12.11.20

Ho Perso Le Parole davanti a casi come quello di Genovese

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Maria Patanè
3h ·


Drogata, mani e piedi incatenati, tenuta al guinzaglio, violentata con torture sadiche per oltre 20 ore, a ripetizione.
Una guardia del corpo fuori dalla stanza degli orrori per garantire che lo stupratore non venisse disturbato.
Lei una giovane modella 18enne, lui un ricco imprenditore.
È riuscita a scappare seminuda, ricoperta da un lenzuolo insanguinato, con una sola scarpa.
Il corpo martoriato, 25 giorni di prognosi, ma la ferita psicologica ed emotiva sarà devastante per chissà quanto tempo.
Le immagini ritrovate dagli inquirenti nel video delle telecamere di sicurezza sono raccapriccianti. Mai si era vista tanta ferocia e a tanto accanimento, drogata e violentata, più e più volte in una specie di ossessione: il corpo della modella aveva assunto una posizione innaturale per poi irrigidirsi. L'uomo si droga di nuovo e di nuovo droga lei. Poi ricomincia a violentarla. La ragazza per ore non dà quasi alcun segno di vita. Ma lui continua, con disprezzo. Le preme un cuscino sul viso e le stringe il collo per 8 secondi, rischiando di soffocarla, poi la filma mentre nuda, stremata dalle violenza, si lascia andare e la testa cade all’indietro dal bordo del letto.
E lei non è la sola, la lista di donne violentate con questi metodi si allunga di giorno in giorno. Tutte giovani modelle, invitate alle feste lussuose dell'imprenditore, dove scorrevano fiumi di champagne e droga a 4000 euro al grammo, offerta su vassoi d'argento.
Il multimilionario Alberto Genovese, quando sono arrivati gli inquirenti, non voleva nemmeno aprire, rispondendo con un delirio di onnipotenza “Non sapete chi sono io”. Non ha mostrato alcun segno di ravvedimento o alcun senso di pietà verso la vittima. Ha tentato di giustificarsi dicendo: “Non è colpa mia, è la droga, sono vittima” e poi “sono una persona a posto che non farebbe mai nulla di male... Sono una brava persona” e addirittura "Io pensavo di essere innamorato".

Genovese potrebbe essere collegato all'indagine bolognese chiamata 'Villa Inferno' su festini a base cocaina e sesso con minorenni.
Emerge un mondo violento e depravato, fatto di potere e denaro, dove le donne non sono altro che un oggetto da usare con disprezzo, un mezzo per esaltare la propria convinzione di dominio assoluto, di supremazia, persuasi che con la ricchezza si possa comprare tutto, compresa la vita altrui e la legalità.
Un mondo questo che non è un'eccezione, ma si verifica molto più spesso di quanto si voglia credere. Uomini che detengono potere e ricchezza che abusano di donne che non hanno gli stessi mezzi, sicuri del fatto che le donne avranno paura di denunciare e loro la faranno franca.
Le sperequazioni di genere portano anche a questo, sono due lati della stessa medaglia. Ecco perché la lotta contro le violenze va affiancata alla lotta per la parità.
Drogata, mani e piedi incatenati, tenuta al guinzaglio, violentata con torture sadiche per oltre 20 ore, a ripetizione.
Una guardia del corpo fuori dalla stanza degli orrori per garantire che lo stupratore non venisse disturbato.
Lei una giovane modella 18enne, lui un ricco imprenditore.
È riuscita a scappare seminuda, ricoperta da un lenzuolo insanguinato, con una sola scarpa.
Il corpo martoriato, 25 giorni di prognosi, ma la ferita psicologica ed emotiva sarà devastante per chissà quanto tempo.
Le immagini ritrovate dagli inquirenti nel video delle telecamere di sicurezza sono raccapriccianti. Mai si era vista tanta ferocia e a tanto accanimento, drogata e violentata, più e più volte in una specie di ossessione: il corpo della modella aveva assunto una posizione innaturale per poi irrigidirsi. L'uomo si droga di nuovo e di nuovo droga lei. Poi ricomincia a violentarla. La ragazza per ore non dà quasi alcun segno di vita. Ma lui continua, con disprezzo. Le preme un cuscino sul viso e le stringe il collo per 8 secondi, rischiando di soffocarla, poi la filma mentre nuda, stremata dalle violenza, si lascia andare e la testa cade all’indietro dal bordo del letto.
E lei non è la sola, la lista di donne violentate con questi metodi si allunga di giorno in giorno. Tutte giovani modelle, invitate alle feste lussuose dell'imprenditore, dove scorrevano fiumi di champagne e droga a 4000 euro al grammo, offerta su vassoi d'argento.
Il multimilionario Alberto Genovese, quando sono arrivati gli inquirenti, non voleva nemmeno aprire, rispondendo con un delirio di onnipotenza “Non sapete chi sono io”. Non ha mostrato alcun segno di ravvedimento o alcun senso di pietà verso la vittima. Ha tentato di giustificarsi dicendo: “Non è colpa mia, è la droga, sono vittima” e poi “sono una persona a posto che non farebbe mai nulla di male... Sono una brava persona” e addirittura "Io pensavo di essere innamorato".
Genovese potrebbe essere collegato all'indagine bolognese chiamata 'Villa Inferno' su festini a base cocaina e sesso con minorenni.
Emerge un mondo violento e depravato, fatto di potere e denaro, dove le donne non sono altro che un oggetto da usare con disprezzo, un mezzo per esaltare la propria convinzione di dominio assoluto, di supremazia, persuasi che con la ricchezza si possa comprare tutto, compresa la vita altrui e la legalità.
Un mondo questo che non è un'eccezione, ma si verifica molto più spesso di quanto si voglia credere. Uomini che detengono potere e ricchezza che abusano di donne che non hanno gli stessi mezzi, sicuri del fatto che le donne avranno paura di denunciare e loro la faranno franca.
Le sperequazioni di genere portano anche a questo, sono due lati della stessa medaglia. Ecco perché la lotta contro le violenze va affiancata alla lotta per la parità.

Ihaveavoice

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