"Sono sorda e ho dovuto fare la spesa con un cartello: ecco perché servono le mascherine trasparenti"il disagio vissuto dai sordi in questo periodo di emergenza Covid-19 è Marilena Abbatepaolo, dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo 'La Giustiniana' di Roma.

Oggi riporta    una storia   che  sicura mente  non verrà riportata o  se  lo sarà  sarà ai margini  da media    tutti impegnati   a contare  i mori  o   parlare   di  seconda  fase  ,  . Un problema  gravissimo  quello  dei sordi ed   chi  ha problemi auditivi   come potete  leggere  oltre  c che  dalla storia     di Marilena   riporta  sotto  (  e presa     dallo stesso    sito  )  da  queste   due  storie



"Sono sorda e ho dovuto fare la spesa con un cartello: ecco perché servono le mascherine trasparenti"

Immagine del profilo di Marilena Abbatepaolo, L'immagine può contenere: 1 persona, occhiali, spazio all'aperto e testo"Esco per la spesa e diavolo della mascherina! Non mi fa leggere le bocche. Non le vedo le bocche. Non so nemmeno se parlano con me. Sono uscita da casa con un foglio: 'Non sento. Non parlarmi'. Lei ha provato, voleva vendermi i punti, poi non so che altro. Le ho risposto: 'Voglio solo pagare e tornare a casa'. E le ho mostrato il foglio. Quella commessa mi ha guardata, ha letto il foglio e ha fatto di sì con la testa. Eravamo uguali, lei e io. Fragili allo stesso modo".A sottolineare il disagio vissuto dai sordi in questo periodo di emergenza Covid-19 è Marilena Abbatepaolo, dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo 'La Giustiniana' di Roma.Originaria di Polignano a Mare, Marilena non sente da quando aveva 16 anni, tuttavia non ha mai permesso alla disabilità sensoriale di porle dei limiti. Così nel tempo è diventata assessore, consigliere comunale, insegnante d'italiano e anche prima preside sorda d'Italia. Ma ora a farle "vivere un incubo nell'incubo" è un semplice pezzo di carta - o se preferite di stoffa -: una mascherina.La sua denuncia è apparsa su Facebook,





Essere sordo con il Coronavirus è un incubo nell'incubo. Non mi sono mai persa d'animo nella mia vita, ma da quando è scoppiato mi sembra di essere tornata ai miei 16 anni, quando tutto ebbe inizio. Anche allora la reazione fu: chiudermi al resto. Non sopportavo stare tra le gente. Dover vedere le labbra muoversi. Non capire. Preferivo stare sola.
Ed infatti a me questa quarantena non pesa. No, sono abituata al silenzio. Sono abituata a tutto questo. Ho spalle forti e larghe per affrontare questo. È quello che sta fuori che mi fa male oggi.Certo proprio così. L'opposto della maggior parte delle persone. Perchè io oggi non posso capire nulla.Esco per la spesa e, diavolo della mascherina!, non mi fa leggere le bocche. Non le vedo le bocche. Non so nemmeno se parlano con me.

Sono uscita da casa con un foglio che ho mostrato alla commessa: non sento. Non parlarmi.
Lei ha provato. Voleva vendermi i punti, poi non so che altro.
Le ho risposto: Voglio solo pagare e tornare a casa. E le ho mostrato il foglio con scritto: sono sorda. Non capisco.
Quella commessa mi ha guardata, ha letto il foglio e ha fatto di sì con la testa. Eravamo uguali, lei e io. Fragili allo stesso modo.
Arrivata a casa, mi sono guardata allo specchio. No, non sono mai stata così maleducata in vita mia.
Stasera poi leggo una notizia che mi ha strappato un sorriso
Ecco, una speranza mi si accende. Qualcuno si è ricordato di noi.
Anche se è in America, anche se qui in Italia non arriveranno le mascherine trasparenti, qualcuno si è ricordato che noi sordi esistiamo. Mi domando se qualcuno a scuola ha ricordato che i sordi non possono fare la didattica a distanza. Qualcuno si è posto questo problema?
Attendo risposte. Per ora ho solo questa notizia.
Certo proprio così. L'opposto della maggior parte delle persone. Perchè io oggi non posso capire nulla.
Esco per la spesa e, diavolo della mascherina!, non mi fa leggere le bocche. Non le vedo le bocche. Non so nemmeno se parlano con me.
Sono uscita da casa con un foglio che ho mostrato alla commessa: non sento. Non parlarmi.
Lei ha provato. Voleva vendermi i punti, poi non so che altro.
Le ho risposto: Voglio solo pagare e tornare a casa. E le ho mostrato il foglio con scritto: sono sorda. Non capisco.
Quella commessa mi ha guardata, ha letto il foglio e ha fatto di sì con la testa. Eravamo uguali, lei e io. Fragili allo stesso modo.
Arrivata a casa, mi sono guardata allo specchio. No, non sono mai stata così maleducata in vita mia.
Stasera poi leggo una notizia che mi ha strappato un sorriso
Ecco, una speranza mi si accende. Qualcuno si è ricordato di noi.
Anche se è in America, anche se qui in Italia non arriveranno le mascherine trasparenti, qualcuno si è ricordato che noi sordi esistiamo. Mi domando se qualcuno a scuola ha ricordato che i sordi non possono fare la didattica a distanza. Qualcuno si è posto questo problema?
Attendo risposte. Per ora ho solo questa notizia.

Miei cari amici, aiutatemi a farlo girare. Magari arriva da qualche parte.

a commento dell'articolo - diventato virale - con cui Mashable Italia ha parlato delle mascherine trasparenti cucite gratuitamente da Ashley Lawrence, una studentessa statunitense, per aiutare la comunità dei sordi e degli ipoudenti.Una notizia che le "ha strappato un sorriso e riacceso la speranza", scrive, perché "qualcuno si è ricordato di noi. Anche se è in America, anche se qui in Italia non arriveranno le mascherine trasparenti, qualcuno si è ricordato che noi sordi esistiamo".La preside spera che la sua denuncia arrivi sino al Governo e che qualcuno, leggendo l'idea della giovane americana, si attivi al più presto per iniziare a produrre e consegnare mascherine simili anche in Italia. Perché il problema rischia di limitare le vite dei sordi anche una volta concluso il lockdown."Immagino quello che accadrà con la fase due - dice Abbatepaolo a Mashable Italia - tutti usciremo con le mascherine, ovviamente in modo graduale, ma noi sordi come faremo? Come torneremo al lavoro? Come dialogheremo con i nostri amici? Ecco, io vorrei che si abbia chiaro il problema, affinché si trovi una soluzione".Poi punta i riflettori su un'altra questione: quella delle lezioni a distanza. "Sto ricevendo molte segnalazioni di studenti sordi che frequentano le superiori e che hanno problemi a seguire le lezioni da casa". Molte piattaforme per la didattica a distanza, fa notare la dirigente, non hanno il servizio di sottotitolatura."Abbiamo un problema di comunicazione, quindi d'inclusione - continua la preside - la Repubblica deve tutelare, come da costituzione, questa nostra situazione e lo dovrebbe fare sempre". "Non mi sono mai persa d'animo nella mia vita - continua - ma da quando è scoppiata l'emergenza mi sembra di essere tornata ai miei 16 anni, quando tutto ebbe inizio. Anche allora la reazione fu di chiudermi al resto del mondo. Ed infatti a me questa quarantena non pesa. No, sono abituata al silenzio. È quello che sta fuori che mi fa male oggi. L'opposto della maggior parte delle persone. Perché io oggi non posso capire nulla".Eppure, ricorda Abbatepaolo, "non ho mai avuto problemi a comunicare. Credo anche di parlare troppo".Intanto le parole della dirigente scolastica hanno trovato terreno fertile in molte aziende che si sono dette disposte a produrre dispositivi di protezione idonei. "In particolare da Venezia mi stanno inviando dei prototipi perché hanno voglia di intervenire - dice la preside - ma è chiaro che la produzione deve essere certificata dal punto di vista sanitario e validata e magari supportata dallo Stato".Ditte private, ma non solo. All'opera ci sono anche associazioni e piccole attività di bottega, come lo Studio Moda Marina Abbigliamento & Accessori, che, dopo aver ideato il modello, ha iniziato la produzione di mascherine trasparenti in accordo con la protezione civile di Desio, in Lombardia.Altre risposte arrivano dal Sud, in particolare dalla Sicilia, dove il 28 marzo è partita da  un istituto per sordi di Messina la richiesta, ora al vaglio del ministero dello Sviluppo Economico, di produrre dispositivi di protezione specifici per chi ha bisogno di leggere il movimento delle labbra.
L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono, primo piano
dalla pagina  facebook Studio Moda Marina Abbigliamento & Accessori
Spesso la società si dimentica di chi ha una disabilità sensoriale, ma la preside è convinta che pian piano il livello di inclusione migliorerà."Bisogna dare a tutti le stesse possibilità e ai miei ragazzi dico sempre di non mollare mai. Se ce l'ho fatta io, ce la possono fare loro", dice la preside.Poco dopo squilla il telefono. Una voce metallica introduce l'interlocutore e poi svanisce. "Ciao Valentina, sono Marilena. Ti ho fatto una sorpresa, ora può sentire la mia voce". Una magia avvenuta grazie a Pedius, l'applicazione sviluppata da un ragazzo romano, Lorenzo di Ciaccio. "Da quando l'ho scoperta ho ricominciato a chiamare le persone".

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