore, la passione e la sofferenza di un’artista unica e straordinaria. Il film è molto bello perché Janis si racconta in prima persona, attraverso le lettere che ha scritto alla famiglia, agli amici, agli uomini che ha amato.
Su YouTube c’è anche una ricca, lunga e completissima compilation di brani di Janis Joplin dal vivo, si intitola Janis Joplin Live 1969-1970, una raccolta di un’ora e mezza di esibizioni, tratte da fonti diverse. C’è tutta la grande magia, la grande passione della Joplin, una perfetta testimonianza della sua unicità, che vale assolutamente qualche minuto della vostra serata.
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